27.12.2022

LE LETTERE DEL CARTEGGIO RUBINER-BUSONI SONO A DISPOSIZIONE PER EVENTUALI PUBBLICAZIONI. CHIEDO SOLO CHE MI CITIATE. GRAZIE.

29.10.2021

Busonis Brief an Rubiner über Faust von Goethe/Lettera di Busoni a Rubiner sul Faust di Goethe

21. April 1918 - Es ist nicht leicht zu präzisieren, was mir Faust II bedeutet; planmässig Ihre Frage zu beantworten ist mir sogar gegenwärtig unmöglich. Allein es ist mir selbst wichtig, etwas darüber festzustellen; und so schicke ich mich an, an diesem Sonntag Vormittag nach einem gut geratenen Konzertabend, einige Klarheit zu gewinnen und nach Kräften zu formulieren. Zunächst, und wie Sie längst wissen, sehe ich alles als Künstler an. Und da spricht mich manches eindringlichst an; in der Tat reicht der Dichter hier an die höchsten Höhen. Ich nenne: Fausts Ansprache an die Sonne. Die Scene, die von den Müttern spricht. Die vier grauen Weiber. Und - als Aufbau - der vollständige letzte Abschnitt. Wunderbar tröstlich ist mir die Tatsache, dass im Faust ein bedeutender Teil die Bearbeitung ist. Indisches Drama, Puppenspiel , Dante — und auf jedem Schritt auch Details–Entlehnungen begegnen uns. (So halte ich die erste Strophe des Schlussstückes für die Beschreibung eines altdeutschen Kupferstiches: „Waldung, sie schwankt heran“, u.s.w ). Drittens, sagte ich schon in meinem Briefe, gibt der II. Faust Antwort und Aufschluss auf Fragen und Situationen des Lebens, wie kein anderes dramatisches Werk. Sehr behutsam, und ganz anders als Schillers sogenannte Menschlichkeit, und geradezu umwälzend gegen alle frühere und auch noch spätere Befangenheit des Dramas, ist die völlige Vernachlässigung, ja, Umkehrung der „dramatischen Schuld.“ Der unschuldige Valentin geht an seiner Beschränklichkeit zu Grunde, die ahnungslose mehrfache Sünderin Gretchen wird zum Lichtesten gehoben. Faust – der so viel Unheil anrichtet – in Erkennung seiner hohen Ziele zur Höhe emporgezogen. Das ist der Dichtung wertvollster, unvergänglicher Kern, der noch schiessen und blühen wird, wenn der Mensch als Durchschnitt so weit stehen wird, wie Goethe damals als Einziger in Deutschland — wo heute Vereinzelte und nicht genug Entschlossene stehen. Prophetisch enthält Faust II auch Vieles; der heutige Grossindustrielle mit seinem rücksichtslos durchgeführten grossen Plane ist z.B. in dem alten Faust bereits geschaut und festgenagelt. Mit allen diesen durchaus „modern“ empfundenen bedeutsamen Momenten, steht der breite Raum, den Goethe der Antike zuwendet in merkwürdigem Gegensatze. Die Geburt Byrons als Ergebnis hellenischer und germanischer Kultur, scheint mir zu zeitlich und lokal gedacht; dem weitgespannten Bogen entfällt der Pfeil dem Schützen vor die Füsse! Dichterisch möchte ich aus meinen persönlichen Eindrücken noch erwähnen, dass ich es als eine grosse Steigerung ansehe, dass Mephistopheles aus dem Hausnarren des 1. Teils, zur wirklichen monumentalen Bosheit einer Phorkyas auswächst. Ebenfalls gesteigert ist die Darstellung, das Aussprechen alles Erfahrenen und Erlebten, gegenüber den parallelen Momenten des I. Teiles. Denken Sie nur an das Auftreten des Baccalaureus – und an so manchen Spruch: die sämtlich allerdings erst vom „reiferen Alter“ aus angehört, ihre Bedeutung erschliessen. Ich halte es für ganz unmöglich, dass ein Mann von 20–30 Jahren den II Faust lebendig begreifen könne; das Merkmal des grossen Dichterwerkes aber ergibt dies wiederum aus der unleugbaren Tatsache, dass Faust im Einzelnen jedem Alter etwas gibt, und Keinem das Ganze. Genève. 21. April 1918. F. Busoni. Spruch auf America(?) Aus Goethes Aufzeichnungen zum Faust. "Bestünde nur die Weisheit mit der Jugend Und Republiken ohne Tugend So wär die Welt dem höchsten Ziele nah."

21 aprile 1918 - Non è facile spiegare cosa significhi per me il Faust II; al presente mi è addirittura impossibile dare una risposta mirata alla Sua domanda. Ma ci tengo molto a fare delle precisazioni; pertanto, questa domenica mattina, dopo una serata musicale ben riuscita, mi accingo a fare quanto in mio potere per formularlo con la massima chiarezza. Per prima cosa, come Lei ben sa, il mio punto di osservazione è quello dell'artista. E alcune cose mi toccano vivamente; è il poeta che qui raggiunge il suo punto più alto. Cito: il discorso al sole di Faust. La scena delle madri. Le quattro donne grigie e - come impianto - il finale completo. Mi è di grande conforto il fatto che una parte considerevole del Faust sia rielaborazione. Il dramma indiano, il teatro delle marionette, Dante - e anche dettagli presi in prestito, ci vengono incontro a ogni passo. (Pertanto considero la prima strofa del finale come la descrizione di una calcografia tedesca antica: "ondeggia la foresta", e così via.) In terzo luogo, come ho già accennato nella mia lettera, il Faust II risponde alle domande esitenziali e chiarisce le situazioni della vita come nessuna altra opera drammatica. Cautamente, l'esatto contrario della cosiddetta umanità di Schiller, e la totale omissione, sì, l'inversione della "colpa drammatica" rappresenta un vero atto rivoluzionario contro le prevenzioni, sia precedenti che posteriori, nei confronti del dramma. L'innocente Valentino perisce per la sua mediocrità, l'ignara pluripeccatrice Margherita viene innalzata alla luce suprema. Faust - che causa così tanto male - ascende alle altezze celesti in riconoscimento dei suoi sublimi ideali. È il nucleo più prezioso, immortale della poesia che come un seme spunterà e fiorirà, allorquando l'uomo medio, come Goethe al suo tempo, l'unico in Germania, si sarà spinto oltre il limite degli individui isolati e poco determinati. Il Faust II si fa portatore anche di molti messaggi profetici; il magnate dell'industria odierno che agisce senza scrupoli pur di raggiungere i suoi obiettivi, trova nel vecchio Faust, per esempio, la sua fisionomia definitiva. Accanto a tutti questi momenti significativi, e percepiti indubbiamente come "moderni", si trova l'ampio spazio che Goethe riserva all'antichità, pur con singolari contrasti. La nascita di Byron come il prodotto della cultura ellenica e germanica, mi pare il frutto di un'idea eccessivamente temporale e locale; all'arciere che tende troppo l'arco cade la freccia sui piedi! Da un punto di vista poetico vorrei aggiungere anche la mia impressione personale, considero un potenziamento la trasformazione di Mefistofele da buffone di corte nella prima parte a vero malvagio nelle vesti monumentali di Forcide. Altrettanto potenziata è la rappresentazione, la manifestazione di tutte le cose apprese e vissute rispetto ai momenti paralleli della prima parte. Pensi solo all'entrata in scena di baccelliere - e a una citazione come: è solo "diventando vecchi" che ci è dato di capire. Ritengo del tutto impossibile che un uomo di 20-30 anni, da vivo, possa capire il Faust II; il carattere peculiare di una grande opera poetica emerge d'altro canto dal fatto innegabile che il Faust dà qualcosa a ogni età nello specifico e a nessuno il Tutto. Ginevra. 21 aprile 1918. F. Busoni. Massima su America (?). Dalle annotazioni di Goethe sul Faust. "Se la saggezza si coniugasse con la giovinezza e se esistessero repubbliche senza virtù, allora il mondo sarebbe prossimo al sommo fine." (la traduzione è mia)

Busonis Brief an Rubiner: Viktoria-Luise-Platz 11, Breitkopf & Härtel/Lettera di Busoni a Rubiner: Viktoria-Luise-Platz 11, Breitkopf & Härtel

Lieber Ludwig Rubiner Ihr erfreulicher Brief brauchte eine kleine Woche zu mir. Wir sind recht froh, dass Sie unsere Wohnung benutzen und glücklich, wenn Sie sich darin wohl fühlen. Besonders freudig stimmten mich Ihre Mitteilungen über den Verlag. Ich werde den sehr günstigen Antrag ernstlich überlegen. Sie vergassen, dass die Angelegenheit mit dem anderen Verlag hauptsächlich darum angebahnt wurde, weil es mir unerlässlich erschien, dass meine Operndichtung unter neutraler Flagge — also durch die Schweiz — hinaus segelte. - Eine Veröffentlichung des Arlecchino müsste mit Breitkopf & Härtel (so weit dies den operatischen Theil berührt) vereinbart werden. — Eigenartig dächte ich mir einen Theaterabend, an dem sowohl der Opern Einakter, als auch die literarische Ergänzung dazu auf dem Wege des Experimentes auf der Bühne gespielt würden. - Dazu aber müsste ich wohl selber am Platz sein. Ihren Bericht über Gutes und Böses in Ihrer Stadt las ich mit besorgter Theilnahme. Noch ist „Keinem nicht nichts“ klar. Ich taste inzwischen, ohne Plan und Entschluss vorläufig. - Grüssen Sie und danken Sie Rita. Ich schreibe bald mehr und erhoffe auch von Ihnen Weiteres. An Frau Rubiner Alles Schöne. Ihr herzlich ergebener F. Busoni. 21. März, 1919.

Caro Ludwig Rubiner, la Sua lieta lettera mi è giunta dopo appena una settimana. Siamo contentissimi che Lei utilizzi il nostro appartamento e felici se ci si sentirà a Suo agio. Ciò che mi comunica a proposito della casa editrice mi allieta assai. Prenderò in seria considerazione la proposta molto vantaggiosa. Ha dimenticato che la faccenda con l'altra casa editrice era stata avviata, perché mi era sembrato fondamentale che il mio libretto prendesse il largo sotto bandiera neutrale - vale a dire passando dalla Svizzera -. Un'eventuale pubblicazione dell'Arlecchino dovrebbe essere concordata con Breitkopf & Härtel (nella misura in cui ciò incida sulla parte operistica). - Un'idea singolare la mia, quella di una serata teatrale in cui sia l'atto unico operistico che il completamento letterario fossero portati in scena in via sperimentale. Ma dovrei essere presente personalmente. Ciò che mi riferisce sul bene e il male della Sua città, l'ho letto con preoccupazione. Non è ancora chiaro a nessuno niente. Nel frattempo procedo a tentoni senza un piano e una decisione, per ora. Saluti e ringrazi Rita. Scriverò di più la prossima volta e spero di ricevere presto Sue nuove. Tante belle cose alla signora Rubiner. Il Suo sinceramente devoto F. Busoni. 21 marzo, 1919. (la traduzione è mia)

Busonis Brief an Rubiner: meine Glückwünsche!/ Lettera di Busoni a Rubiner: le mie congratulazioni!

Zürich, 11. Juli 1919 - Ludwig Rubiner nun darf ich Ihnen, mit Ihrem eigenen Gewissen im Einklang, zur endgültigen Fassung des Werkes meine Glückwünsche darbringen. Idee mag Eingebung sein, Gesinnung Charakter, aber Form allein ist die Kunst. Hier also treffen wir uns — wie ich wusste — wieder! Ich hoffe den Druck bald zu sehen, hoffe das Stück auf einem Theaterzettel zu lesen. Wie viel werden Sie aus den Regie-Proben ziehen, an Anregung und neuen Erfahrungen. Das „Gewicht“ eines jeden Wortes und Satzes, wird Einem da erst bewusst. Die Aufführung giebt die Perspektive. Ich halte aber — auf dem Theater nicht anders wie in den übrigen Kunstbezirken — an der Überzeugung fest, dass es keine absoluten dramatischen, noch theatralischen Prinzipien gibt, sondern dass jede eigene Schöpfung in sich selbst eigene Gesetze aufstellt. Es kommt darauf an, sie in den richtigen Verhältnissen zu vertheilen. Auch die dramatische Wirkung ändert und verschiebt sich fortwährend, nach den Zeiten und ihren Bedingungen. In 50 Jahren wird man mitleidig lächeln, dass dreieckige Liebeshandlungen mit Würg und Stich Ausgang als zu einer wirksamen Opern Musik für förderlich empfunden wurden. Wie man bereits beginnt darüber zu lächeln, dass alle Streitigkeiten von Schopenhauerisch schwätzenden Göttern als musikdramatisch gelten konnten. Aber von jeder Geschmacksart erhält sich das vollkommen gerathene Exemplar. Denn die Kunst ist so umfassend, dass jede Geschmacksart ein Theil des Ganzen ist, und insofern sein ursprünglich = Richtiges hat. Und kein Einzelner kann dieses Ganze umfassen. Jeder kann, in dem Palaste, nur in einem der 1000 Räume zugleich weilen. Das macht, dass ein Kleinerer ebenso notwendig sein kann wie ein Grosser; dass ein Weber Etwas zu Tage bringt, das dem ihn überragenden Bach, beispielweise, unzugänglich bleibt. Diese nüchterne Wahrheit hält uns aufrecht; sonst müsste ich — mit anderen — mich, nach einem Mozart, als völlig überflüssig fühlen. — Wie freue ich mich über Ihre schönen Erlebnisse! — Ist es ein Anfang, ist es ein Ende? - Jedenfalls scheint es, nach Ihren Eindrücken, eine Physiognomie zu haben! Leben Sie so weiter, und denken Sie, wenn Sie still sind, an Einen der recht still geworden und doch nach Bewegung strebt, nämlich Ihren Sie herzlichst grüssenden F. Busoni

Zurigo, 11 luglio 1919 - Ludwig Rubiner ebbene, vorrei porgerLe le mie congratulazioni per la stesura definitiva dell'opera e trovarmi con ciò in sintonia con la Sua coscienza. L'idea potrà essere ispirazione, sentimento, carattere, ma solo la forma è arte. Ecco che ci rincontriamo! Non avevo dubbi. Spero di vedere al più presto l'opera stampata, spero di leggere il titolo su un programma di sala. Chissà quanti stimoli troverà dalle prove di regia e quante esperienze nuove farà. È solo in questo modo che si diventa consapevoli del "peso" di ogni singola parola e di ogni singola frase. La rappresentazione offre la prospettiva. Ma resto fedele alla convinzione - e il teatro non è diverso dagli altri ambiti artistici - che non ci siano principi assoluti drammatici, teatrali, e che ogni singola creazione definisca le proprie leggi in se stessa. Tutto sta nel distribuirle nelle giuste proporzioni. Anche l'effetto drammatico muta e si sposta in continuazione, dipendentemente dai tempi e dalle condizioni. Fra 50 anni si sorriderà compassionevoli all'idea che i triangoli amorosi culminanti in strangolamenti e pugnalate venissero percepiti come necessari per ottenere una musica operistica a effetto. Così, come si è già iniziato a sorridere del fatto, che le dispute di dèi schopenhauermente ciarlieri possano essere considerate drammatico-musicali. Ma di ogni tipo di gusto si mantiene l'esemplare perfettamente riuscito. Perché l'arte è un concetto molto esteso e ogni preferenza rappresenta una parte del tutto e ha pertanto la sua ragion d'essere. Nessun singolo individuo può abbracciare il tutto. Nel palazzo dalle mille sale ognuno può dimorare solo in una stanza alla volta. Ciò significa che un minore è altrettanto necessario di un grande; che un Weber dà vita a qualcosa che all'eminente Bach, per esempio, resta inaccessibile. È questa verità obiettiva che ci sostiene; altrimenti dovrei - e non sarei solo - sentirmi totalmente inutile, dopo uno come Mozart. - Come sono contento di sentire delle Sue belle esperienze! - È un inizio, è una fine? - A giudicare dalle Sue impressioni, sembra comunque avere una sua fisionomia! Continui a vivere così e pensi, nei momenti di silenzio, a uno che, seppur calmatosi, anela a muoversi e che La saluta cordialmente. F. Busoni (la traduzione è mia)

Neue Zürcher Zeitung: eine Hommage an Busoni/un omaggio a Busoni

Neue Zürcher Zeitung - Herrn Ludwig Rubiner Viktoria Luise Platz 11 Berlin W 30 (bei Busoni) - 3. August 1919 - An Ferruccio Busoni. (Herr Direktor Dr. Volkmar Andreae bittet uns um Veröffentlichung dieser Zeilen. Seinen Wünschen schließen wir uns an. Die Redaktion.) Verehrter Meister! Für die große Zahl Ihrer Bewunderer, zu denen ich vor allen gehöre, ist Ihre Ernennung zum Ehrendoktor der Universität Zürich eine der schönsten Freudenbotschaften gewesen. Die Musikwelt Zürichs beglückwünscht Sie von ganzem Herzen zu dieser Ehrung. Wie so mancher andere Künstler fanden Sie in der schweren Kriegszeit Zuflucht bei uns. Vielleicht waren Sie deshalb öfters auch der Empfangende. Weit mehr aber waren wir diejenigen, die Ihnen zu unermesslichem Danke verpflichtet sind. Wir wissen wohl, dass Sie neben Liszt und Rubinstein der größte Pianist aller Zeiten sind. Für uns aber noch wertvoller war Ihre ganze Persönlichkeit, Ihr künstlerisches Schaffen, Ihr hoher einzigartiger Geist. Welche Fülle von Anregungen verdanken wir Ihnen! Wie war jedes Zusammensein mit Ihnen ein Ansporn zu neuer Tat, wie peitschten Sie unbewußt viele von uns aus verkalkten und verknöcherten Ansichten heraus zu frischem, lebendigem Denken! Die Musikwelt Zürichs dankt Ihnen heute an Ihrem Ehrentage dafür und verbindet damit den sehnlichsten Wunsch, Sie möchten unserm Kunstleben noch lange erhalten bleiben. Dr. Volkmar Andreae.

Articolo apparso sulla Neue Zürcher Zeitung (quotidiano svizzero) inviato al signor Ludwig Rubiner - Viktoria Luise Platz 11 W 30 (presso Busoni) - in occasione della nomina di Busoni a Dottore Honoris Causa - 3 agosto 1919 - A Ferruccio Busoni. (Il signor direttore dr. Volkmar Andreae ci chiede di pubblicare queste righe. Noi ci uniamo alla sua preghiera. La redazione.) Stimato Maestro! Per i Suoi numerosi ammiratori, incluso me per primo, la Sua nomina a dottore honoris causa dell'università di Zurigo è stata la notizia più lieta. Il mondo musicale di Zurigo si congratula cordialmente con Lei per questo omaggio. Come tanti artisti, Lei trovò rifugio da noi nei difficili anni della guerra, diventando Lei in persona sovente un ospite accogliente. Ma, in realtà, siamo noi a doverLe esprimere un sentito ringraziamento. Sappiamo bene che Lei è il più grande pianista di tutti i tempi, insieme a Liszt e Rubinstein. Ma per noi, molto più preziosa è stata la Sua personalità, la Sua produzione artistica, il Suo spirito elevato e unico. Di quanta ricchezza di ispirazioni Le siamo debitori! Ogni interazione con Lei ha rappresentato uno stimolo per l'innovazione, Lei ha fustigato inconsciamente molte delle nostre visioni calcificate e fossilizzate e ha portato alla luce un pensiero fresco e vitale! Oggi, in questa giornata in Suo onore, il mondo musicale di Zurigo desidera ringraziarLa e unire il più fervido augurio che voglia far parte della nostra vita artistica ancora per molto tempo. Dr. Volkmar Andreae. (la traduzione è mia)

Busonis Brief an Rubiner: Doktor Faust in Buchform und George Bernard Shaw/Lettera di Busoni a Rubiner: il Doktor Faust in forma di libro e George Bernard Shaw

West Wing-Outer-Circle,- Regent’s Park. London, NW.- 6. November 1919. Lieber Rubiner, Ich höre, man könne von hier aus gerade[n]wegs nach Deutschland schreiben. Also benutze ich gern die Konjuktur um Ihnen — endlich — zu antworten. — Ich möchte gerne den Doktor Faust nun bald in Buchform herausgeben — vorläufig müsste der Verlag seine Rechte auf den Text in Beziehung zur Musik nicht in den Vertrag mit einschliessen — womit die Möglichkeit noch offen bliebe, dass er selbst den Musikverlag seinerzeit übernähme. Ist das klar? Gerda hat das druckfertige M.S. bereit. In diesem Augenblich scheint mir die Abmachung über die Partitur verfrüht, zunächst weil sie noch „im Geiste ihres Schöpfers“ steht, ferner weil da so Manches zu regeln und zu bestimmten ist, das mit den übrigen Opern zusammenhängt. Ich habe einen Plan von vier Theaterabenden ersonnen, der durch verschiedene Verlagshäuser greift, was — z.B. die Zusamenenstellung eines Zyklus — schon zur Genüge erschwert. — Machen Sie es mir leichter, nicht schwerer: ich habe, bei Gott, durch allerlei Schwierigkeiten zu waten - - Wie sieht es aus in Berlin? (Das ist keine müssige Brieffrage). Wie fühlen Sie sich selber darin und wie geht es Ihnen? — Versuchen auch Sie an mich direkt zu schreiben, es ist doch möglich, dass wir so schneller zur Verständigung kommen. Vor wenigen Tagen besuchte mich Bernard Shaw. Er ist 63 Jahre und nicht wenig geschwätzig. Er sprudelt — aber nicht immer chemisch=reines Wasser. Er ist gescheidt — ohne Frage — und lebhaft im Denken. Nun, ich kenne auch andere ihm darin Ebenbürtige. Zum Beispiel den, den ich jetzt herzlich umarme als sein ergebener F. Busoni

West Wing-Outer-Circle,- Regent’s Park. London, NW.- 6 novembre 1919. Caro Rubiner, ho appreso che da qui si può scrivere direttamente in Germania. Allora mi avvalgo volentieri della congiuntura per risponderLe, finalmente. Mi piacerebbe pubblicare prossimamente il Doktor Faust in formato di libro - per il momento la casa editrice non dovrebbe includere nel contratto i suoi diritti sul testo in relazione con la musica - con ciò resta aperta la possibilità che essa stessa rilevi a suo tempo la casa editrice musicale. Mi sono spiegato? Gerda ha il manoscritto pronto per la stampa. Per ora l'accordo sulla partitura mi sembra prematuro, in primis perché è ancora nel "pensiero del suo creatore", e inoltre ci sono alcune cose da regolare e da stabilire connesse con le altre opere. Ho ideato un piano di quattro serate teatrali che potrebbe interessare diverse case editrici - cosa che, per esempio, complica già abbastanza la composizione di un ciclo. - Mi renda le cose facili, non più difficili: lo sa il cielo in quale groviglio di complicazioni stia sprofondando - - Com'è la situazione a Berlino? (Non è la domanda oziosa che si fa nelle lettere). Come ci si trova e come sta? - Provi anche Lei a scrivermi direttamente, è possibile che possiamo giungere a un accordo quanto prima possibile. Alcuni giorni fa è venuto a trovarmi Bernard Shaw. Ha 63 anni ed è non poco loquace. È effervescente - ma non sempre come l'acqua chimicamente=pura. È arguto - senza alcun dubbio e vivace nel pensare. Ebbene, ne conosco un altro che è un suo pari. Per esempio colui che stringo devotamente in un abbraccio caloroso, il Suo F. Busoni (la traduzione è mia)

Il libretto del Doktor Faust di 50 pagine circa uscì nel 1920 presso la casa editrice Kiepenheuer, una pubblicazione era già apparsa nel 1918 sui Weißen Blätter (Fogli bianchi).

Busonis Brief an Rubiner: die "grosse Welt" ist nicht mehr/Lettera di Busoni a Rubiner: il "grande mondo" non esiste più

London, 29. November 1919 Mein lieber Rubiner, heute — da ich Ihren Brief vom 20. empfange, - sind die 8 Tage, die Sie sich vorbehielten, erloschen. Nach diesem Maass der Postbewegung gemessen, wird es angezeigt sein, dass Sie Ihren nächsten Brief nach Zürich richten, alswo ich Mitte Dezember wieder zu sein hoffe. — Die „grosse Welt“ in der zu leben Sie mir an-er-dichten, ist nicht mehr. Mit dem Fallen aristokratischer Prinzipien löst sich die imposante und mysteriöse Masse in einzelne Kleine und gewöhnliche Existenzen und Interessen auf; wenigstens kann ich hier in London keinen anderen Eindruck gewinnen, suche vergebens mir den ersten, schöneren, aus der Errinerung zu rekonstruieren, und ihn auf das gegenwärtige Bild zu heften. Es gelingt mir nicht: — die Menschen sind in der That hässlicher, uneleganter, ihr Ausdruck ist frech und gewöhnlich, der gute Ton vernachlässigt und oft gänzlich ausser Acht gelassen; — dass es 32 mal mehr Menschen sind, als in Zürich, macht sie nicht bedeutender, noch interessanter. — Zur Unabhängigkeit sind sie noch nicht reif, es gibt ein Übergewicht von brutalen Instinkten, die streng überwacht werden müssen. Den Fehler, den ich als Musikprediger mache, in dem ich, beim Durchschnitt, die Vorbereitung, voraussetze, die in mir selber vorhanden ist, — diesen Fehler begehen die sozialen Verbesserer. Ich liebe daran das Vertrauen und den Idealismus: — aber während die Aufklärung in Kunstdingen niemandem ans Leben geht, kann sie in Sachen der Gesellschaftsordnung Alles entstellen. Von dem Erlebnis Ihrer Frau hatte ich gehört: eine Mrs. Haring, die Sie besucht haben soll, brachte die Zeitung. Ich bedauere es herzlich und erwarte ebenso bessere Nachrichten. — Gestern erhielt ich einen Brief von Bernard Shaw, der mich erfreute und anregte: „Sie sollten“ — schreibt B.S. — „unter einem angenommenen Namen als Componist auftreten. Die Menschen können nicht glauben, dass ein Einzelner zwei Sachen gleich vollkommen meistere“. Ihr Aufschub und Zögern in unserer Verlagsangelegenheit macht mich betroffen: ich hatte die Auffassung, dass ich der Bestürmte gewesen wäre; nun erscheint die Lage so, als ob ich den Verlag um Etwas bäte. Diese Interpretation muss ich ablehnen. — In meinem Sinne lauten Ihre Briefe und Äusserungen, wie sie Rita mir übermittelte. Von ihr bin ich — warum? — seit einiger Zeit wie abgeschnitten. Erst als ich Ihnen schrieb, hatte ich erfahren, dass man mit B.[erlin] direkt korrespondieren könne —. Um so willkommener war es mir zu lesen, dass R. Ihnen eine hilfreiche Gefährtin ist, — grüssen Sie sie in aller Freundschaft und Liebe. Das nämliche gilt Ihnen von Ihrem herzlich ergebenen F. Busoni

Londra, 29 novembre 1919 Mio caro Rubiner, proprio oggi ricevo la Sua lettera del 20, - e gli 8 giorni che si è voluto riservare, si sono estinti. Con questo ritmo del traffico postale, sarà opportuno che Lei inoltri la Sua prossima lettera a Zurigo, dove spero di ritornare a metà dicembre. - Il "grande mondo" in cui Lei immagina che io viva, non esiste più. Con la caduta dei principi aristocratici, la massa imponente e misteriosa si dissolve in piccole entità di esistenze e interessi isolati e comuni; questa, almeno, l'impressione che ho qui a Londra, cerco invano di rifarmene una con i primi ricordi, i più belli che mi ritornano in mente e di sovrapporla al quadro attuale. Proprio non ci riesco: - in realtà, gli uomini si sono imbrutiti, sono ineleganti, il loro modo di esprimersi è irriverente e ordinario, il bon ton trascurato e spesso del tutto ignorato; - che siano di numero 32 volte superiore che a Zurigo, non li rende né più importanti né più interessanti. - Sono ancora immaturi per l'indipendenza, prevalgono gli istinti brutali che sono da tenere rigorosamente sotto controllo. Come divulgatore di musica commetto un errore, cioè quello di presupporre nella media la mia stessa preparazione, ecco lo stesso errore lo commettono i miglioratori sociali. Ciò che adoro sono la fiducia e l'idealismo: - ma se per l'opera di sensibilizzazione sulle cose dell'arte non ne va della vita di nessuno, in questioni di ordine sociale la stessa azione di sensibilizzazione può essere snaturante. Ho appreso ciò che è capitato a Sua moglie: una certa signora Haring, una Sua conoscenza credo, mi ha portato il giornale. Sono sinceramente dispiaciuto e va da sé che mi aspetto notizie migliori. Ieri ho ricevuto una lettera di Bernard Shaw che mi ha fatto piacere e mi ha ispirato: "Lei dovrebbe" - così scrive B.S. - "esibirsi come compositore sotto pseudonimo. La gente non può credere che uno da solo sia in grado di padroneggiare due cose con la stessa perfezione". Il Suo tergiversare, indugiare nella nostra faccenda editoriale, mi lascia basito: mi sono sentito come se fossi stato assediato; adesso invece mi sembra di essere io a chiedere un favore alla casa editrice. Non posso accettare questa interpretazione. Così interpreto le Sue lettere e le Sue dichiarazioni, come mi vengono trasmesse da Rita. Da qualche tempo mi sento come tagliato fuori da Rita - perché? -. Solo dopo averLe scritto, sono venuto a sapere che si può corrispondere direttamente con B.[erlino] - . Sono stato molto felice nel leggere che R. è per Lei una collaboratrice premurosa, - le porga i miei saluti in tutta amicizia e con affetto. Così come li porgo a Lei, il Suo sinceramente devoto F. Busoni. (la traduzione è mia)

Dopo la première inglese di Sarabande e Cortège, Busoni ricevette una lettera entusiasta da B. Shaw.

26.3.2021

Die Gewaltlosen - Drama in vier Akten von Ludwig Rubiner - Gustav Kiepenheuer Verlag, Potsdam, 1919

https://https://archive.org/details/diegewaltlosendr00rubiuoft/page/n7/mode/2up?view=theater

12.9.2020

Ein Projekt des Fachbereichs Musikwissenschaft der Humboldt-Universität zu Berlin/Digitalizzazione del carteggio Rubiner-Busoni a cura del dipartimento di scienze musicali della Humboldt-Universität di Berlino

https://busoni-nachlass.org/de/Editionen/E010005.html

9.7.2020

Polemisches Musiklexikon/Lessico musicale polemico

Donnerstag, d. 17. IV. Muralto - Locarno Villa Rossa Carissimo Amico, Carino! (...) Polemisches Musiklexikon ist ein ganz, ganz ausgezeichneter Gedanke. Ich rufe Bravo! Um somehr, als ich schon seit langem den Plan hatte, über die wichtigsten Dinge des geistigen Lebens ein „Neues Wörterbuch“ herauszugeben. Dass nun Sie mir von Ihrem Plan schreiben, beweist, dass diese Dinge heute Bedürfnis sind; und zwar nicht grobes. Und da es bei allen diesen Dingen ganz ausserordentlich drauf ankommt, wer sie macht, und wer sie erlebt hat, so rufe ich bei Ihnen: Bravo, bravissimo! Dass Ihres ein polemisches Musiklexikon ist: bravissimo!!! (Früher hiess es beim Musiklexikon immer: Händel suche man in diesem friedlichen Buche nicht!). ------- (unlesbar) In der Tat haben Sie es ganz genau ausgesprochen: van de Velde, Maeterlinck, Debussy: Style floréal! Von diesen scheint mir, obwohl er das schlimmste gemacht hat, van de Velde am wertvollsten zu sein. Weil er ----- ja weil er unbescheiden immer nach dem Höchsten griff. Ich glaube, der Mann ist ein reinlicher Charakter (kenne ihn nicht persönlich). Mir heute völlig unerträglich: Maeterlinck. Mir völlig, völlig widerwärtig wie Honigersatz mit Saccharin: Debussy. Es stimmt. Alle drei Jugendstil. Und beim Fall Debussy etwas Komisches. Der Mann hat doch die Franzosen von Wagner befreien wollen. Dabei hat er ihnen den richtigen, französischen Wagner gemacht. Genau das Wagnerischeste, was man sich denken kann, nur in französischer Sprache. Denn beim Wagnerianertum kommt es ja garnicht auf das Leitmotiv und dergleichen Äusserlichkeit an, sondern auf die entsetzliche Vernünftigkeit, die, statt zu producieren und zu erfinden, nur erklärt. Übrigens rechne ich zum Jugendstil unbedingt R. Strauss. Und, ohne dass ich gerade style floréal zu sagen wage, gehört (für mein Empfinden) zu den Maeterlinck - Debussy = Unerträglichen auch der so sehr, viel bedeutendere Rodin. Und noch einiges aus neuerer und älterer Zeit. --------- Nein, die Leute, die ich hier sehe, lenken mich nicht mehr ab, schon lange nicht mehr. Es sind alles nur Kitsch = Tiger = oder Affengesichter. Dächte ich, allen Ernstes gesagt, nicht oft an Sie, müsste ich verzweifeln! Diese Stimmung wird verstärkt durch die Nachricht von zwei Selbstmorden, die mir zukam. Der eine Fall in München, eine Person, die ich sehr hoch schätze. Der andere Fall, mir näher, einer meiner wenigen Freunde, in Zürich; der sandte mir seinen letzten Brief, bevor er den Gashahn aufdrehte, und ich bekam diesen Brief beinahe eine Woche nach seinem Tode in die Hände, mit schrecklichen Witzen drin. Das war vor ca. 14 Tagen. (Eigentümlicherweise lief daneben meine Arbeit weiter. Nur, wenn ich vom Schreibtisch aufstand, zerrte es an mir entsetzlich, Tag und Nacht. (...)

Giovedì, 17 IV Muralto - Locarno Villa Rossa Carissimo Amico, Carino! (...) Lessico musicale polemico, è proprio una splendida idea. Un grido di bravo! Tanto più se si considera che avevo in mente anch'io, da tempo, di pubblicare un dizionario nuovo dei fondamenti della vita spirituale. Mettendomi al corrente del Suo progetto, mi fa capire che queste cose sono oggi una necessità; e nemmeno di poco conto. Ed è molto importante chi le fa, chi le ha vissute, perciò Le grido: Bravo, bravissimo! Un lessico musicale polemico il Suo: bravissimo!!! (Prima con i lessici musicali si diceva sempre: in questo libro pacifico non si cerchi Händel!) (non si legge) Infatti le Sue parole parlano chiaramente: van de Velde, Maeterlinck, Debussy: stile floreale! Van de Velde mi sembra il più significativo di tutti, sebbene abbia compiuto il peggio. Perché, sì, perché immodestamente punta al massimo. Mi sono fatto di lui l'idea di un uomo dal carattere pulito (non lo conosco personalmente). Oggi per me del tutto insopportabile: Maeterlinck. Veramente disgustoso come il dolcificante con la saccarina: Debussy. Giusto. Tutti e tre stile liberty. E per quanto riguarda Debussy una cosa strana. Ha voluto liberare i francesi da Wagner. In tal senso gli ha dato il vero Wagner francese. Proprio il più wagneriano che si possa immaginare, solo in lingua francese. Perché il wagnerianesimo non è affato una questione di leitmotiv e di esteriorità simili, ma di razionalità agghiacciante che, invece di produrre e di inventare, si limita a spiegare. A proposito di stile liberty, ci includo anche R. Strauss. E senza osar pronunciare lo stile floreale, rientra tra gli intollerabili alla Maeterlinck - Debussy (la mia impressione) anche l'eminente Rodin. E altri ancora dell'epoca più recente e più antica. No, la gente che vedo qui non è più una distrazione, da molto tempo ormai. Solo tante facce kitsch = da tigri o da scimmie. In tutta sincerità, se non pensassi spesso a Lei potrei solo disperare! A peggiorare questo stato d'animo contribuisce la notizia giuntami di due suicidi. Uno a Monaco, una persona che stimo molto. L'altro a Zurigo, a me più vicino, uno dei miei pochi amici; mi ha scritto poco prima di aprire il rubinetto del gas, e quasi una settimana dopo la morte, tenevo in mano la sua ultima lettera contenente delle terribili battute. È successo due settimane fa circa. (Stranamente ho continuato a lavorare, dopo tutto. Ma ogni volta che mi alzavo dallo scrittoio, mi sentivo lacerare dentro, giorno e notte. (...) (la traduzione è mia)

8.7.2020

Streit Pfitzner-Busoni/La controversia Pfitzner-Busoni

Muralto – Locarno Villa Rossa. 16. III. 1918. Lieber und verehrter Freund! Nur einige wenige Zeilen heute, um Verbindung herzustellen, und zu erfahren, wie es Ihnen geht. Die beiden Opern, las ich, wurden auf Freitag angesetzt; schon schlug ich mir in die Hände, um auf 1 ½ Tage nach Zürich zu fahren, dabei zu sein, und dann wieder an die Arbeit zurückzukehren: da las ich an Ihrer Stelle den Namen einer Operette. Was ist? Hat man schlecht funktioniert, intrigiert oder sind Sie gar von neuem krank??? Ich las hier in der Confiserie, wo Zeitungen hängen (was meine Person anbetrifft, müsste ich es wohl mehr Tabagie nennen) Berichte über die neuen Opern von d’Albert; das scheint ein wahrhaft unwahrscheinlicher Dreck zu sein; dass man dergleichen aufführt und noch dazu bespricht, beweist mir doch, dass ich mich offenbar in einem feenhaften Wolkenreich aufhalte, wo ich sowas für unmöglich hielt - ja als ausserhalb menschlicher Begründung betrachtet. ------ Hätte, bei einer Zwischenpause der Arbeit, grösste Lust in den angeblichen „Streit“ Pfitzner-Busoni einzugreifen, der gar kein Streit ist, sondern von der einen Seite Unrecht und dumpfes, niedriges Niveau, von der anderen: das Ideenreich. Mit schwerem Geschütz, in Berlin und hier, gleichzeitig. ----- ----- Ich glaube, ich bin ganz leichtfertig geworden. Habe eine orientalische (persische) ……. Oper entdeckt, vielmehr den Stoff, deren Textbuch ich, nach Beendigung meiner jetzigen Arbeit, zu schreiben die grösste Lust habe. Ein schönes Opernbuch, handlungsvoll, phantastisch, dabei wirklich gedichtet und gewissermassen der Raum für die Musik in allen Poren errichtet. Manchmal, bei Spazierengehen, macht mich der Gedanke daran heiter. Haben Sie diese Leichtfertigkeit bei mir vermutet? Aber, vorläufig bin ich ja noch mit meiner Arbeit nicht zu Ende. Es ist also eine Would - be Leichtfertigkeit. Wie geht es Ihnen? Die Absetzung Ihrer Opern hat mich, und Ihre hiesigen Freunde, beunruhigt! Ich umarme Sie herzlichst Ihr Ludwig Rubiner. P.S. de Quincey haben Sie richtig geschrieben ich hielt mich an Ihre Ortographie.

Muralto - Locarno Villa Rossa. 16 III 1918. Caro e stimato amico! Oggi solo alcune poche righe per stabilire un contatto e per sapere come sta. Ho letto entrambe le opere, sono state fissate per venerdì; stavo già battendo le mani per andare a Zurigo un giorno e mezzo, per essere presente e per poi ritornare al lavoro: ho appreso che è stato fatto il Suo nome con un'operetta. Cos'è? Cosa non ha funzionato, c'è stato un intrigo o si è ammalato di nuovo??? Qui nella pasticceria sono appesi molti giornali, (che per quanto mi riguarda farei meglio a chiamare tabagie) ho letto degli articoli sulle nuove opere di d'Albert; un ciarpame davvero inverosimile, rappresentare qualcosa del genere e per giunta recensirlo, a prova del fatto che io, a quanto pare, vivo tra le nuvole di un mondo fatato dove queste cose sembrano impossibili - una considerazione questa al di fuori di ogni spiegazione reale. Se durante una pausa di lavoro avessi voglia di intervenire nella presunta "controversia" Pfitzner-Busoni, che non è affato una controversia, ma da un lato torto e livello pesante, basso, dall'altro: il regno delle idee. Uno scontro a fuoco, a Berlino e qui, contemporaneamente. Credo di aver perso il senso della misura. Ho scoperto un'opera orientale (persiana) ..... , per meglio dire l'argomento e, dopo aver terminato il mio lavoro attuale, avrei una gran voglia di scriverne il libretto. Un bel libretto, dinamico, fantastico, al tempo stesso una vera poesia e, per così dire, lo spazio creato per la musica in tutti i pori. Talvolta, mentre passeggio, pensarci mi rasserena. Mi faceva così sventato? Ma per il momento non ho ancora finito il mio lavoro. Be', una pretesa frivolezza. Come sta? L'interruzione delle Sue opere ha allarmato sia me che i Suoi amici di qui. La stringo in un abbraccio cordiale, il suo Ludwig Rubiner. P.S. de Quincey, l'ha scritto correttamente, mi sono attenuto alla Sua ortografia. (la traduzione è mia)

7.7.2020

Wolfgang Hartmann

Doch weiss ich noch nicht, ob nicht zuviel typische Kunstatmosphäre um ihn ist. Ich traf Wolfgang Hartmann, er fragte nach Ihnen, sehr bedrückt, keine Antwort auf einen Brief erhalten zu haben. Was er im Inneren ist, weiss ich nicht; vielleicht ist er auch der ewige Neunling, probiert alles irgendwo bis zu einem gewissen Grade aus. Er lockt mich nicht sehr, ist sehr gequält, aber nicht unsympathisch. ------ Frieden, ja. Natürlich. La paix d’abord. Dass aber die Brutalitätsschnauze General Hoffmann der „moralische Sieger“ für Generationen sein soll, hat mich vorläufig zwei Tage meines Lebens gekostet. Und es war doch schon so vernünftig: „Krieg führen wir nicht, aber mit Ihnen machen wir keinen Vertrag!“ Nun ist es nichts, und auch noch 8 Milliarden Ruled Contributionen! - Händedruck von Herzen Ihnen Ludwig Rubiner. (Dieser Brief ist ohne Anfang und ohne Datum)

Ma non so ancora se sia circondato da un'atmosfera artistica troppo tipica. Mi sono incontrato con Wolfgang Hartmann, ha chiesto di Lei, molto afflitto per non aver ricevuto risposta alla sua lettera. Non so cosa abbia nel suo animo; forse è l'eterno neofita, sperimenta tutto, ovunque, entro certi limiti. Non mi attrae molto, è molto tormentato, ma non è antipatico. La pace, certo. Naturalmente. La paix d'abord. Ma che il grugno brutale del generale Hoffmann debba essere il "vincitore morale" delle prossime generazioni, mi ha tolto finora due giorni di vita. E pensare che era così ragionevole: "guerre non ne facciamo, ma non scendiamo nemmeno a patti con Lei!" Beh, niente di niente, e inoltre otto miliardi di contributi regolati! Una stretta di mano cordiale, il Suo Ludwig Rubiner. (la traduzione è mia) (questa lettera è senza incipit e senza data)

5.7.2020

Turandot, Arlecchino als Vorbild/Turandot, Arlecchino come modello ispiratore

Muralto – Locarno 7. Feb. 1918. Villa Rossa. Lieber Herr Busoni! Ihre Güte sendet mir Freundschaftszeichen, die mich ganz und gar froh machen; und die mir nur die leise Zuversicht aufkommen lassen, dass ich Ihnen vielleicht nicht einen Bruchteil der Freude irgendwie geben kann, die Sie mir bereiten! Nun habe ich Ihren Brief, habe den Klavierauszug der Turandot, habe das Schönbergsche Büchlein. Turandot wird, wie ich lese, in Frankfurt aufgeführt. Das freut mich vom Herzen. Ganz abgesehen, von persönlichen Gründen, schon darum, weil (unlesbar) diese Aufführung - die Tatsache, dass man sich ernstlich um das Werk kümmert – dem Kunstleben einen sehr starken Stoss nach vorwärts geben wird. Erfindung, Leichtigkeit, Klarheit, Heiterkeit, Singbarkeit, und wiederum Erfindung: Das wird wohl wie ein ausserordentliches Belebungsmittel - oder wie eine Guillotine wirken. Dann der ausserordentliche Mut, mit der einfachsten Selbstverständlichkeit von der Welt, richtige Oper zu machen: Unerhört. Und bei allem die vollkommene Traumartigkeit des Ganzen, das Unirdische, das wahrhaft „Fabelhafte“ der Atmosphäre, das Wunderbare ohne Maschinenwunder, allein durch Musik und heiter-phantastisches Scenarium! Und vor allem die grosse Einfachheit, die freilich nicht billig zu haben ist, sondern hinter der ein Leben steht. Das nicht nur Ausgedachte, sondern auch im phantastischesten Bezirk noch Empfundene; ----- ein Zeichen dafür die menschliche Vielseitigkeit: köstlichstes Stück der heiter-melancholische Resignationscharakter Altoums. Lieber Herr Busoni und Freund, das sind Geschenke, die den Menschen wirklich weiterhelfen. - So lass ich mir auch nicht nehmen, was der Arlecchino wirklich ist. Sie, mit der edlen Haltung des Schöpfers, brauchen mir das Vorbildliche darin nicht abzustreiten. Denn unter Vorbild verstehe ich ja gar kein Muster und Exemplum, nach dem man im Atelier seine Regeln lehnt, sondern ich meine das wirklich geschaffene Imaginäre. So glaube ich persönlich, dass ein wahrhaftes Vorbild gar kein lebender oder toter Mensch sein kann, sondern nur das Überwirkliche, also eine geistige Schöpfung. Der Mensch ist vielleicht der grosse Anreger, er ist vielleicht Helfer, Heiler, Arzt, Tröster, Schenker, aber nur seine Schöpfung ist das Vorbild. Also nicht Mozart, sondern Don Giovanni; nicht Goethe, sondern der Werther oder der Wilhelm Meister …..; nicht Rousseau, sondern die Confessions. Stellt man sich so ein, dann ist es z.[um] B.[eispiel] unmöglich, nachzuahmen. Denn dann erscheint das Werk, die Gestalt die einem Vorbild ist, immerfort als Ziel, als Letztes, als Vollkommenes für die künftige Arbeit. Stellt man sich aber auf die wirkliche, historische Menschenperson ein, dann beginnt sofort der Wunsch, zu übertrumpfen - und das kann ja nur auf (schöpfungsarmer) Nachahmung beruhen. So meine ich also wirklich, dass Ihr Arlecchino ein Vorbild ist. Und ich muss ihn, ob Sie sich gleich dagegen in einer edlen Geste sträuben, zu den grossen Vorbildern der Kunst zählen. Innerlich wissen Sie es ja wohl (unlesbar) selbst. Die absolute Rundung des Aufbaus und der Gestalten – nirgends ein toter Punkt, nirgends eine flach angepappte Figur – um jede Gestalt kann man textlich und musikalisch gewissermassen herumgehen, jede ist vollkommen da. Am auffallendsten für den wirklichen inneren Schaffensvorgang, der nichts Statistenhaftes duldet, ist mir, dass sogar Abbate und Dottore ihre eigene Scene haben: Dieses alles sagt mir eben, dass man es in diesem Werk mit einem wirklichen Vorbild zu tun hat. Das sage ich doch nicht, um Ihnen zu schmeicheln, denn dann würden wir uns beide schämen. Auch nicht einmal in der Bewegung von Freundschaftsgefühlen, sondern ganz sachlich und objektiv. Weil ich es nun einmal weiss! Übrigens werden Sie es ja in den nächsten Jahren erleben, dass es stimmte. (Kommt noch hinzu, dass der Arlecchino ja nicht nur eine von Ihnen gestaltete Figur ist, sondern eine, mit deren Art der Empfindung Sie sich identificieren. Das ist das grösste Mittel - stärker als die stärkste Reklame - um einer Gestalt vorbildliches Leben zu geben!) Nun, nach diesen vielleicht langatmigen Auseinandersetzungen verstehen Sie, wenn ich solche Diskussionen von Werfel, Stefan Erwerbszweig und van de Velde (den ich für viel klüger gehalten hätte), was für eine Art Genie Goethe war, und ob Dostojewski mehr oder weniger als Goethe gewesen sei, für recht ekelerregend halte. Übrigens verstehe ich die Frage garnicht, glaube, dass man sie nicht stellen kann, und finde das alles sehr töricht, schulmässig und historisierend. - Übrigens ist Dostojewski ganz gewiss ein plebejisches Genie, was ihn natürlich nicht herabsetzt. Das ist sogar sein grösster Moment (und nicht das Psychologische, das ich für umständlich halte), wenn er moralisch ganz tief hinunter bis zum letzten Punkt der Plebs steigt, und so tief steigt, bis Christus aus der Hölle auftaucht. Einen solchen Dichter müsste man wohl - wenn schon die Welt unter „Genies“ aufgeteilt werden soll – ein plebejisches Genie nennen. Dass man aber einen gegen den anderen hält, ist blödsinnig. Ich selbst bin davon überzeugt, dass Goethe den Deutschen viel Unglück gebracht hat, und der übrigen Welt viel Glück. Und das wird wohl mit jedem grossen Mann so gehen, dass er ein mondialer Glück[s]bringer ist, und die nationale Entwicklung daran glauben muss.

Muralto - Locarno 7 febbraio 1918. Villa Rossa. Caro signor Busoni! Ogni segno di amicizia che viene dalla Sua bontà, mi riempie di gioia; e nutro la pur debole speranza di poterla ricambiare, anche solo in minima parte! Ebbene, ho qui con me la Sua lettera, lo spartito della Turandot, il libretto di Schönberg. La Turandot viene rappresentata a Francoforte, da quanto ho letto. Ne sono lieto di tutto cuore. A prescindere dai motivi personali, se non altro perché (non si legge) questa messa in scena - il fatto che ci si occupa seriamente dell'opera - darà una notevole spinta in avanti alla vita artistica. Invenzione, leggerezza, chiarezza, allegria, cantabilità, e ancora invenzione: o avrà l'effetto di uno stimolante straordinario o di una ghigliottina. Perciò il coraggio sorprendente di fare dell'opera vera con la naturalezza più semplice del mondo: inaudito. E inoltre la perfetta natura onirica del tutto, l'ultraterreno, un'atmosfera pertinente al mondo "favoloso", il meraviglioso senza miracoli tecnici, soltanto per il tramite della musica e dello scenario solare e fantastico! E soprattutto la grande semplicità, per niente scontata, dietro la quale si cela una vita. Non solo la concezione, ma anche il sentimento nel contesto fantastico; espressione della versatilità umana: un pezzo delizioso del carattere rassegnato, allegro e melanconico di Altoum. Caro signor Busoni e amico, questi sono doni veri che aiutano l'uomo. - Non mi lascio sfuggire il significato vero dell'Arlecchino. Lei, il creatore dal portamento nobile, è la conferma dell'esemplarità che è da recepire. Con modello non intendo un campione o un esempio su cui regolarsi nell'atelier, ma l'immaginario e la sua realizzazione. In tal senso, credo che un modello vero non sia né un essere vivente né un essere deceduto, ma solo il surreale, quindi la creazione spirituale. Forse l'uomo è il più grande ispiratore, è il soccorritore, il salvatore, il medico, il consolatore, il donatore, ma soltanto la sua realizzazione rappresenta il modello ispiratore. Quindi non Mozart, ma il Don Giovanni; non Goethe, ma il Werther o il Wilhelm Meister ...; non Rousseau, ma Le confessioni. In questo ordine di idee, diventa impossibile, p. es. imitare. Perché così l'opera, la veste esemplare, viene sempre vista come l'obiettivo, la meta ultima, l'eccellente in vista del lavoro futuro. Ma se è il soggetto umano, storico a divenire il fine principe, allora sorge subito l'aspirazione al superamento - che può basarsi solo su delle imitazioni (scarsamente ispirate). Dal mio punto di vista il Suo Arlecchino è un modello ispiratore nel vero senso della parola. Da annoverare tra i più grandi esempi dell'arte, nonostante la Sua nobile opposizione. Ma nel Suo intimo lo sa bene (non si legge). La rotondità assoluta della struttura e delle figure - mai un punto morto, mai un personaggio appiattito e incollato, si può girare intorno alle figure, per così dire, sia testualmente che musicalmente, ognuno sta al suo posto in modo perfetto. Trovo di particolare interesse per il vero processo interno di creazione, che non tollera figuranti, lo spazio scenico lasciato ad Abbate e a Dottore: la conferma, per me, che quest'opera rappresenta un modello autentico. Ma non lo dico per lusingarLa, arrossiremmo entrambi dalla vergogna. E nemmeno perché sono animato da sentimenti amichevoli, ma del tutto realisticamente, obiettivamente. Perché adesso lo so! Nei prossimi anni sperimenterà poi di persona che era vero. (A ciò si aggiunge il fatto che l'Arlecchino non è solo un personaggio da Lei creato, ma un personaggio con la cui sensibilità Lei si identifica. È un mezzo potentissimo - più persuasivo della réclame più efficace - per conferire vita esemplare a un personaggio!). Ebbene, dopo questa trattazione forse un po' prolissa, Lei può capire come discutere di Werfel, di Stefan Zweig (il professionale) e di van de Velde (che ritenevo molto più intelligente), su quanto fosse geniale Goethe, e se Dostojewski sia stato più o meno di Goethe, mi susciti un senso di repulsione. Fra l'altro non capisco affatto la domanda, credo che non ce la dovremmo porre e trovo il tutto molto ridicolo, scolastico e storicizzante. Dostojewski è certamente un genio plebeo, e questo non lo scredita minimamente. Anzi, il suo momento più bello (non la psicologia, per me macchinosa) è quando moralmente scende fino in fondo al punto estremo della plebe, così in basso da far emergere Cristo dall'inferno. Un poeta come lui merita di essere definito un genio plebeo, se proprio si vuole suddividere il mondo in "categorie geniali". Ma confrontarli l'uno con l'altro non ha senso. Sono convinto che Goethe abbia recato non poca disgrazia ai tedeschi e molta fortuna al resto del mondo. E sarà così con ogni grande personalità, un portafortuna per il mondo a cui il contesto nazionale deve credere. (...) (la traduzione è mia)

2.7.2020

Der Maler John Philipp/Il pittore John Philipp

Zürich, d. 7. Oktober 1917. Lieber und verehrter Herr Busoni! (...) Nun eine ganz andere persönliche Sache. Mein Freund, der Maler John Philipp (ich sagte Ihnen, glaube ich, dass er ein alter persönlicher Freund von mir ist), den ich ermuntert habe, zu Ihnen zu gehen, und Sie zu bitten, ihm zu sitzen (Denn seine Porträts sind von der ausserordentlichsten, vibrierendsten Natur - Ähnlichkeit, und ich hätte es schön gefunden, wenn er das Ihre in ganz Deutschland ausgestellt hätte) - kam zu mir und musste sich beklagen. Er war am vergangenen Mittwoch bei Ihnen gewesen, wurde an der Tür empfangen, und draussen an der Tür abgefertigt und fortgeschickt „wie ein Schuster“. Ich bin überzeugt, dass Sie davon keine Ahnung haben, weder Sie noch Frau Gerda. Denn bei Ihnen wird ja nicht einmal ein Schuster wie ein Schuster abgefertigt. Nun fühlte der Prof. Philipp sich furchtbar gekränkt, er war völlig deprimiert und kam sich geradezu geohrfeigt vor. Denn wenn wir, er und ich, auch mitnichten am selben Strang der Kunstrichtung ziehen, so muss ich doch auch heute noch sagen, dass der Mann ein wirklicher Künstler ist; und die Stimmungsart des Künstlers in ihm fühlte sich natürlich besonders gekränkt und beleidigt – - gerade weil Sie ihn einmal schon sehr liebenswürdig empfangen hatten. So war er also davon überzeugt, dass jene Zurückweisung und die Art der Zurückweisung ganz besonders seine Person treffen sollte. Ein ganz klein wenig von dieser Kränkung spüre ich am eigenen Leibe mit. (Obwohl seine Auffassung natürlich subjektiv und gewiss irrig ist.) Es ist für mich aber, als ganz selbstverständlich, klar, dass Sie natürlich diese Wirkung niemals beabsichtigt haben. Und dass Sie selbst gar nicht von ihr ahnen. - Ich kann mir ja auch niemanden in der Welt denken, dem es ferner läge als Ihnen, einen Menschen zu verletzen. Und diese Worte, die von Ihrer Güte überzeugt sind, meine ich genau so buchstäblich wie ich sie hier niederschreibe. Ich glaube nur, Sie würden eine grosse Linderung für die Wunde meines Freundes Philipp schaffen, wenn Sie ihm ein einziges persönliches Wort zukommen liessen. Und mit dieser kleinen Freundlichkeit würden Sie auch - wenn ich das unumwunden sagen darf – auch mich sehr erfreuen und beruhigen. Das ist natürlich noch lange etwas anderes, als gemalt worden. Aber das Wörtchen, das so unverbindlich einen so tiefen (und von Ihnen so unbeabsichtigten) Depressionszustand heilen kann, wäre doch schön. Mit den herzlichsten Grüssen in freundschaftlicher Verehrung Ihr Ludwig Rubiner.

Zurigo, 7 ottobre 1917. Caro e stimato signor Busoni! (...) Ancora una questione personale completamente diversa. Il mio amico, il pittore John Philipp (mi sembra di averglielo detto, è un mio amico di vecchia data), che ho esortato a venire da Lei a pregarLa di posare per lui (i suoi ritratti sono di una naturalezza straordinaria, vibrante, e mi sembrerebbe bello se il Suo fosse esposto in tutta la Germania) - è venuto da me a lamentarsi. Era stato da Lei mercoledì scorso, è stato accolto alla porta, liquidato e mandato via "come un ciabattino qualunque". Sono convinto che né Lei né la signora Gerda ne siate al corrente. Perché, da Lei, nemmeno un ciabattino viene liquidato come tale. Ebbene, il Prof. Philipp si è offeso terribilmente, si è avvilito e si è sentito come se gli avessero dato uno schiaffo in faccia. Anche se noi due, lui e io, abbiamo concezioni antitetiche dell'arte, oggi devo ammettere che è un vero pittore; e si è sentito particolarmente ferito e offeso, com'è naturale, nel suo spirito d'artista - anche perché Lei gli aveva già riservato una volta un'accoglienza calorosa. Così ha preso l'essere stato respinto, e il modo in cui è stato allontanato, come un'offesa personale. Sto provando sulla mia pelle un po' del suo sdegno. (Sebbene la sua opinione sia naturalmente soggettiva e certamente erronea). Ma per me è del tutto ovvio, chiaro che non era affatto nelle Sue intenzioni causare questa situazione. E che Lei per primo non ne sappia niente. Non posso immaginarmi nessuno al mondo che come Lei sia ben lungi dal poter ferire qualcuno. E queste parole, pronunciate nella convinzione della Sua bontà d'animo, le intendo letteralmente, così come le metto qui per iscritto. Credo sul serio che Lei sarebbe in grado di lenire le ferite del mio amico, se gli facesse pervenire anche una sola parola. Un piccolo atto di gentilezza che farebbe molto piacere anche a me, e mi tranquillizzerebbe - detto in tutta franchezza. Certo, sarebbe stata tutta un'altra cosa se Le avesse fatto il ritratto. Ma una sola parola, senza impegno, per curare uno stato depressivo così serio (di cui Lei non ha colpa), sarebbe appropriata. Con i saluti più cordiali e con amichevole rispetto, il Suo Ludwig Rubiner. (la traduzione è mia)

Pfitzner: der alldeutsche Hampelmann in der Musik/ Il fantoccio pantedesco della musica

Zürich, 28. Mai 1917, Hadlaubstr. 11 Lieber Herr Busoni! Den Pfitzner habe ich nun genossen, und werde selbst etwas tun. Ich muss aber sagen, dass ich diese ganze stumpfe Unfähigkeit, die, statt zu begreifen, kämpft (und mit schartigen Waffen kämpft) nur grotesk finden kann. Der alldeutsche Hampelmann in der Musik! ------ Übrigens bestärkt mich so ein alberner Nebenvorfall nur in mir. Ebensowenig, wie Sie sich etwas von[m] Herr[n] Pfitzner abhandeln lassen, ebensowenig werde ich Concessionen an jene anachronistischen Episodenfiguren machen, die sich bei Ihnen über das „Zeit-Echo“ beklagen. Die liebe Stadt Strassburg oder Zürich ist ja gewiss kein Endziel! Herzlichste Grüsse von Ihrem Ludwig Rubiner.

Zurigo, 28 maggio 1917, Hadlaubstr. 11 Caro Signor Busoni! Ebbene, ho apprezzato il Pfitzner e farò anch'io qualcosa. Ma trovo semplicemente grottesca questa ottusità di ingegno che, invece di comprendere, lotta (e lotta con armi scheggiate), devo ammetterlo. Il fantoccio pantedesco della musica! D'altronde non fa altro che rafforzare la mia convinzione. Né tanto meno farò concessioni a quei personaggi episodici, anacronistici, che si lamentano con Lei su "Zeit-Echo", così come Lei non ha niente da concedere al signor Pfitzner. Le care città di Strasburgo o Zurigo non sono certamente la meta ultima! I saluti più cordiali dal Suo Ludwig Rubiner. (la traduzione è mia)

Was Sie mir von Amerika schreiben/ Quello che mi scrive dell'America

Mittwoch Abend - Lieber und geliebter Herr Ferruccio Busoni! Ich habe zwei furchtbare Monate hinter mir. Selbstgewählt. Was Sie mir von Amerika schreiben, hat mich aufs höchste erbittert, und in meinem Handeln verstärkt. Es ist die grösste Gemeinheit, die es giebt - und die vorauszusehen war, wie mir scheint. Unter solchen Umständen scheint es mir - für meine Person wenigstens – wertvoller zu sein, Propaganda (irgendwelcher Qualität) zu machen, als, sogar, gute Dichtung. Dies soll allein für meine Person gelten. Schon für meine Frau, die ich stark von ihren rein wissenschaftlichen Interessen ab und zu jenen Bestrebungen hingezogen habe, braucht es nicht mehr zu gelten. In diesen Tagen wenn Sie erlauben, Freitag, komme ich zu Ihnen. Und ich will von all diesen Sachen, und von denen, die ich in den letzten 8 Wochen anrührte, kein Wort sprechen, und will die Atmosphäre Ihres mir so teuren Hauses still erhalten. Mit einer herzlichen Umarmung und der Bitte, Frau Gerda meine Zärtlichkeit auszudrücken in unlösbarer Freundschaft Ihr Ludwig Rubiner. (11. oder 18. 7. 1917 Zürich)

Mercoledì sera - Caro e amato signor Ferruccio Busoni! Mi lascio alle spalle due mesi terribili. Autoimposti. Ciò che mi scrive dell'America, mi ha amareggiato profondamente e mi ha confermato nel mio agire. Mi sembra la più grande meschinità che ci possa essere - ed era previdibile. In queste circostanze mi sembra - almeno per me - che fare propaganda (di qualsiasi qualità) sia molto più importante della buona poesia. Questo vale solo per me. Per mia moglie che ha interessi puramente scientifici e che io, talvolta, ho avvicinato a quelle aspirazioni, non conta più di tanto. In questi giorni, se Lei permette, venerdì, vengo da Lei. E voglio passare sotto silenzio tutte queste cose, e quelle che ho trattato nelle ultime otto settimane, e voglio mantenere quieta l'atmosfera della Sua casa a me tanto cara. Con un abbraccio cordiale e la preghiera di esprimere il mio affetto alla signora Gerda. Con imperitura amicizia, il Suo Ludwig Rubiner. (11 o 18 7 1917 Zurigo) (la traduzione è mia)

1.7.2020

Eine Postakarte aus Paris/Una cartolina da Parigi

Rue Joseph Bara 1 Paris VI [sixiè] me Lieber Herr Busoni! Soeben habe ich mit grösstem Entzücken im „März“ Ihre Worte vom ANFANG gelesen. Das herzlichste, wenn ein Mensch schreibt, ist sicherlich, wenn ein Anderer sich in diesen Worten bestätigt findet (und in seinen geheimsten Instinkten)! Die herzlichsten Grüsse von Ihrem ergebenen Ludwig Rubiner. (Poststempel: 15 janvier 1913)

Rue Joseph Bara 1 Parigi VI [sesto] Caro signor Busoni! Ho appena letto con immenso piacere sul "März" le Sue parole dell'INIZIO. Scalda sicuramente il cuore ritrovarsi in ciò che uno scrive (e nei suoi istinti più intimi)! I saluti più cordiali dal Suo devoto Ludwig Rubiner. (Timbro postale: 15 gennaio 1913) (la traduzione è mia)

"Neuer Anfang" è il titolo di un saggio pubblicato da Busoni sulla rivista März nel 1913.

29.6.2020

Mercure de France/Revue alsacienne

29. Juli 1918. Lieber Herr Busoni! (...) Vor nichts habe ich momentan mehr Angst als vor der „Heiterkeit des munteren Künstlervölkleins“. Ich sah gelegentlich einige Macaques auf dem Wege zu Ihnen und beneidete diese Armen nicht um ihre Naivität. Ich sehe entsetzliche Jahre voraus. Wenn ich durch Zufall irgendwo eine Stirn sehe, die einem glatten Popo gleicht, packt mich die namenlose Wut: Du, Du dummer Kerl, Du Unbewusster, Du Dumpfer, Du Modetier, Du, in Deiner ekelerregenden Haltung von ahnungslosem Papagei à la 1914, Du bist auch schuld, wenn es weitergeht. Du kümmerst Dich um nichts, jammerlicher Hundejunge! darum geht es noch über uns alle! Tausendmal packt mich die Lust, in ein kriegführendes Land zu gehen, auch wenn es mir dort sehr übel gehen wird! Einfach weil ich es nicht mehr ertrage, Gesichter, die angeblich Menschen angehören, von so ekelerregender Verantwortungslosigkeit, so niederträchtiger Naivität zu sehen. Und damit meine ich nicht etwa die Schweizer, sondern gerade die internationalen Ausländer, die hier überall Kurort spielen. Wissen Sie, dass ich übrigens grosse Angst vor Gesprächen mit „Meinungen“ habe? Ich finde, man soll die Leute suchen, mit denen man was hat, oder allein bleiben. Aber „Meinungen“, das geht nicht gut aus. Wenn ich nur eine einzige freundliche Nachricht für Sie hätte … Aber ich habe keine. Ja, doch. Zwei. Im „Mercure de France“ vom 1. Juli las ich Hauptstücke des Processes gegen Allan - Pemberton Billing. Danach geht hervor, dass Herr Pemb.[erton] Billing Zeitungsherausgeber, chauvinistisch - kriegshetzerischer Mucker, die Maud A. in seiner Zeitung der Musiktlichkeit mit Defaitismus beschuldigt hat; weil sie den Salometanz vor einer Privatgesellschaft von Perversen aufgeführt habe, und alle Perversen im Dienste Deutschlands ständen. Erschwerend für Maud A., dass sie in Berlin studiert habe. Offenbar ein Process mit vielen Ekelhaftigkeiten. Maud A. scheint also der angegriffene, u.[nd] unschuldig angegriffene Teil zu sein; u.[nd] der Skandal soll sich wohl in Wahrheit gegen Asquith richten. ------ Ferner las ich neulich einige amtliche deutsche, überaus gemeine Angriffe gegen den Dr. Bucher. Aus diesen überaus niedrigstehenden Artikeln der deutschen Generalität (die in der gesamten deutschen Presse officiell, u.[nd] in einem Teil der gekauften Schweizer Presse officiös standen) ging für mich hervor: dass der dr. Bucher ein über alle Maassen anständiger, mutiger und gerader Mensch ist. Dass er kein „Renegat“ ist, sondern, dass er seine heutige Haltung öffentlich seit seiner frühesten Jugend gehabt hat; dass er seine Meinung, die immer so war wie heute, seit vielen Jahren in seiner „Revue alsacienne“ klar geäussert hat; dass er - verfolgt nach Frankreich ging, u.[nd] zwar zum selben Kreis, zu dem er öffentlich seit Jahren gehörte, und sich der Sanität als Arzt zur Verfügung stellte! Und dass er das alles mit Aufgabe seiner Stellung, seines Ansehens, seines Vermögens tat. Und wie scheint dieser offenbar hochanständige Mensch verfolgt worden zu sein! Ich bin gewiss, dass er in politischen „Meinungen“ mein Todfeind wäre; aber davon abgesehen halte ich diesen Mann für einen sehr seltenen Charakter. Zuletzt kommt es vielleicht darauf an. ------ Ihnen, lieber Herr Busoni, geht es offenbar gut, und das freut mich recht sehr! Ihr Brief ist der Ausdruck wunderbarer Geistesfrische, während ich mich momentan in einer rechten schaurigen, grossen Welthöhle finde. - Ich bekam vor einigen Tagen ein sehr merkwürdiges, kleines Buch, das vor Jahren in Berlin erschien, eine Dichtung von Alfred Mombert: Der Sonne Geist. (Sonne ist nicht Genitiv sondern masculinisch wie im Romanischen gemeint. Sonne-Geist also ein Begriff). Seltsamerweise ist dieses Versbuch, wie ich in den Zeitungen las, auch komponiert (Klose). Nun ja. ----- Also. Mit Ihrer Erlaubnis, bis ich aus meiner Höhle emporsteige. Herzlichst Ihr Ludwig Rubiner.

29 luglio 1918. Caro signor Busoni! (...) Al momento niente mi fa più paura della "spensieratezza dell'allegro popolino di artisti". Venendo da Lei mi è capitato di incrociare alcuni macachi, dei poveretti che non ho invidiato per la loro ingenuità. Prevedo anni terribili. Se da qualche parte scorgo per caso una fronte simile a un didietro liscio, mi assale una tale rabbia: tu, tu idiota, tu ignaro, tu ottuso, tu animale alla moda, tu con il tuo atteggiamento repellente da pappagallo ignorante del 1914, è anche colpa tua se le cose vanno così. Te ne freghi di tutto, pincone miserabile! Ma è affar di tutti! Più di una volta mi prende la voglia di recarmi in un paese in guerra, anche se poi mi verrebbe la nausea! Solo perché non ne posso più di vedere quell'espressione di irresponsabilità disgustosa e di ingenuità ignobile su delle facce apparentemente umane. E non mi riferisco agli svizzeri, ma agli stranieri internazionali che qui, ovunque, giocano a fare le cure termali. Sa, tra l'altro, che mi spaventano molto le conversazioni con le "opinioni"? Penso che si debba scegliere la gente con cui interagire oppure restare da soli. Ma con le "opinioni", finisce male. Se solo avessi una nuova lieta per Lei ... Ma non ce l'ho. Ma sì, ne ho due. Nel "Mercure de France" del 1° luglio ho letto gli articoli principali del processo contro Allan - Pemberton Billing. Emerge che il signor Pemb. Billing, editore, un fariseo sciovinista e guerraiolo, ha accusato di disfattismo Maud Allen nella sua rivista musicale; per aver eseguito la danza di Salomè davanti a un circolo privato di pervertiti, tutti quanti al servizio della Germania. L'aggravante per Maud A. è aver studiato a Berlino. A quanto pare un processo con tante nefandezze. Maud A. sembra essere la vittima e la parte accusata ingiustamente; e lo scandalo coinvolge in verità Asquith. Inoltre ho letto di recente degli attacchi ufficiali, tedeschi, alquanto crudeli contro il Dott. Bucher. Da questi articoli di infimo livello della stampa generalista tedesca (ufficiali in tutta la stampa tedesca e ufficiosi in parte della stampa svizzera acquisita) è emerso dal mio punto di vista: che il Dott. Bucher è un uomo straordinariamente onesto, coraggioso e retto. Che non è un "rinnegato", ma che adesso ha fatto la sua comparsa pubblica dai tempi della sua prima giovinezza; che ha espresso apertamente la sua opinione, la stessa di sempre, nella sua "Revue alsacienne"; che, perseguitato, è andato in Francia, cioè nello stesso circolo di cui fa parte pubblicamente da anni, mettendosi a disposizione della sanità come medico! E agendo con la totale dedizione per la sua posizione, la sua autorevolezza e la sua capacità. E perché perseguitare un uomo tanto corretto! Sono certo che saremmo dei rivali acerrimi in "questioni" politiche, ma a parte questo ritengo che costui sia un carattere raro. Ed è ciò che conta alla fine. Caro signor Busoni, a quanto pare Lei sta bene e ne sono davvero felice! La Sua lettera esprime una meravigliosa freschezza di spirito, mentre io mi trovo al momento in una caverna molto spaventosa, grande e profonda. Alcuni giorni fa ho ricevuto un libretto singolare, pubblicato anni or sono a Berlino, un poema di Alfred Mombert: lo spirito del sole. (Sole inteso non al genitivo, ma al maschile come nelle lingue romanze. Spirito-Sole allora, un concetto). Stranamente questo carme è stato anche messo in musica (Klose), come ho appreso dai giornali. Ma sì. Allora, con il Suo permesso, fino a quando non esco fuori dal mio antro. Cordialmente, il Suo Ludwig Rubiner. (la traduzione è mia)

28.6.2020

Die Kunst, der Künstler, Goetz/L'arte, l'artista, Goetz

Spiez. Hôtel Belvedere Dienstag, 27. VIII/18. Lieber Herr Busoni! Heute Ihren lieben Brief erhalten. Ich würde im höchsten Grade Bedenken tragen, Wesen wie Goethe oder Dante „Künstler“ zu nennen. Denn bei solchen Charakteren ist die „Kunst“ die selbstverständliche „Voraussetzung“, so selbstverständlich wie für den Redner Grammatik, Vokabular und Volubilität seiner Sprache - d.[as]h.[eißt] Vorbedingung. Bei solchen grossen Charakteren, die man doch wohl Schöpfer - oder ähnlich - nennen würde, braucht man eher nicht mehr übre ihre Gestaltungsfähigkeit zu diskutieren, weil die Gestaltung von Ideen eine Arbeit (!) ist, der sie sich wissentlich u.[nd] von vornherein immerwährend und auch viel unmerkbar unterziehen. Sondern man kann schon wieder mit ihnen über das Niveau, das Zutreffende und das Umfassende ihrer Ideen in Beziehung treten. Dagegen ist der „Künstler“ (im aller, allerbesten Fall) ein Wesen, das glücklich ist, wenn er zufällig auch sogar einige Ideen errafft, das aber gar nicht in seinen Ideen lebt, sich nicht mit ihnen identificiert, ihnen nichts opfert, nichts für sie tut, und sie bloss als - ach endlich! – gefundenes Thema benutzt; ein Wesen, dem es immer lediglich auf die Frage der Gestaltung selbst ankommt, das den „Schwung“ begrüsst, unabhängig davon, wohin er schwingt. Mit einem Wort: der Gestaltungsquatscher. Ein äusserst hochstehendes Beispiel: Hölderlin. Unglaublich liebenswerte (aber dennoch in Wahrheit lächerliche Typen): Victor Hugo u.[nd] Verdi. (...) Dagegen ist ja der Romantiker der typische Künstler. Der Ausdruck „l’art pour l’art“ ist viel zu naiv, denn es kommt ihm auch nicht einmal auf den Kreis der Kunst an (viel weniger noch auf den Weltkreis wie einem Schöpfer) sondern nur auf seine specifische Arbeit, auf sein specifisches Werk. Daher ist also das, was er macht, immer nur feinere, vielleicht sogar beste, Unterhaltung. Eine Erfahrung ist aber, dass bei jedem grossen Schöpfertum jene Atmosphäre der blossen Grammatik des Schaffens, der Kunst, sich ausbreitet. Das also bei der Arbeit an grossen Werken gewissermassen Kunst - Abfälle und = Spähne umherfliegen. Eine solche Atmosphäre herrscht bei Ihnen, wie es auch ganz natürlich ist. Schwache Köpfe treten ein, und halten diese Atmosphäre schon für das Letzte und Erzielenswerte, weil sie diese Luft nicht erst selbst sich bereiten müssen, sondern sie schon vorfinden u.[nd] von ihr ernährt werden. In diesem Sinne ist Goetzens Novelle in Ihrem Zimmer entstanden. Ich habe aber auch Eichendorf[f] noch falsch genannt. Sie stammt von Fouqué ab, das ist es, und sie ist eine reine „Künstlerproduktion”. Ihres Inhaltes wegen wird die Novelle auch wohl nicht bekannt werden, denn ich finde sie hat keinen. Sondern ihrer unterhaltenden, hemmungslosen Phantastik auf dem Niveau des sauberer gehaltenen lit.[erarischen] Familienblattes. Ersatz für einen guten Reiseroman. Alles andere ist in Goetz mediumistisch, d.[as[h.[eißt] unbewusst eingeströmt, was ich anerkenne, aber nicht billige. Sehr dagegen billigt es das Publikum. Vielleicht gelingt es einen vermögenden Mann zu finden, der bis zur Fertigstellung Goetzen das nackte Leben schenkt. - Ach, aber Welten trennen mich. - Dieser ganze Brief eigentlich nur geschrieben wegen der schönen Goetheschen Verse, und um Sie zu umarmen! Ihr Ludwig Rubiner.

Spiez. Hotel Belvedere martedì, 27 VIII/18. Caro signor Busoni! Arrivata oggi la Sua cara lettera. Avrei non poche esitazioni a chiamare nature come Goethe o Dante "artisti". Perché con queste personalità l' "arte" è il "presupposto" lapalissiano, ovvio come sono ovvie la grammatica, il vocabolario e la volubilità della propria lingua per l'oratore - cioè la condizione preliminare. Con personaggi di questo calibro definibili pur sempre artisti - o qualcosa di simile, non c'è proprio bisogno di discutere della capacità creativa, perché l'elaborazione delle idee è un lavoro consapevole, eterno a priori e anche estremamente impercettibile. Ma ci si può rapportare al livello, alla pertinenza e alla vastità delle loro idee. D'altro canto l' "artista" è (nella migliore delle ipotesi) un essere felice di riuscire ad arraffare, senza volerlo, anche solo un paio di idee, ma che non vive affatto nelle sue idee, che non vi si identifica, non si sacrifica per loro, non fa niente per loro, ma le usa soltanto - oh finalmente! - come l'argomento trovato; un essere per il quale è sempre, unicamente, una questione di creazione, che dà il benvenuto allo "slancio" ovunque esso oscilli. In breve: il parolaio dell'ideazione. Un esempio di alto livello: Hölderlin. Incredibilmente amabili (ma, in verità, tipi ridicoli): Victor Hugo e Verdi. (...) D'altro canto il romantico è il tipico artista. La definizione "l'art pour art" è troppo ingenua, perché non gli interessa affatto il circolo artistico (ancor meno l'universo come a un creatore), ma solo il suo lavoro, la sua opera specifici. Quindi, quello che fa, è solo l'intrattenimento più raffinato, forse anche il migliore. Ma l'esperienza mostra che con ogni grande realizzazione si diffonde l'atmosfera della mera grammatica del produrre, dell'arte. Come se in un certo senso, lavorando a opere eccellenti, svolazzasero in giro residui e trucioli d'arte. E questa è l'atmosfera che regna in Lei, com'è del tutto naturale. Entrano delle menti deboli e pensano che quest'atmosfera sia il massimo e sia una meta degna di essere raggiunta, perché è un'aria che non devono prepararsi da soli, ma la trovano già lì e se ne nutrono. In tal senso la novella di Goetz è sorta nella Sua stanza. Ma ho anche sbagliato a citare Eichendorf[f]. Trae origine da Fouqué, ecco, ed è una pura "produzione d'artista". Non diverrà nemmeno celebre per il contenuto, perché trovo che non ne abbia alcuno. Ma per il fantastico dilettevole, sfrenato al livello di rivista letteraria per famiglie, tenuta pulita. Sostitutivo di un buon romanzo di viaggio. Tutt'altro è affluito in Goetz, ciò che è medianico, cioè inconscio, che riconosco, ma non approvo. A differenza del pubblico che lo accoglie con favore. Forse si può trovare un creso disposto a dare la vita per Goetz fino al completamento. Ah, ma come siamo lontani. - Questa lettera scritta solo per i bei versi goethiani e per abbracciarLa! Il Suo Ludwig Rubiner. (la traduzione è mia)

26.6.2020

Spiez, Goetz

Freitagmorgen. Lieber Herr Busoni! Auf dem Wege nach Spiez. (Und nicht in meiner Schuld, wenn ich Sie vorher nicht mehr sah.) Ich las Goetzens Novelle (las sie, bekam sie nicht vorgelesen, was sicher ablenkend wirken würde). Und halte mich für verpflichtet, Ihnen Nachricht zu geben ----- wovon Goetz natürlich nichts weiss. Diese Novelle ----- Welten trennen mich von ihr! - ist entzückend! Sie hat nichts mit Hoffmann u.[nd] Poe zu tun, sondern sie ist [die] direkteste, blutsverwandte (unbeeinflusste) Nachfolge von Eichendorf[f]. (Welten trennen mich davon!) - Gäbe es Gerechtigkeit, müsste Goetz in der deutschen Literatur darauf hin als Dichter berühmt werden. Ich habe das nie von ihm erwartet. Eine unerschöpflich quellende, romantische Phantasie (die garnicht im Flaubert-Goncourtschen, impressionistischen Stil, oder womöglich im Ausdrucks-Stil von mir u.[nd] meiner Generation gehalten sein darf.) Eine erstaunliche und ungewöhnliche Naivität spricht aus jeder Zeile - und der Verfasser dieses Werkes ist der „Künstler“, von dem Sie oft sprechen, den Sie oft so hoch stellen (und von dem mich Welten trennen u.[nd] trennen sollen, jeden Tag mehr. Warum? Weil ich für die einzige Aufgabe des Schaffenden halte, die vor 2000 Jahren von Christus lebendig und aktuell gemachten Erkenntnisse je nach der neuen Ausdrucks- u. Lebenskraft der Zeit in ihrer Lebendigkeit plastisch darzustellen. [das hat natürlich nichts mit Dogma, Kirche etc. zu tun. Und Christus nenne ich, um abzukürzen] . Also Konflikte des ewigen Menschen in höchster Abstraktion! Darum stehe ich auch so fern von der grundlosen Naivität, die für mich dasselbe Ferne ist, wie für Schopenhauer der grundlose Optimismus.) --- Wäre ich ein reicher Mann, so würde ich Goetzen die Mittel gewähren, diese Novelle zu Ende zu schreiben. Ich darf Ihnen das sagen, ohne dass Sie darin eine versteckte Aufforderung erblicken, denn ich weiss, Sie sind kein reicher Mann. Ich sage dies nur, um meinen Eindruck vom „Dachkammer-Poeten“ auszudrücken. Leider weiss ich in meinen Kreisen auch niemanden, den ich für die Unterstützung der Goetzschen Arbeit mobilisieren könnte, weil man in diesen Kreisen, so oder so, meine Interessen teilt. Die Novelle von Goetz ist übrigens auch voll, von instinktiven occulten Erkenntnissen. Er kann nichts dafür; es strömt ihm zu. Könnte er eine Zeitlang schaffen, er wäre in kurzem ein vielgelesener und geradezu berühmter Dichter (ausserhalb des heutigen und morgigen Empfindens). Berühmt nach seinen Werken allein, als liebenswerte Natur, als Andersen ohne Spitze. Neu – Eichendorf[f], ohne literarische Abhängigkeit von Eichendorf[f]. Man muss aber offenbar die Sache mit eigenen Augen lesen. ----------- Dies ist mein Urteil über Goetzens Arbeit vom Standpunkte der kindlichen Naivität aus - jenem Standpunkt, der mir weniger sympathisch ist als Ihnen, weil er das was heute geschieht, weder zu verhindern noch zu befördern, versuchte. Eine ganze Welt (den eine mir immer fernerstehende, nämlich das künstlerisch gesinnte Bürgertum, ist aber das Publikum für solche Dichtungen. Goetz spricht gewiss zu vielen tausenden Herzen von reizenden Damen und auch ebenso netten - wenn auch [im] Kriege befindlichen – Herren. Der Dichter ist unser persönlicher Freund. Also, warum sollen wir diesem Publikum (für das man Theater, Oper - u.[nd] Konzertaufführun = gen macht, u.[nd] dem man sich ja sklavisch beugt) diesem Publikum ----- solange es überhaupt noch besteht ….! ---- nicht seinen wirklichen Dichter gönnen? Man soll es. Und was bei mir steht, so will ich Goetzen persönlich helfen. ------------ Ach, ach, und darum (es hat nicht allein mit Goetz mehr zu tun) und darum das neutrale Land? Und darum der geheiligte Boden der internationalen europäischen Erhebungen und der in die Zukunft schauenden Erkenntnisse, und der absoluten u.[nd] deutlich ausgesprochenen Ablehnung jedes Zwanges!? Nur darum, um ein Hock = u.[nd] Satt-Ess = Asyl zu bilden mit Schwyzer Tonfall? Nein, Nein, Nein! – Konflikte von vor 2000 Jahren stehen auf! Herzlichster Händedruck Ihr Freund Ludwig Rubiner. (23.8.1918)

Venerdì mattina. Caro signor Busoni! In viaggio per Spiez. (E senza sentirmi in colpa se non ci siamo più visti.) Ho letto la novella di Goetz (letto, non mi è stata letta, il che porterebbe a distrarsi facilmente). E mi sento obbligato a informarLa - Goetz non ne sa niente. Questa novella ----- così lontana dal mio mondo! - è incantevole! Non ha niente in comune con Hoffmann e Poe, ma è l'erede più diretta, consanguinea (indipendente) di Eichendorf[f]. (Come siamo lontani!) Ci fosse giustizia, Goetz meriterebbe solo per questo di fare la sua comparsa nella letteratura tedesca come poeta. Non me lo sarei mai aspettato da lui. Una fantasia inesauribile, zampillante, romantica (per niente riconducibile a Flaubert, a Goncourt, allo stile impressionista, e nemmeno allo stile espressivo mio e della mia generazione.) Un'ingenuità sorprendente e insolita emerge da ogni riga - e l'autore di quest'opera è l' "artista" di cui Lei parla spesso e che tiene in così grande considerazione (da cui io sono lontano e da cui devo stare lontano, ogni giorno di più. Perché? Perché ritengo che il compito esclusivo di colui che crea sia la rappresentazione plastica e vitale, a seconda della nuova forza espressiva e del vigore del tempo, delle conoscenze vissute in un momento di 2000 anni fa prima di Cristo. [non ha niente a che vedere con dogmi, chiesa ecc. E nomino Cristo per semplificare]. Quindi, i conflitti dell'uomo eterno nella massima astrazione! Perciò mi discosto anche dall'ingenuità insussistente che per me è sinonimo di distanza, come per Schopenhauer lo è l'ottimismo infondato.) Se fossi ricco, darei a Goetz i mezzi per portare a termine la sua novella. Mi permetto di dirglielo senza che Lei scorga nelle mie parole un'esortazione celata, perché so che Lei non è molto facoltoso. Lo dico solo per esprimere la mia impressione sul "poeta da soffitta". Purtroppo non conosco nessuno tra i miei conoscenti che potrei mobilitare a favore di Goetz, perché in questi circoli, comunque, si condividono i miei interessi. La novella di Goetz, tra l'altro, è anche colma di nozioni istintive, occulte. Non può farci niente, è come un fiume che gli affluisce incontro. Se fosse in grado di creare per un certo periodo di tempo, diverrebbe in breve un poeta molto letto, e persino famoso (al di fuori della sensibilità odierna e futura). Famoso solo per le sue opere, come natura amabile, come un Andersen senza la cuspide. Un novello Eichendorf[f] senza esserne letterariamente dipendente. Ma è chiaro che bisogna leggerlo con i propri occhi. Questo è quello che penso del lavoro di Goetz, dal punto di vista dell'ingenuità infantile - da quella prospettiva nei confronti della quale non nutro grande simpatia, a differenza di Lei, perché egli non ha tentato né di impedire né di incoraggiare ciò che oggi sta succedendo. Un mondo intero (ma esattamente quel mondo a me così lontano, cioè la borghesia con le aspirazioni artistiche, è il pubblico per questo genere di poesia. Goetz sicuramente parla alle molte migliaia di cuori di adorabili signore, così come a quei signori gentili, anche se in guerra. Il poeta è il nostro caro amico. Allora, perché non dobbiamo concedere a questo pubblico (per il quale si fanno spettacoli teatrali, operistici, concerti, e di fronte al quale ci si inchina servili) a questo pubblico ----- finché esiste ... ! ----- Concedere il suo vero poeta? Bisogna farlo. E per quanto mi riguarda, voglio conoscere Goetz di persona. Ahimè, ahimè, e per questo (non ha a che fare più solo con Goetz) e per questo il Paese neutrale? E per questo il suolo sacro delle sollevazioni internazionali, europee e del conoscere volto al futuro, e del rifiuto assoluto e articolato di ogni coercizione!? Solo per questo, per formare un asilo dove accovacciarsi e satollarsi con accento svizzero? No, no, no! - I conflitti di 2000 anni fa insorgono! La stretta di mano più cordiale, il Suo amico Ludwig Rubiner. (23 8 1918) (la traduzione è mia)

24.6.2020

Das wirkliche Geheimnis des ganzen Faust/ Il vero segreto del Faust

Villa Rossa. Muralto - Locarno 27. April 1918. Lieber und bester Freund! Ihre letzten Zeilen haben mich bekehrt und, nach so viel Jahren endlich!, dem zweiten Teil F.[aust] ganz gewonnen. Und zwar haben Sie das, was kein Mensch bisher fertig brachte, durch ein Bild, einen Vergleich mir blitzschnell eröffnet. Nämlich: nur ein Mensch, der selbst alles menschliche und künstlerische Erleben durchwandert hat, konnte mir die Doppelseite des Werkes zeigen, dichterische Pyramide und Kunstgriff! Dieses, mein sehr teurer Freund, ist wohl das wirkliche Geheimnis des ganzen Faust, und von hier aus muss das ganze Werk gesehen werden. Jeder Vers - an den ich früher vielleicht mit nur aesthetischen Sinnen gegangen wäre, oder mit nur philosophischen, oder mit nur erlebensbegierigen, - jeder Vers wird mir nun retrospektiv klar! Und nun muss ich Ihnen sagen: Ich danke Ihnen. Ich danke Ihnen nicht nur für die Entschleierung; sondern ich danke Ihnen in grosser Erschütterung auch dafür, dass Sie mich für würdig gehalten haben, eine solche Erkenntnis, die man doch aus seinem gesamten Leben schöpft, und die man aus Scheu und Heilung für sich zu behalten pflegt, mir mitzuteilen. Dieses Vertrauen macht mich ganz glücklich! -------- Musik: Mein Musikgefühl wird durch Verse des Pater Seraphicus geweckt: „Steigt hinan zu höherm Kreise.“ Die Missa in Beethovens Lebenswerk einzig dastehend. Ich habe immer das Gefühl gehabt, in ihr ist er ganz offen. Es ist auch das Sammelwerk B.[eethoven]s. - Für mich, „weiss“ ich auch, warum es sein Bestes ist; doch habe ich noch nicht die Terminologie gefunden, um mich Ihnen gegenüber klar und unmissverständlich auszudrücken. Ich möchte das Missverständnis vermeiden, als meinte ich, die Missa sei dieses Werk, weil sie Kirchenmusik ist. Nein. Aber es hängt damit natürlich zusammen. Sie ist es, weil sie Hingabe an die über ihrem Autor stehende Kraft und weil dadurch ihre Musik zur freiesten wurde. (Während die meisten der grossen B.schen anderen Werke sich nur an ihren Autor selbst wenden und, wenn auch oft verkappt, seinen psychologischen Zustand „nur“ schildern!) ----- Was wiederum Ihre mir gegebene Lösung des Faust betrifft: Ja, so ist nun einmal unsere Beschaffenheit. Die umfangreichste[n] Reduktionen, voll tiefster Bewunderung, jahrelang auf mich herniederprasselnd, helfen nichts und rücken mich nicht von der Stelle. Aber ein einziges Bild, mir gezeigt von einem innerlich Wissenden, schmilzt mich! Ich bin über Sie, über mich, über Ihre Güte, und über den Faust froh! ------ Meine Frau kam endlich, nach langem Drängen. Manches wird mir in diesen Tagen dadurch leichter. Möchte mir es nun vergönnt sein, wenigstens das Wichtigste meiner letzten Abschnitte hier noch zu Papier zu bringen. Auf bald! Mit der Umarmung der herzlichen Freundschaft Ihr Ludwig Rubiner.

Villa Rossa. Muralto - Locarno 27 aprile 1918. Caro e ottimo amico! Le Sue ultime righe mi hanno convertito e mi hanno conquistato subito alla seconda parte del F.[aust], finalmente dopo tanti anni. Ora infatti Lei mi ha svelato di colpo ciò che nessuno finora sarebbe stato capace di fare, con un quadro, una comparazione. Cioè: solo colui che ha vagato in prima persona tra il vissuto umano e artistico, poteva mostrarmi l'opera nella sua duplicità, la piramide poetica e l'artificio! Questo è, mio carissimo amico, il vero segreto del Faust, e l'opera deve essere vista da questa prospettiva. Ogni verso a cui io prima mi sarei avvicinato solo con senso estetico o filosofico o solo per brama di sperimentare, ogni verso mi diventa adesso retrospettivamente chiaro! E devo dirLe: grazie. La ringrazio non solo per la rivelazione, ma La ringrazio anche, con la commozione più profonda, per avermi ritenuto degno della Sua confidenza di questa intuizione attinta alla vita vissuta, che si è soliti tenersi per sé per timore e per premura. Questa fiducia mi rende davvero felice! Musica: il mio sentimento musicale viene risvegliato dai versi di Pater Seraphicus: "salite dunque alla cerchia suprema." La Messa è unica nella produzione di Beethoven. Ho avuto sempre l'impressione che vi abbia svelato tutto se stesso. È anche la miscellanea di Beethoven. Per quanto mi riguarda, "so" perché rappresenta il meglio che egli abbia composto, ma non ho ancora trovato la terminologia per esprimermi con Lei in modo chiaro e inequivocabile. Non vorrei incorrere in un malinteso, sostenendo che la Messa è l'opera che è perché è musica sacra. No. Ma naturalmente c'è una correlazione. Lo è perché devota alla forza innata del suo autore e perché, in questo modo, la sua musica è diventata la più libera. (Mentre la maggior parte delle altre grandi opere di Beethoven sono solo autoreferenziali e descrivono "unicamente" la condizione psicologica dell'autore, anche se molto spesso celatamente!) Ritorno alla soluzione del Faust che mi ha dato: sì, questa è la nostra natura. Le riduzioni più varie unite all'ammirazione più profonda, che mi sono scrosciate addosso per anni, non servono a niente e non mi spostano da dove sono. Ma basta un' immagine mostratami da un conoscitore dell'intimo umano a sciogliermi! Sono felice di Lei, di me, della Sua bontà e del Faust! Finalmente è arrivata mia moglie, dopo tanto insistere. In questi giorni, quindi, alcune cose mi riusciranno più facili. Spero solo che mi sia almeno concesso di mettere per iscritto la parte principale dei miei ultimi capitoli. A presto! Con il cordiale abbraccio dell'amicizia, il Suo Ludwig Rubiner. (la traduzione è mia)

In Berlin/A Berlino

Berlin, d.[er] 15. März 1919 Lieber! (...) Als ich die deutsche Grenze überschritt, fiel mir auf, dass alle Menschen so reines Deutsch sprachen, selbst wenn es bayrisch war; dass alle so freundlich und zuvorkommend waren, selbst in der Eisenbahn. Manches, vor allem Zeitungsberichte, hat uns eine falsche Vorstellung vermittelt. Es giebt überall Cigarren und Cigaretten, nur teuer. Es giebt ein Bierli, das tausendmal besser ist als das von Hürli. Es giebt, im Schleichhandel, „sogar“ Bohnenkaffee. ----- Die Menschen sind im Ganzen und Grossen williger als früher, nur vollkommen uninformiert, über das was sie erwartet, und z.[um] T.[eil] über das, was war. Sie glauben heute noch genau wie früher, ihrer Lügenpresse. In Berlin fällt einem zunächst auf: Eine unwahrscheinlich grosse Zahl von Autos; eine ausserordentliche Gross-Stadtzahl von Menschen in den Strassen; eine wunderbare Schnelligkeit im Denken und Antworten (z.[um] B.[eispiel] auf der Strasse). Die Verhältnisse sind voll von Böswilligkeit. Was in diesen Wochen an furchtbarem und grausamen[m] Gemetzel vorgekommen ist, die entsetzlich, blutdürstige und tierische Roheit gegen ahnungslose und dumpf, unterernährt dahinlebende Unterdrückte, das lässt einem die so berühmte Bartholomäusnacht als eine Lappalie der Weltgeschichte erscheinen. Es scheint, man hat in den vergangenen vier Jahren noch zu wenig gesiegt, und man will durchaus weitersiegen. - Die wirtschaftlichen Verhältnisse sehe ich für das kommende halbe Jahr ohne Optimismus an. Wenn Sie im Herbst kommen könnten, so, dass Sie Ihre - für Ihre Lebensfreude – unumgänglichen Bedürfnisse befriedigen können, ohne allzu wucherische Preise zu bezahlen, so würde ich mich sehr freuen. Ihrer Aufnahme als geistigen und künstlerischen Führers der Generation seien Sie sicher. Das hat alles gestimmt, was Rita davon in Zürich sagte; noch mehr, Sie müssen sich die Maasse, in denen das geschehen wird, noch viel, viel grösser vorstellen, als man es sich in der bescheidenen Zürcher Luft gewöhnt. In den nächsten Jahren wird wohl Berlin doch der geistige und künstlerische Mittelpunkt von Europa werden, so wie es in den sechziger bis ach[t]ziger Jahren Paris war. Darauf deutet mir heute hier alles. An Rita habe ich eine grosse Überraschung erlebt. Sie bewegt sich in Berlin ganz natürlich, ist nicht hysterisch, ist nett und klug, hat ausgezeichnete und sympathische Bekannte, sie ist in ihrer natürlichen Luft und garnicht mit der Zürcher Rita zu vergleichen. Und zu allem war sie wirklich eine so ausgezeichnete Verwalterin der tausend Dinge Ihrer Wohnung, dass ich nur staunen kann. Alles hängt hier nun von der Entwicklung der Ereignisse im Sommer ab. Vorläufig haben die Leute leider noch ein zu grosses Vertrauen zu... ja, Sie werden das nicht für möglich halten, zur Entente, obwohl sie an diesem Vertrauen verhungern! Dieses Vertrauen wird, wie ich vermute, von officieller Seite zu partei = politischen Zwecken geschürt; da es aber noch eine Briefcensur giebt, kann ich mich wohl über diese Dinge wie über einige andere nicht auslassen. ------- Noch eins: Dass ein Mensch wie Bruno Goetz nicht in Berlin ist, ist verbrecherische, dumme Idylle. Er muss nicht verhungern, er würde genug verdienen, dafür könnte ich, zum Teil, sorgen; und hier ist sein Platz, hier hat er zu arbeiten, wenn er nicht verkommen will. (Niemand muss verhungern: selbst Goetzens Familie, die sich von lächerlich kleinen Summen erhält, isst mit ihren vier Personen ganz ordentlich; ich besuchte sie.) Jedenfalls ist höchste Zeit, dass er hier lebt. Die Pumpstation Zürich ist Unsinn. ------- Meine Frau war nur kurze Zeit in Berlin. Sie fuhr auf ihr Besitztum, wo ihr Vater starb und von dessen Beschaffenheit – ganz zerschossen ? verkommen ? oder blühend ? – wir uns keine Vorstellung machen konnten. Ich erhielt eine, wie es scheint, nicht unerfreuliche Nachricht von ihr. Sie wird in den nächsten Wochen wieder eintreffen. Und nun umarme ich Sie und die liebe Frau Gerda, und Lello und - vielleicht, ist er schon in Ihrer Nähe - Ihren Benni! Der Ihre in Freundschaft und Dankbarkeit Ludwig Rubiner. Berlin W. 30. Viktoria Luiseplatz 11 [IV].

Berlino, 15 marzo 1919 Caro! (...) Quando ho attraversato il confine tedesco, mi sono accorto che la gente parlava una lingua così pura, anche se era bavarese; che tutti erano così gentili e premurosi, anche sul treno. Ci sono cose, soprattutto gli articoli di stampa, che ci hanno fornito una visione distorta. Dappertutto ci sono sigari e sigarette, solo costosi. C'è una birretta, mille volte più buona di quella di Hürli. C'è "persino" il caffè in chicchi, di contrabbando. Le persone sono, in generale, più solerti di prima, solo del tutto disinformate su ciò che le attende, e in parte su ciò che è stato. Credono ancora oggi, esattamente come prima, alle diffamazioni giornalistiche. Ciò che salta subito all'occhio a Berlino: un numero inverosimilmente grande di automobili; un numero straordinario di persone per le strade, un numero da metropoli; una prontezza nel pensare e nel rispondere (p.es. per la strada). I rapporti sono improntati alla totale malevolenza. Il massacro efferato avvenuto in queste settimane, la brutalità atrocemente sanguinaria e bestiale contro gli oppressi, ignari e stolti, denutriti e inerti, fa sembrare la famigerata notte di San Bartolomeo una bazzecola della storia universale. È come se negli scorsi quattro anni non si fossero riportate abbastanza vittorie e si insistesse nel voler vincere a ogni costo. Non sono ottimista circa la situazione economica dei prossimi sei mesi. Se Lei potesse venire in autunno, così, e potesse soddisfare le indispensabili esigenze di vita - in modo a Lei piacevole - senza pagare prezzi esorbitanti, ne sarei molto felice. Può essere certo di essere accolto come la guida spirituale e artistica di una generazione. È tutto vero quello che Rita ha detto a Zurigo; ancora di più, Si immagini un contesto di avvenimenti molto, molto più grande della modesta aria zurighese alla quale si era abituati. Nei prossimi anni Berlino diventerà il centro intellettuale e culturale dell'Europa, proprio come è stata Parigi dagli anni '60 agli anni '80. Tutto lo lascia presagire. Rita mi ha sorpreso molto. A Berlino si muove con disinvoltura, non è isterica, è gentile e accorta, ha dei conoscenti squisiti e simpatici, è nel suo ambiente naturale, per niente paragonabile con la Rita a Zurigo. E come se non bastasse è veramente l'amministratrice perfetta delle mille cose da sbrigare nel Suo appartamento, non posso che rimanerne stupito. Qui tutto dipende dall'evolversi degli eventi in estate. Per il momento la gente, purtroppo, ripone ancora molta fiducia in... sì, non ci crederà, nell'entente, sebbene muoia di fame per questa fiducia! Fiducia che presumo venga alimentata ufficialmente per scopi partitici, politici; siccome vige ancora la censura della posta, non posso pronunciarmi su queste come su altre cose. Ancora una cosa: che uno come Bruno Goetz non sia a Berlino, sembra un crimine tanto idilliaco quanto stupido. Non deve morire di fame, guadagnerebbe abbastanza, potrei provvedere io, in parte; il suo posto è qui, è qui che deve lavorare, se non vuole perire. (Nessuno deve patire la fame: persino nella famiglia di Goetz, che si mantiene con somme risibili, esigue, sono in quattro persone a mangiare come si deve; sono andato a trovarli.) Comunque, è tempo che venga a vivere qui. La stazione di pompaggio Zurigo è un'assurdità. Mia moglie è stata a Berlino per poco tempo. Si è recata alla sua tenuta dove morì il padre, non avevamo idea dello stato in cui si trovasse - tutta crivellata di colpi? In rovina? Florida? In realtà, ho appreso la lieta notizia che arriverà nelle prossime settimane. E ora abbraccio Lei, la signora Gerda, Lello e il Suo Benni - che forse è già vicino a Lei! Il Suo in amicizia e gratitudine Ludwig Rubiner. (la traduzione è mia)

23.6.2020

Selma Lagerlöf

Locarno. Donnerstag, Himmelfahrt 1918 Lieber Verehrter! Schon seit langem habe ich nichts mehr von Ihnen vernommen …. quindici giorni fa – und ich möchte doch so gerne wissen, wie es bei Ihnen geht und steht? Wie ist Ihre und Frau Gerdas Gesundheit? Und wie richten Sie sich in diesem Sommer das Leben ein? Ich eile mit Riesenschritten dem Ende meiner Arbeit zu. Dieser letzte Akt, an dem ich nun noch einiges zu tun habe und danach fahre ich gen Zürich - ist mein kühnster. Der schwebt wirklich so zwischen Hölle und äusserster Phantasie, dass mir vor mir etwas bange wird. Ich übersehe schon jetzt im Voraus: Dieses Werk wird mich bei meinen Zeitgenossen weder berühmt noch verachtet machen, sondern mich der Lächerlichkeit preisgeben. Dies sage ich ohne tragische Gebärde, die ich nur komisch fände. (Sogenanntes Verkanntsein giebt es in Wahrheit garnicht.) Ich nehme mir schon jetzt vor, meine folgenden Arbeiten nur als Gelegenheit zu benutzen, gerade dieses ausgelachte Buch in den folgenden Jahren zu Ehren zu bringen. Sein heutiger Erfolg scheint mir unmöglich zu sein, und darum wäre er mir auch gleichgültig. Im vergangenen Monat regnete es in Locarno vermutlich etwas mehr als in Zürich. Die Weltereignisse dieser Stadt bestanden in einem durchreisenden Chinesen, der zauberte und nach einem meiner Bekannten, dem sein Leben billig ist, mit schweren Messern warf, ohne ihn zu verletzen. Ich möchte Ihnen eine Meister=Geistergeschichte senden, allerdings von Selma Lagerlöf, dennoch ein Meisterstück der Geister - Weltliteratur. ------- Sehr lieber, Ihre Nahrückung des Faust hat sich in diesen Wochen in mir bestätigt, gestärkt, ist geradezu in mein Blut übergeganen und hat in mir Körper gebildet. Ich las eine Inhaltsangabe von Schrekers Oper „Die Gezeichneten“: Es giebt also auch schon den Victor - Hugo = Imitations + Schönberg = Kitsch! Hauptperson: Ein buckliger Renaissance – „Lüstling!“ Wer der nicht Verdi heisst, ist vermutlich ein impotenter Schönberg Morphinist. Doch vielleicht bin ich ungerecht. Ich glaube aber nicht; denn man hat doch eigentlich den instinktiven Blick für das, was Einer will! - Ich sah dieser Tage in den wirklichen Victor Hugo hinein. Das scheint mir ein Mann zu sein, dessen tatsächlich ausserordentliche Irrtümer aufs ungeheuerste aufgewogen werden durch eine wahrhafte, mutige, reiche, vibrierende Genialität. Comme il est généreux! Und wirklich, der naive Verdi ist ihm oft ähnlich! Seien gegrüsst, geliebt und umarmt von Ihrem Ludwig Rubiner. (9. Mai 1918)

Locarno. Giovedì dell'Ascensione 1918 Caro stimato! Non ho avuto Sue notizie già da molto tempo .... quindici giorni fa - e gradirei sapere come Le vanno le cose. Come sta e coma va la salute della signora Gerda? E cosa ha intenzione di fare quest'estate? Mi affretto a grandi passi verso la fine del mio lavoro. Quest'ultimo atto a cui devo lavorare ancora un po', dopo di che vado a Zurigo - è il più audace. È sospeso in un certo senso tra l'inferno e la fantasia più sfrenata, e mi incute una certa soggezione. Lo prevedo già ora, in anticipo: quest'opera non mi porterà né la gloria né il disprezzo tra i miei contemporanei, ma mi esporrà al ridicolo. Lo dico senza tragicità che mi sembrerebbe solo assurda. (Il cosiddetto misconoscimento, in realtà, non esiste affatto.) Mi riprometto già adesso di usare i miei lavori successivi solo come possibilità per onorare nei prossimi anni proprio questo libro deriso. Il suo successo odierno mi sembra impossibile e non me ne importerebbe nemmeno. Il mese scorso, a Locarno, ha piovuto forse di più che a Zurigo. L'attrazione internazionale della città è stato un illusionista cinese, girovago, che ha lanciato coltelli pesanti contro un mio conoscente, stanco di vivere, senza ferirlo. Vorrei inviarLe una storia di fantasmi eccellente, un capolavoro della letteratura spiritistica mondiale, seppur di Selma Lagerlöf. Carissimo, in queste settimane si è consolidato, ha preso forza dentro di me l'approssimarsi del Suo Faust, arrivando persino a circolare nel mio sangue e a prendere corpo dentro di me. Ho letto un riassunto dell'opera di Schreker "I segnati": bene, l'imitazione di Victor Hugo + il kitsch di Schönberg! Il protagonista: un "libertino" gibboso del Rinascimento! Chi non si chiama Verdi è presumibilmente un morfinista impotente come Schönberg. Ma forse sono ingiusto. Ma non lo credo; perché in realtà gli occhi cadono istintivamente su ciò che uno vuole vedere! In questi giorni ho dato un'occhiata al vero Victor Hugo. Mi sembra un uomo i cui errori, davvero straordinari, vengono compensati magistralmente da una genialità autentica, ardita, ricca, vibrante. Comme il est généreux! E sul serio, l'ingenuo Verdi gli assomiglia assai! La saluto, La stimo e La stringo in un abbraccio, il Suo Ludwig Rubiner. (9 maggio 1918) (la traduzione è mia)

Dante, Tolstoi, Faust II

24. morgens. Weil das Wort „Verstehen“ fiel. Sie fragten mich einmal, was ich über „Verständlichkeit“ denke. Ich halte sie für die erste Bedingung, und sie ist mir genau dasselbe wie „guter Bau“. Verständlichkeit kann natürlich nicht heissen, - wie sie missbraucht wird - : Wiederholung von schon Gewöhntem. Sondern gegenseitige Klarheit in den Einzelteilen, die der (notwendigen) Zurückführung auf die primären Grundlagen der Idee entsprechen müssen. Also: Welt – Allgemeingültigkeit. So ist Dante. So das indische Drama. So der babylonische Mythos. So die antike Tragoedie. - Ausschliessung des Zufälligen, und vor allem des Privaten. z.[um]B[eispiel]: die angebliche Nichtverständlichkeit und Kommentarbedürftigkeit von Dante, Tolstoi, Faust II ist nur böser Wille des Bürgers, der in seiner geistigen Ruhe nicht gestört werden will, und der vor allem nicht aus sich heraus will. Der Hass gegen manche neue Maler, die sichtlich und nachweislich in härtester Arbeit auf die primären Grundlagen des Sehens zurückgehen, ist aus derselben Trägheitskategorie. Und vieles andere dergleichen. z.[um] B.[eispiel] Reger der einem doch wirklich keine Geheimnisse aufgibt, gehört für mich zur Klasse der Unverständlichen (Sünder!), weil er stundenlang auf musiktechnischem Wege privates Gemurmel von sich gibt. Bach höchste Verständlichkeit einer Gemeinschaft! Mozart die Verständlichkeit des neuen Jahrhunderts. Ich denke immer, und absichtlich unhistorisch: Beethoven ist ein Rückschritt ins Private, je mehr er „letzter Beethoven“ wird! (Beweis übrigens auch der sichere grobe Instinkt des Publikums, der Mond- u. Sternendinge zu den Werken hinzu erfindet, während doch die Allgemeingültigkeit der wirklich großen Werke die umfassendsten kosmischen Gesetze der Welt schon in sich einschließen.) - Noch eins: Bei näherer Betrachtung Ihres Briefes scheint es mir aus einem Tone schattenhaft, als fühlten Sie meine Frage betr. Faust II nicht in Ordnung. Z.B. Ihr Hinweis auf den Unterschied der Lebensjahre, der Erfahrung. Aber das ist gewiss eine Täuschung von mir, die ich hier in meiner Einsamkeit habe. Wie sollte wohl, denke ich mir, überhaupt sonst ein Gespräch möglich sein – unter uns Wenigen, die heute überhaupt noch denken und fühlen! Und noch wegen meiner Äußerung (in meinem vorletzten Brief) über Dr. Huber bitte ich Sie um Verzeihung. Er gehört zu Ihren Freunden, ich darf ihn also nicht so gleichgültig ablehnen. Mich hatte nur der Unmut und die Enttäuschung über seine Lauheit in Sachen des „Journal de Genève“ hingerissen. Doch das ist wohl seine Krankheit. Mein Freund ist er natürlich nicht. Künstler vieux jeu mag ich nicht. Das darf aber kein Grund sein, so von ihm zu sprechen. Also: Bitte nicht böse sein! Ihr Ludwig Rubiner

24 di mattina. Perché si è parlato di "capire". Lei mi ha chiesto una volta cosa ne pensassi della "comprensibilità". Credo che sia la prima condizione e che equivalga a una "buona edificazione". Comprensibilità non vuol dire chiaramente: ripetizione di ciò a cui siamo avvezzi - significato abusato. Ma chiarezza reciproca delle componenti in conformità al fondamento primario dell'idea a cui esse risalgono (necessariamente). Allora: universalmente valido. Come Dante. Il dramma indiano. Il mito babilonese. La tragedia antica. - Esclusione del caso, e soprattutto del privato. P. es. la presunta incomprensibilità e il bisogno di commentare Dante, Tostoi, Faust II è solo cattiva volontà del cittadino che non vuole essere disturbato nella sua tranquillità intellettuale e che, più di tutto, non vuole uscire al di fuori di sé. Anche l'odio contro quei pittori moderni che, con visibile fatica e difficoltà, risalgono empiricamente al fondamento primario del vedere, rientra in questo contesto di indolenza. E tante altre cose ancora. P. es. Reger che non ha segreti per nessuno, secondo me rientra nella categoria degli incomprensibili (peccatore!) perché per ore emette un borbottio privato percorrendo vie tecnico-musicali. Bach, la massima comprensibilità di un comune appartenere! Mozart, l'intelligibilità del secolo moderno. Il mio è sempre un pensare deliberatamente astorico: Beethoven è regredire nel privato, quanto più diventa l' "ultimo Beethoven"! (Lo dimostra tra l'altro anche l'istinto sicuro, grossolano del pubblico che inventa cose che stanno tra la luna e le stelle per annoverarle tra le opere, mentre le opere veramente grandi sono universali e includono in sé le leggi cosmiche più vaste dell'universo.) - Un'altra cosa: leggendo attentamente la Sua lettera mi sembra di percepire un'ombratura di tono, come se Lei trovasse inappropriata la mia domanda riguardo il Faust II. P. es. Il Suo accenno alla differenza di anni, di esperienza. Ma ho preso sicuramente una cantonata, in questa solitudine in cui mi trovo. Mi chiedo, altrimenti come potrebbe essere possibile un dialogo - tra noi, i pochi che ancor oggi pensano e sentono! E ritornando a ciò che ho detto a proposito del Dr. Huber (nella mia penultima lettera), chiedo venia. È un Suo amico, quindi non posso respingerlo con cotale indifferenza. Mi sono fatto trasportare dall'indignazione e dalla delusione per la sua tepidezza in merito al "Journal de Genève". Ma questa è la sua malattia. Di sicuro non è amico mio. Non mi piacciono gli artisti di vecchio stampo. Ma non è un buon motivo per parlare di lui in questo modo. Allora: per favore, non Sia offeso! Il Suo Ludwig Rubiner (la traduzione è mia)

13.6.2020

Hexenküche - Mütter/La cucina delle streghe - Le madri

13. Mai 1918 Lieber und verehrter! Aus Ihrem letzten Brief ersehe ich, dass Sie meinen vorletzten, den ich am Freitag d.[en] 26. April direkt in die Scheuchzerstrasse schrieb, nicht erhalten haben. In diesem Briefe hatte ich Ihnen geschrieben – ich kann es heute nur in dürren Worten wiederholen - wie mir Ihre Bemerkung über den Bau des Faust mit einem Schlage das ganze Werk vollkommen licht eröffnet habe; und wie mir das Bild, das Sie fanden, um den Bau auszudrücken, weil es aus Ihrer eigenen jahrelangen, letzten Kunsterfahrung und aus Ihrem eigenen Erleben genommen war, mir in einem Moment allseitig dieses Werk erschlossen habe, - während bisher jahrelange Deduktionen mich nicht überzeugt hätten. - Dass Sie diesen Brief nicht bekamen, schliesse ich auch aus einem gewissen Erstaunen über ein Wort meines letzten Briefes, wie nahe Sie mir nun den Faust gebracht hätten. Ja, Sie haben mich wirklich sehend gemacht, und ich stimme in der Betrachtung des Faust vollkommen überein, aus keinem anderen Grunde, als, weil es genau so ist, wie Sie schreiben! - Obwohl nun jener verlorene Brief keine eigentliche Antwort herausforderte, war ich doch sehr beunruhigt über Ihr langes Schweigen; ich dachte nicht daran, dass er verloren gegangen sein konnte, und nahm zuletzt an, es seien in Zürich Dinge vorgefallen, die Sie am Schreiben hinderten. Das war glücklicherweise ein Hirngespinst von mir, wie sich jetzt zeigte. Von mir, dem eingefleischtesten und unausrottbarsten Grosstädter, ist es natürlich ein wilder Gewaltstreich mich „innert“ der Dorfstadt - Höhle Locarno zu verkriechen, nur um hier meine Arbeit ganz zu „erstellen“. Das ist nur erträglich, weil ich doch manchmal auf der Strasse einige italienische Strassengesichter, einige Strassenbewegungen sehe. Aus meinem Fenster sah ich neulich einen herrlichen Streit mit an, der mit dem Schlachtschrei „Vacca!“ begann, während doch in Zurigo zunächst aus einem dicken Bauch nur das unterirdische Gemurmel: „Chaib!“ hervorrollen wurde. Übrigens scheint mir Giotto heute um seinen Schweizer Aufenthalt beneidenswert zu sein. Wir andern platzen! ----- Ascona ist nicht nur der heilige Berg der Naturmenschen, sondern der Ort auch, an dem sich die specifisch ganz impotenten Künstler der Welt angesiedelt haben. Einer, dessen höchstbegabten Bruder ich aus Deutschland kenne, hatte mir einmal nach Zürich geschrieben. Ich konnte nicht umhin; auch war er und sein Mädchen sympathisch. In tiefstem Ekel (und mit Recht strömenden[m] Regen) wanderte ich wieder nach Locarno. So grosse Theorien haben sie alle, und so kleine Werkchen. Und eine Erscheinung, die ich schon seit Jahren los zu sein und nicht mehr wieder zu treffen hoffte, stand funkelnagelneu wieder da: Die Künstler etc. belegen Ihre Angelegenheit mit Kant! Es war ein wildes und albernes Charabia. Beweisen wollen etc. etc. Und die Ehrlichkeit und natürliche Offenheit brach sich erst in einer heimlich versteckten Frage Bahn, als mir einer zuraunte: „ Glauben Sie, ob die Schweiz in den Krieg kommt?“ Es war das erste menschliche Wort. Ein anderer vom heiligen Hügel erzählte mir wutschnaubend von dem Theosophen Steiner, dessen Schüler u.[nd] Intimus er sechs Jahre lang gewesen war. „So ein Schurke, so ein Schuft, und überhaupt seine erotischen Angelegenheiten!“ - „?“ – „Denken Sie, dieser Mensch hat mit Hülfe der schwarzen Magie vielen Frauen, die ihn anbeten, auf dem Astralplan Astralkinder gemacht!“ Die Frau des grossen Eingeweihten, der mir diese äusserst frivole Enthüllung machte, sass ohne Wimperzucken dabei. Ihr Astralplan kam nicht in Frage. ----- Ausserordentlich eindrucksvoll klärend und überzeugend ist Ihr konstruktiver Querschnitt durch den Faust. Ich hätte einen Vorschlag, den ich nicht für ganz falsch halte. Wenn man nun noch diese beiden wichtigen Parallelen einfügte: Hexenküche -------- Mütter. In beiden nämlich Verwandlung und Wiedergeburt. In der Hexenküche die persönliche Verjüngung; bei den Müttern die ewige Regeneration. ----- Zweygberg, zwischen seinem Gartenhaus und dem Hintereinanderspiel von sämtlichen Bachischen Cellosuiten, brachte den Abend bei mir zu und sagte mir, dass Huber ihm begeistert über die Wälder von Solothurn geschrieben habe. - Ich las den einzig guten Aufsatz, den ich je über Rodin gelesen habe (wenn auch der noch zu lyrisch), von Élie Faure. Wollen Sie ihn haben? ----- Nächtlicher Blick in den Gulliver. Swift hat noch viel toller prophezeit, als alle anderen Propheten. Sogar astronomische Entdeckungen (mit genauen Angaben) vorweg. Und das gleichmütig, es für nichts achtend, und mit der höhnischesten Ironie. ----- Gewiss, jedes Land hat seine Boches . Aber dass man sich auf Kant bezieht, um seine Jugendstilbilder (mit Expressionisten-Sauce) zu entschuldigen: c’est très boche. ----- Zwei neue, ekelerregende Worte sind das einzige Resultat dieses Krieges: Mentalität, und Defaitismus. - Ah, ab[b]asso la stupidità! (Nachklang von Ascona.) - Ich falle in Ihre Arme Ihr Ludwig Rubiner.

13 maggio 1918 Caro e stimato! Desumo dalla Sua lettera che non abbia ricevuto la mia penultima missiva di venerdì 26 aprile, scritta direttamente dalla Scheuchzerstrasse. Le avevo riferito - e adesso lo ripeto solo con parole scarne - che la Sua riflessione sulla struttura del Faust mi aveva rivelato, in un attimo, l'opera intera in tutta la sua chiarezza; e il quadro da Lei trovato per esprimere l'impianto, desunto dall'esperienza artistica degli ultimi anni e dal Suo vissuto personale, mi ha trasmesso in un momento una visione poliedrica di quest'opera, dopo anni di deduzioni rimaste finora inconcludenti. Presumo che non l'abbia ricevuta, anche perché colgo un certo stupore per quello che avevo scritto nell'ultima lettera, su quanto Lei mi abbia avvicinato al Faust. Sì, mi ha veramente aperto gli occhi e concordo pienamente con la Sua considerazione sul Faust per il semplice motivo che è proprio come scrive Lei! Sebbene la lettera andata persa non esiga una risposta immediata, ero molto preoccupato per il Suo lungo silenzio; non ho pensato che potesse essere andata persa, ma che, insomma, a Zurigo fosse successo qualcosa che Le avesse impedito di scrivere. E ora dico, per fortuna, ho lavorato troppo di fantasia. Per me, che sono il cittadino più inveterato e inestirpabile, è chiaramente un colpo di mano violento rintanarmi dentro questo antro provinciale che è Locarno solo per "eseguirvi" il mio lavoro. Lo sopporto perché ogni tanto vedo per strada qualche faccia da strada italiana, qualche piazzata. Ho assistito recentemente dalla finestra a un litigio furibondo, che ha avuto inizio al grido di battaglia "Vacca!", mentre a Zurigo sarebbe subito uscito, rotolando da un ventre pingue, solo il borbottio sommesso: "Chaib!". A proposito, oggi Giotto mi sembra invidiabile nel suo soggiorno svizzero. Noi altri scoppiamo! Ascona non è solo la montagna sacra dei naturisti, ma anche il luogo dove sono immigrati gli artisti, nella fattispecie i più impotenti al mondo. Uno di questi ha un fratello dotato di gran talento, che ho conosciuto in Germania e che un giorno mi ha scritto a Zurigo. Non ho potuto farne a meno; sia lui che la sua amica erano simpatici. Profondamente disgustato (e come se non bastasse sotto la pioggia battente) mi sono messo di nuovo in cammino per Locarno. Tutti hanno un sacco di teorie e operette da poco. Poi mi sono trovato là, davanti a una scena nuova di zecca di cui speravo già da anni di essermi sbarazzato e di non rivedere mai più: gli artisti ecc. farciscono le loro argomentazioni con Kant! Un borbottio sconclusionato e puerile. Volevano dimostrare ecc. ecc. E allora l'onestà e la franchezza naturale si sono manifestate sotto forma di domanda latente, quando uno mi ha bisbigliato all'orecchio: "Crede che la Svizzera entrerà in guerra?" È stata la prima parola umana. Un altro della collina sacra mi ha raccontato, schiumante di rabbia, del teosofo Steiner di cui era stato l'allievo e il confidente per sei anni. "Che canaglia, che furfante e poi le sue faccende erotiche!" - "?" "Pensi, quest'uomo ha generato bambini astrali sul piano astrale con le sue molte adoratrici, per mezzo della magia nera!" La donna del grande iniziato, che mi ha fatto queste rivelazioni assai frivole, è restata seduta senza batter ciglio. Il suo piano astrale non veniva preso in considerazione. Il Suo spaccato del Faust è costruttivo, ha un sorprendente effetto chiarificatore ed è convincente. Avrei una proposta che non mi sembra niente male. Se solo si potesse aggiungere il parallelismo importante: cucina delle streghe - madri. In entrambe, infatti, metamorfosi e rinascita. Nella cucina delle streghe il ringiovanimento personale; nelle madri la rigenerazione eterna. Zweygberg, tra il suo capanno da giardino e l'esecuzione consecutiva di tutte le suites per violoncello di Bach, ha trascorso la serata da me e mi ha detto che Huber gli ha scritto entusiasta dei boschi di Soletta. Ho letto il primo saggio su Rodin che si possa considerare buono (anche se ancora troppo lirico) di Élie Faure. Vorrebbe averlo? Un'occhiata notturna al Gulliver. Swift è stato un profeta superiore a tutti gli altri. Ha anticipato perfino delle scoperte astronomiche (con informazioni dettagliate). E con l'imperturbabilità, il disprezzo e l'ironia più dissacrante. Ogni paese ha sicuramente i suoi boches. Ma che ci sia bisogno di riferirsi a Kant per scusare i propri quadri in stile liberty (con salsa espressionista): c'est très boche. Due parole, nuove e disgustose, sono il risultato di questa guerra: mentalità e disfattismo. - Ah, abbasso la stupidità! (Echeggia da Ascona.). Cado nelle Sue braccia, il Suo Ludwig Rubiner. (la traduzione è mia)

13.6.2020

Faust II, Wilhelm Meister

Noch immer: Muralto – Locarno Villa Rossa 23. Apr.[il] 1918. Lieber und Verehrter! Nur kurz: Ich sandte Ihnen gestern abend einen Brief durch express nach Genf, damit er dort noch an Sie gelange. Da aber die Post erst heute früh befördert wurde, nehme ich an, dass Sie ihn in Genf nicht mehr erhalten, und er Ihnen nachgeschickt werden muss. ----- Ihre Hauptargumente für den Faust II sind für mich völlig überzeugend. Vor allem das, die Ausschaltung des Schuldbegriffes, der mich schon seit früher Jugend verfolgt hat. Vor allem, da die ganze neuere Dramatik die „Schuld“ (nach der Antike) verwässert und künstlich gemacht hat - während sie bei Äschylus noch ursprünglich religiöse, weit über den Einzelmenschen hinausreichende Ursprungsbedeutung hat. (Am stärksten, scheint mir, in Äschylus „Gefesseltem Prometheus“. Gute Übersetzung in der kl. Inselbücherei.) Andererseits wagt der neue Dichter nicht, das wirklich Böse und die wirkliche Sünde (die es doch wahrhaft giebt, wenn man nicht etwa auf Haeckelschem monistischen[m] Standpunkt steht) zu gestalten. Das hat nun Goethe wirklich getan, wie nur ein ursprünglicher Mensch. Ferner leuchtet mir Ihre Bemerkung ein, dass die Sünde begangen werden muss, und das wird wirklich auch in der plastischen Durchführung das Grösste sein. Darf ich nun - ohne die Grösse respektlos anzutasten! – einige ernste Fragen tun? Warum muss Faust durch Verklärung erlöst werden? Da doch die Erlösung, also das Paradies, schon in der anderen Seite der sündigen Handlung liegt, nämlich in der menschlichen. D.[as]h.[eißt] da doch die Erlösung und das Paradies im Gesamtumfang des menschlichen Lebens mit allen seinen Handlungen liegt. (Wenn nicht, dann hätte ja der Erlösungs = Richard Wagner recht, der so deutlich die Künstlichkeit der dramatischen Erlösung zeigte. Und das liegt in der Idee, das ist nicht nur Talentunterschied.) Warum ferner - - Gretchen? Wenn Erlösung nach so gewaltigem Leben, mit so gewaltigen Mitteln - warum nicht nach bewusst grossen Sünden? Denn Goethe, im ganzen II Teil, steht mit tiefstem Recht auf Seiten des Bewussten. (Valentin geht für seine Dumpfheit unter. Tiefster aller tiefen Kontrapunkte!) Aber meine Frage war viel einfacher gemeint. (Sie haben Sie durch Ihre, das Letzte greifenden Bemerkungen gleich auf die letzten Dinge auch bei mir geführt.) Meine Frage: Ist Faust II ein Drama? Ich rede hier nicht von der handlichen theatralischen Form. Sondern von der Form im wichtigsten Sinne. Faust II ist (jetzt rein technisch gesprochen) ein „Chorgesang mit Solisten“, dessen einzelne Scenen in Wahrheit alle sich zu gleicher Zeit abspielen, gewissermassen in einem Kreis angeordnet alle zur gleichen Zeit vorgetragen werden müssten. Das Schönste, das sich wiederum für uns daraus ergiebt, ist, dass im II.Teil die Zeit ausgeschaltet ist, überhaupt nicht existiert! (Gefühlteste Versinnbildlichung „Die Mütter“; doch ist das nur die „technische“ Seite der „Mütter“; sie haben noch viel wichtigere Aspekte.) Ferner kommt aus dieser halb bewussten, halb aber auch unfreien (die Wahrheit zu sagen) Conception diese ausserordentliche und staunenswerte Bereicherung der concentrierten neuen Gedichtsprache. Mit der Goetheschen Antike und ihrer Wiederbelebung werde ich bis in mein hohes Alter nicht mitfühlen können. Obwohl die grossartigsten Verse gerade dort stehen. Die Prophetie ist vielleicht nicht ganz so gross, nur erstaunlich, aber solche Prophetie, die sich auf Mechanisches und nicht auf Menschenschicksal bezieht, findet man auch in viel kleineren Werken. Z.[um]B.[eispiel] sehr, sehr viel bei Jean Paul. Doch machen solche Anticipationen gewiss nicht die „Modernität“ eines Werkes aus, sondern das wird nur durch seine Zeitlosigkeit (Zeitlosigkeit in der Ideengrundlage, nicht in der Einzelbehandlung) erwirkt. Aber das wissen Sie ebenso wie ich. Die ausserordentlichste und bedeutendste Stellung, die allseitigste, hat Mephisto. Dass er Phorkyas heissen muss? Dass eine der unerhörtesten Phantasiebildungen, der Türmer, Lynkeus heissen muss? (Und beide nicht nur heissen, sondern auch sein!). Dass „Helena“ sein muss! ------ Darf man jemals in diesen Dingen unaufrichtig sein? Nein; auch nicht vor einem Freunde, der das Werk liebt. Denn es ist gerade das ungeheure Maass des Werkes, das einen nicht etwas heisst „Kritik“ zu üben (was albern, kleinlich, dumm und lächerlich wäre!), sondern das einen aufrüttelt zur Frage: „Was nehme ich vor meinem Tode aus diesem Lebenswerke?“ Würde nun ich, L.[udwig] R.[ubiner], morgen nicht mehr existieren, so hätte die Erinnerung in meiner wichtigsten, aufrüttelndsten, letzten Stunde des Lebens so ausgehen: Ein ungeheures, panoramahaftes Gesamtbild des bewusst-fühlenden, tätigen Lebens. Vorbildliches. Dies auf die kürzesten Formeln gebracht.] [In meinen Schwingungen bleibt davon die Rückamplitude der äussersten, Zeitbegriff verdrängenden Konzentration. Die Konzentration ist so gewaltig, dass sie bei diesem quantitativ umfangreichen, mannigfaltigen Werk, das noch dazu mehrere Leben darstellt, den Eindruck hinterlässt, alles spiele sich in einem Moment ab. Dies ist das Unvergängliche daran. Es bleibt, dass die Ausdrucksform der Formeln – zu einem sehr grossen Teil vergänglich ist. Ist man aber nicht ehrlicher gegen Goethe, und lässt man diesem Werk nicht viel höheres, reineres und intensiver dichterisches Leben, wenn man gerade gegenüber jenen vergänglichen Formeln nicht in der Art verfährt, als wollte man Philinens Wort im „Wil.[helm] Meister“ abändern: „Wenn ich dich deute, was gehts dich an?“ ----- Und so war meine Frage über Ihre persönliche Stellung zum II Teil ganz einfach, menschlich = künstlerisch und direkt gemeint: Welche wirklich schöpferische Anregung für Ihre eigene Arbeit gab Ihnen das Werk, und gab sie Ihnen eine wirkliche? Ihren Faust haben Sie nach dem Puppenspiel geschrieben; doch nicht aus Originalitätssucht, auch nicht, um irgend ein gutes Opernbuch zu machen. Auch wären Sie in Fragen der Kunst vernünftiger Egoist genug, den Goethe selbst zu ergreifen, wenn Ihnen das künstlerisch für Ihre Person aussichtsvoll erschienen wäre (auch hätte sich dann irgendwie die Möglichkeit ergeben, es zu tun). Aber Ihr Buch ist so gewaltig anders als das Goethe'sche Werk, dass ich mir unwillkürlich die Frage vorlegte, ob der II Teil - ausser der Bewunderung und der Bestätigung von Lebenserfahrung und Lebenswahrheit (was nun schon enorm viel ist!) ----- auch unmittelbar aus Ihnen etwas zum Rollen gebracht hat. Ich persönlich glaube, dass dies nicht so ist, und auch nicht so sein kann. Denn der Faust II ist ein Werk, das immer wieder in sich zurückkehrt, ganz in sich bleibt, und wohl aufgeschlossen werden kann, aber nicht den anderen aufschliesst. Ein[e] ungeheure Handlung. Kein Drama. Drama natürlich nicht im engen, dialektischen Sinne gebraucht, sondern in seinen Konsequenzen, die es auf Leser und Zuschauer hat. Die Konsequenz des Dramas heisst, bei Leser und Zuschauer:„Folglich? Was soll ich also tun?“ Dies sagt man sich hinter jedem Äschyleischen Drama, hinter jedem indischen Drama, hinter jedem Goetheschen Drama, hinter Ihrem Drama (da die Antwort: zur Wiedergeburt leben!). Hinter dem II Teil ist diese Frage unmöglich. Und nun sahen Sie gewiss schon längst, dass ich nicht die Achtungslosigkeit beging, das Werk zu messen, oder womöglich abzuurteilen. Sondern dass ich mir Rechenschaft über Formfragen zu geben suchte. Diese Formfragen kann man aber erst stellen und auf sie antworten, wenn man ein Werk von der absoluten Weltgrösse des Faust II vor sich hat. Der gewaltige Inhalt selbst ist schuld, die Grösse der Dichtung selbst ist schuld, dass man diese wichtigsten Fragen überhaupt stellt. Und das wird man doch dürfen, ohne sogleich mit der Verachtung erschlagen zu werden, die heute die Majorität der „gebildeten Menschheit“ für diesen Frager mühelos bei der Hand hat. Erlauben Sie mir eine Bemerkung in übertragener Sprache. Es giebt ein Goethesches Werk, das für mich sein reinstes dramatisches Gebilde darstellt, das ich von i[h]m kenne. Es ist nicht nur kein Drama, sondern nicht einmal ein Roman. Es ist die Farbenlehre. Dieses Buch (ich lernt es erst 1914 kennen) hat auf mich mit der grössten Erschütterung gewirkt, deren ein Buch überhaupt fähig ist. Es steht in so gewaltigem Bogen über der sogenannten „Optik“, wie Dantes Weltgesetz „Liebe„ über der Bewegung der Weltkörper. So gross ist sein Kreis, dass das specifisch Naturwissenschaftliche nur ein ganz kleiner, vernachlässigensmöglicher - aber dennoch von einem geistigen Standpunkt rückwirkend erklärter – Teilprocess darin ist. In dieser „Farbenlehre“ ist nun aufs Ungeheuerste der Kampf und das Ringen der Farben mit dem Licht dargestellt, so dass die Farben selbstständige Individualwesen sind; handeln und erleiden. (Aber ich spreche hier so ausführlich von Dingen, die Ihnen höchstwahrscheinlich schon lang vertraut sind!). Hier ist, unter einer „gelehrten“ Form etwas erreicht, was an metaphysischer Bedeutung vielleicht doch nur der Metaphysik von Dantes Paradiso wetteifern kann. Und alles, was in Goethe den dramatischen Sinn hatte, hat sich hier instinktiv aufs Ungeheuerste entladen. Benennen Sie die Farben mit Personennamen - und Sie finden in der Goetheschen Farbenlehre unglaubliche ausgespannte Scenarien für augenhafte kosmische Weltdramen. ------ (Privat mag ich nur noch bemerken, die Farbenlehre ist das Werk, das den entscheidenden moralischen Eindruck auf mein Leben gemacht hat.) ------ Alle diese Begriffe sind mir natürlich bewusst als nur sehr persönlicher Art. Wenn ich frage: Warum ist Faust II als Drama geschrieben?, dann kann man mir antworten: „Ihre Frage ist ja falsch, denn 1.) haben Sie offenbar eine falsche Vorstellung von dem, was Sie Drama nennen, und 2.) haben Personen wie Sie überhaupt den Mund zu halten!“ Aber mit dieser Antwort ist niemandem gedient. Ich glaube den Beweis erbracht zu haben, dass ich vor grossen Äusserungen nicht unergriffen stehe, und dass ich künstlerische Lebensfragen nicht aus Respektlosigkeit vor dem Grossen mir stelle. Vielleicht irre ich mich. Den Irrtum kann man allerdings nicht durch irgend einen Vorteil, ja nicht einmal durch die Zahl der Jahre, aus der Welt schaffen. Ein mir bekannter, 60 jähriger Frankfurter Kapellmeister besuchte nach langjähriger Abwesenheit seinen mehr als ach[t]zigjährigen Vater, und machte um 9 Uhr abends noch einen halbstündigen Gang durch die Stadt. Am andern Morgen sagte ihm der Vater. „ Du weisst doch, ich liebe es nicht, wenn meine Kinder nachts ausgehen!“ - Wie hätte den erst sein Grossvater angerasselt, wenn der noch gelebt hätte. ------ Jeder empfindende Mensch hat seine 60 Jahre und seinen mehr als 80jährigen Vater: Der eine liebt die (wirkliche) antike Tragödie unbeschreiblich - ich, zum Beispiel. Ein anderer, vielleicht sehr, sehr liebenswerter Mensch, findet das nur komisch und findet sich in neueren Dingen erfüllt. Bleibt Beides nur Vergnügen, so war es eine müssige Unterhaltung zwischen Beiden. Geschieht aber die innere Befragung aus Gründen der produktiven Umbildung, so ist sicherlich ein Stückchen Weg unter den Menschen weitergeschoben worden! Auf bald - mit einem Freundschaftshändedruck von Ihrem Ludwig Rubiner.

Sempre: Muralto - Locarno Villa Rossa 23 aprile 1918. Caro e stimato! Brevemente: ieri sera Le ho mandato una lettera per espresso a Ginevra, affinchè Le arrivasse colà. Siccome la posta è stata spedita solo stamattina, penso che non la riceverà più a Ginevra e che Le verrà inoltrata. I Suoi argomenti principali per il Faust sono per me del tutto convincenti. Soprattutto l'eliminazione del concetto di colpa che mi ha perseguitato fin dalla prima giovinezza. Prima di tutto perché tutta l'arte drammatica più recente ha annacquato la "colpa" (dopo l'era classica) rendendola artificiale, mentre Eschilo aveva ancora il senso religioso dell'origine, dei primordi che andava ben oltre l'individuo. (Eschilo ci fornisce l'esempio maggiore, a mio avviso, con il "Prometeo incatenato". Buona traduzione presso la piccola collana Inselbücherei.) D'altro canto il giovane poeta non osa configurare il male e il peccato assoluti (che eppure esistono veramente a meno che non si condivida il monismo di Haeckel). Ebbene, solo Goethe, uomo delle origini, l'ha fatto davvero. Mi convince, inoltre, la Sua riflessione che il peccato debba essere commesso e che finirà per essere l'idea centrale anche della realizzazione plastica. A questo punto - senza mancare di rispetto alla grandezza! - posso fare delle domande serie? Perchè Faust deve essere redento dalla trasfigurazione? Poiché la redenzione, vale a dire il paradiso, concerne solo l'aspetto umano dell'azione peccaminosa. Cioè, perché la redenzione e il paradiso riguardano la vita umana con tutte le sue azioni, concepita come entità collettiva. (Se non fosse così, allora avrebbe ragione il Richard Wagner della redenzione che ha mostrato chiaramente l'artificiosità della salvezza drammatica. E questa è l'idea, non sono soltanto differenze di talento.) Inoltre, perché Margherita? Se c'è redenzione dopo una vita tanto strepitosa e con mezzi tanto straordinari - perché non anche dopo gravi peccati commessi consapevolmente? Perché Goethe, in tutta la seconda parte, sta a maggior ragione dalla parte del conscio. (Valentino perisce per la sua ottusità. Il più profondo di tutti i contrappunti profondi!) Ma la mia domanda era più semplice. (La Sua osservazione profondamente arguta ha portato anche me ad avvicinarmi alle cose ultime.) La mia domanda: il Faut II è un dramma? Non parlo a questo punto della forma maneggevole, teatrale. Bensì della forma nel vero senso della parola. Il Faust II è (ora in senso puramente tecnico) un "canto corale con i solisti", le cui singole scene, in verità, si svolgono contemporaneamente, in certo qual modo tutte disposte in cerchio e recitate simultaneamente. Ma il risultato ancor più bello per noi è che, nella seconda parte, il tempo è spento, non esiste affatto! (Simbolizzazione più empatica "le madri"; ma è solo l'aspetto "tecnico" delle "madri"; ce ne sono altri molto più importanti.) Da questa concezione semicosciente e al tempo stesso libera solo a metà (di dire la verità), deriva inoltre l'arricchimento straordinario e stupefacente della nuova lingua poetica concentrata. Anche in età matura mi è impossibile identificarmi con la rinascita del mondo antico di Goethe. Sebbene i versi più belli si trovino proprio là. La profezia è tutt'altro che rilevante, solo sorprendente, ma questo genere di profezia, che non si riferisce al destino umano ma al meccanicismo, la si ritrova anche nelle opere minori. P. es. tanto e poi tanto in Jean Paul. Ma non sono affatto queste anticipazioni a definire la "modernità" di un'opera, si definisce solo attraverso la sua atemporalità (atemporalità nell'impianto delle idee, non nella trattazione singola). Ma questo lo sa bene quanto me. Mefistofele occupa il posto più straordinario e più significativo, il più universale. Mefistofele alias Phorkyas? Il dovere di chiamarsi Linceo, per una delle creazioni fantastiche più incredibili, il custode della torre? (E non è solo il loro nome, ma anche la loro essenza!) Il dovere di essere Elena! Si può mai mentire su cose come queste? No; nemmeno con un amico che ama quest'opera. Non la si può criticare proprio perché è un'opera di portata incommensurabile (sarebbe sciocco, meschino, stupido e ridicolo!), che spinge a chiedersi: "Cosa posso prendere da quest'opera di una vita prima di morire?" Se domani io L.R. non ci fossi più, l'ultima mia memoria di vita si spegnerebbe nell'ora più importante e più travolgente, su un panorama: un enorme quadro complessivo della vita consapevolmente senziente, attiva. Esemplare. Questo riassunto in una formula stringata. Nel mio tentennare resta l'amplitudine retrospettiva della concentrazione estrema che reprime la nozione del tempo. Con quest'opera multiforme, quantitativamente estesa e anche rappresentativa di una moltitudine di esistenze, la concentrazione è imponente al punto da dare l'impressione che tutto si svolga in un momento. Ciò la rende imperitura. Fermo restando il fatto che l'espressione delle formule - in gran parte - è effimera. Lasciamo a quest'opera una vita poetica superiore, più pura e intensa, e riguardo alle formule effimere, non saremmo più onesti nei confronti di Goethe se si procedesse come se si volesse cambiare le parole di Philine nel "Wil. Meister": "e se ti voglio bene, a te cosa importa?" La mia domanda sulla Sua opinione personale in merito alla seconda parte, era molto semplice, diretta e intesa dal punto di vista umano e artistico: in che modo l'opera ha stimolato creativamente il Suo lavoro, è stata veramente importante? Lei ha scritto il Suo Faust rifacendosi al teatro delle marionette; ma né per smania di originalità né per voler fare un buon libretto qualsiasi. Se ciò Le fosse apparso artisticamente lusinghiero per la Sua persona (e in qualche modo si fosse presentata l'occasione per farlo), Lei sarebbe un egoista ragionevole riguardo alle questioni artistiche quanto basta per afferrare Goethe stesso. Ma il Suo libro è molto, molto diverso dall'opera goethiana e mi sorge spontanea la domanda se la seconda parte - tranne l'ammirazione e la conferma dell'esperienza e della verità della vita (un'enormità!) - abbia dato il la a qualcosa di concreto per Lei? Personalmente credo che non sia così, e anche che non possa essere così. Poiché il Faust II è un'opera che rientra sempre in sé, che resta completamente in sé, può ben essere aperta, ma non apre l'altro. Un'azione portentosa. Niente affatto un dramma. Dramma inteso, chiaramente, non in senso stretto, dialettico, ma per le conseguenze che può avere sul lettore e sullo spettatore. La conseguenza del dramma significa per il lettore e lo spettatore: "dunque? Che devo fare?" È quello che ci si chiede dopo ogni dramma di Eschilo, dopo ogni dramma indiano, dopo ogni dramma di Goethe, dopo il Suo dramma (e la risposta: vivere per rinascere!). Porsi questa domanda dopo la seconda parte, è impossibile. E ora avrà già capito che non sono stato così irriverente da misurare l'opera oppure, forse, da giudicarla. Ma ho tentato di spiegarmi le questioni formali. Domande a cui cercare di dare una risposta, trattandosi di un'opera di portata universale, assoluta come il Faust II. Sono molto importanti, dettate dalla grandezza del contenuto e della poesia. E questo sarà pur permesso senza essere subito colpiti con l'arma del disprezzo che, oggigiorno, la maggioranza delle "persone di cultura" brandisce senza sforzo contro chi pone queste domande. Mi permetta un'osservazione in senso figurato. Esiste un'opera di Goethe che per me rappresenta la sua creazione drammatica più pura. Non si tratta né di un dramma né di un romanzo. È la Teoria dei colori. Questo saggio (lo conosco solo dal 1914) ha avuto su di me un effetto stravolgente, che non mi sarei mai aspettato da un libro. Si apre come un arco trionfale sulla cosiddetta "ottica", come la legge universale di Dante, "l'amore", sul movimento dei corpi planetari. La sua apertura circolare è così estesa, che l'aspetto propriamente scientifico ne costituisce solo un sotto-processo, piccolissimo, trascurabile ma pur sempre esplicabile, retrospettivamente, dal punto di vista spirituale. Nella "Teoria dei colori" viene descritta la lotta acerrima dei colori contro la luce, e i colori sembrano esseri singoli, autonomi; agire e soffrire. (Ma io scendo nei dettagli su cose che Lei conosce di sicuro già da tempo!). Il risultato raggiunto con quest'opera è una forma "erudita" che, forse per senso metafisico, può misurarsi solo con la metafisica del Paradiso dantesco. Goethe vi ha scaricato istintivamente, e nella forma più elevata possibile, il senso drammatico insito nelle sue opere. Dia ai colori nomi di persona - così troviamo nella Teoria dei colori di Goethe incredibili scenari allestiti per drammi universali, cosmici e fascinosi. (Solo ancora un'osservazione personale, la Teoria dei colori è l'opera che ha lasciato una forte impressione morale sulla mia vita.) Naturalmente ho di questi concetti una consapevolezza molto personale. Se chiedo: perché il Faust II è stato scritto come dramma?, allora mi si potrebbe rispondere: "la Sua domanda è sbagliata poiché 1) evidentemente ha un'idea errata di ciò che chiama dramma e 2) persone come Lei farebbero meglio a tenere la bocca chiusa!" Ma questa risposta non serve a nessuno. Credo di aver fornito le prove di quanto le argomentazioni importanti mi tocchino da vicino, non mi pongo domande di vitale importanza per l'arte per mancanza di rispetto nei confronti di qualcosa che è grande. Forse mi sbaglio. Tuttavia non si può eliminare l'errore con un vantaggio qualsiasi, nemmeno con il numero degli anni. Un mio conoscente, un maestro di cappella di Francoforte sessantenne, andò a trovare il padre ottuagenario dopo tanti anni, alle 9 di sera fece una camminata di mezz'oretta in città. Il giorno dopo il padre gli disse. "Lo sai, non mi piace che i miei figli escano di notte!" Quante gliene avrebbe suonate il nonno se fosse stato ancora vivo. Ogni essere senziente ha i suoi 60 anni e un padre di oltre 80 anni: l'uno ama enormemente la tragedia antica (quella vera) - io per esempio. L'altro, una persona forse molto, molto cara, la trova strana e si sente appagato con le cose più moderne. Se per entrambi restano solo un passatempo divertente, si instaura una conversazione oziosa. Avviene, però, la consultazione interpersonale per una rielaborazione proficua, allora l'uomo avrà spostato sicuramente in avanti la strada su cui si trova, anche solo di un pezzetto! A presto, con una stretta di mano amichevole, il Suo Ludwig Rubiner. (la traduzione è mia)

11.6.2020

Klarinetten - Concertino/Concertino per clarinetto

Muralto – Locarno Villa Rossa 27. März 1918. Lieber Verhrter! (…) Freitag, der 29. März. (…) Die Nachricht von Ihrem Klarinetten - Concertino hat mich ordentlich froh gemacht. Ja, so etwas muss man machen, und gerade hinein, mitten in die wichtigsten, ernstesten Dinge. Dass dies nun eine geringe Ausbeute sein soll für 1918 kann ich garnicht mit Ihnen finden. Im Gegenteil, da doch die Ausbeute unmöglich nach dem Pfundgewicht des beschriebenen Papiers beurteilt werden kann, erscheint es mir als ein Zeichen von unbekümmertster, heiterster Schöpferkraft, mitten unter seinen Arbeiten eine solche zu unternehmen. Ein Beweis, dass man nicht dekorativ arbeitet, sondern aus der wirklichen Ideen-Arbeit herkommt. ---- „Der Zauberflöte zweyten Theil“ habe ich in meiner Jugend oft gelesen. Nehme ich meine ganze Erinnerung von Goethe zusammen, so erscheint mir dies als das dichterisch und formal gelungenste und edelste seiner ganzen dramatischen Produktion. Ich stelle es - in meiner Erinnerung - höher als alle grossen „Klassiker“ – Dramen Goethes. Dies kleine Werkchen ist gewiss auch gelungener als der Faust. (Meiner Erinnerung nach könnte ich es aber nicht als Opernbuch bezeichnen, sondern eher als Cantate. Doch ist hier ein Erinnerungsirrtum nicht ausgeschlossen.) - Ich würde es heute wohl mit dem grössten Nutzen lesen. (In Locarno nicht aufzutreiben. Ich werde Goetz bitten, mir diesen Band Goethe zu leihen. Ebenso Pfitzners musiktheoretische Schriften.) Ich erlaube mir noch etwas Ketzerisches: Für Goethes edelstes Pros[a]werk, für den seiner Romane, der am schönsten geschrieben ist, halte ich seine Übersetzung des Benvenuto Cellini. ---- Huber war vor einigen Tagen noch in der Arbeit an seinem offenen Brief fürs „Journal de Genève“; er wird ihn, jetzt wohl, denk ich, abgeschickt haben. Er ist ein kluger, herzensguter Mensch, höchstgebildet, ungewöhnlich behend für einen Schweizer, und er hätte alle Eigenschaften um liebenswert zu sein, wäre er nicht so eine Art bejahrter Schmetterling. Ich fürchte, dieser Mann wird es wagen, etwas Eigenes zu schreiben. Und dabei eben ein wirklich lieber Mensch, und es wäre gut, wenn die Welt aus mehr solchen Menschen wie er bestände. Ob wir uns nahekommen können, weiss ich bis heute nicht. So ungefähr stelle ich mir Mendelssohn vor; mit dem hätte ich auch nur kurze, freundliche Bildungsgespräche gehabt – Herzensgüte vorausgesetzt. Und zum Schluss möchte man dann gern irgend welche ganz unvermutete Capriolen machen, nur um zu zeigen, dass das Menschenleben nicht so ein fein geordneter Patricier – Leihbibliothekskatalog ist. (…)

Muralto - Locarno Villa Rossa 27 marzo 1918. Caro stimato! (...) Venerdì, 29 marzo. (...) La notizia del Suo concertino per clarinetto mi ha fatto davvero tanto piacere. Sì, è quello che bisogna fare, e dritto dentro nelle cose più importanti, più serie. Non sono affatto d'accordo con Lei che sia un risultato modesto per il 1918. Anzi, dato che la riuscita può essere difficilmente valutata in base al peso in libbre della carta scritta, mi sembra che avviare un lavoro di questo genere nel bel mezzo della propria produzione parli a favore di una creatività tranquillamente più serena. A prova del fatto che sono le idee vere a ispirare il lavoro e non un principio decorativo. Nella mia giovinezza ho letto spesso "la seconda parte del Flauto Magico". Se raccolgo tutti i ricordi che ho su Goethe, mi sembra l'opera più riuscita e più nobile, sia poeticamente che formalmente, della sua produzione drammatica. Nella mia memoria occupa un posto di assoluto privilegio fra tutti i grandi drammi "classici" di Goethe. Quest'operetta è sicuramente anche più felice del Faust. (Da quello che mi ricordo non potrei però definirlo un libretto, bensì una cantata. Ma è probabile che la memoria m'inganni.) Oggi lo leggerei traendone benefici ben grandi. (A Locarno introvabile. Chiederò a Goetz di prestarmi questo volume di Goethe. E anche gli scritti di teoria musicale di Pfitzner.) Mi permetto anche di essere un po' eretico: in quanto all'opera in prosa più nobile di Goethe, il Goethe dei romanzi, penso che la sua traduzione di Benvenuto Cellini sia quella scritta con bellezza autentica. Huber stava ancora lavorando fino a qualche giorno fa alla lettera aperta per il "Journal de Genève"; ormai l'avrà spedita, mi immagino. È una persona scaltra, di buon cuore, molto colta, insolitamente agile per uno svizzero, e avrebbe tutte le qualità per essere amabile se non fosse una specie di farfalla invecchiata. Temo che quest'uomo oserà scrivere qualcosa di proprio. E allo stesso tempo è veramente caro, sarebbe bene se al mondo ci fossero più persone come lui. Non so ancora se possiamo essere vicini l'uno all'altro. Mi immagino che sia così anche Mendelssohn, più o meno; avrei avuto anche con lui delle conversazioni erudite, brevi e amichevoli, bontà d'animo premessa. E per concludere, si vorrebbe fare qualche capriola improvvisamente inaspettata solo per mostrare che la vita umana non è un catalogo ben ordinato di biblioteca circolante per patrizi. (...) (la traduzione è mia)

Über Faust, die Mütter/Sul Faust, le madri

22. Apr.[il] 1918. Egregio amico, was im Latein, mit Purpurtogabehangen, hiesse: O egregi amice[i]! Hoffen will ich, dass diese Zeilen noch vor Ihrer Genfer Abreise zu Ihnen kommen. Und meinen Glückwunsch zu Ihrem Riesen - u.[nd] Massenerfolg in Genf, den ich aus einer Kritik der „Feuille“ schliesse (übrigens die einzige Zeitung, die es giebt, die sich wirklich vor dem Krieg genau so ekelt wie Sie und ich). – (…) Mit Huber bin ich seit langem sehr unzufrieden. Er versprach mir mit heiligstem Schweizer Antlitz seinen offenen Brief im „Journal de Genève“; dann nach langwöchigem Ausweichen sagte er, er wolle lieber einen Artikel für eine Schweizer Musikzeitung draus machen. Seit ich aber heraus habe, dass etwas von ihm auf dem Neuchâteler Musikfest aufgeführt wird weiss ich, dass er einfach Angst hat, es mit den grossen Musikkritikern der West - Schweiz zu verderben. Hoffentlich tue ich ihm damit Unrecht, und er ist nur zu schwach, um seine eigene Meinung zu haben. ----------------- Von jeher war das mich am meisten Anziehende vom Faust und was ich stets von vornherein „verstand“: Die Mütter. Die vollkommenen Erneuerungs - u.[nd] Wandlungsquellen der Menschen, und jeder neu Lebenszustand gewissermassen unter einer neuen Gottheit stehend. Dass man beim Faust nach dem „Verstehen“ fragt, habe ich stets als ungerecht und spiessig empfunden. Es ist garnichts zu „verstehen“, wenn man nur jede Figur als wirklich plastische Verkörperung ansieht (ein paar Privatscherze Goethes ausgenommen). Habe mich stets geweigert, einen Faustkommentar zu lesen. Meine Frage an Sie betraf auch garnicht das „Verstehen“ des Faust II, sondern sein Ziel auf der Erde, seinen Welt-Sinn, seine nachwirkende Produktivkraft. Was denken Sie davon? Es giebt herrliche Werke, die in sich bleiben. Ich erlaube mir, auch der ungeheuren Grösse gegenüber, meinem Kontaktsinn zu folgen, und finde dass - ohne Vergleich, durch erlaubte und sogar notwendige überweltliche Wertung ein Werk wie Dantes nachwirkende Schöpferkraft bis auf die spätesten Zeiten haben wird (die nur historisch veralteten Details zählen nicht), Faust II aber nicht wohl aber viel kleineres von Goethe. Das tiefste und bedeutendste Wort, das Goethe gesprochen hat, vielleicht das grösste Geheimnis, das er berührt hat, sind unzweifelhaft Die Mütter. Dass er nicht gewagt hat, es auch selbst zu lösen, daran ist, m.[eines] E.[rachtens], seine unglückliche Abhängigkeit von den Naturwissenschaften und seine ganze Rousseauische Überschätzung der „Natur“ schuld - also gerade das, weswegen das 19. Jahrhundert ihn dummerweise so sehr lobt, und was sein nur Historisches ausmacht. - Natur ist der strikte Gegensatz zu freiem Willen. Ich sah, als ich soweit gekommen war, in meinem Leben an Gott zu glauben, als Erwachsener, weil ich spürte und erkannte, dass es den freien Willen giebt, ich sah, dass der freie Wille der Urquell aller Religionen am Ursprung ist. Die Natur nur das Accidens, das der Mensch erst selbst, während seines Handelns, durch Erkenntnis schafft. Das naturwissenschaftlich verbohrte 19. Jhrdt. nahm an, die Natur habe den Menschen geschaffen oder „werden lassen“. Die Zukunft wird einsehen, dass es umgekehrt ist. Die Zukunft? Jene heilige Zukunft, die immer bestand, die im Altertum in den Mysterien war. Beispiele: Mozart, Busoni sind typische Vertreter (als Schöpfer) des freien Willens. Beethoven, Wagner, (Debussy): der (unfreien, fatalistischen) Natur. (Immer von den Werken geredet.) – Corneille las ich, weil er die allerstrengste Form hat. Calderon kenne ich, trotz der grauenhaften Übersetzungen, sehr gut. Ich darf ihn jetzt nicht lesen, es ist zuviel mir Verwandtes in diesem herrlichen Dichter! Ich möchte einen, der mich zügelt durch Fremdheit. - - Und alles andere auf bald und mündlich. Ich umarme Sie in tiefer Freundschaft Ihr Ludwig Rubiner.

22 aprile 1918. Egregio amico, che nel latino ammantato della toga purpurea si direbbe: O egregi amici! Speriamo che queste righe Le giungano prima della Sua partenza per Ginevra. E mi congratulo con Lei per l'enorme successo di massa a Ginevra che deduco da una critica sul "Feuille" (fra l'altro, l'unico giornale esistente che aborrisca la guerra come Lei e come me). (...) Da tempo non sono per niente contento di Huber. Mi aveva promesso, con l'espressione più sacra del suo volto svizzero, la lettera aperta per il "Journal de Genève"; dopo essere stato evasivo per settimane, mi ha detto che avrebbe preferito ricavarne un articolo per una rivista musicale svizzera. Ma da quando sono venuto a sapere che si rappresenta qualcosa di suo al Festival della Musica di Neuchâtel, so che ha semplicemente paura di perdere il favore dei grossi critici musicali della Svizzera occidentale. Forse sono ingiusto con lui ed è solo troppo debole per dire cosa pensa. Da sempre ciò che mi ha affascinato di più del Faust, e che ho "capito" subito fin dall'inizio: le madri. Le origini perfette del rinnovamento e della trasformazione degli uomini e ogni reviviscenza, per così dire, posta sotto una nuova divinità. La domanda sul "capire" il Faust mi è sempre sembrata ingiusta e gretta. Non c'è proprio niente da "capire", se solo si osservano i personaggi come una personificazione reale, plastica (salvo qualche tiro scherzoso di Goethe.) Mi sono sempre rifiutato di leggere un commento sul Faust. La domanda che Le ho rivolto, non riguardava affatto la "comprensione" del Faust II, ma il suo scopo sulla terra, il suo significato universale, gli effetti postumi della sua forza produttiva. Che ne pensa? Esistono opere splendide che restano dentro di sé. Mi permetto, anche al cospetto di cotale grandezza, di seguire il mio senso tattico, e trovo che, senza necessità di confronto alcuno, concedendomi una valutazione necessariamente trascendente, la creatività di un'opera come quella di Dante perdurerà nel tempo a venire (i dettagli solo storicamente superati non contano) e che il Faust II non sia, nondimeno, un'opera minore di Goethe. Le madri rappresentano indubbiamente il verbo più profondo e significativo che Goethe abbia mai pronunciato, forse il più grande mistero sfiorato. Secondo me è colpa della sua infelice dipendenza dalle scienze naturali e della sua sopravvalutazione della "natura" di stampo rousseauiano se non ha mai tentato nemmeno di risolverlo - quindi il 19° secolo lo esalta stupidamente proprio per ciò che definisce solo il suo senso storico. La natura è l'esatto contrario del libero arbitrio. Nell'età adulta ho sentito arrivare il momento di credere in Dio, perché ho avvertito e riconosciuto l'esistenza del libero arbitrio, mi sono capacitato che il libero arbitrio è il principio universale all'origine di tutte le religioni. La natura è solo accidens che l'uomo stesso realizza agendo, attraverso la conoscenza. Il 19° secolo, fissato sulle scienze naturali, presuppone che la natura abbia creato l'uomo o l'abbia "fatto divenire". Il futuro dimostrerà il contrario. Il futuro? Quel futuro sacro, sempre esistente, che nell'antichità si trovava nei misteri. Esempi: Mozart, Busoni sono i tipici rappresentanti (come creatori) del libero arbitrio. Beethoven, Wagner, (Debussy): della natura non libera, fatalistica. (Sempre parlando delle opere.) Ho letto Corneille perché ha la forma più rigorosa. Calderon, lo conosco molto bene, nonostante le traduzioni orribili. Adesso non voglio leggerlo, questi poeti splendidi mi sono troppo familiari! Sono in cerca di uno che mi tenga a freno con l'estraneità. E per il resto, a presto e a voce. La stringo in un abbraccio di profonda amicizia, il Suo Ludwig Rubiner. (la traduzione è mia)

Sarabande und Cortège/Sarabande e Cortège

11. April, Berlin W 30. Viktoria Luiseplatz 11. Lieber Verehrter! Soeben Ihre Karte – ich antworte auf einer Karte, weil das schneller geht: es giebt immer noch Censur! (Meinen Brief hatten Sie bei Absenden Ihrer Karte offensichtlich noch nicht empfangen.) - Ich finde Ihre Änderung der Verse ausgezeichnet! Darf ich noch eine Variante vorschlagen: „Sie wachsen fort, ins Mystische gelenkt, Zu Höchst geschleudert und zu Tiefst versenkt.“ Wirklich schön gefunden erachte ich die Genauigkeit: „Zu Höchst geschleudert und zu Tiefst versenkt.“ Dass Sarabande u.[nd] Cortège mit höchsten Ehren bedacht wurden, ist mir – ohne Cortège zu kennen – nach Sarabande selbstverständlich. An Ihrem 1. April nahm ich vollen Herzens teil – schon in den Tagen vorher, mein Brief sagt es Ihnen. Die Kritik, die Sie mir sandten, erhielt ich noch nicht! - Mein Stück arbeite ich bis zu diesem Moment um – ins Klare! In den Empfindungen der Umarmung zu Ihnen Ihr Ludwig Rubiner.

11 aprile, Berlino W 30. Viktoria Luiseplatz 11. Caro stimato! Poco fa la Sua cartolina - rispondo con una cartolina perché faccio prima: c'è ancora la censura! (Evidentemente non aveva ancora ricevuto la mia lettera al momento dell'invio della cartolina.) Trovo impeccabile il Suo cambiamento di versi! Posso suggerire ancora una variante: "Esse crebbero in quell'atmosfera mistica, ora scagliate verso l'alto, ora sprofondate nell'abisso." Bellissima, a mio avviso, l'accuratezza di: ora scagliate verso l'alto e sprofondate nell'abisso." Va da sé che Sarabande e Cortège - dopo Sarabande - godano di una considerazione solenne - senza conoscere Cortège. Le sono stato vicino con tutto il cuore il 1° aprile, - anche nei giorni precedenti, come può evincere dalla mia lettera. Non ho ancora ricevuto la critica che mi ha spedito! Finora ho rimaneggiato il mio pezzo - per renderlo chiaro! Con il sentimento di abbracciarLa, il Suo Ludwig Rubiner. (la traduzione è mia)

Per la versione italiana dei versi citati nella lettera cfr. https://www.rodoni.ch/busoni/Faust/testo.pdf

9.6.2010

Die grosse Beschwörungsscene in Ihrem "Faust"/La grande scena dell'evocazione nel Suo "Faust"

Muralto – Locarno Villa Rossa 2. März 1918. Sehr lieber und verehrter Freund! Lassen Sie mich gleich mit beiden Füssen hineinspringen: Ich erhielt von meiner Frau 500 Frcs; Frau Gerda, schrieb sie mir, habe sie ihr im Couvert übergeben, sie kämen von Herrn Biolay. Dies verdank ich Ihrer gütigen Fürsorge! Ich kann also ruhig arbeiten!! Aber, lassen Sie mich einmal, mit einem Blick auf Ihr Gesicht, meine Gedanken offen aussprechen: Sie kommen garnicht von Herrn Biolay; sie kommen von Ihnen selbst. Und es war nur Ihr äusserster Takt und Ihre äusserste Zartheit, das nicht zu sagen. Ihre Zartheit hat mich nun aber völlig geschmolzen. Und, wenn ich nun richtig geraten habe, so nehme ich jetzt mit Freuden und zärtlichem Gedanken an, was ich vorher doch mit grösstem Bedenken betrachtete, weil es von einem Freunde kommen sollte, dem ich mich durch Bande des Herzens und des Geistes nahe fühlte! ------ Ihr Brief aus Bern hatte mich sehr erschreckt und innerlich betrübt. Huber teilte mir zudem mit, dass Sie das Konzert in Basel abgesagt hätten. Meine Bestürzung erreichte den Höhenpunkt, als er mir gestern sagte, eine Schülerin von Ihnen habe ihm geschrieben, Sie seien ernstlich krank. Da kam glücklicherweise Ihr Brief. Als ich ihn gestern abend unter der Lampe las, schauten mich aus den Buchstaben der ersten Seite leibhaftig Ihre Augen an, mit einem Ausdruck von Feueraugen, so etwa wie die Wirkung der grossen Beschwörungsscene in Ihrem „Faust“ ist. Da wusste ich, dass die Krankheit vorüber, und das Schwerste an Niedergeschlagenheit bei Ihnen vorbei ist. Nun aber ist Frau Gerda krank, könnte man ihr doch mit etwas Heiteren[m], Lichtem und Schönen[m] die Zeit vertreiben, bis die Schmerzen vorbei sind! Dass Sie selbst in Bern, in einer Stimmung der Unlust waren, ja sogar der Resignation, (dies auch jenseits der Erkrankung), traf mich tief. Es knallte geradezu auf meinen Tisch nieder, und der Gedanke daran verliess mich während dieser Tage nicht mehr. Der Fall, dass Sie keine Lust mehr haben, Ihr Werk [zu] fortzusetzen, erscheint mir unvorstellbar. Unvorstellbar, da zum ersten Mal, und wohl zum einzigen Mal in unserer Zeit eine grosse, abstrakte Lebensleistung mit immer sich steigerndem und immer höher sich offenbarenden[m] Bewusstsein von Ihnen vollzogen wurde. Unvorstellbar, wenn ich einmal egoistisch reden darf, für mich persönlich, der ich das Glück habe, durch Ihr Schaffen den höchsten Antrieb zur Selbstständigkeit zu erhalten, der ich mich seit jener Neujahrsnacht beständig im Gespräch mit Ihnen befinde und in allen wichtigen Punkten meiner Arbeit von Ihnen beraten finde - und gerade da am stärksten, wo die natürlichen Verschiedenheiten einsetzen. Umso stärker traf es mich, als ich gerade in dieser Woche in einem erbitterten Ringen lag, die fortschreitende Arbeit ganz aus der Zeitlichkeit zu lösen und zu einer erlebten Abstraktion zu führen, so gut es mir eben heute möglich ist. Also, nach allem, und nach meinem ersten Schreck, glaube ich fest - nicht nur dass ich es wünschte, sondern ich glaube es - dass Sie, verehrter Mensch, Ihre ganze und umfassende Arbeit weiter führen werden. Und wenn die Welt um uns in Trümmer geht. Diesen letzten Satz von der Welt in Trümmern sprach ich, wie Sie mich kennen, gewiss nicht mit leichter Zunge aus. Sie ist übrigens wohl schon zu einem sehr grossen Teil in Trümmern. Deutschland sperrt ein grinsendes Annexionsmaul auf; es wird leider niemandem dabei wohl werden. Kurland und Esthland sind „unerlöst“; aber, wie ich aus den deutschen Zeitungen lese, „sehnt“ sich Littauen danach ein Königreich Littauen unter einem sächsischen König zu werden, und zwar sehnt es sich schon seit der Zeit August des Starken so sehr. Gott, was wir doch alles nicht gewusst haben! - Warum hat man dann aber in Deutschland und Oesterreich die Irredenta für Unsinn erklärt?! Gegenüber diesem Vorbild ist doch der Irredentismo nur natürlich und vernünftig. (…)

Muralto - Locarno Villa Rossa 2 marzo 1918. Carissimo e stimato amico! Mi permetta di venire subito al dunque: ho ricevuto da mia moglie 500 Frcs che, come mi ha scritto, la signora Gerda le ha fatto avere in una busta e che provengono dal signor Biolay. È grazie alla Sua benevola premura! Posso quindi lavorare in tutta tranquillità!! Ma mi lasci un po' esprimere apertamente ciò che penso con lo sguardo rivolto sul Suo volto: non provengono affatto dal signor Biolay; vengono direttamente da Lei. E non ha detto niente solo per estrema discrezione e garbatezza. La Sua delicatezza mi ha sciolto nel vero senso della parola. Dunque, se ci ho visto bene, adesso sarei portato a prendere con gioia e leggerezza di pensiero quello che prima osservavo con la massima preoccupazione, perché giungono da un amico al quale mi sento legato dal vincolo del cuore e dello spirito. ------ La Sua lettera da Berna mi ha spaventato molto e mi ha rattristato profondamente. Huber mi ha comunicato inoltre che Lei ha disdetto il concerto di Basilea. Ero al parossismo dello sgomento, quando ieri mi ha detto di aver saputo da una Sua allieva che Lei era seriamente malato. Ma poi è arrivata fortunatamente la Sua lettera. Mentre ieri sera la stavo leggendo alla luce della lampada, i Suoi occhi in persona mi guardavano dalle lettere della prima pagina con un'espressione infuocata dello sguardo, all'incirca con lo stesso effetto della grande scena dell'evocazione nel Suo "Faust". Allora ho capito che la malattia e il momento di peggiore sconforto erano passati. Ma adesso la signora Gerda è malata e si potrebbe allietarle il tempo con qualcosa di allegro, brillante e bello fino a quando i dolori non saranno scomparsi! Mi ha colpito molto che Lei per primo a Berna si sentisse riluttante, se non addirittura rassegnato (a prescindere dalla malattia). E come uno schianto questo pensiero è piombato sul mio tavolo e non mi ha abbandonato più in questi giorni. Per me è inconcepibile l'idea che Lei non abbia più voglia di proseguire la Sua opera. Inconcepibile, perché per la prima, ma anche unica volta nella nostra epoca, l'opera di una vita, grande e astratta, è stata portata a compimento da Lei con la consapevolezza di una crescita continua e di una rivelazione sempre più esaustiva. Inconcepibile, mi sia permesso anche di parlare egoisticamente, per me personalmente che ho la fortuna di essere altamente ispirato dal Suo creare a essere autosufficiente, che mi tengo in contatto costante con Lei da quella notte di Capodanno, che mi consulto con Lei sui punti cruciali del mio lavoro - e a maggior ragione là dove emergono divergenze naturali. Mi ha impressionato ancora di più, perché proprio in questa settimana mi dibattevo come un forsennato, per liberare completamente il lavoro, che va progredendo, dalla temporalità e per condurlo verso un'astrazione vissuta, come meglio posso al momento. Pertanto, dopo tutto e dopo il primo spavento, credo fermamente - non solo lo desideravo ma lo credo - che Lei, stimatissimo, continuerà e completerà la Sua importante opera. E se il mondo intorno a noi va in frantumi. Quest'ultima frase del mondo in frantumi non l'ho pronunciata certamente a cuor leggero, come Lei sa. D'altronde, è già in gran parte in frantumi. La Germania spalanca la bocca sghignazzante all'annessione; purtroppo non farà piacere a nessuno. La Curlandia e l'Estonia sono "irredente"; ma da quello che leggo dai giornali tedeschi, la Lituania anela a diventare Regno di Lituania sotto un re sassone, veramente è già dal tempo di Augusto il Forte che vi aspira così tanto. Mio Dio, ma come eravamo all'oscuro di tutto! - Ma perché mai in Germania e in Austria si è pensato che l'irredentismo non avesse senso?! Questo esempio mostra, al contrario, che l'irredentismo è naturale e ragionevole. (...) (la traduzione è mia)

8.6.2020

Ich erhoffe Höchstes vom Faust!!!!/Mi aspetto il massimo dal Faust!!!!

Donnerstag Abend. Sehr lieber! Dass äusserer Aufenthalt Ihre Partitur stocken lässt, erfüllt mich mit Schmerz - auch egoistischem: sie war mir ein Ansporn, das Höchste zu versuchen! Ich erhoffe Höchstes vom Faust!!!! ----- Ihr Brief macht mich gänzlich glücklich und legt mir die höchste Verantwortung auf. Ich kann die Dinge nur herangehen: ob ich sie erfülle, weiss ich nicht. Oft schaudere ich inmitten der Arbeit und komme mir kindisch oder wahnsinnig vor. Dann hält mich aber wieder die Vernunft aufrecht, und das Wissen, dass ich selbst durch die Dinge hindurchgegangen bin. Mit einer Bemerkung in der Neujahrsnacht haben Sie unendlich recht gehabt. Dies einmal mündlich. Wüsste keinen Menschen, dem ich das geistige Vertrauen so schenken müsste, wie Ihnen! Indes - „zur Sprache gewandelte Musik“ ist fast zu stark für mein Unternehmen. Ich nehme, absichtlich, meiner Sprache den schwingenden Klang, ich nehme ihr die „schönen Worte“, ich lasse sie oft so sachlich sein, dass das normale Auge sie „hässlich“ nennen müsste. Ich lasse sie streiten, überzeugen, suggerieren, befehlen, wenigstens ich versuche das – und in alltäglicher Sprache. Ha raggione, ora scorgemi là, dove i suoi voti mi collocavano, aber ich hatte es im Leben nicht billiger, ich musste durch manches. Gerade Sie wissen das, denn Sie haben mich viel genauer beobachtet, als irgendjemand; und in den Korn hinein. Immer vorausgesetzt, dass meine Arbeit gelingt. Neulich, nachdem ich bisher nur je ½ Minute mit Huber gesprochen, volle 5 Minuten zusammengesessen. Sie hatten Recht: ein feiner und sympathischer Mensch, ungewohnt beweglich für einen Schweizer Wir werden uns noch sehen. Doch weiß ich noch nicht, ob nicht zu viel typische Kunstatmosphäre um ihn ist. (Das Datum des Stempels ist der 21. II. 1918)

Giovedì sera. Carissimo! Mi addolora che la Sua partitura subisca una battuta d'arresto a causa di un soggiorno all'estero - anche egoisticamente: mi esortava a tentare l'impossibile! Mi aspetto il massimo dal Faust!!!! ------------ La Sua lettera mi rende oltremodo felice e richiede la massima responsabilità da parte mia. Posso solo affrontare le cose: se le porto a compimento, non lo so. Mi viene da tremare spesso nel bel mezzo del lavoro e mi sembra di essere infantile o folle. Ma poi ritorna a sostenermi la ragione e la consapevolezza di essere stato io a passare attraverso le cose. Quanto da Lei notato, la notte di Capodanno, è assolutamente giusto. Questa volta a voce. Non conosco nessuno, tranne Lei, a cui concedere la mia fiducia spirituale! Intanto - "musica trasformata in lingua" è fin troppo forte per il mio operare. Dalla mia lingua prendo di proposito il suono vibrante, le prendo "le belle parole", la lascio esistere ogni volta oggettivamente, tanto che l'occhio comune dovrebbe definirla "brutta". Lascio che disputi, convinca, suggerisca, comandi, almeno ci provo - e nella lingua quotidiana. Ha raggione (con 2 g nell'originale n.d.t.), ora scorgemi là, dove i suoi voti mi collocavano, ma la vita non mi ha risparmiato niente, ne ho dovute passare tante. Lei lo sa bene, perché mi ha osservato molto meglio di chiunque altro; e scrutandomi dentro. Sempre che il mio lavoro riesca. Dopo aver parlato con Huber, finora ogni 1/2 minuto, abbiamo di recente pranzato insieme ben 5 minuti. Aveva ragione: una persona simpatica e garbata, insolitamente agile per uno svizzero. Ci rivedremo. Ma non so se l'atmosfera artistica che gli gira intorno non sia troppo tipica. (la traduzione è mia) - (La data del timbro postale è il 21 II 1918)

5.6.2020

Die Mitarbeiterschaft zur Literaturzeitschrift "Pan"/La collaborazione alla rivista letteraria "Pan"

Charlottenburg, d.[er] 5.VIII. 1911 Cauerstr. 31. Hochverehrter Herr! Verzeihen Sie mir, dass ich Ihnen erst jetzt für Ihren Brief danke, der mich so sehr erfreut hat. Ich wollte ursprünglich diesen Dank mündlich abstatten, traf Sie aber zu meinem Bedauern nicht an. Da ich auch durch Herrn Kestenberg, den ich bat Sie zu fragen, wann Ihnen mein Besuch nicht zeitraubend komme, keine Mitteilung erhielt, nahm ich an, Sie wollten nicht gestört sein. Dass Sie meine Arbeit in „der Gegenwart“ für würdig halten, in Ihr Buch aufgenommen zu werden, ist für mich eine sehr grosse Ehre. Da aber meine Arbeit, obwohl erst vor zwei Jahren erschienen, schon vor vier Jahren geschrieben wurde, scheint sie mir heute der Ergänzung sehr bedürftig. Heute würde ich noch energischer die Konsequenzen ziehen, vor allem – ethischer Natur. Denn, um es offen zu sagen, interessiert mich heute nicht mehr die rein musikalische Seite der Frage, sondern die, wie mir scheint, wichtigere, die metaphysische! Da es mir leider nicht vergönnt war, Sie zu sprechen, so möchte ich mir erlauben, mich hier eines Auftrags zu entledigen. Der „Pan“ bittet Sie, ihm die Ehre Ihrer Mitarbeiterschaft zu schenken. Und er bittet Sie, ihm gerade solche Ihrer Ansichten und Äusserungen zur Verfügung zu stellen, die Sie gewöhnlich einem der üblichen Journale nur ungern geben, da Sie wissen, dass der Redakteur noch nicht so weit ist, die Sache zu kapieren. Mit vorzüglicher Hochachtung und bestem Dank Ihr sehr ergebener Ludwig Rubiner.

Charlottenburg, 5 VIII 1911 Cauerstr. 31. Illustrissimo signore! Mi perdoni se La ringrazio solo adesso per la Sua missiva a me così gradita. In un primo momento volevo porgere il mio ringraziamento a voce, ma con mio rammarico, non L'ho trovata. Siccome non ho ricevuto notizie nemmeno dal signor Kestenberg, che ho pregato di chiederLe quando fosse il momento opportuno per renderLe visita, ho dedotto che non volesse essere disturbato. Mi sento molto, molto onorato che consideri degno di inserire nel Suo libro il mio lavoro su "Il presente". Sebbene uscito solo due anni fa, è stato redatto quattro anni fa, perciò penso che oggi necessiti di essere completato. Al momento presente ne trarrei le conseguenze con maggior vigore, soprattutto di natura etica. Poiché, a dire il vero, oggi non mi interessa più l'aspetto meramente musicale della questione, ma quello che mi pare più importante, il punto di vista metafisico! Non essendomi concesso, purtroppo, di parlarLe, allora mi permetterei a questo punto di assolvere un'incombenza. Il "Pan" Le chiede di concedergli l'onore della Sua collaborazione. E La prega di offrirgli quelle opinioni e quelle dichiarazioni che Lei solitamente rilascia malvolentieri ai soliti giornali, perché come sa, il redattore è ancora ben lontano dal capire la questione. Distinti saluti e con i migliori ringraziamenti il Suo, a Lei molto devoto, Ludwig Rubiner. (la traduzione è mia)

3.6.2020

Messer Ferruccio

Muralto – Locarno Villa Rossa. 10. März 1918. Mein so sehr lieber und verehrter Messer Ferruccio! Ich bin beim Arbeiten auf etwas so Fabelhaftes (scheint wenigstens mir) gekommen, dass ich seit Tagen wie von einem Spuk davon absorbiert bin. Während ich versuche, es aus seiner Gestalt des flüchtigen Einfalles zu befreien, entpuppt es sich (mir) als etwas Entscheidendes. Dies alles, wie schon die obigen Klammern zeigen, ernstlich in aller Bescheidenheit gesagt. Besiege ich die Schwierigkeit, dann ist es mir gelungen, sehr menschlich, ja ungeheure Angelegenheiten wirklich ganz ins Schwebende zu setzen; auch technisch. Siege ich nicht, dann ist nur ein neuzeitliches Romantikerwerk geschaffen. Doch beschäftigt mich die Frage ob Gelingen oder Misslingen garnicht wirklich gedanklich, sondern nur so, dass sie mich mit einer gewissen Verzweiflung treibt (rein triebmässig), an das Äusserste heranzuspringen. Und so wird es wohl, bis die Dinge ganz im Klaren sind, noch ein paar Tage bleiben. - Darf ich darum auf den Fall Tolstoi erst in einigen Tagen eingehen? Mein Vorwort hat 2½ Unterlassungen: Ich behandelte 1.) nicht die Originalität der Ideen Tolstois 2.) nicht seine Musikalität 3.) nicht seine mir unsympathische Gottesidee, die dann allerdings auf dasselbe Ziel führt wie den, der an die absolute Persönlichkeit Gottes glaubt. Bald mehr. Die herzlichste Umarmung von Ihrem Ludwig Rubiner.

Muralto - Locarno Villa Rossa. 10 marzo 1918. Mio carissimo e stimato Messer Ferruccio! Durante il lavoro mi sono imbattuto in qualcosa di favoloso (almeno così mi sembra) che mi ha rapito da giorni come un'apparizione. Mentre tento di liberarlo dalla conformazione dell'idea fugace, mi si rivela come qualcosa di cruciale. Tutto questo, come mostra la parentesi di cui sopra, detto seriamente e con tutta modestia. Se supero la difficoltà, allora sono stato capace, molto umanamente, di mettere in forse questioni enormi; anche tecnicamente. Se ne esco sconfitto, allora si è creata solo un'opera romantica, moderna. Ma ciò che occupa i miei pensieri è la riuscita o il fallimento, niente di concettuale ma solo così, e mi spinge con una certa disperazione (puramente istintuale) a saltare addosso all'impossibile. Quindi, forse, ci vorranno ancora alcuni giorni prima che le cose si chiariscano. Posso perciò ritornare al caso Tolstoi solo fra un po'? La mia prefazione ha 2½ omissioni: non ho trattato 1) l'originalità delle idee di Tolstoi 2) la sua musicalità 3) la sua idea divina che non mi è simpatica, ma che ha la stessa finalità di chi crede alla persona assoluta di Dio. A presto con più notizie. L'abbraccio più cordiale dal Suo Ludwig Rubiner. (la traduzione è mia)

2.6.2020

Das Gedichtbuch "Kondor", der Aufsatz über d'Albert, Beethoven, Dante, Mozart, Wagner/ Il libro di poesie "Kondor", il saggio su d'Albert, Beethoven, Dante, Mozart, Wagner

Muralto – Locarno Villa Rossa 27. März 1918. Lieber verehrter! Zuerst will ich Ihnen noch schnell eine ganze Kleinigkeit sagen, die sachlich unwichtig ist, die Ihnen aber Spass machen wird; gleich sagen, sonst vergess ich es, wie ich es schon ein paar Mal vergass: Also das Gedichtbuch „Kondor“, das Sie am Helmhaus für 3 frcs kauften (oder gar für 2,50), ist heute vergriffen und selten, und erzielte in Berlin auf einer Versteigerung (durch Perl) 65 Mark. - Genau den Aufsatz über d’Albert, den Sie mir sandten, hatte ich gelesen, er hatte mein Herz nicht ganz gleichgültig gelassen, mich mit Wut und Ekel erfüllt und einen Niederschlag in einem Brief an Sie gefunden. - Ich finde, dass der Aufsatz von Goetz im Programmheft des Theaters eine ausgezeichnete Arbeit ist. Ich nehme an, dass ich, wenn ich im April in Zürich bin, die Opern hören werde, denn nach allem, was ich höre, scheint doch auch diesmal ein klarer Erfolg dazusein, und es werden wohl Repertoire-Opern werden. Ein klein wenig Angst, als ich las: Denzler und Conrad - hatte ich ja, dass mir das strahlende innere Abbild, das der Klavierauszug gefestigt hat, verschoben würde. Jedoch scheint das nach Ihrem eigenen Urteil, das Sie mir schrieben, nicht der Fall zu sein. Denzler, jedenfalls, muss dann viel gelernt, und Conrad seine widerwärtige Routine beiseite gelassen haben. Nur die drei Schriftsteller, die Sie mir nennen, sollen im Theater auf Ihrer Seite gewesen sein? Das erscheint mir ernstlich unmöglich! Der inneren Leichtigkeit kann sich niemand entziehen. Freitag, d.[er] 29. März. Ich musste gestern mitten im Brief aufhören; so furchtbar liegt mir das Gemetzel, das im Westen begonnen hat, in den Gliedern. Herr van Beethoven, der mitten im Kanonendonner komponiert hat, mag wohl der vorzüglichste Modekomponist des 19. Jahrhunderts gewesen sein: Mit der Ewigkeit hat dieser Herr nichts zu tun. Dante hätte nicht während einer Schlächterei gedichtet, Goethe nicht, Mozart hätte niemals das fertig bekommen, wie überhaupt kein Mensch, der bei Gott steht. Aber Wagner hätte es gewiss getan, hätte während der Schlacht mit dem Füllfederhalter komponiert und extra ein paar Maschinengewehrschüsse selbst abgegeben nur um seine Person ultrabeethovenisch zu machen. Es ist auch wohl nicht Wagner, der nur Nachahmer darin ist, sondern Beethoven, dem man das Vorbild des romantisch scrupellosen Kompo-Onanisten verdankt. (...)

Muralto - Locarno Villa Rossa 27 marzo 1918. Caro stimato! Innanzitutto voglio comunicarLe solo una cosa oggettivamente di poca importanza, ma che La farà sorridere; la dico subito altrimenti me la dimentico, com'è già successo un paio di volte: allora, il libro di poesie "Kondor", che Lei ha comprato da Helmhaus per 3 Franchi (oppure forse per 2,50), oggi è fuori stampa ed è raro, e ha raggiunto a un'asta di Berlino (tramite Perl) 65 Marchi. Ho letto il saggio su d'Albert, proprio quello che mi ha mandato, non ha lasciato il mio cuore così indifferente, mi ha riempito di rabbia e disgusto e ha trovato espressione in una missiva a Lei diretta. Trovo che il saggio di Goetz, nel programma teatrale, sia un lavoro eccellente. Mi immagino che, quando ad aprile sarò a Zurigo, ascolterò le opere, poiché dopo tutto quello che sento, sembra rappresentare anche questa volta un chiaro successo e diventeranno sicuramente opere di repertorio. Ho avuto un po' di paura nel leggere: Denzler e Conrad - che mi venisse spostata l'immagine interna, fulgida fissata dallo spartito. Ma non sembra che sia questo il caso a giudicare da quello che mi ha scritto. Comunque, Denzler deve aver imparato molto e Conrad deve aver lasciato da parte la sua routine ripugnante. Solo i tre scrittori che mi nomina, sono stati dalla Sua parte nel teatro? In tutta serietà, mi sembra impossibile! Nessuno può sottrarsi alla leggerezza interiore. Venerdì, 29 marzo. Ieri ho dovuto lasciare la lettera a metà; il massacro che ha avuto inizio a occidente, ha preso possesso del mio corpo, terribilmente. Il signor van Beethoven, che ha composto in mezzo alle cannonate, sarà pur stato il compositore alla moda più illustre del 19° secolo: questo signore non ha niente a che fare con l'eternità. Dante non avrebbe poetato durante una strage, nemmeno Goethe, Mozart non l'avrebbe mai terminato, come del resto nessuno che ha sentore di Dio. Ma Wagner l'avrebbe fatto sicuramente, avrebbe composto con la stilografica durante la battaglia, sparando lui stesso un paio di mitragliate extra solo per rendere la sua persona ultrabeethoviana. Wagner non è di certo l'unico epigono in questo senso, anche Beethoven lo è, e a lui siamo debitori per essere un modello di compo-onanista romanticamente senza scrupoli. (...) (la traduzione è mia)

2.6.2020

Nach München, um eine Katastrophe ins Gute zu wenden/A Monaco di Baviera per impedire una catastrofe

20. Nov. 1919 Berlin W. 30. Viktoria Luiseplatz 11. Lieber und verehrter Ferruccio! Bitte lassen Sie mir noch ca. 8 Tage Zeit, um mich Ihrem Buchvorschlage ganz zu widmen. Ihr lieber, mir sehr lieber, aber ausweichender Brief was den „Faust“ betrifft, macht mir die Sache heute viel schwerer als vor einem halben Jahr, wo ich in dem Verlag noch neu war. (Sie wissen ja: Ich habe dort nicht zu entscheiden, vor allem geschäftlich nicht, sondern ich bin ein blosser, beratender „Angestellter“ – keineswegs der Verleger, der Inhaber und auch nicht geschäftlich beteiligt.) Um diesen Aufschub bitte ich, weil ich im Begriff stehe, auf 8 Tage nach München zu fahren. Dort will ich versuchen, eine Katastrophe, die – tatsächlich unschuldigerweise – meine liebe Frau betroffen hat, wieder ins Gute zu wenden. Ach, das lastet schon so lange Zeit auf mir, ganz fürchterlich. Sie leben jetzt auch wieder in einem grossen Lande, im grossen Menschenstrom, und Sie empfinden wieder in unmittelbarem Kontakt, dass das Leben lebenswert – und voll bitterer Trauer ist. Meines ist schon lange voll bitterer Erregung, und das war es, warum ich so lange nicht zu schreiben im Stande war; es schnürte mir den Hals zu. Ich hoffe, dass sich jetzt alles, oder wenigstens vieles, lösen wird. – Rita war mir ein lieber, hilfreicher Trost. Seien Sie vielmals gegrüsst und umarmt von Ihrem in Freundschaft und Liebe Ihnen ergebenen Ludwig Rubiner.

20 nov. 1919 Berlino W. 30. Viktoria Luiseplatz 11. Caro e stimato Ferruccio! Prego mi lasci ancora 8 giorni circa da dedicare completamente alla Sua proposta editoriale. La Sua cara, per me molto cara, ma evasiva lettera riguardo al “Faust”, oggi mi rende le cose molto più difficili di quanto non lo fossero sei mesi fa, quando ero ancora nuovo nella casa editrice. (Di certo Lei sa: là non posso decidere niente soprattutto su questioni commerciali, sono piuttosto un semplice “impiegato”, consulente – non sono affatto l’editore, il proprietario, né prendo parte agli affari.) Chiedo questa proroga, perché sono in procinto di andare a Monaco per 8 giorni. Là voglio cercare di volgere al meglio una catastrofe che ha colpito la mia amata moglie – per la verità ingiustamente. Ahimè, mi pesa già da molto tempo, enormemente. Adesso che Lei (Busoni si trova a Londra n.d.t.) ha ripreso a vivere nel grande mondo, in un flusso di persone ingente, ha la percezione immediata che la vita merita di essere vissuta – ed è piena di amara tristezza. La mia è già da tempo piena di amara eccitazione, e questo è il motivo per cui da parecchio non sono stato in grado di scrivere; ho un groppo alla gola. Spero che ora tutto, o per lo meno molto, si risolverà. Rita (Rita Böttiker era la segretaria di Busoni n.d.t.) è stata per me un conforto caro e soccorrevole. La saluto e L’abbraccio tanto, il Suo a Lei devoto in amicizia e amore, Ludwig Rubiner. (la traduzione è mia)

28.5.2020

Arnold Schönberg "Die glückliche Hand"/Arnold Schönberg "La mano felice"

Muralto – Locarno Villa Rossa. 7. Feb.[ruar] 1918. Lieber Herr Busoni! (…) Und nun, lieber Herr Busoni, liegt, während ich schreibe, vor mir auf dem Tische Schönbergs „Glückliche Hand“. Da wir uns momentan nur brieflich verständigen können, erlauben Sie mir, hier einige meiner Eindrücke zu diesem Werk, dessen Kenntnis ich Ihrer gütigen Sendung verdanke, zu sagen. Das „Drama mit Musik“ Schönbergs, dessen Musik ich leider, wie Sie wissen, nicht kenne, macht durch seine ausserordentliche Intensität einen sehr bedeutenden Eindruck. Dabei schadet es nicht, dass die gesamte Art der Mise - en - scène, das eigentlich Neue an der symbolischen Inscenierung, von Kandinsky ist, und zwar von Kandinsky viel souveräner erdacht und gehandhabt in seiner Pantomime „Der gelbe Klang“ (im „Blauen Reiter“). Leider hat das bedeutend erdachte Drama von Schönberg einen Fehler: Es ist völlig impotent. Ferner hat es die mir persönlich furchtbare Eigenschaft: Ich fühlte mich bei der Lektüre plötzlich um eine bis zwei Generationen zurückgestossen. Der umgekehrte Wagner bleibt immer noch Wagner. Das ist nämlich Tristan und Isolde aus der Brille Weiningers dargestellt. Gut, das ist ja nicht die Hauptsache. Alles ist offenbar in breitestem Maasse auf eine schildernde Musik angelegt! Auch das lasse ich noch dahingestellt; ich wollte mit diesen Bemerkungen nur andeuten, was ich daran gräulich und modernistisch=altmodisch finde. Die Hauptsache: Das sogenannte Drama ist keines, sondern nur der Plan zu einem, von dem nichts ausgeführt wurde! (Denn Dekorationsbeschreibungen sind ja kein Drama, auch wenn sie abwechseln.) Aber auch der Plan zu diesem Drama ist nicht zu Ende empfunden oder auch nur zu Ende gedacht. Es ist ein psychologisches Aperçu: Der Mann ist ruhelos, das Weib ist seine Schöpfung, es gehört dem fremden oberflächlichen Herrn im Cylinder, der es verachtet. (Wie impotent die Symbolik Schönbergs ist: Der Herr im Cylinder wirft zweimal aus den Kleidern des Weibes einen Fetzen auf die Bühne. „Fetzen“ heisst ja bekanntlich im Wiener Dialekt eine leichtfertige Frau. Auf diesen kindischen psychoanalytischen Trick bildet sich Schönberg gewiss viel ein.) Aber weiter: Dieser impotente Dramatiker Schönberg weiss nicht, dass auch der Herr im Cylinder andererseits der „Mann“ ist, der, andrerseits dasselbe Frauenerlebnis hat. Oder haben kann; aber hier haben müsste, da ja dieses specifische Erlebnis in den Mittelpunkt gerückt ist. Schönberg weiss es nicht. Aber der Zuschauer weiss es instinktiv und fördert die Gestaltung. Geschieht sie nicht, so ist also ein Loch da. Man kann nicht um diese Gestalten herumgehen. Von Drama also gar keine Rede. Ferner hat das „Drama“ zwar einen Abschluss, indem nämlich hinter dem letzten gedruckten Wort ein Punkt steht. Aber keinen Schluss. Denn: die Scenerie hat uns bisher das normale, wirkliche psychologische Leben gezeigt; nun ist auch beim winzigsten Drama dies nur die Voraussetzung zum Hochsprung, also die materielle Grundlage der Exposition. Dann geht es ja erst los. Keine Spur davon bei Schönberg. Der mystische Chor singt bei ihm am Schluss zum Mann. „Und bist ruhelos!“ Gewiss, das ist ja Vorbedingung jedes Dramas. Nun fragen wir aber: „Was wird er tun?“ Worauf Schönberg antwortet: „Nichts. Er ist eben ruhelos.“ Aber die Pflicht des Dramatikers, selbst wenn er Dilettant ist, ist doch die überwirkliche Lösung der aufeinanderprallenden Willenskräfte zu finden. Die tragische oder die untragische Lösung. Jedenfalls aber die Lösung. Bei Schönberg nichts davon. Und selbst der Rest, der nach alledem noch übrig bleibt, ist nicht ausgeführt. Die paar Worte die im Text vorkommen und gesprochen oder gesungen werden, sind von schrecklichster, süsslicher Plattheit. Impotenz, wohin ich in diesem spätwagnerianischen Werk greife. Gut sind nur die ausführlichen Regiebemerkungen aus zweiter Hand (nach Kandinsky). - Da ich mich aber von Schönbergs Musik gerne von Zeit zu Zeit am nackten Körper bürsten lasse, ich grosse Achtung vor den erbitterten, jahrelangen Anstrengungen dieses Mannes habe, so würde ich nach diesem misslungenen Seelenkino mit Musik nicht sagen: ganz aufhören!, sondern würde vorschlagen: Schönberg soll von nun an Lieder schreiben, nur noch Lieder, und zwar Lieder aus dem psychoanalytischen Familienleben (Z.[um] B.[eispiel] 72 Takte musikalische Beschreibung eines symbolisch wichtigen Kleiderschrankes. Es geht alles. Bis zur psychologischen Stiefelbürste.) Spass beiseite. Ich habe mich um zwei Generationen zurückgeworfen gefühlt. Schade. Es ist alles genau das Entgegengesetzte von dem was ich denke, empfinde, wünsche, fühle, billige und tue. - Ich meine, unter diese Spätgeburtwagnerei müssten doch [I]hre Opern wie Blitze hineinfahren. Mit herzlicher Freude, mit recht herzlicher, erfüllte mich Ihre Nachricht, dass Sie in der angegebenen Art etwas für Goetz getan haben! - Zweygberg führte mich neulich zu einem Basler Maler mit ausgezeichneter Villa, pompösem Atelier. Heisst Garnjobst. Unglaublicher Kitsch. (Und ich wusste doch soviel Jahre nicht mehr, was Kitsch ist!) Danach möchte ich Hubers Bekanntschaft doch lieber nicht machen. Ich glaube, ich lasse ihn lieber in Frieden. Seien Sie und die liebe Frau Gerda herzlichst und freundschaftlichst gegrüsst von Ihrem Ludwig Rubiner. P.S. Bis jetzt wartete ich vergeblich auf ein anständiger gebunden[e]s Tolstoi-Exemplar, das für Sie bestimmt ist. Ich bekam aber keines. Aus Ihrem Brief schloss ich, dass Sie das gewöhnliche Exemplar früher als ich in Händen hielten. Haben Sie etwa eines gekauft? Wäre schade. Ich freute mich auf eine personliche Übersendung. Ihr L.R.

Muralto - Locarno Villa Rossa. 7 febbraio 1918. Caro signor Busoni! (...) E ora, caro signor Busoni, "La mano felice" di Schönberg è davanti a me sul tavolo mentre Le scrivo. Siccome al momento possiamo comunicare solo per iscritto, mi consenta di esprimere alcune mie impressioni riguardo a quest'opera conosciuta grazie al Suo benevolo invio. Il "dramma in musica" di Schönberg la cui musica purtroppo non conosco, come Lei sa, suscita un'impressione considerevole grazie alla sua straordinaria intensità. Pertanto, non nuoce che l'intero modo della Mise - en - scène, la novità assoluta della messa in scena simbolica, sia di Kandinsky, e cioè del Kandinsky concepito e maneggiato con grande maestria nella pantomima "Il suono giallo" (nel "Cavaliere azzurro"). Il dramma di Schönberg, di significativa concezione, ha purtroppo un difetto: è completamente impotente. Inoltre ha una caratteristica che, per me personalmente, è terribile: leggendolo, mi sono sentito di colpo riportato indietro di una, due generazioni. Il Wagner invertito resta sempre il solito Wagner. È, infatti, Tristano e Isotta rappresentato dalla prospettiva di Weininger. Bene, questa non è la cosa principale. Tutto si orienta, evidentemente, nella misura più ampia possibile, verso una musica descrittiva! Anche questo è da vedere; con queste riflessioni volevo solo dare un'idea di quello che ci trovo di raccapricciante e innovativo=superato. L'importante: non è affatto il cosiddetto dramma, ma solo il progetto di un dramma di cui non è stato eseguito niente! (Poiché le descrizioni decorative non sono affatto dramma anche se si alternano.) Ma il progetto di questo dramma non è stato percepito oppure anche pensato fino in fondo. È un'intuizione psicologica: l'uomo è inquieto, la donna è la sua creazione, appartiene al signore con il cilindro, estraneo e superficiale, che la disprezza. (Quanta impotenza nel simbolismo di Schönberg: il signore con il cilindro getta per due volte un brandello del vestito della donna sul palco. È risaputo che in dialetto viennese "brandello" designa una donna frivola. Un artificio infantile e psicoanalitico con cui Schönberg si immagina sicuramente molto.) Ma ancora: questo drammaturgo impotente Schönberg non sa che anche il signore con il cilindro, d'altro canto, è l'uomo che, d'altro canto, ha la stessa esperienza con le donne. Oppure può avere: ma qui dovrebbe avere, perché questa vicenda specifica ha una posizione centrale. Schönberg non lo sa. Ma lo spettatore lo sa istintivamente e incoraggia la configurazione. Se questa non si verifica, allora c'è un vuoto. Non si può girare attorno ai personaggi. Quindi non si può parlare affatto di dramma. Inoltre il "dramma" ha certamente un epilogo, quando cioè si trova un punto dopo l'ultima parola stampata. Ma nessun finale. Poiché: lo scenario ci ha mostrato finora la vita normale, reale, psicologica; ebbene, anche con il dramma più microscopico, questo è solo il presupposto per saltare in alto, quindi la base materiale per l'esposizione. Soltanto allora comincia. Niente di tutto questo in Schönberg. Alla fine il coro mistico canta all'uomo. "E sei inquieto!" Certamente, è il prerequisito di ogni dramma. Ma ci chiediamo: "cosa farà?" Al che Schönberg risponde: "niente. Appunto, è inquieto." Ma il dovere del drammaturgo, anche se è un dilettante, è quello di trovare una soluzione surreale per le forze di volontà in conflitto le une contro le altre. La soluzione tragica o non tragica. In ogni caso, la soluzione. In Schönberg niente di tutto questo. E perfino il resto che alla luce di ciò ancora avanza, non è eseguito. Le poche parole che compaiono nel testo, pronunciate o cantate, sono di una piattezza orripilante, dolciastra. Impotenza ovunque io metta la mano in quest'opera tardo-wagneriana. Vanno bene solo le note di regia di seconda mano (secondo Kandinsky). Siccome ogni tanto mi piace farmi spazzolare il nudo corpo dalla musica di Schönberg, nutro un profondo rispetto per le fatiche di quest'uomo, frutto di anni di esasperazione, quindi, dopo questo film dell'anima in musica malriuscito, non direi: mai più!, ma proporrei: d'ora in avanti Schönberg deve scrivere canti, solo canti, e cioè canti della vita familiare psicoanalitica (per es. 72 battute per la descrizione musicale di un armadio simbolicamente importante. Tutto è possibile. Spazzola per gli stivali psicologica inclusa.) Scherzi a parte. Mi sono sentito rigettato indietro di due generazioni. Peccato. È esattamente tutto il contrario di quello che penso, avverto, desidero, sento, approvo e faccio. Insomma, le Sue opere dovrebbero scagliarsi come fulmini su questo parto tardivo wagneriano. La notizia, che Lei ha fatto qualcosa per Goetz nel modo specificato, mi ha colmato il cuore di gioia, di estrema gioia! Zweyberg mi ha portato di recente da un pittore di Basilea con una villa favolosa, un atelier pomposo. Si chiama Garnjobst. Un kitsch incredibile. (È da anni che non avevo più visto un kitsch simile!) Poi preferirei non fare la conoscenza di Huber. Credo che sia meglio lasciarlo in pace. Un saluto caloroso e in tutta amicizia a Lei e alla cara signora Gerda, il Suo Ludwig Rubiner. P.S. Finora ho atteso invano un esemplare di Tolstoi rilegato decorosamente, a Lei destinato. Non ho ricevuto niente. Dalla Sua lettera ho dedotto che teneva in mano il comune esemplare. Ne ha comprato uno per caso? Sarebbe un peccato. Sarei stato contento di spedirglielo personalmente. Il Suo L.R. (la traduzione è mia)

18.5.2020

Die Ästhetik von Busoni als Geschenk/L'estetica di Busoni, un regalo

28. April 1917. Lieber und verehrtester Herr Busoni! (...) Es ist jedenfalls so: wäre mir nicht Ihr Centralfeuer der Ästhetik seinerzeit als Geschenk (geradezu) zugefallen, so wäre ich gewiss heute noch auf vielen Nebenwegen. Den Aufsatz, der Ihnen vorliegt, gab ich vor einem halben Jahr (Oktober 1916) in Druck. Ich bedaure nichts mehr, als ich Ihre Verse nicht eher kannte, diese: „Wir wissen, dass wir kommen, um zu gehen. Was zwischen liegt ist dass was uns betrifft! Ich könnte mir, mit Ihrer Erlaubnis, gar kein schöneres und conzentrierter das Letzte ausdrückendes Motto denken! (...)

28 aprile 1917. Caro e stimatissimo signor Busoni! (...) In ogni modo: se il fuoco centrale della Sua Estetica non mi fosse capitato a suo tempo come un dono (addirittura), percorrerei certamente ancora oggi strade secondarie. Sei mesi fa (ottobre 1916) ho dato alle stampe il saggio che ha di fronte. Rimpiango solo di non aver conosciuto prima i Suoi versi, questi: "Sappiamo che veniamo per andare. Quello che sta nel mezzo è ciò che ci riguarda!" Non potrei immaginarmi un motto più bello e più concentrato di questo, se mi consente, per esprimere le cose ultime della vita! (...) (la traduzione è mia)

28.3.2020

Über Stefan Zweig, Corneille, Faust II/Su Stefan Zweig, Corneille, Faust II

Donnerstag, d.[er] 17. IV. Muralto – Locarno Villa Rossa - Carissimo amico, Carino! (...) Sehr lange sah ich den Dr. H. Huber nicht. (Den ich ja auch sonst nur maximal 4 3/7 Minuten vorbeiplaudern sah.) Wenn Gott die Erde noch einmal macht und den Menschen die Berufe nach ihrem innersten Charakter zuerteilt, dann möchte ich mich wohl an einem schwer erträglichen Tage von Dr. Huber einseifen und rasieren lassen. Erfrischt ginge man unter seiner flinken Hand ins Paradies. ----- Hier, wie in Genf und in Zürich: Nebel, Regen, Kälte. Nur die Arbeit hält mich noch zurück, aber das muss, leider auch bald sein Ende nehmen, aus normalen Gründen. ------ Mit Stefan Zweig stand ich nicht besonders gut, weil ich ihn für einen Allerweltslauwarmen hielt. Nun las ich aber in der Frankfurter Zeitung eine Kritik über ihn, die das Gemeinste an Beschimpfung (ausserhalb der künstlerischen Grenzen) und an persönlicher Verdächtigung war. Dies bewog mich, ihm zu schreiben, und ihm meine Parteinahme und Achtung für seine Person auszudrücken, und er antwortete mir in einem sehr anständigen Brief. (Die „Neue freie Presse“ habe ich nicht gelesen.) --------------- Ich las einen Dichter, von dem ich aus meiner Jugend ausserordentliche Erinnerungen an gedrängte Formkunst hatte: Corneille. Höchste Enttäuschung. Ich fand nur eine sehr stark entwickelte Willenskraft, die sich aber an zeitlich sehr vergangen, menschlich nicht wichtigen und aufgeblasenen Dingen betätigt. Schlief mehrmals dabei ein. Zweimal bei dem berühmten „Cid“. Man denkt an …. nun an allerlei Schönes, Phantastisches, feuerluftig Erfundenes. Und dann? Garnicht! Ein Hofduell. - Etc. – Während der letzten Wochen wieder Faust II ganz gelesen. Sorgfältig. Stück für Stück. Von höchstem Wert wäre für mich, was Sie für Ihre eigene Person vom Faust II denken und empfinden, zu kennen. Ich möchte diesmal nur fragen. Aber diese Frage darf ich einmal stellen, nicht wahr? ------------ Lieber Ferruccio, mein einziger Helfer in den paar Dingen, die ein Mensch in seinem Leben zu vollbringen hat, Freund, Berater, gütig Abwartender - und Helfer einzig schon durch Ihre Anwesenheit auf der Erde. Seien Sie umarmt von Ihrem Ludwig Rubiner.

Giovedì, 17 IV Muralto - Locarno Villa Rossa - Carissimo amico, Carino! (...) È da tanto che non vedo il Dott. H. Huber. (Che di solito passa per una chiacchierata di 4 minuti e 3/7 al massimo.) Se Dio ricreasse il mondo e distribuisse le professioni agli esseri umani in base alla loro natura più intima, allora, in una giornata plumbea, mi farei insaponare e radere dal Dott. H. Huber. Rinfrescato dalla sua agile mano, entrerei in paradiso. Qui, come a Ginevra e a Zurigo: nebbia, pioggia, freddo. Solo il lavoro mi trattiene ancora, ma purtroppo deve veder presto la fine, per ovvi motivi. Con Stefan Zweig non sono in buoni rapporti perché lo considero un tiepido qualsiasi. Ma ho letto una critica che lo riguarda sulla Frankfurter Zeitung che è quanto di più offensivo e diffamatorio si possa dire di lui (al di là dei limiti artistici). Ciò mi ha indotto a scrivergli per esprimere la solidarietà e la stima che nutro nei suoi confronti, mi ha risposto con decoro. (Non ho letto la "Neue freie Presse".) ------ Ho letto un poeta di cui conservo un ricordo bellissimo fin dai tempi della mia giovinezza in fatto di concisione proplastica: Corneille. Una delusione nel vero senso della parola. Ho notato solo una forza di volontà altamente sviluppata che si attiva per cose superate nel tempo e irrilevanti, e retoriche dal punto di vista umano. Mi sono addormentato più di una volta. Due volte con il famoso "Cid". Si pensa a .... be' a qualcosa di bello, di fantastico, di inventato, arioso come fuoco. E poi? Assolutamente niente! Un duello di corte. Etc. - Nelle ultime settimane riletto per intero il Faust II. Attentamente. Pezzo per pezzo. Ci terrei molto a conoscere i Suoi pensieri e le Sue sensazioni più personali al riguardo. È solo una domanda la mia, questa volta. Ma posso chiederlo, giusto? Caro Ferruccio, mio unico soccorritore nelle poche cose che un uomo deve portare a compimento nella vita, amico, consigliere, in benevola attesa - e soccorritore per il semplice fatto di esistere sulla terra. La stringo tra le braccia, il Suo Ludwig Rubiner. (la traduzione è mia)

4.02.2020

Erinnerungen/Ricordi

Spiez, Hôtel Belvedere Dienstag, 27.VIII/18 - Lieber Herr Busoni! (...) So dass also für mich der Begriff "Künstler" ein Schanden-Name ist. Ich habe das die Jahre hindurch immer wieder geschrieben und gedruckt. Und die besten meiner Generation wissen es heute auch. Mit „wohlmeinender“ Tendenz etc. hat die ganze Frage nichts zu tun, auch das Schöpferische nicht. Sondern nur damit: Arbeitest du nur, um zu reden, gewissermassen als liebenswerte Lebensäusserung? Oder arbeitest du, um die wirklichen grossen Geheimnisse der Welt in Formen, die Menschen-Sinnen zugänglich sind, zu gestalten? Den zweiten Fall nenne ich einen Schöpfer. Damit es nicht bei der blossen Terminologie bleibe, so zitiere ich einen der allerherrlichsten Sprüche Goethes. (Als ich Schüler war, zitierten meine Oberlehrer mit feierlichem Fettkinn Goethe; als ich Student war meine betrügerischesten Commilitonen. Goethe war um jene Zeit „die grosse Mode“. Die flachsten aller Universitätsprofessoren hielten Vorlesungen über Goethe; die carrieresüchtigsten beriefen sich auf ihn. Und mit einer ganz neuen Ausnahme - des höchstbedeutenden Buches von Gundolf - gehören gerade die Goethebiographien und Goetheschriften zur allererbärmlichsten und schmalzigsten Literatur. Wenn also ich mich aufraffe, Goethe zu nennen oder gar zu citieren, dann muss sein Wort schon ganz besonders tief in mein Leben hineingeklungen sein!) Aber dieser westöstliche Goethe überhebt mich jeder weiteren Diskursive. Er sagt alles, was man tun muss: „Sei’s Ergreifen, sei es Raffen, Wenn es nur sich fasst und hält: Allah braucht nicht mehr zu schaffen, Wir erschaffen seine Welt“ Dies ist wahrhaft wunderbar. Auch die Ablehnung der „Natur“ (Allah braucht nicht mehr zu schaffen), und die letzte Zeile, die ausdrückt, dass der Schaffende durch sein Schaffen noch dem höchsten Sinn des Weltgeschehens hilft! Also unfatalistisch! Willend und tuend! - Wie schön!!! (...)

Spiez, Hotel Belvedere martedì, 27 8/18 - Caro Signor Busoni! (...) Cosicché anche per me il termine "artista" è un'infamia. Durante questi anni l'ho riscritto e ristampato più volte. E a tutt'oggi i migliori della mia generazione lo sanno. La questione non ha niente a che vedere con tendenza "ben intenzionata", nemmeno con l'atto creativo. Ma solo nel senso: lavori solo per dare con la parola un'espressione, per così dire, leggiadra della vita? Oppure lavori per dare forma ai veri, ai grandi segreti del mondo che sono accessibili ai sensi umani? Creatore è per me il secondo caso. Tanto per non restare sul piano della mera terminologia, cito uno dei più bei versi di Goethe. (Al liceo gli insegnanti con il doppio mento da cerimonia citavano Goethe; all'università lo facevano i miei compagni di studi più malandrini. A quel tempo Goethe andava "alla grande". I più anonimi tra i professori universitari teneveno le lezioni su Goethe; i più ambiziosi vi si richiamavano. Ad eccezione del testo esemplare di Gundolf, le biografie e gli scritti su Goethe rientrano in un tipo di letteratura veramente deplorevole e sdolcinata. Se quindi ardisco nominare o citare Goethe, allora significa che la sua parola è risuonata nella profondità del mio essere in modo significativo!) Ma questo Goethe occidentale-orientale mi fa desistere da ulteriori divagazioni. Dice tutto ciò che si deve fare: "Sia afferrare, sia ghermire, purché uniti ci tenga: Allah non deve più creare, noi diamo vita al suo mondo." È davvero meraviglioso. Anche il rifiuto della "natura" (Allah non deve più creare) e l'ultima riga in cui si dice che colui che crea contribuisce con il suo operato al senso supremo della storia del mondo! Quindi non fatalistico! Volendo e agendo! - Che bello!!! (...) (la traduzione è mia)

29.01.2020

Cos'è l'espressionismo? Un urlo nella notte della vita

Da schreit die Not jetzt auf: der Mensch schreit nach seiner Seele, die ganze Zeit wird ein einziger Notschrei. Auch die Kunst schreit mit, in die tiefe Finsternis hinein, sie schreit um Hilfe, sie schreit nach dem Geist: das ist der Expressionismus! - Hermann Bahr (1863-1934)

E ora l'angoscia lancia un urlo: l'uomo invoca la sua anima, il tempo intero è un unico grido d'aiuto. Anche l'arte urla nella profondità delle tenebre, grida aiuto, invoca lo spirito: ecco cos'è l'espressionismo! - Hermann Bahr (1863-1934) (la traduzione è mia)

9.6.2019

Pfingsten - Pentecoste

Muralto – Locarno Villa Rossa 27. März 1918. Lieber verehrter! (...) Freitag, d.[er] 29. März. (...) Ich bin am 12. Juni geboren und habe zweimal im Leben Geburtstag zu Pfingsten gehabt. (...)

Muralto - Locarno Villa Rossa 27 marzo 1918. Caro stimato! (...) Venerdì, 29 marzo. (...) Sono nato il 12 giugno e per due volte in vita mia il compleanno è caduto di Pentecoste. (...) (la traduzione è mia)

23.1.2019

Il gigante tenero (der zarte Riese) di Salomo Friedländer

C’era una volta un gigante che era così tenero, ma così tenero! Be’, andò in mezzo agli uomini. Con quale levità si muoveva, con quale grazia. E lieve lieve passò schiacciando tante persone carine e affabili: la signora direttrice Buller appiattita, completamente appiattita; il signor consigliere segreto Wersch; il signor vetturino dell’omnibus Koppke; il gigante tenero calpestò con cautela individui così amabili. Dopodiché scoppiò a piangere. Le lacrime si rovesciarono come un nubifragio, ma un nubifragio salato, sulle nature umane buone e care. La scuola per l’infanzia, sì la scuola per l’infanzia, barcollò, cadde al suolo, sprofondò. Il gigante pianse, madri urlarono, compagnie di assicurazione morirono. Il gigante mosso dal dolore si gettò a terra, ma la terra tremò: Londra, Madrid, Zehlendorf e Nowawes crollarono come castelletti di carta. La mia intenzione è buona, buona, assicurò il gigante tenero, così tenero, e con la voce contrita produsse una tale pressione atmosferica che ottanta camerieri del luna-park, giovani e vecchi, furono soffiati via come scaloppine di carta. Traendo dal petto lacerato dalla pena un profondo sospiro, il gigante esplose un crematorio insieme a quattro cimiteri, una grandinata di cenere e di ossa vorticò tra i vivi. Il gigante provò orrore per sé stesso, quando vedove e orfani lo circondarono come neve granulosa, e si accasciò prono sul terreno schiacciato; sotto di lui una tenuta con una cascina, piena zeppa di animali e uomini sfiatanti. Oh, voi piccola gente per bene, uccidetemi, uccidetemi perché sono il mite assassino della vostra felicità, implorò il gigante. E come supplicò bene il gigante, il suo piagnucolio polverizzò un ricovero di puerpere, una caserma dei granatieri che chiaramente si trovava lì vicino, un signor governante che sfrecciava strepitando in auto di lusso, e una coppia di giovanette invecchiate che correva lesta all’ufficio delle poste. Ma il gigante sorrise, e dagli occhi eruppe una mestizia soprannaturale - io che sono un mite, ma solo troppo grande, non posso uccidere me stesso per il bene di questo popolo buono e caro, così piccolo, così grazioso, così allegro? Alleluia, balbettò piano piano per paura di ferire qualcuno; eureka, sorrise tra sé e sé, suvvia! Prese una bella rincorsa, saltò fino al cielo, eseguì un salto mortale nelle nubi e come un fulmine si fiondò a capofitto con il cranio sulla punta di campanile più vicina senza che la sua anima, prima di passare a miglior vita, non avesse ricevuto l’unzione. La torre campanaria e il suo corpo portentoso ridussero in frantumi due quartieri della città: il poeta Prometello spirò in questa circostanza. E così ebbe inizio – nasus teneatis! – l’era della decomposizione durata imperitura fino alla notte di oggi. Ebbene, la vera mansuetudine può avere lo stesso effetto della diavoleria più infernale – nel caso in cui dovesse scaturire da un gigante. (la traduzione è mia)

6.12.2018

Ihr seid Menschen - Rezension des Gedichtbuches "Vous ȇtes des hommes" von P.-J.Jouve

"Ihr seid Menschen", "Vous ȇtes des hommes" heißt das Gedichtbuch. Ein Franzose, P.-J. Jouve, stößt den lauten Schrei des Menschen aus. Eine Widmung drin, für uns: "Aux frères ennemis." Es gibt nichts Erschütternderes. Ebenso ungeheuer klar, so riesig weit über die Mitwelt gebogen, so aufstachelnd proklamatorisch sind die Gedichte. Paris 1915, Verlag der "Nouvelle Revue Française". Ehre diesem Verlag. (Fortsetzung auf Textbeispiele, Der Mensch in der Mitte, unter dem Titel "Der Bruder")

29.11.2018

An die Freunde

"Was ist ein Jahr, und was ist eine Stunde - Im Acker der Zeit, der brach zu unsern Füßen liegt." (Ernst Toller)

10.9.2018

Nel dramma "I non violenti" confluiscono diverse suggestioni tematiche: filosofiche, parapsicologiche, bibliche, artistiche (surrealismo), letterarie (riferimento intertestuale). Si può altresì riscontrare una considerevole attenzione per le vicende socio-politiche del tempo.

Mistica della luce di ispirazione neoplatonica.

Cabala mistica.

Interesse per i fenomeni paranormali quali la psicocinesi, la facoltà di intervenire sulla realtà circostante con il pensiero. Nella seconda scena del primo atto si assiste alla levitazione dei corpi (una forma di psicocinesi).

Arte di Chagall, amico di Rubiner vedi autobiografia di Chagall.

Richiami biblici: il dialogo tra il governatore e Klotz (ottava scena, primo atto) è modellato sul dialogo tra Ponzio Pilato e Gesù Cristo nel vangelo di Giovanni.

I primi anni '20 sono caratterizzati da forti e rapidi cambiamenti sociali e politici con le agitazioni operaie in Germania dopo la sconfitta della prima guerra mondiale. Nel 1918 l'ammutinamento dei marinai nella base navale di Kiel (die Meuterei der Matrosen in Kiel) fu la scintilla che fece esplodere le proteste sociali. La rivolta locale si trasformò ben presto in un sovvertimento nazionale. Soldati e operai sodalizzarono con i marinai arrestati dai militari, iniziarono a eleggere i consigli di lavoratori e soldati su modello sovietico russo (Rivoluzione russa del 1917) e presero il potere civile e militare in molte città tedesche.

Es gibt große Stunden.../fern von großen Stunden. Riferimento intertestuale. Nell'epilogo de "I non violenti" Rubiner riprende il tema delle "grandi ore" nel romanzo epistolare di Friedrich Hölderlin "Hyperion oder der Eremit in Griechenland" (1797) - "Iperione o l’eremita in Grecia", ma per evidenziare un'altra via. Nella mitologia greca Iperione è uno dei titani, era il titano dell'Oriente e della luce. Rappresenta la luce solare. Il viaggio che il sole compie ogni giorno per illuminare il mondo da Oriente a Occidente diventa una metafora del cammino dell'uomo, del lavoro dell'uomo che con le mani scava umilmente nella terra per rigenerarla. Dell'uomo, il cui spirito rinato è consapevole di ciò che ha attorno e si rinnova nella conoscenza del momento presente, immemore del passato e ignaro del futuro.

Hyperion an Bellarmin: Es gibt große Stunden im Leben. Wir schauen an ihnen hinauf, wie an den kolossalen Gestalten der Zukunft und des Altertums, wir kämpfen einen herrlichen Kampf mit ihnen, und bestehn wir vor ihnen, so werden sie, wie Schwestern, und verlassen uns nicht.

Iperione a Bellarmino: Nella vita ci sono grandi ore. Noi leviamo gli occhi verso di esse come verso le colossali figure del futuro e dell'antichità. Combattiamo con esse una magnifica lotta e, se noi vi sappiamo far fronte, esse diventano nostre sorelle e non ci abbandonano.

Der Offizier (Vierter Akt, Fünfzehnte Szene): Mit dir bleibe ich allein. Mit dir grabe ich die Erde. Mit dir in der Arbeit der Hände weiß ich nichts mehr von den Strömen der Vergangenheit. Auf der harten Erde schaffen wir von Jahreszeit zu Jahreszeit. Auf engem Raum, fern von großen Stunden. Klein und unscheinbar sind wir geworden. Vergessen vom Morgenreich, an dem wir schufen.

Il testo teatrale di Rubiner termina con la visione profetica, la profezia della palingenesi del vecchio mondo, e con un duplice annuncio: l'immortalità della volontà dei non violenti : "ewig lebend unter uns handelt ihr unsterblicher Wille!", e la redenzione dell'uomo: "Ich bin am Anfang. In dieser Stunde bin ich geboren". Nella fase conclusiva del suo lavoro all'opera teatrale "Faust", Busoni trae grande ispirazione dai suggerimenti di Rubiner. Nella lettera del 1° ottobre 1918 Rubiner gli suggerisce di sostituire "Begriff" con "Wille". Vedi lettera del 1° ottobre 1918.

6.9.2018

Lettere di Rubiner a Busoni sul processo di creazione del "Doktor Faust"

L'opera di Busoni svolge per Rubiner un ruolo decisamente importante come trapela dalla lettera del maggio 1917, in cui esprime la sua grande ammirazione per il compositore e gli rivolge l'invito a collaborare alla redazione di "Zeit-Echo" (Eco del tempo):

Lieber Herr Busoni! Da ist die erste Nummer. Aufrichtig untröstlich, dass sie schon seit zwei Monaten fast ausgedruckt ist, und dass ihr Erscheinen von mir nur durch ewige Unzufriedenheit mit dem äusserlichen, technischen Satzbilde verzögert wurde. Hätte ich nicht so lange an den technischen Unvollkommenheiten gearbeitet, so könnte meine Arbeit über die Opern schon in diesen Tagen erscheinen. Nun muss ich leider Geduld haben bis zum nächsten Heft. ------- Ich weiss nichts, wirklich nichts auf der Welt, (den Krieg einbegriffen), was stärker in mein Leben hineinragte als die Opern. Nicht wegen ihrer Form, Leichtigkeit und Vollkommenheit allein. Sondern weil dies alles ja in Wahrheit nur die Handschrift, die Pinselführung eines wunderbaren Menschheitsgefühles bei Ihnen ist. Wenn Sie wüssten, was Sie Herrliches an mir getan haben: Sie haben mir an meine Lebensführung die „Correctur“ (ich meine es so wie im Maleratelier) einer grossen Wirklichkeit angelegt. Und Wirklichkeit ist für mich ja nicht der Tisch, an dem ich sitze, sondern jene ewig bleibende, von Grund aus daseiende, höhere Wirklichkeit, die in der Welt dasteht, wenn ein Mensch seine Liebe (und seinen … Hass) in Formen, die er selbst durchlebt hat, herausgehen lässt. Ein Bekenntnis zur Zeitschrift noch: Für die Zeichnung von Richter, die diesmal drin ist, übernehme ich die volle Verantwortung. Ich bin sogar froh, durch die Zeitschrift das ermöglicht zu haben. --- Es ist, glaube ich, ein zwar folgenreicher aber doch kein böser Eingriff in ein Leben, einem Menschen den Funken zu entlocken, der doch schliesslich in jedem Menschen sitzt, und meistens nur verhüllt bleibt. Ich, in meinem Leben, verdanke das Springenlassen des Funkens --- das unbekümmerte Bekenntnis zum Ich und zum Anderen (gemeinsam) ---- mehrmals Ihrer Person. Es wäre (ernstlich) kleinlich, selbstsüchtig und undankbar von mir, wenn ich das Feuer nicht weitergäbe. - Unser Geheimnis im Leben ist ja, dass wir - bis zu einem gewissen Grade der Empfänglichkeit - das Feuer weitergeben müssen; den Anderen, bis zu einem gewissen Grade seines Verständnisses, einweihen müssen. Und nun. Wenn Ihnen die Haltung nicht „compromittierend“ für Ihre gute Laune zu sein scheint; nicht verstimmend auf Sie wirkt; nicht Sie abstösst, so wüsste ich mir nicht besseres, als das hier zu sagen: Einmal kommt gewiss der Moment, wo auch Sie ein Wort sprechen mögen, dass die Weltereignisse nach Ihrem Herzen lenken sollte. Wir dürfen nicht glauben, dass ein solches Wort wirkungslos bliebe. Wir müssen daran denken, dass die Augen des ganzen Europas auf die Worte die hier aus der Schweiz öffentlich hervorgehen, gerichtet sind. (Zudem ist, technisch gesprochen, die Auflage sehr gross.) - Und für die letzte Skepsis kann ich nur sagen: Das Wort eines Menschlichkeitsgenius lenkt immer die Herzen, zieht immer Kreise, wird immer in der Welt zu etwas Wirklichem! Sie sehen, dass meine Frage nicht die übliche, starre Redaktions-Aufforderung zur „Mitarbeit“ ist. Sondern die Ansage: Wenn Sie es einmal mit der Welt nicht länger aushalten, und wenn Sie der Welt einen Ihrer Menschlichkeitsbriefe schreiben mögen ----- und wollen, dass sie ihn zu lesen bekomme. So wissen Sie, wer Ihnen zur Verfügung steht. Ha, „Verfügung stehen“ - welch protziges Wort! Nein, wer sich unendlich freuen würde; tief davon überzeugt, dass ein Wort aus Ihrem Munde die Menschen tausendmal stärker trifft, als die ewig geschäftsmässigen Redensarten der Berufspolitiker. Denn es geht ja hier nicht um jene Schwindelspecialität „Politik“- es geht um unsere tiefsten Herzenswünsche. Hier muss ich schweigen. - Ach wüssten Sie nur, wie viele, die alle Sie getröstet und denen Sie geholfen haben, durch ein Wort von Ihnen in ihrer inneren Unabhängigkeit gestärkt werden können! Mit dem herzlichsten Händedruck Ihr Rubiner.

Caro signor Busoni! Ecco il primo numero. Sinceramente desolato che, quasi stampato già da due mesi, abbia ritardato a vedere la luce, perché la veste tipografica esteriore, tecnica mi lasciava sempre insoddisfatto. Se non mi fossi dilungato troppo a correggere le imperfezioni tecniche, allora il mio lavoro sull'opera potrebbe uscire già in questi giorni. Ora, purtroppo, devo pazientare fino al prossimo numero. Non esiste nient'altro al mondo, e sottolineo niente (guerra inclusa), che sia entrato con maggior forza nella mia vita dell'opera. Non solo per la sua forma, la sua leggerezza e la sua perfezione. Ma perché tutto ciò, in verità, reca la Sua firma, il tocco artistico di quel mirabile sentimento di umanità che Le è proprio. Se sapesse quale dono portentoso Lei mi ha dato: Lei ha "corretto" la rotta della mia vita ("correzione" intesa come nell'atelier di un pittore) con un grande senso della realtà. E realtà non è per me il tavolo a cui siedo, bensì quella realtà superiore, eterna e permanente, esistente per sua natura, che è presente nel mondo, quando un essere umano fa sgorgare il suo amore (e il suo ...odio) in forme che egli stesso ha sperimentato. Ancora una chiosa sulla rivista: per l'illustrazione di Richter, che questa volta vi è contenuta, mi assumo la piena responsabilità. Mi fa anche piacere averlo reso possibile tramite la rivista. Credo che sia un'interferenza importante nella vita, per niente nociva, far scattare la scintilla, spesso solo sopita, insita nell'essere umano. Per quanto mi riguarda Le sono debitore di aver riacceso, più di una volta, la mia scintilla - confessione agnostica dell'io e dell'altro (congiuntamente). Sarebbe (seriamente) meschino, egoistico e ingrato da parte mia, se non passassi la fiaccola. Il segreto della vita è che noi dobbiamo trasmettere la torcia - nei limiti della ricettività; che noi dobbiamo iniziare il prossimo nei limiti del suo intelletto. E adesso. Se una presa di posizione non Le sembrasse "compromettere" il Suo buon umore; non La indisponesse; non Le suscitasse un senso di repulsione, allora non saprei esprimermi meglio se non dicendo che: verrà senz'altro il giorno, in cui una parola pronunciata da Lei guiderà gli avvenimenti mondiali secondo i dettami del Suo cuore. Non si creda che questa parola resti inascoltata. Dobbiamo tener in mente che gli occhi di tutta l'Europa sono puntati sulle parole che scaturiscono pubblicamente da qui, dalla Svizzera. (Inoltre, in termini tecnici, la tiratura è molto alta). E per porre fine a ogni scetticismo aggiungo soltanto: la parola di un genio dell'umanità guida sempre i cuori, è sempre carismatica, si trasforma in qualcosa di reale nel mondo! Come vede, la mia richiesta non è il solito invito ufficiale della redazione a una "collaborazione". Ma l'annuncio: se un giorno non ce la facesse più a reggere il peso del mondo, e se volesse scrivere al mondo una delle sue lettere colme di umanità ----- e volesse anche che il mondo la leggesse. Ecco, sa chi Le è a disposizione. Ah! "Essere a disposizione" - che espressione pretenziosa! No, chi ne sarebbe felice oltre misura; con la convinzione che una parola uscita dalla Sua bocca colpisce con una forza mille volte più potente delle solite frasi fatte dei politici di professione. Poiché qui non si tratta di quella specialità dell'imbroglio che è la "politica" - sono in gioco i nostri desideri più intimi. A questo proposito devo tacere. - Ah, se solo sapesse che soccorrevole conforto Lei è stato per tutti coloro, la cui indipendenza interiore può essere rinvigorita da una Sua parola! Con una stretta di mano cordiale, il Suo Rubiner. (la traduzione è mia)

Durante gli anni dell'esilio svizzero il dialogo epistolare è fondamentale nella fase di eleborazione del "Doktor Faust". In Svizzera René Schickele redige il più importante periodico letterario in difesa del pacifismo "Die weißen Blätter" sul quale nell'ottobre 1918 viene pubblicato il libretto "Doktor Faust".

Nella lettera del 17 aprile 1918 Rubiner suggerisce a Busoni di pubblicare il libretto del Faust in volume:

Donnerstag d.17.IV. Muralto-Locarno Villa Rossa - Carissimo Amico, Carino! (...) Nichts fände ich klüger und richtiger, als Ihren Faust sobald als möglich in Buchform erscheinen zu lassen? Sorgfältigst durchgesehener und überprüfter Text vorausgesetzt. Aber dann, so bald es geht. Aber doch nicht etwa bei Breitkopf und H.[ärtel] ?!!! Nein! Inselverlag oder Kurt Wolff. (Oder Cassirer.) - (Ich würde allzugerne mit Ihnen über die Stelle sprechen, wo Faust die Natur anruft. Hier darf in der Buchausgabe kein Ton aus dem 18. Jhrhdt. sein. Ich bin so vermessen, diesen „Vorschlag“ zu machen, weil die Anrufung der Natur, als ich sie hörte, noch nicht ganz ausgeführt war. Meine Frage hierbei war innerlich: Meinen Sie wirklich die „Natur“ - oder meinen Sie nicht vielmehr die unsterbliche Schöpferkraft und Lebensbildekraft des Menschen? Meinen Sie - fragte ich mich - nicht genau ausgedrückt - „den Menschen“ (und, sogar, garnicht die Natur!)? So verstand ich diesen Monolog (auch im inneren Zusammenhang mit der letzten Scene, dem Jüngling). Und ich nahm an, dass „Natur“ für Sie, in der Schnelligkeit mit der Sie gerade diese wichtige und schöne Scene nachträglich ausgearbeitet hatten, nur ein Verständigungswort sei, und dass Sie in Wahrheit anderes meinten. Habe ich völlig geirrt?) Ihr Faustbuch erscheinen zu sehen, nicht für Subscribenten, sondern für Viele, würde ja nicht nur mir die grösste Freude machen, sondern dem grossen, grossen Kreise von Menschen, die genau und in Beherzigung, auf Ihre geschriebenen und gedruckten Worte warten! Erschiene nun diese herrliche, metaphysische Musikdichtung doch bald! Und Sie ahnen vielleicht garnicht, wie wunderbar das auf die Leser wirken wird! (...)

Giovedì 17. IV. Muralto-Locarno Villa Rossa - Carissimo Amico, Carino! (...) Niente mi sembrerebbe più ragionevole e più giusto che far pubblicare il Suo Faust in volume il prima possibile. A condizione che il testo venga esaminato e revisionato accuratamente. Dopodiché, al più presto. Ma non presso Breitkopf e H.[ärtel]?!!! No! Presso la casa editrice Insel o Kurt Wolff. (Oppure Cassirer.) - (Sarei ben felice di parlare con Lei del passo dove Faust invoca la natura. Nell'edizione non una parola del 18° secolo. Ho l'ardire di fare questa "proposta", perché l'invocazione della natura, quando la sentii, non era ancora stata eseguita. La mia domanda riguardo a ciò era intrinseca: intende veramente la "natura" - oppure non intende, al contrario, la forza creativa, immortale e la virtù plastica, vitale dell'uomo? Intende - mi sono chiesto - non sufficientemente esplicitato - "l'uomo" (e nient'affatto la natura!)? Ho interpretato il monologo in questo modo (anche in relazione intrinseca con l'ultima scena, il fanciullo). Considerata la rapidità con cui Lei, successivamente, ha elaborato proprio questa scena importante e bella, ho dedotto che "natura" sia solo un termine d'intesa e che, in verità, avesse in mente qualcos'altro. Ho preso un abbaglio? Veder pubblicato il Suo libretto del Faust in formato di libro, non per scribacchini di secondo rango, bensì per i molti, arrecherebbe una gioia suprema non solo a me, ma anche ai grandi, grandi circoli di persone che aspettano solo le Sue parole scritte e stampate per farne tesoro! Se soltanto uscisse presto, questo magnifico poema musicale metafisico! E Lei non ha la benché minima idea dell'effetto strepitoso che avrà sui lettori! (...) (la traduzione è mia)

Alla fine della guerra Rubiner torna a Berlino, alloggia nell'antica abitazione di Busoni sulla Viktoria-Luise-Platz 11 e inizia l'attività come lettore presso la casa editrice Gustav Kiepenheuer, che sceglie di seguire in quegli anni una linea progressista del programma editoriale prediligendo l'avanguardia letteraria e profilandosi ben presto come un vero e proprio laboratorio di utopie. Busoni acconsente a pubblicarvi il "Faust". Dopo molte lettere, lunghe e dettagliate, Rubiner scrive a Busoni una cartolina da cui è possibile farsi un'idea del clima di fermento culturale che anima la città:

8. Juli 1919. Carissimo Ferruccio! Als Vorboten ausführlicher Briefe zuerst eine Karte. - Nichts von dem ungeheuren Strom, in dem hier die Dinge sind, möchte ich je verloren haben. Es macht müde und glücklich. - Dann: Junge Menschen, schöne Menschen (!) gesehen, gefunden, die früher nie waren, nie so! Endlich Wesen, die zu einem gehören, wissend – unsere Sprache sprechen – und für die man wohl in früheren Jahren – (einsam) gedacht und gefühlt hat, als sie noch Kinder waren; die alles verstehen, schnell, herzlich. – Endlich – denken Sie: jetzt erst! – habe ich mein Drama nach meinem Wunsch fertig, erst heute Abend, wo ich an Sie schreibe. Nun endlich hat es Form, und jetzt erst könnte ich es Ihnen eigentlich zeigen. Kein Barock mehr, keine Wucherung, keine Unklarheit. – Ich schliesse Sie, Freund, in meine Arme. Ihr Ludwig Rubiner.

8 luglio 1919. Carissimo Ferruccio! Come messaggero di lettere circostanziate la prima cartolina postale. - Non avrei voluto perdere niente del favoloso flusso in cui scorrono le cose qui. Affatica e dà felicità. Poi: persone giovani, persone belle (!) viste, trovate, che prima non c'erano mai, non così! Finalmente esseri simili a noi, consapevoli - parlano la nostra lingua - e per i quali in passato si è pensato e sentito - (in un solitario isolamento) quando loro erano ancora bambini; che capiscono tutto, velocemente, sinceramente. - Finalmente - pensi: solo adesso! - Ho terminato il dramma come volevo, solo stasera che Le scrivo. Finalmente ha preso forma e soltanto adesso, insomma, potrei farglielo vedere. Più nessun barocco, nessuna esuberanza, nessuna vaghezza. - Amico, La stringo tra le braccia. Il Suo Ludwig Rubiner. (la traduzione è mia)

Nella fase conclusiva del suo lavoro Busoni trae grande ispirazione dai suggerimenti di Rubiner:

Zürich, d.[er] 7. Oktober 1917. Lieber und verehrter Herr Busoni! Ich bin sehr glücklich über Ihre Einladung, den Schluss kennen lernen zu dürfen. Dass hier irgendwo meine Anregung sei, kann ich natürlich nicht acceptieren; erstens aus persönlichen Gründen nicht, und dann auch aus sachlichen: die Schlussidee, von der Sie mir sprachen liegt zu tief in der Linie Ihres ganzen Werkes und Ihrer Persönlichkeit begründet, als dass selbst eine Anregung wäre. -- Und wenn sich die Gespräche von meiner Seite wirklich „streng“ abgespielt haben sollten, so wäre ich nur tief beschämt. Etwas ganz anderes ist es natürlich, dass ich in einem so wichtigen Moment Ihres Lebens, bei einer so wichtigen Stelle Ihres Werkes - mit Ihrer Erlaubnis (und das ist keine Floskel) – Ihnen rückhaltlos Auskunft über meine visuellen und geistigen Vorstellungen gebe. Täte ich das nicht, so würde ich von mir glauben müssen, dass ich der freundschaftlichen Neigung, mit der Sie mich so sehr erfreuen - und erquicken! -, nicht würdig wäre. - Ja, es ist, im Gegenteile sogar so, dass ein Mensch, der ganz oben auf der Spitze steht, und ein Werk, dessen Conception wirklich menschheitsumfassend ist, mich zu Bekenntnissen der Wahrheit treibt, die absolut sind, und sogar - in der Hitze der Liebe! – momentweise der geselligen Art ermangeln können. Natürlich heisst mir „Wahrheit“ nie: Kritik, oder Ansicht, oder Meinung - welche alle drei ich für Unfug halte. Sondern die Darlegung und innere Weiterausbildung des geistigen Organismus, den eine Schöpfung hervorbringt. Daher kann man bei grossen Werken nie höflich sein. (Bei kleinen nichts als das.) Eine grosse Schöpfung ist so wie ein lebendiges Wesen, dass der Liebende bei ihrer Enthüllung oft wahrnimmt: hier ist ein Glied verborgen - oft nur noch verhüllt; und je mehr er liebt, umso hitziger wird er die Befreiung des geliebten Wesens von den verhüllenden Tüchern erbitten. Und er bittet so lange, bis ihm der Körper ganz gezeigt wird. So ging es mir mit Ihrem Werk. - Und nun möchte ich recht bald zu Ihnen kommen und den Schluss hören! (...)

Zurigo, 7 ottobre 1917. Caro e stimato signor Busoni! Il Suo invito a conoscere il finale mi rende molto felice. Naturalmente mi riesce difficile accettare di esserLe stato di una qualche ispirazione; innanzi tutto, per motivi personali, e poi anche per ragioni oggettive: l'idea del finale, di cui Lei mi ha parlato, è in perfetta armonia con il principio costitutivo di tutta la Sua opera ed è conforme alla Sua personalità, e parlare di ispirazione sarebbe troppo semplicistico. -- E se io avessi usato un tono troppo "severo" nelle consultazioni, mi sentirei mortificato nell'intimo della mia persona. Che io in un momento così importante della Sua vita, in un passo così importante della Sua opera - me lo consenta (e non è una frase retorica) - Le abbia palesato il mio pensiero, senza riserve, sulla concezione e rappresentazione della scena finale, è naturalmente qualcosa di diverso. Se non fosse così, non dovrei considerarmi degno di quel sentimento amichevole, lieto e ristoratore! -, che Lei mi riserva. - È vero proprio il contrario, che un uomo all'apice del suo talento artistico e un'opera, la cui concezione contempla il disegno universale dell'umanità, mi inducono a fare confessioni circa la verità che sono assolute, e che anche - nel fuoco della passione! - possono temporaneamente far fallire il tono conviviale della conversazione. Va da sé che "verità" per me non significa mai: critica, punto di vista oppure opinione - tre concetti che ritengo infondati. Bensì la spiegazione e il perfezionamento intimo dell'organismo spirituale che scaturisce da una creazione. Perciò, con le grandi opere, non si può mai avere abbastanza riguardi. (Con le minori niente di questo). Una grande realizzazione assomiglia a un essere vivente di cui l'amante si accorge scoprendola; qui un arto è nascosto - spesso solo velato; e quanto più ama, tanto più appassionatamente implorerà la svestizione del caro essere dai panni che lo coprono. E implora finché il corpo gli si mostrerà nella sua interezza. Così è stato per me con la Sua opera. - E adesso vorrei renderLe visita al più presto per sentire il finale! (...) (la traduzione è mia)

Dal libretto manoscritto del Doktor Faust si desume che Busoni modificò due volte le ultime parole del suo protagonista: da "io, Faust, un concetto eterno" a "uno spirito eterno" e infine "una volontà eterna". L'idea conclusiva, citata nella lettera, si riferisce probabilmente all'ultima modifica del monologo finale e risente dell'influsso del testo teatrale di Rubiner, Die Gewaltlosen - I non violenti. Il concetto di volontà è di centrale importanza nel dramma composto durante l'esilio svizzero, che termina con una visione profetica, la profezia della palingenesi del vecchio mondo, e con un duplice annuncio: l'immortalità della volontà dei non violenti: "ewig lebend unter uns handelt ihr unsterblicher Wille!", e la redenzione dell'uomo: "Ich bin am Anfang. In dieser Stunde bin ich geboren". La volontà umana è più forte di qualsiasi manifestazione di potenza, questo il motivo fondamentale dell'opera. (Die Gewaltlosen in: L. Rubiner, Der Dichter greift in die Politik. Ausgewählte Werke 1908-1919, pagg.147/150). Nella seguente lettera Rubiner suggerisce a Busoni di sostituire "Begriff" con "Wille":

1 Okt. [ober] 1918. Lieber Verehrter! Welch ein Missverständnis!, das ich, bevor ich Sie sehe, schnell aufklären will. Der Nachsatz meines Briefes enthielt nichtden Gedanken, dass Sie als Schriftsteller weniger hoch stehen wie als Musiker! (ich gebrauche hier Ihre eigenen Worte.) Nein, dächte ich das, so wäre ich ein dummer Tropf, oder der Verkehr mit Ihnen Schwindel. Beides schliesse ich aus der Erwägung aus. Der Nachsatz sollte sagen, dass Sie selbst Ihre Tätigkeit als Schriftsteller weniger hoch stellen wie die als Musiker, weniger peinlich genau nehmen, und die Sprache eigentlich leichter als ein Objekt zu Ihnen selbst unwichtigen Scherzen behandeln, was Sie mit der Musik - wenn Sie sie fixieren sollten - nie tun würden. Während Sie doch in Wahrheit beides gerade so natürlich und aufwühlend beherrschen (wie es bei Ihrer Persönlichkeit auch selbstverständlich ist); Beweis: Die Scene zwischen Arlecchino und dem Vater. Ich glaube, das Missverständnis ist gelöst. Überdies hat mir noch Goetz eine geradezu beglückende Correctur berichtet: Statt „ Faust, ein ewiger Begriff“ - „ein ewiger Wille“. Ja, das ist es. So meinte ich meinen Nachsatz. In herzlicher Freundschaft Ihr Rubiner.

1° ott. 1918. Caro stimato! Voglio chiarire innanzi tutto un malinteso prima di incontrarLa. Nel post scriptum della mia lettera non intendevo dire che le Sue doti di scrittore valgano meno del Suo talento musicale! (qui mi avvalgo delle Sue stesse parole). No, se la pensassi così, sarei un povero diavolo, oppure lo scambio epistolare con Lei una farsa. Non prendo in considerazione nessuna delle due possibilità. Con il mio post scriptum intendevo dire che è Lei stesso a non considerare la Sua attività di scrittore alla stessa stregua di quella musicale, a prenderla meno seriamente, e a trattare la lingua con la leggerezza di un oggetto con cui fare scherzi che Lei per primo giudica irrilevanti, ciò che con la musica non farebbe mai - se la dovesse fissare per iscritto. Mentre Lei, in verità, padroneggia entrambe con disinvoltura ed entusiasmo (cosa ovvia considerata la Sua personalità); dimostrazione: la scena tra Arlecchino e il padre. Credo che il malinteso sia chiarito. Inoltre Goetz mi ha suggerito una correzione lusinghiera: invece di "Faust, un concetto eterno" - "una volontà eterna". Sì, è proprio questo. È proprio quello che intendevo io nel post scriptum. Con sincera amicizia, il Suo Rubiner. (la traduzione è mia)

26.8.2018

Pittura trasposta in scena: l'influsso di Chagall nel dramma "I non violenti". Nella seconda scena del primo atto i protagonisti "der Mann - l'uomo" e "die Frau - la donna" si librano nell'aria, privi di corporeità si staccano dalla terra, dal reale e, come gli "omini volanti" nei dipinti fiabeschi di Chagall, suggeriscono un messaggio intensamente spirituale:


Die Frau: Sie sehen uns.

Der Mann: Sie werden uns nicht sehen. Ich will.

Die Frau: Ich will, daß sie uns nicht sehen. Ich will so stark, daß ich lautlos und wie eine Tote unsichtbar bin.

Der Mann: Ich will, daß wir leben. Wir dürfen noch nicht hin sein.

Die Frau: Ich will, daß du lebst. Wir haben noch alles zu tun.

Der Mann: Komm, leise. Hinab. Ich will, daß wir ein Schatten der Mauer sind. Verschwinden.

Die Frau: Verschwinden unter den Steinen, unter den Menschen für das Leben. Ich glaube an dich.

Der Mann: Fliege mit mir, komm. Ich will. Halte dich an mir. Wir schweben.

Die Frau: Hinunter. Hilf mir. Ich will.

Der Mann: Glaube, daß du träumst. Fliege im Schlaf; du rührst nur leise die Füße. Niemand sieht dich.

Die Frau: Ich schwebe mit dir.

17.7.2018

Dalla Bibbia, Matteo (5,14-16):


"Voi siete la luce del mondo. Non può rimaner nascosta una città situata sopra una montagna, né si accende una lucerna e la si pone sotto il moggio, ma sul porta-lucerne e fa luce a tutti quelli che sono in casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché veggano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli".

Bibelspruch aus Matthäus (5, 14-16):


"Ihr seid das Licht der Welt. Eine Stadt, die auf einem Berg liegt, kann nicht verborgen bleiben. Man zündet auch nicht ein Licht an und stülpt ein Gefäß darüber, sondern man stellt es auf den Leuchter; dann leuchtet es allen im Haus. So soll euer Licht vor den Menschen leuchten, damit sie eure guten Werke sehen und euren Vater im Himmel preisen".

29.5.2018

L'uomo nuovo è visto come "Licht-Mensch", come sorgente di luce.


Rubiner intendeva offrire un'alternativa al bellicismo imperante, un'alternativa forte e "luminosa" per ricostruire un nuovo Umanesimo. Il cambiamento della società presuppone un cammino di educazione interiore dell'essere umano. Il mondo esterno può essere cambiato solo se l'uomo attiva dentro di sé le risorse per crescere ed evolversi in umanità. L'individuo è posto di fronte a un dovere morale: riscoprire la forza dello spirito e "irraggiarla" sugli altri. La simbologia della luce suggerisce questo rinnovamento spirituale. Nel pensiero non violento trova la risposta al male. Scoprire e liberare l'uomo che è dentro il nemico è il presupposto di una nuova rinascita.

24.5.2018

Die Gräfin Reventlow/La contessa Reventlow

29. Juli 1918. Lieber Herr Busoni! Ihre Anna wollte offenbar durchaus nicht begreifen, dass ich mit Fieber ins Bett gestiegen war. (So erkläre ich mir auch einen Satz in Ihrem Brief. Sie hat offenbar nicht einmal diese Tatsache klar ausgerichtet. Sie läutete unten an der [unverschlossenen] Strassentür des Hauses, statt heraufzukommen; und als meine Frau herunterstieg u.[nd] die Türen aufliess, hörte ich, wie sie ihr 3 mal auseinandersetzte, dass ich gerade krank ins Bett gegangen war - ohne auf offenbares Begreifen zu stossen. Was wiederum ich nicht begriff.) Es geht mir schon die längste Zeit sehr erbärmlich, ohne dass ich wirklich durchgreifend krank bin. Mal habe ich Fieber. 1 ½ Tage später fehlt mir wieder nichts. Dann wiederum befinde ich mich in einer so entsetzlichen Skepsis wie seit meinem 18. Jahr nicht mehr. Bin äusserst Menschenfliehend, ziehe mich vor Wein zurück, der mir momentan gar kein Vergnügen macht und ich habe sogar nicht den geringsten Spass an einer Cigarre. Ich bin mit meiner Arbeit äusserst unzufrieden, und zwar nicht aus Stimmungsgründen sondern objektiv. Ich bitte Sie, Ihr gütiges Interesse nicht aufzugeben, wenn ich doch erst in einiger Zeit mit ihr vor Sie trete. Meinem Zustande die Krone aufzusetzen, folgende Nachricht: Meine Freundin, die Gr.[äfin] Reventlow, jene Frau, die ihren Sohn aus dem Schützengraben holte und ihn im Boot über den Bodensee brachte, unverwundet, während die deutschen Kugeln hinter ihnen und rings um sie her hagelten, ist plötzlich in Locarno gestorben. (Span.[ische] Grippe vermute ich.) Und dazu nun das grosse Wagestück, das Abschneiden aller Verbindungen in Deutschland, mit den Freunden; die entsetzliche Einsamkeit nach einem mutigen und z.[um]T.[eil] sehr heiteren Leben (jedenfalls einem, das immer auf die letzte Karte setzte!), um an einem Krankheitszufall in einem Jammernest zu sterben! - Manchmal gehe ich auch fort. Jedoch vermeide ich es, Sie in einem traurigen und bedenklichen Zustande aufzusuchen. Was aber alles hoffentlich bald vorübergeht! Vermutlich habe ich diese spagnolische Influenza schon lange, nur mein kräftiger Körper wirft sie immer wieder hinaus. Manchmal mache ich einen Fluchtversuch ins Nichts (oder wie anders wollen Sie das abendliche Zürich benennen?) Gerade da kamen Sie. Zweimal schon hatte ich dieses Geschick, dass Sie kamen, ich nicht da war! Ich bekomme in der letzten Zeit manche Bücher u.[nd] Zeitschriften geschickt; einige aus Deutschland. In gewissen steht es von mir selbst; ich sehe die Dinge nicht einmal mehr auf Druckfehler nach. (...)

29 luglio 1918. Caro Signor Busoni! La Sua Anna non sembrava voler capire che io ero a letto febbricitante. (Solo così mi spiego una frase nella Sua lettera. A quanto pare non è stata nemmeno chiara nel riferire la notizia. Ha suonato al portone di casa [non chiuso a chiave] invece di salire su; e quando mia moglie è scesa e ha lasciato la porta aperta, l'ho sentita ripeterle 3 volte che mi trovavo a letto malato - senza ricevere il minimo segno di essere stata capita. Ciò che a mia volta non riesco a capire.) Già da molto tempo sono ridotto in condizioni miserevoli senza essere malato seriamente. Qualche volta ho l'influenza. Dopo due giorni circa non mi manca niente. Poi ricado in uno stato di terribile scetticismo come non mi accadeva più dal mio 18° anno di vita. Fuggo la compagnia degli uomini come non mai, disdegno il vino che al momento non mi dà alcun piacere, così come nemmeno fumare un sigaro. Sono particolarmente insoddisfatto del mio lavoro, e cioè non per questioni d'umore ma oggettivamente. La prego di continuare a coltivare il Suo benevolo interesse per i miei scritti che potrò sottoporre alla Sua attenzione fra qualche tempo. A coronamento di questo stato di cose, la seguente notizia: la mia amica, la contessa Reventlow, la donna che ha preso il figlio dalla trincea trasportandolo, illeso, in barca sul lago di Costanza, mentre una grandinata di pallottole tedesche si abbatteva dietro e intorno a loro, è deceduta improvvisamente a Locarno. (Influenza spagnola credo). E oltre a ciò l'impresa temeraria, il troncamento dei rapporti d'amicizia in Germania; la terribile solitudine dopo una vita coraggiosa e, in parte, anche serena (sempre e comunque azzardosa!) per morire di malattia in una valle di lacrime! - Qualche volta anch'io esco di casa. Ma evito di renderLe visita invaso dalla tristezza e dal dubbio. Spero che sia solo uno stato passeggero! Forse mi trascino dietro questa influenza spagnola già da tempo, ma il mio corpo robusto la ributta sempre fuori. Certe volte tento la fuga nel niente (o come altro si può chiamare la vita notturna a Zurigo?) Ed è stato proprio quando Lei è venuto. Già due volte il destino ha voluto che Lei venisse e io non ci fossi! Nell'ultimo tempo mi arrivano per posta libri e riviste; anche dalla Germania. Alcuni contengono cose mie; non vado più a controllare nemmeno gli errori di stampa. (...) (la traduzione è mia)

20.4.2018

Busonis Arlecchino: Heilung, Tröstung, Vorbild, Freiheit/L' "Arlecchino" di Busoni: cura, consolazione, modello ispiratore, libertà

Muralto-Locarno Villa Rossa 28. Jan. 1918. Lieber und verehrtester Herr Busoni! Das war eine wunderbare Freundesüberraschung! Nun lese ich den Arlecchino in Ruhe, und es ist mir, in der Stille des Zimmers, fast unbegreiflich, dass dieses Werk nicht - den Dirigenten vorausgesetzt - auf der Bühne von selbst ablaufen sollte! Nur wer in Zürich den Widerstand der Materie miterlebt hat und (ich möchte beinahe Materie physikalisch gleichsetzen mit Wagneropern, Wagnerorchester und Wagnersänger, also gerade so altmodischen Dingen wie Materie), nur der kann begreifen, dass das Publikum nicht heimlich Sekt kommen lässt, um zum Schluss diese heitere Trunkenheit zur Wirklichkeit zu machen. Diesen Arlecchino stelle ich mir vor: im wirklichen Theater, im italienischen. Keine kunstgewerblichen Dynamitdekorationen, sondern normale, fast zu normale, conventionelle, fast witzig vor Convention. Der Zuschauerraum nicht feierlich verdunkelt wie bei Trista[n]no ed Isotta, sondern recht strahlend hell, damit man schöne Schultern und heitere Menschen sehen soll. Das Publikum nicht mit den Händen erhaben vor dem Bauch, sondern lebhaft, sogar nicht einmal still; die Musik muss sie zur Stille zwingen, nicht eine gewaltsame Theaterordung; in der Pause vorher Orangenverkäufer; Beifall bei offener Scene; Mitgerissensein vom Temperament der Musik. Ein solches Stück wie das grosse Quartett muss fünfmal dacapo verlangt und gesungen werden. Die ganze Oper ein ewiger Carneval. Sie muss überall da gespielt werden, wo die Menschen recht traurig sind, wo es Hunger, Pest, Tote, Kriegsverwüstung, Krüppel, Sklavenaufstand, dumpfe Luft gegeben hat. Lieber Herr Busoni und Freund Busoni, wir mögen uns theoretisch tausendmal aneinander vorbeiverstehen, praktisch kommt es doch genau so heraus, wie ich Sie mir mit Ihren Schöpfungen gleich zum ersten Mal und in nuce vorstellte: Heilung, Tröstung, Vorbild. Stellen Sie sich einmal in einem dumpfen Lande und unter dumpfen Menschen (alle Länder und Menschen sind dumpf) diesen „Arlecchino“ vor: Wird das nicht einen belebenden, bluterregenden, aufrührerischen Zug unter die Menschen bringen? Der „Werther“ trieb die jungen Leute seiner Zeit zum Selbstmord; dieser „Arlecchino“ wird sie aber zur Freiheit treiben; und nicht zu einer plumpen, diskussionsartigen Specialfreiheit, sondern zu einer losgelösten, möchte fast sagen: freien Freiheit, einer untechnischen. Einer, gegen die man nichts unternehmen kann. „Vorbild“ nenne ich ja nicht nur das Scenenbild, sondern gerade das, wogegen man sich überhaupt nicht mehr wehren kann, das man garnicht mehr diskutieren kann, das man hinnehmen muss; also hier auch die Wirkung der Injection durch die Musik. So ein Stück wie das Quartett, wo Bachscher Cantatenkontrapunkt zum buntesten Flimmer-Kugelspiel leichtesten, schwebendsten und springendsten Commedia del[l]‘Arte wird, so ein Stück war bisher überhaupt noch nicht da. In zwanzig Jahren wird kein Mensch mehr begreifen, dass bei natürlich ausgebildeten Schauspielern, Sängern und Musikern der „Arlecchino“ jemals technische Schwierigkeiten geboten haben soll. Man wird das Stück am jährlich wiederholten Gedenkfeiertag des Friedensschlusses spielen, überall, in kleinen Dörfern unter einem Zeltdach, falls es regnen sollte; auf Brettern, die über Tonnen gelegt werden (die Celesta stellt die Commune zur Verfügung). Dies meine ich von der direkten Wirkung des „Arlecchino“. Zweygberg, ein stiller, fast grämlicher Mensch, war in meinem Zimmer, ich zeigte ihm den Klavierauszug, wir lasen beide ganz still, er musste manchmal vor Freude laut auflachen. - Dieses Stück ist nun aber von einer Vollkommenheit in der Realisierung des schwebend leichtesten Phantasiebildes, dass der andere entweder völlig entmutigt wird, oder sich zu den höchsten Leistungen angespornt sieht. Nachdem das erste eingetreten war, doch voller Freude und Genuss, stiess ich zuletzt auf das andere. Man nennt das Reinigung. Übrigens finde ich, dass das Merkzeichen von in sich geschlossener Empfindung (in der Musik wie in der Dichtung) immer eine solche Reinigung ist. Es ist charakteristisch: Die sehr hohen und guten Dinge kann man nicht nachmachen, man kann sich nur von ihnen kräftigen lassen. (Innerlichste, propagandalose absolute Unmöglichkeit des Dilettantismus. Dagegen: Ansporn zur Arbeit oder Verurteilung zum Schweigen. - Meine Vorstellung vom Vorbild!). - Nun möchte ich Frau Gerda soviel Handküsse geben, wie sie mir erlaubt, und Ihnen eine herzliche Umarmung von Ihrem Freund Ludwig Rubiner.

vgl. "Also sprach Zarathustra": Unter Töchtern der Wüste 1. (...) - das böse Spiel unsres Heulens und Notschreiens: bleibe bei uns, o Zarathustra! Hier ist viel verborgenes Elend, das reden will, viel Abend, viel Wolke, viel dumpfe Luft! (...)

cfr. "Così parlò Zarathustra": Tra figlie del deserto 1. (...) - il brutto gioco del nostro ululare e gridare aiuto: resta con noi, Zarathustra. Qui c'è molta miseria nascosta che vuole parlare, molta sera, molte nubi, molta aria pesante! (...) (la traduzione è mia)

Muralto-Locarno 28 gen. 1918. Villa Rossa. Caro e stimatissimo signor Busoni! Una bellissima sorpresa da parte di un amico! Sto leggendo l'Arlecchino con calma e, nella quiete della stanza, non riesco proprio a capire perché quest'opera - assunto come presupposto il direttore d'orchestra - non corra via da sola sul palcoscenico! Soltanto coloro che a Zurigo sono stati testimoni della resistenza della materia, e (vorrei porre fisicamente sullo stesso piano la materia e le opere, l'orchestra e i cantori di Wagner, vale a dire quindi cose talmente sorpassate come la materia), possono comprendere come il pubblico non si faccia portare di nascosto lo spumante per trasformare in realtà questa allegra ebbrezza. Come me lo immagino questo Arlecchino: nel teatro vero, quello italiano. Nessuna decorazione artigianale a effetto dinamite, ma decorazioni normali, anche troppo normali, convenzionali, così convenzionali da sortire quasi un effetto comico. La platea non oscurata in forma solenne come in Trista[n]no e Isotta, ma talmente luminosa da rendere visibili spalle leggiadre e gente lieta. Il pubblico non con le mani in posa sublime sulla pancia, ma animato, neanche zitto; la musica lo deve zittire, non l'osservanza di un regolamento teatrale; durante la pausa, all'inizio, venditori di arance; applausi a scena aperta; lasciarsi trasportare dal temperamento della musica. Questo pezzo, come il grande quartetto, che sia richiesto e cantato da capo cinque volte. L'opera intera, un eterno carnevale. Che sia suonata ovunque, ovunque vi sia afflizione tra gli uomini, ovunque vi siano stati carestia, peste, morti, devastazione bellica, storpi, rivolta di schiavi, aria pesante. Caro signor Busoni e amico, anche se in teoria possono sorgere fraintendimenti tra di noi, la pratica è la dimostrazione dell'idea, in nuce, che mi ero fatta di Lei fin dall'inizio, e delle Sue creazioni: cura, consolazione, modello ispiratore. Se lo immagini un po', questo Arlecchino, in un paese pesante e tra gente pesante (tutti i paesi e tutti gli uomini sono pesanti): non sarà per l'umanità come un'ondata vivificante, sanguigna, sovversiva? Il "Werther" spinse i giovani del suo tempo al suicidio; mentre il Suo Arlecchino li condurrà alla libertà; e non a una libertà speciale, goffa, discutibile, ma a una libertà staccata, sarei tentato di dire: a una libertà libera, non tecnica. A una libertà contro la quale non si può fare niente. Per "modello ispiratore" non intendo solo la scenografia, ma proprio ciò da cui non ci si può più neanche difendere, su cui non si può più nemmeno discutere, che si deve accettare; ecco, anche qui l'effetto dell'iniezione della musica. Un pezzo di questo genere come il quartetto, in cui il contrappunto bachiano della cantata si trasforma nello sfarfallio più variopinto di un gioco di bocce della Commedia del[l]'Arte più leggera, più ondeggiante e saltellante, un pezzo di questo genere finora non si era ancora visto. Fra venti anni non ci sarà più nessuno che comprenderà quali difficoltà tecniche possa aver mai presentato l"Arlecchino" con attori, cantanti e musicisti ben preparati. Il pezzo verrà suonato ogni anno consecutivo in occasione dell'anniversario del trattato di pace, ovunque, nei villaggi sotto un tendone in caso di pioggia; su assi di legno poste sui barili (la celesta è messa a disposizione dal comune). È questo ciò che intendo con effetto diretto dell' "Arlecchino". Zweygberg, un uomo taciturno, quasi burbero, è stato nella mia stanza, gli ho mostrato lo spartito, abbiamo letto in silenzio, è scoppiato, a volte, in una risata di gioia. Ebbene, questo pezzo è di una tale perfezione nella realizzazione dell'immagine nata dalla più leggera delle fantasie librantesi nell'aria da togliere il coraggio a chiunque oppure da essere fonte d'ispirazione per risultati ancora più alti. Mi ero appena immerso nell'inizio, ed ecco che al colmo della gioia incrocio il seguito. È la catarsi. Fra l'altro, trovo che una tale catarsi costituisca sempre il centro di un sentimento chiuso in sé (nella musica come nella poesia). È sempre così: le cose elevate e buone sono inimitabili, ma sono la fonte da cui possiamo attingere la nostra forza. (Impossibilità più intima, non propagandistica, assoluta del dilettantismo. Per contro: stimolo al lavoro o condanna al silenzio. La mia idea di modello ispiratore). E ora vorrei baciare le mani della signora Gerda, con il Suo permesso, e a Lei un abbraccio cordiale, il Suo Ludwig Rubiner. (la traduzione è mia)

17.4.2018

Über Locarno und die Tessiner/Su Locarno e i Ticinesi

Muralto-Locarno Villa Rossa 19. Febr. 1918. Sehr lieber! (...) Locarno ist ein Ort von unglaublichster Unglaublichkeit. Es soll doch mal ein tolles, lasterhaftes und orgienhaftes Abenteuerleben hier geführt worden sein? (Vergl.[eiche] Hauffs „Bettelweib von Locarno“). Dies beschränkt sich heute auf den Kropf der Saaltochter im einzigen Café des Ortes. In diesem Café, wie auch überall anderswo, wanken in Massen teils vegetarische, teils theosophisch, teils einfach und unverkleidet alldeutsche Greise umher. Locarno, glaube ich, ist heute wohl noch der einzige, der letzte Ort der Welt, wo man den Unterseebootskrieg, die Annexionen, den Krieg überhaupt in Ordnung findet. Die Tessiner sind offenbar eigentümliche Leute. Sie sind nämlich nicht da. Sie sind von den diesbezüglichen alldeutschen Damen und Herren vollständig an die (Berg-) Wand gequetscht; ich glaube, sie helfen nur noch beim Blankputzen des Lago. (...)

Muralto-Locarno Villa Rossa 19. Febr. 1918. Carissimo! (...) Locarno è un luogo della più incredibile incredibilità. Ma la bella vita avventurosa, dissoluta e orgiastica, che vi si conduceva un tempo? (cfr. "La mendicante di Locarno" di Hauff). Oggi si limita al gozzo della cameriera nell'unico caffè del posto. In questo caffè, come anche altrove, si aggirano gruppi di vecchi pantedeschi, barcollanti, in parte vegetariani, in parte teosofici, in parte semplici e svestiti. Locarno, credo, oggi è rimasto l'unico, l'ultimo luogo al mondo dove si trovano giuste la guerra sottomarina, le annessioni, la guerra in genere. I Ticinesi sono a quanto pare gente strana. Infatti, non ci sono. Sono completamente schiacciati alla parete (montana) dalle signore e dai signori pantedeschi al riguardo; credo che siano ancora di una qualche utilità solo per lucidare il lago. (...) (la traduzione è mia)

Rubiner verwechselt Kleists "Das Bettelweib von Locarno" mit Hauffs "Die Bettlerin vom Pont des Arts".

Rubiner confonde "La mendicante di Locarno" di Kleist con "La mendicante del ponte delle arti" di Hauff.

13. Mai 1918 - Lieber und verehrter! (...) Von mir, dem eingefleischtesten und unausrottbarsten Grosstädter, ist es natürlich ein wilder Gewaltstreich mich „innert“ der Dorfstadthöhle Locarno zu verkriechen, nur um hier meine Arbeit ganz zu „erstellen“. Das ist nur erträglich, weil ich doch manchmal auf der Strasse einige italienische Strassengesichter, einige Strassenbewegungen sehe. Aus meinem Fenster sah ich neulich einen herrlichen Streit mit an, der mit dem Schlachtschrei „Vacca!“ begann, während doch in Zurigo zunächst aus einem dicken Bauch nur das unterirdische Gemurmel: „Chaib!“ hervorrollen wurde. Übrigens scheint mir Giotto heute um seinen Schweizer Aufenthalt beneidenswert zu sein. Wir andern platzen! (...)

13 maggio 1918 - Caro e stimato! (...) Per me, che sono il cittadino più inveterato e inestirpabile, è chiaramente un colpo di mano violento rintanarmi dentro quest'antro provinciale che è Locarno solo per "eseguirvi" il mio lavoro. Lo sopporto perché ogni tanto vedo per strada qualche faccia da strada italiana, qualche piazzata. Ho assistito recentemente dalla mia finestra a un litigio furibondo, che ha avuto inizio al grido di battaglia "Vacca!", mentre a Zurigo sarebbe subito uscito, rotolando fuori da un ventre pingue, solo il borbottio sommesso: "Chaib!". A proposito, oggi Giotto mi sembra invidiabile nel suo soggiorno svizzero. Noi altri scoppiamo! (...) (la traduzione è mia)

Muralto - Locarno Villa Rossa 27. März 1918. Lieber verehrter! (...) Freitag, d.[er] 29. März. (...) Es gab einen Tag in Locarno, da wimmelte es hier von Menschen, darunter Bekannte, die nicht zur Arbeit anregen, denen ich dagegen auf Schritt und Tritt begegnen musste, wenn ich einmal in eine „Tabagie“ gehen wollte. Das hinderte mich sehr bedenklich in der Arbeit. Ich telegraphierte meiner Frau; die kam, nach grösstem Widerstreben auf einige Tage her, nahm die ganze Bande auf sich, und nachdem der erste Chok vorüber war, hatte ich wieder den Kopf frei! Nun ist meine Frau wieder in Zürich. ------ (...)

Muralto - Locarno Villa Rossa 27 marzo 1918. Caro stimato! (...) Venerdì, 29 marzo. (...) C'era un giorno a Locarno che brulicava di gente fra cui dei conoscenti che non erano di stimolo al lavoro, ma che mi toccava incontrare a ogni piè sospinto ogni volta che volevo andare in una "tabagie". Ciò mi ha ostacolato seriamente nel lavoro. Ho telegrafato a mia moglie; è venuta per qualche giorno dopo tanto tergiversare, si è accollata tutta la banda e, una volta superato il primo shock, mi sono potuto schiarire le idee! Adesso mia moglie è di nuovo a Zurigo. (...) (la traduzione è mia)

11.4.2018

Über Kokoschka, Schönberg, De Quincey, Tolstoi/Su Kokoschka, Schönberg, De Quincey, Tolstoi

Muralto-Locarno Villa Rossa. 2. März 1918. Sehr lieber und verehrter Freund! (...) In Ihrem letzten Brief legen Sie den Finger auf meine offene Wunde. Kokoschka und Schönberg wachsen auf demselben Zweig. Kokoschkas Dramen kenne ich schon seit mehreren Jahren, und schon damals, wo ich immerhin noch unsicher war, erfüllten sie mich mit Ingrimm. Man muss aber endlich doch klar sagen: Der Mensch, der über seine eigene Sexualität noch so unklar ist, dass er sie zum pseudogeistigen Mittelpunkte seines Schaffens macht, - der also mit seiner eigenen Erotik noch nicht fertig ist (ich spreche nur vom Werk) – hat nicht das Recht, die Welt zu lehren. Die Bilder K.[okoschkas] sind natürlich tausendmal begabter als seine Dichtungen; es sind aber doch auch in Wirklichkeit keine Schöpfungen, sondern nur sehr treffende psychologische Erklärungen, genau wie Schönbergs Musik im besten Fall, in „Pierrot lunaire“.- Sie haben aber ein erlösendes Wort ausgesprochen von den Künstlern, die sich dümmer stellen oder dümmer sind als ihr Werk. Unter den Dichtern geradezu eine Mode. In der Musik hat mich das jahrelang von der Musik entfernt. Das Gefühl, dass mit dieser – Beethovenschen Dummheit bei gewaltigem Werk irgend ein unmenschliches Vergehen in der Welt geschieht, hat mich jahrelang kunstfeindlich gemacht. Wer, als Nicht-Musiker das gesagt hätte, was Sie heute ruhig aus Ihrer Musikfülle heraus sagen dürfen, wäre nur als originalitätssüchtiger Literat erschienen. Aber vielleicht, dass Sie mir dies schrieben, vielleicht ist dies ein Zeichen, dass jener Künstlertypus eines ganzen Jahrhunderts, der sehnsüchtige Dümmling hoher Begabung, schon jenseits unserer Zeit ist; nicht mehr in erstem Maasse in Betracht kommt. Und dass wir wieder mit den schöpferischen Menschen werden leben können, die über allem auch noch das wirkliche Wissen von der Welt haben. Übrigens kann man die Dinge auch ein klein wenig formulieren. Da ist der einfache begabte Unintelligente, der Naturalist, der die Natur einfach wiederholen will. Dann der nicht harmlose, der den Typus für lange Zeit angegeben hat: der die Natur verklären will, idealisieren; der Schönheitskitscher (bei eventuell höchster Begabung). Schluss. Und nun kommt erst der wirkliche Schöpfer. Der Mensch, der aus vollkommenem Wissen und unter höchstem, absolutem Gesichtspunkt, vielleicht gar in aller Bescheidenheit: alles Existierende in sich erledigt, und auf diesen Trümmern (die er als seine eigenen lebendigen Bestandteile erhält) völlig neu beginnt, wie am ersten Tag; aus sich heraus schafft.---- Mit de Quincey kamen Sie als Prophet zur Wüste. Ich kenne nur Teile von ihm. „Murder“, ohne Nachtrag, und den Opiumesser. Vielleicht eine schöne und grosse Entdeckung für mich. ------ Tolstoi kam endlich an, und geht an Sie ab. Und nun herzlicher Händedruck und eine Umarmung von Ihrem dankbaren Ludwig Rubiner.

Muralto-Locarno Villa Rossa. 2 marzo 1918. Carissimo e stimato amico! (...) Nella Sua ultima missiva mette il dito nella mia piaga aperta. Kokoschka e Schönberg sono fatti della stessa pasta. I drammi di Kokoschka, li conosco già da parecchi anni, e seppure fossi molto inesperto, mi hanno riempito di cruccio. Ma una cosa va chiarita una volta per tutte: colui che abbia ancora dei dubbi sulla propria sessualità, tanto da farne il fulcro pseudo-spirituale del proprio creare, - senza venire a capo del proprio erotismo (parlo solo dell'opera) - non ha il diritto di erudire il mondo. Naturalmente K. [okoschka] dimostra mille volte più talento come pittore che come poeta; in realtà, i suoi quadri non sono nemmeno creazioni, ma solo spiegazioni psicologiche ben azzeccate, proprio come la musica di Schönberg nel migliore dei casi, nel "Pierrot lunaire". Lei ha pronunciato parole edificanti sugli artisti che fanno i finti tonti oppure sono più stupidi della loro opera. Fra i poeti addirittura una moda. Ciò mi ha tenuto lontano dalla musica per molti anni. La sensazione che questa assurdità beethoviana di un'opera monumentale possa costituire quasi un reato disumano per il mondo, mi ha reso ostile all'arte per un lungo periodo. Chiunque tra i non musicisti avesse detto quello che a Lei, oggi, è tranquillamente permesso di dire muovendo dalla Sua profusione musicale, sarebbe passato per un letterato fanatico dell'originalità. Ma forse ciò che Lei mi scrive prova che ogni tipo artistico del secolo è un ingenuo nostalgico di gran talento, ben fuori dal tempo; che non rappresenta più la questione principale. E che noi potremo ritornare a vivere insieme a quegli esseri creatori, i veri cultori del sapere universale. Inoltre possiamo formulare le cose, anche se di poco. C'è lo stolto banale, dotato, il naturalista che vuole solo riprodurre la natura. Poi colui che non è innocuo, ormai assurto a tipo: che vuole trasfigurare la natura, idealizzarla; il creatore di kitsch estetico (forse con il massimo talento). Fine. E ora arriva il vero creatore. L'uomo dal sapere perfetto e con un'apertura prospettica elevata, assoluta che, forse modestamente, ha risolto tutto l'esistente in se stesso e che, su queste macerie (le sue componenti viventi), ricomincia ex novo come il primo giorno; autocreandosi. Con De Quincey Lei è venuto come il profeta nel deserto. Lo conosco solo in modo frammentario. "Assassinio" senza l'appendice, e Il mangiatore d'oppio. Forse un scoperta per me, bella grande. Finalmente è arrivato il Tolstoi ed è diretto a Lei. E ora una stretta di mano cordiale e un abbraccio dal Suo devoto Ludwig Rubiner. (la traduzione è mia)

6.4.2018

Il carteggio Rubiner-Busoni

L'intenso scambio epistolare tra Rubiner e Busoni attesta un‘amicizia improntata all’affinità intellettuale, alla confidenza e alla stima profonda.

L'interesse per questa corrispondenza privata risiede nella varietà dei motivi trattati e nel valore dei giudizi espressi in materia musicale e letteraria che rivelano l’attitudine di Rubiner di critico culturale.

Le lettere, scritte in tedesco e ordinate cronologicamente, offrono un insieme di preziosi spunti di riflessione, di commenti sulla situazione politico-sociale ed economica del tempo, di notazioni autobiografiche che permettono di accedere a conoscenze inedite (la data di nascita di Rubiner), di aneddoti, di osservazioni di costume locale (sulla Svizzera) e di spunti polemici riguardanti l’attività di Rubiner presso l’editore Cassirer, cioè la sua difficoltà di poter imporre un concetto editoriale più moderno che potrà realizzare in seguito presso la casa editrice Kiepenheuer.

Non mancano le citazioni letterarie, sia in tedesco che in italiano (Busoni, Goethe e Dante) e anche momenti di carattere più intimo e familiare, come lo scambio di suggerimenti e punti di vista sulle opere di autori condivisi, e di auguri in occasione del compleanno di Busoni, che ci offrono l’occasione per approfondire la personalità di Rubiner e i suoi interessi particolari per la cabala e l’astronomia.

28.3.2018

Il carteggio Rubiner-Busoni: incipit e formule di chiusura

"Lieber und geliebter Herr Ferruccio Busoni!", "Lieber Ferruccio", "Lieber und verehrter Ferruccio": Rubiner si rivolge a Busoni usando sempre la forma di cortesia anche quando il contenuto delle lettere si fa più intimo e personale. Il tono deferente dello stile epistolare trova la sua spiegazione nella profonda devozione che Rubiner nutre nei confronti di Busoni, visto come una guida spirituale per la sua grande dignità artistica e umana. Per quanto riguarda gli incipit delle lettere gli aggettivi “lieber” e “verehrter” precedono l‘appellativo di riguardo più ricorrente „Herr“ oppure il più confidenziale „Freund“. Altre varianti sono il più ossequioso „Hochverehrter“ usato nelle prime due lettere quando iniziano i primi contatti epistolari, “Geliebter Herr” e “Bester Freund”. Molti sono gli incipit “aggettivali” - Sehr lieber! Lieber verehrter! Lieber und verehrter! Lieber! - ai quali non fa seguito il cognome - alterna appellativi formali ad appellativi più confidenziali, e con “Carissimo amico”, il diminutivo “Carino”, “Egregio amico” e “Carissimo Ferruccio” fa uso di formule di apertura che rendono omaggio alla lingua italiana.

Con il titolo dal sapore provenzale "Messer Ferruccio" è evidente il rimando ai trecentisti toscani, soprattutto a Dante, che Rubiner aveva letto e che nelle lettere a Busoni cita più volte.

Altri appellativi usati sono “Lieber Herr Busoni und Freund Busoni” e “Mein sehr teuerer Freund“, e una sequenza di attributi virtuosi come „Helfer“, „Berater“ e „gütig Abwartender“, accompagnati dall’amichevole „Freund“, esprime la grande venerazione che Rubiner aveva verso Busoni.

Con le formule di chiusura, così come per quelle introduttive, l’ossequiosità iniziale dell’espressione di commiato “Mit vorzüglicher Hochachtung “ sfuma verso toni più confidenziali, ma sempre molto riverenti. L'aggettivo „ergeben“ che accompagna la firma e i saluti „Grüssen“, e l’aggettivo „dankbar“ che è posto davanti alla firma e al sostantivo „Händedruck“ esprimono in alternanza con i sostantivi „Verehrung“, „Umarmung“, „Freundschaft“, „Liebe“ e „Dankbarkeit“, il tono amichevole di un rituale di congedo di forte valenza espressiva.

Da notare è anche la ricorrenza dell’aggettivo superlativo „herzlichst“, usato anche nella forma avverbiale, e „herzlich“ davanti a „Grüssen“, „Händedruck“, „Umarmung“ e „Freundschaft“.

Compare anche l’espressione amichevole di commiato “auf bald”.

Tra le formule conclusive, che sottolinenano con una certa frequenza il cerimoniale dell‘abbraccio, come “Ich umarme Sie”, “Seien Sie umarmt”, „Seien gegrüsst, geliebt und umarmt“, „… um Sie zu umarmen“, e „ seien Sie vielmals gegrüsst und umarmt“, le espressioni „Ich falle in Ihre Arme“ e „Ich schliesse Sie, Freund, in meine Arme“ rappresentano tutta la suggestività di un finale da opera teatrale.

I saluti di congedo sono rivolti anche alla moglie di Busoni, Gerda: “Nun möchte ich Frau Gerda soviel Handküsse geben", „Seien Sie und die liebe Frau Gerda gegrüsst“, „Und darf ich nun Frau Gerda die Hand küssen“, „Und nun umarme ich Sie und die liebe Frau Gerda", „und küsse ich Sie und Frau Gerda!“ e ai figli di Busoni chiamati familiarmente con i diminutivi „Lello“ e „Benni“.

Le prime lettere da Berlino

Halensee - Berlin, d.[er] 15. I. 1910 - Johann Georgstr. 24. Hochverehrter Herr! Ich erlaube mir, Ihnen meinen Aufsatz über Ihre Musik-Aesthetik zu übersenden. Hoffentlich missfällt er Ihnen nicht allzusehr. Von einem so furchtbar aufregenden Buch konnte ich nur in der allerkühlsten Form sprechen. Mein Aufsatz hat demagogische Absichten, das gebe ich offen zu. Das heisst, er soll den Kreisen gebildeter Nichtmusiker anregende Stimmung für die Lektüre geben. Bei den wirklichen Musikern ist ja doch Hopfen und Malz verloren. Ich bin also bei Fragen, die Ihnen vielleicht praktisch als wichtiger erscheinen werden, z.B. den harmonischen Problemen, nicht ins Detail gegangen. Ich habe das allerwesentlichste, menschlich und künstlerisch wichtigste Motiv – von dem sich übrigens auch alle anderen fest mathematisch ableiten lassen – herausgegriffen, und an ihm die symptomatische Bedeutung des Buches gezeigt. Dies, wenn Sie wollen, zur Entschuldigung. Im Übrigen ist Ihr Buch das einzig lesenswerte, das ich über Musik kenne. Für deutsche Verhältnisse ist es leider viel zu gut und zu interessant geschrieben. Da heut in Deutschland die Musik als soziologischer Faktor eine grausam überschätzte Kunst ist, gibt es viel zu viel Musiker von Fach. Alle Leute mit Gummikragen und schmutzigen Fingern laufen heut mit der Partitur zum "Heldenleben" herum, und die meisten können dieses document réactionnaire auch lesen. Infolgedessen kann niemand mehr anständiges Deutsch lesen, oder anständiges Französisch oder Italienisch, sondern bloss mit blöden Augen Musik machen. Es wäre sehr schön, wenn ein bedeutender Mann einiges zur Diskreditierung der Musik und der Musiker unternähme, damit die verblödeten Leute mal merken, wenn wirklich was menschlich Bedeutsames geschieht. Dies ist meine Privatmeinung, die ich mir erlaubte Ihnen mitzuteilen, da ich für musikalische Angelegenheiten sonst nicht die geringsten Ambitionen habe. Mit vorzüglicher Hochachtung Ihr sehr ergebener Ludwig Rubiner.

"Ein Heldenleben", sinfonische Dichtung von R. Strauss.

Berlino - Halensee, 15 1 1910. Johann Georgstr. 24. Stimatissimo signore! Mi permetto di inviarLe il mio saggio sulla Sua Estetica Musicale. Spero che non Le dispiaccia troppo. Di un libro così terribilmente emozionante, non ne potevo parlare che nella forma più distaccata possibile. Il mio saggio ha intenzioni demagogiche, lo confesso apertamente. Vale a dire, vuole fornire ai circoli di non-musicisti eruditi un'atmosfera stimolante per la lettura. Con i musicisti veri è tutta fatica sprecata. Non sono entrato nel dettaglio di questioni che Le potrebbero sembrare forse più pratiche che importanti, p.es. i problemi armonici. Mi sono soffermato sul motivo dominante, prioritario dal punto di vista umano e artistico - da cui si possono desumere anche tutti gli altri con matematica certezza - per presentare il significato sintomatico dell'opera. Questo per fare ammenda, se mi consente. Peraltro, il Suo libro è l'unico che conosco sulla musica che sia degno di essere letto. Mi rincresce, ma è scritto fin troppo bene e in modo fin troppo interessante per la realtà tedesca. Poiché oggi, in Germania, la musica è un'arte estremamente sopravvalutata come fattore sociologico, esiste una moltitudine di musicisti di mestiere. Tutti vanno in giro con il colletto di gomma e lo spartito della "Vita d'eroe" stretto nelle luride mani, e la maggior parte di loro è anche capace di concentrarsi nella lettura di questo document réactionnaire. Ne consegue che nessuno sa più leggere decentemente in tedesco, in francese o in italiano, e che si sa fare musica solo con lo sguardo ebete negli occhi. Sarebbe auspicabile se una persona eminente intraprendesse qualcosa per screditare la musica e i musicisti, affinché gli inebetiti possano rendersi conto che sta succedendo qualcosa di estremamente significativo per l'essere umano. Questa la mia opinione personale che mi permetto di comunicarLe, visto che in questioni musicali non ho le benché minime ambizioni. Con distinta stima, il Suo devotissimo Ludwig Rubiner. (la traduzione è mia)

L’occasione che spinge Rubiner a entrare in contatto epistolare con Busoni (lettera del 15 gennaio 1910 - Berlin-Halensee) è l’invio della sua recensione dell'Estetica Musicale. Secondo Rubiner i critici berlinesi non avevano riservato all'artista il giusto riconoscimento, pertanto intende tributare a Busoni un solenne encomio:

"Dieses Buch liest man mit überraschtem Mitgefühl über seine zukunfttragenden Werte, die der heutigen Generation soeben selbstverständlich wurden." (Ferruccio Busonis Musikästhetik, 1910)

"Si legge questo libro con sorpresa ed empatia perché anticipa quei valori futuri che sono diventati or ora ovvi per la generazione odierna." (la traduzione è mia)

Rubiner è ancora studente quando Busoni a Berlino e a Weimar è impegnato nella promozione della musica contemporanea e straniera, pertanto non si può non scorgere nel tono deferente dei primi contatti epistolari, il rispetto del giovane ed entusiasta critico letterario per l’opera di una personalità artistica di grande spessore umano e culturale. Nel 1910 Rubiner recensisce il testo teorico di Busoni "Entwurf einer neuen Ästhetik der Tonkunst" pubblicato a Trieste nel 1907, con una critica dal titolo "Ferruccio Busonis Musikästhetik" apparsa sulla rivista “Der Demokrat” e in seconda edizione su “Die Gegenwart”: esprime nei suoi confronti un giudizio positivo e stabilisce con il compositore una perfetta coincidenza di opinioni, condividendone la convinzione che l’opera richieda “die vollendeste Opferung der Persönlichkeit”, "il sacrificio più compiuto della personalità" (la traduzione è mia). L’ammirazione per Busoni è espressa anche nell’articolo "Tröster" scritto in occasione del suo 50° compleanno e pubblicato nel 1916 sulla rivista espressionista “Die weißen Blätter” diretta da René Schickele dal 1915 fino al 1919.

Le lettere dalla Svizzera: Zurigo, Locarno e Spiez

Alle prime lettere da Berlino, seguono una cartolina postale da Parigi del 1913, il nucleo più cospicuo dalla Svizzera (Zurigo-Locarno-Spiez) degli anni 1916-1917-1918, e le ultime da Berlino del 1919, un anno prima della morte. Sono incluse anche 6 lettere di Busoni a Ludwig da Ginevra, Zurigo e Londra.

Dal 1910 al 1912 Rubiner collabora a „Pan“ a cui Alfred Kerr dal 1911 infonde un carattere morale e politico e che annovera tra i suoi fautori anche Busoni. L’ultima collaborazione alla rivista pacifista “Die weißen Blätter” non lascia dubbi sulla posizione politica di Rubiner. Egli appartiene a quell’esigua minoranza di scrittori che allo scoppio della guerra sceglie l’esilio volontario per trasferirsi in Svizzera con la moglie Frida Ichak dove rimane fino al 1918. Non si può stabilire con esattezza la data del suo arrivo a Zurigo. Hugo Ball, il promotore del movimento dadaista, annota nel suo diario il 29 maggio 1915:

Ludwig Rubiner ist auch da. Soeben angekommen, traf ich ihn mit seiner Frau beim Café Terrasse.

C’è anche Ludwig Rubiner. Arrivato poco fa, l’ho incontrato con la moglie al Café Terrasse. (la traduzione è mia)

Hugo Ball si trovava già in Svizzera dove l’anno successivo fonderà con Hans Arp, Tristan Tzara e Richard Hueselbeck il “Cabaret Voltaire”.

A Zurigo R. e la moglie Frida Ichak abitano nella Hadlaubstraße 11. In Svizzera si costituisce in breve tempo una colonia di rifugiati politici. Si tratta di intellettuali la cui solidarietà contribuisce a mantenere viva la spinta rivoluzionaria. Ne fanno parte: Ferdinand Hardekopf, Albert Ehrenstein, Ludwig Berndl (conoscitore di Tolstoj), Iwan e Claire Goll, Vera e Charlot Strasser, Stefan Zweig, Fritz von Unruh, Klabund (Alfred Henschke), l‘editore berlinese Cassirer, i pittori e grafici Hans Richter, Christian Schad, Arthur Segal, Hans Arp, Otto van Rees e Franz Werfel grazie al quale Rubiner entra in contatto con il circolo zurighese sorto intorno a Ferruccio Busoni che annovera anche Leonhard Frank, René Schickele e Iwan Goll. Nell’autunno del 1915 Busoni si trasferisce a Zurigo nella Scheuchzerstraße 36, dove vi rimane fino al 1920, diventando il polo di attrazione di una schiera di giovani artisti che vedono in lui uno degli spiriti più aperti del tempo:

Zürich, d.[er] 1. Juni 1916. Hadlaubstr. 11. Lieber Herr Busoni! Vielleicht haben Sie noch in irgend einer dunklen Ecke eine Erinnerung an den enthusiastischen Schriftsteller Rubiner, der in Berlin Sie besuchen durfte. Das bin ich. Ich sah Sie und Ihre Frau Gemahlin schon oft in Zürich, aber ich sprach keinen von Ihnen beiden auf der Strasse an, zunächst, weil Sie mich doch nicht erkannten; und dann weil ich der Meinung war, dass den Krieg Sie so ausserordentlich betrübte, dass am Ende auch nur die Erwartung eines eventuellen Kriegsgespräches Ihnen unangenehm gewesen wäre. Aber hier schicke ich Ihnen eine - leider verspätete - Geburtstagsgratulation. Sie steht in den „Weissen Blättern“ (die René Schickele herausgiebt), sie stammt aus meiner Feder und sie heis[s]t „Tröster“. Der Tröster nämlich sind Sie in diesem Krieg für viele Menschen. Denn da ich doch, vor Jahren, einmal in einem entscheidenden Punkte meines Privatlebens begonnen hatte, in Zeitschriften von Ihnen zu schreiben, so wollte ich es in einem entscheidenden Punkte des Weltlebens, jetzt im Kriege, erst recht tun. Und wenn ich Ihnen ein klein wenig Freude mit meinen Zeilen in dieser grauenhaften Zeit gemacht habe, dann will ich mich für einen anständigen Menschen halten! Mit den ergebensten Grüssen Ihr Ludwig Rubiner.

Zurigo, 1° giugno 1916. Hadlaubstr. 11. Caro signor Busoni! Chissà se in qualche angolo recondito della Sua memoria conserva ancora il ricordo dello scrittore entusiasta Rubiner che a Berlino si compiacque di renderLe visita! Eccomi qua. L'ho vista più di una volta insieme alla Sua signora consorte per le strade di Zurigo, ma non ho rivolto la parola a nessuno dei due, innanzitutto perché Lei non mi avrebbe riconosciuto: e poi perché ritenevo che alla fine, anche solo l'eventualità di far cadere la conversazione sulla guerra, avrebbe finito per aggiungere un senso di disagio alla Sua già grande afflizione. Colgo l'occasione per inviarLe gli auguri di compleanno - anche se in ritardo. Si trovano sui "Fogli bianchi" (editi da René Schickele), sono usciti dalla mia penna e recano il titolo "Consolatore". Vale a dire, Lei è il consolatore per molti di noi in questa guerra. Come un giorno di anni fa, in un momento decisivo della mia vita, iniziai a scrivere su di Lei sulle riviste, tanto più intendo farlo adesso in guerra, in un momento decisivo per le sorti del mondo. E se le mie righe Le hanno arrecato almeno un po' di sollievo in questa epoca crudele, allora posso ritenermi un uomo dignitoso! La saluto devotamente, il Suo Ludwig Rubiner. (la traduzione è mia)

Zürich VI. Hadlaubstr. 11, 9. X 1916. Lieber Herr Busoni! Wieder einmal hat mir meine so unschweizerische Menschenscheu einen Streich gespielt. Als ich neulich in der Tonhalle zu Ihnen ins Künstlerzimmer wollte, sah ich eine Menge von Schweizer Gesichtern, die sich grinsend hineinwälzten, wie auf einen ungeheur feinen Bissen. Trotzdem war es falsch von mir, dass ich floh! Erlauben Sie mir, jedoch, in diesen Tagen auf einige Minuten zu Ihnen herauf zu kommen? Ich war nämlich unterdessen am Bodensee, und Herr René Schickele und ich haben Ihnen, durch meinen Mund, eine sehr wichtige Idee für die „Weissen Blätter“ vorzuschlagen, bei der Sie die Hauptsache sind. Ich werde also an einem dieser Nachmittage, wenn Sie nichts dagegen haben, vorsprechen. Mit den herzlichsten Grüssen Ihr ergebener Ludwig Rubiner.

Zurigo VI. Hadlaubstr. 11, 9 X 1916. Caro signor Busoni! La mia introversione così poco svizzera mi ha fatto ancora una volta uno scherzo. L'altro giorno volevo venire da Lei nella sala concerti, nella stanza degli artisti, ma ho visto tutte quelle facce svizzere, ghignanti rotolare come su un boccone prelibato. Tuttavia ho fatto male a fuggire! Mi consente, però, di salire su da Lei in questi giorni, per pochi minuti? Perché nel frattempo sono stato al lago di Costanza, e il signor René Schickele e io abbiamo un'idea importante da proporLe per i "Fogli bianchi", un'idea che La riguarda in prima persona. Quindi passerei uno di questi pomeriggi, se non ha niente in contrario. I saluti più cordiali, il Suo devoto Ludwig Rubiner. (la traduzione è mia)

28. April 1917. Lieber und verehrtester Herr Busoni! Ihr Brief hat mich mehr erfreut, als Sie vielleicht ahnen. Es liegt so, dass ich Ihnen den Aufsatz schickte, und in aller Bescheidenheit. Ja, fast zitternd, weil ich über manche Dinge nichts anderes heute mehr fühlen, denken und sagen kann, als diese …. (ich weiss es wohl:) Härten. Niemand empfindet das schmerzlicher als ich selbst. Warum ich aber gerade mein Urteil (so oft, und ohne dass Sie es wissen!) in Ihre Hände lege, das rührt daher: Ihnen verdanke ich mehr als anderen Menschen. Und, wie alles wirkliche Leben, kam es nicht mit einem Schlag, sondern hat viele Kristalle und Zellen und Häute an mir gebildet. Ich weiss sogar erst seit dem letzten Vierteljahr ganz klar und in Worten ausdrückbar, welchen ungeheuren Einfluss Sie auf mich ausgeübt haben. Als vor 10 Jahren Ihre Aesthetik erschien, klammerte ich in Bewunderung und Zustimmung mich an Nebendinge. Aber die Hauptsache, die Centralidee Ihres Buches, die ganze divine Realisation Ihres Lebensplanes, - diese nahm ich ganz stillschweigend an, obwohl gerade sie es ist, die in mir während dieser Zeit unablässig geformt hat. Es ist Ihre Idee, in allen wichtigen Lebensdingen sich wie am ersten Tage der Weltgeburt mit unbefangenem Auge vor das Leben zu stellen. So selbstverständlich uns das erscheint: Unerhörterweise war es nicht selbstverständlich, sondern Sie waren der erste, der es mit fassbaren, fühlbaren und anwendbaren Worten öffentlich ausgesprochen hat. Wie alle wirklichen Lebenswahrheiten, ist auch diese ungeheuer einfach. Sie hat in mir Wur[zeln] geschlagen. Und in den paar Jahren, seit denen ich ein wirklich wollender Mensch bin, brach diese von Ihnen als Vorbild aufgestellte Wahrheit in allen möglichen Variationen aus mir. Natürlich wurde sie dadurch fruchtbar, dass sie sich kreuzte und verband mit den persönlichsten Erlebnissen. (Ich werde noch Gelegenheit haben, öffentlich von der wahrhaften Lebensgesetzlichkeit dieser Idee und dem, was ihr zu verdanken ist, Rechenschaft abzulegen.) Es ist jedenfalls so: wäre mir nicht Ihr Centralfeuer der Ästhetik seinerzeit als Geschenk (geradezu!) zugefallen, so wäre ich gewiss heute noch auf vielen Nebenwegen. Den Aufsatz, der Ihnen vorliegt, gab ich vor einem halben Jahr (Oktober 1916) in Druck. Ich bedaure nichts mehr, als dass ich Ihre Verse nicht eher kannte, diese: „Wir wissen, dass wir kommen um zu gehen. „Was zwischen liegt ist dass was uns betrifft!“ Ich könnte mir, mit Ihrer Erlaubnis, gar kein schöneres und concentrierter das Letzte ausdrückendes Motto denken! Heute, wo ich mir über wenigstens einen gewissen Rhytmus in meinem Leben sehr klar geworden, wie, in welcher Art die grosse Wirkung Ihrer Menschenpersönlichkeit auf mein Leben sich vollzogen hat. Ich kann es wohl am besten mit Worten von V. de l’I. A. aus „Axël“ ausdrücken. Sie wirkten so, wie es in Axël heisst: „ Ich belehre nicht: ich erwecke!" Und ich möchte hinzufügen, dass je ungestörter der Schlaf war, um so frischer dann die Erweckung. Ich glaube aber auch andrerseits nicht, dass ich es so gemacht habe, wie oft der Schüler, der einfach ordnungslos über die Stränge schlägt, und glaubt, so den Meister überbieten zu können. Nein. - Sondern ich habe nur jene grossen (von Ihnen zuerst ausgedrückten) Masstäbe angelegt an Gebiete des Denkens und Erlebens, die mir besonders vertraut waren. Und mit einer mir - wenigstens zur Zeit - grösstmöglich erreichbaren Gewissenhaftigkeit. Dass ich in einem, bereits ausserhalb der gewöhnlichen Konsequenzen liegenden Punkte mit Ihnen übereinstimme, nämlich der „Natur“ weiss ich neuerdings aus Gesprächen mit Ihnen. ----- Aber ich glaube, dass ich in einem andern Punkte - den übrigens die heutige Menschheit nie zu berühren wagt - mich mit manchen Ihrer heimlichen Gedanken treffe: das ist im Kapitel über die „Seele“. Nebenbei habe ich die dunkle Ahnung, dass wir, wenn wir auf einige sehr erfahrene, alte Kirchenväter zurückzugehen würden, wir vielleicht dort irgendwie verwandte Erkenntnis finden dürften. Es ist aber nur eine Lieblingsahnung von mir. Einen Beweis dafür habe ich noch nicht. (Es kommt auch im Grunde nicht darauf an.) ------ Wenn ich mit einem kurzen Wort bezeichnen soll, was ich in dem Aufsatz tat, so möchte ich sagen: Ich suchte ----- an eigener Inspiration, Einweihung und Lebenserfahrung – den Weg zu beschreiben zu jenem unablässig neuen ersten Tag der Welt, dessen Keim Sie vor zehn Jahren in mich pflanzten! Mit dankbarem Händedruck Ihr Ludwig Rubiner.

28. Aprile 1917. Caro e stimatissimo signor Busoni! La Sua missiva mi ha fatto piacere, molto di più di quanto Lei possa immaginare. Il fatto è che io Le ho mandato il saggio, con tutta modestia. Sì, quasi tremando perché riguardo a certe cose oggi non posso più sentire, pensare e dire che questo ... . (lo so bene:) Temprarsi. Nessuno lo percepisce più amaramente di me. Proprio per questo pongo nelle Sue mani il mio giudizio (molte volte e senza che Lei ne abbia sentore): a Lei devo di più che ad altri. E come ogni vita vera, non è sorta in un colpo solo, ma ha formato su di me molti cristalli e cellule e strati di pelle. Solo in questi ultimi tre mesi ne ho preso coscienza, e trovo le parole per dire quanto Le sia debitore. Quando, dieci anni fa, uscì la Sua Estetica, mi tenevo stretto a cose di secondaria importanza, con ammirazione e consenso. Ma il punto principale, l'idea centrale del Suo libro, tutta la divina realizzazione del Suo piano di vita, - l'ho accettata tacitamente senza riserve, sebbene sia proprio ciò che costantemente ha preso forma in me in questo periodo. È la Sua idea di porsi davanti alla vita, a tutte le cose importanti dell'esistenza, con occhio imparziale, come il primo giorno della nascita del mondo. Per quanto ci possa sembrare ovvio: è inaudito che non fosse ovvio, anzi Lei è stato il primo a trovare parole comprensibili, sensibili ed efficaci per esprimerlo pubblicamente. Come ogni verità della vita autentica, anche questa è incredibilmente semplice. Ha messo radici dentro di me. E negli anni in cui la mia volontà si è andata rafforzando, la verità che Lei ha propagato come una fonte a cui ispirarsi, sembra voler prorompere da me in tutte le variazioni possibili. È naturale che, frammista alle esperienze più personali, abbia dato i suoi frutti. (Avrò ancora l'occasione di dare conto pubblicamente della veridicità della legge vitale di questa idea, e di ciò che a lei si deve.) In ogni modo: se il fuoco centrale della Sua Estetica non mi fosse capitato a suo tempo come un dono (addirittura), percorrerei certamente ancora oggi strade secondarie. Sei mesi fa (ottobre 1916) ho dato alle stampe il saggio che ha di fronte. Rimpiango solo di non aver conosciuto prima i Suoi versi, questi: "Sappiamo che veniamo per andare. Quello che sta nel mezzo è ciò che ci riguarda!" Non potrei immaginarmi motto più bello e più concentrato di questo, se mi consente, per esprimere le cose ultime della vita! Oggi, se non altro, mi sono reso conto appieno non solo del ritmo assunto dalla mia vita, ma anche della grande influenza della Sua personalità umana nella mia vita. Posso esprimerlo egregiamente con le parole di V. de l' I. A., tratte da "Axël". Lei ha agito come si dice in Axël: "non istruisco: risveglio!" E vorrei aggiungere, quanto più indisturbato il sonno, tanto più fresco il risveglio. D'altro canto non credo nemmeno di aver fatto, e avviene spesso, come l'allievo sfrenato che oltrepassa i limiti, credendo in questo modo di superare il maestro. No. Ho solo fissato le categorie fondamentali (enunciate per primo da Lei) del pensiero e dell'esperienza di vita a me così congeniali. E con una coscienziosità che è più di quanto al momento mi possa essere accessibile. Dai nostri ultimi colloqui ho capito di concordare con Lei su un punto che si trova al di fuori delle conseguenze ordinarie, cioè la "natura". Altresì credo di condividere alcuni dei Suoi pensieri più intimi riguardo a un altro aspetto - che fra l'altro l'umanità odierna non osa affrontare: è il capitolo sull' "anima". Inoltre ho l'oscuro presentimento che, se noi risalissimo ai padri della chiesa, gli antichi dotti, forse potremmo trovare qualche conoscenza in comune. Ma è solo ciò che mi piace intuire. Mi mancano le prove. (Ma non è in fondo determinante.) - Se dovessi definirmi con una sola parola, come ho fatto nel saggio, allora direi: ho tentato - con l'ispirazione, l'iniziazione e l'esperienza - di descrivere la via verso il primo giorno del mondo, eternamente rinnovantesi, il cui seme Lei ha piantato in me dieci anni fa! Con una stretta di mano riconoscente, il Suo Ludwig Rubiner. (la traduzione è mia)

Zeit-Echo e il messaggio della non violenza

Durante il periodo svizzero R. diventa un punto di riferimento per il movimento espressionista e pacifista maturando un umanitarismo politico-sociale, la sua concezione attivistica assume i contorni di una discussione chiarificatrice allo scopo di consolidare tra gli intellettuali esiliati i principi della non violenza e della fratellanza universale. La condanna del militarismo è annunciata da R. nei termini della speranza nella conciliazione tra i popoli in nome dell’Idea. Il programma politico attivistico di R. acquista in questo periodo una maggiore risonanza grazie alla promozione dell’organo pubblicistico progressista “Zeit-Echo” che R. dirige ispirandosi ai principi costitutivi della rivista di René Scickele “Die weißen Blätter”.

“Zeit-Echo” echeggia, usando la definizione di Hans Richter, come Trompete gegen den Krieg, Tromba contro la guerra, e contribuisce a una provocatoria letteratura antimilitarista. R. conferisce alla rivista l’impronta socio-religiosa, recependo il messaggio tolstojano dell’amore per il prossimo e il socialismo etico, promosso da Landauer, e identificando il progresso sociale non con il principio marxista della dittatura del proletariato, ma con la nascita dell’uomo nuovo.

“Zeit-Echo”, pubblicato a Monaco a partire dall’agosto 1914 con il titolo "Kriegstagebuch der Künstler" è diretto da Otto Haas-Heye. La rivista non rivela all’inizio una posizione politica precisa e accoglie contributi di intellettuali favorevoli e ostili alla guerra. Nel 1915 la direzione passa a Hans Siemens che trasforma il diario di guerra in un organo di stampa pacifista.

R. assume la direzione di “Zeit-Echo” nei quattro numeri del 1917, dalla metà di maggio fino alla metà di settembre, in collaborazione con Albert Ehrenstein e il grafico Hans Richter, che correda la rivista di illustrazioni. Il luogo di pubblicazione viene trasferito da Monaco a Zurigo per sfuggire al pericolo della censura. “Zeit-Echo” diventa pertanto la rivista d’esilio antimilitarista con la quale l’autore diffonde gli ideali di Mitmenschentum, animati da un forte sentimento di solidarietà e di comprensione per i destini individuali.

Con il titolo "Revolutionstage in Rußland" R. pubblica su “Zeit-Echo” il carteggio tradotto dal russo che Tolstoj tiene nell’ultimo periodo della sua vita con gli amici più intimi. Alla fine del carteggio riporta le parole di Busoni tratte dall’Estetica Musicale:

Beginnt jedesmal, als ob ihr nie begonnen hättet!

Iniziate ogni volta come se non aveste mai iniziato! (la traduzione è mia)

Il tono evangelico riecheggia il messaggio cristiano di Tolstoj. R. intende provare come il cameratismo tra gli intellettuali esprima in primo luogo un sentimento di partecipazione rivolto a un comune fine ideologico.

Le ultime lettere da Berlino

Il 24 dicembre 1918 R. lascia la Svizzera per ritornare a Berlino, passando per Monaco. La pressione esercitata dalle autorità svizzere e consolari provoca la partenza immediata dei coniugi Rubiner dalla Svizzera. Lo stato maggiore generale sospettava che il circolo venutosi a creare intorno a loro fosse la sede centrale della rivoluzione internazionale. Indiziati per attività sovversiva e per spionaggio, sono tenuti sotto costante sorveglianza, pedinati e subiscono la perquisizione domiciliare, ma non vengono trovati capi di imputazione a loro carico. Tuttavia già durante l’esilio stabiliscono contatti con i rappresentanti del movimento anarchico a Monaco, Rubiner con il poeta Erich Mühsam e la Ichak con il comunista Max Levien.

Sebbene orientata a un’azione politica diretta nel suo ruolo di militante comunista, l’influsso esercitato dalla Ichak sul marito non supera l’ambito letterario. Insieme collaborano a importanti opere di traduzione, iniziando nel 1910 con i racconti di Gogol e proseguendo con il diario di Tolstoj e con i romanzi e i racconti di Voltaire. Nel 1917 la Ichak pubblica su “Zeit-Echo” un saggio pacifista "Ferne Länder", la traduzione del racconto di Tolstoj "Der Fremde und der Bauer" e nel 1920 sulla rivista „Der Gegner“ l’articolo "Proletarische Bühne in der bürgerlichen Gesellschaft" con cui rende manifesto il suo distacco ideologico dal marito, condannando la convinzione degli scrittori espressionisti di voler combattere per la causa del proletariato con l’unica arma dell’educazione dello spirito. La sua concezione del consolidamento politico ed economico della classe operaia è inconciliabile con l’apoliticità della visione espressionista.

Il manifesto "Nach Friedensschluß", con cui si apre il numero di giugno di “Zeit-Echo”, definisce non solo l’impostazione di base data da R. alla rivista, ma anche la sua posizione politica. Egli sanziona con questo programma la sua appartenenza al socialismo etico di Landauer. Rubiner che conosceva le teorie politiche di Lenin e di Trotzki, rafforza la sua avversione al materialismo storico, condannando il marxismo per il suo rigido carattere settario che schematizza la rivoluzione riducendola nei termini dell’antagonismo tra le classi.

Il socialismo, cui egli mira, rifiuta l’unilateralità dell’ideologia dei partiti politici che implica l’identificazione dell’uomo con le lotte sindacali. Egli condivide con Landauer il giudizio sul proletariato: la classe operaia accetta passivamente il principio della lotta di classe e la socializzazione dei mezzi di produzione. La speranza riposta da Rubiner nelle potenzialità di una massa che possa trascendere la rivoluzione politico-sociale fine a stessa, è alimentata dalla rivoluzione contadina russa del 1917, ma svaluta il marxismo contrapponendovi i principi del socialismo. Il socialismo, superando i limiti dell’ideologia limitata alle classi, prefigura la nascita di una coscienza umanitaria. L’antagonista non è l’esponente del partito opposto, ma chiunque all’interno del medesimo consorzio incarni il principio di autorità.

Alla limitatezza del programma sindacale Rubiner contrappone pertanto la portata e l’ampiezza di un socialismo concepito come “ERDBALLGESINNUNG”, un modo di pensare e di sentire planetario. L’intensità del sentimento e non più, quindi, la produttività rivela l’energia creativa dell’uomo.

All’indomani della caduta dell’impero guglielmino la situazione politica maturata intorno al 1919 è caratterizzata dal tentativo di rinnovare la società tedesca in senso repubblicano con le rivoluzioni scoppiate dapprima a Monaco, in seguito alla quale viene proclamata la repubblica sociale e democratica di Baviera, guidata da Kurt Eisner, e poi a Berlino. I fermenti democratici che dilagano in Germania negli anni successivi alla prima guerra mondiale vedono lo schieramento di due forze contrapposte: la politica moderata del nuovo governo costituitosi il 9 novembre 1918 con la proclamazione della Repubblica di Weimar e lo spartachismo che si propone di guidare il proletariato verso un processo rivoluzionario. Gli spartachisti convinti che il conflitto mondiale abbia segnato una nuova epoca storica nell’evoluzione del movimento operaio internazionale, si orientano fin dall’inizio verso la ricostruzione su basi rivoluzionarie della socialdemocrazia, rifiutando pertanto la politica del partito maggioritario schierato a sostegno del militarismo.

Lo spartachismo nasce con la collaborazione nel 1915 dei capi riconosciuti Karl Liebknecht e Rosa Luxenburg al gruppo di opposizione “Die Internationale” e al periodico “Spartakusbriefe”, pubblicato dal gennaio 1916 e firmato Spartaco, da cui deriva la denominazione ”Spartakus Bund”, Lega di Spartaco. Le proposte innovatrici avanzate dagli spartachisti convergono nella fondazione nel dicembre 1918 del partito comunista tedesco - Lega di Spartaco.

L’adesione di Rubiner al partito comunista, riportata dalla critica ufficiale, è confutata in linea di principio da un giudizio negativo espresso sulla politica che egli definisce “Schwindelspecialität” (lettera del maggio 1917), "specialità dell'imbroglio" (la traduzione è mia) e, sul piano pratico, dal suo rifiuto di collaborare con la casa editrice Cassirer, l’organo pubblicistico del partito socialista indipendente (U.S.P.):

Berlin, d.[er] 15. März 1919 - Lieber! (...) Erstens ist der Verlag Cassirer ein politischer Verlag. Er bekommt seine Druckaufträge z.T. von der Regierung, die sie nur des Buchhandels wegen mit der Marke dieses Verlages herausgeben liess. Zweitens aber ist er ein noch mehr politischer Verlag insofern, als er auch noch der geistige Unterstützungsverlag der sog. „Unabhängigen socialistischen Partei“ ist, und er ist also ein politischer Parteiverlag, dermassen, dass alles was heute (…) im Verlage Cassirer erscheint, automatisch als zugehörig zur „U.S.P.“ (unabhäng. soc. Part.) gerechnet wird. (…) Nun gehöre ich erstens dieser Partei nicht an, (wie keiner Partei!) und zweitens, selbst wenn ich ihr angehören wollte, müsste ich mir doch das Recht wahren, dies nach meinem eigenen Willen tun zu können, nicht aber auf Grund eines schlechten und ausbeuterischen Verlagsvertrages mechanisch als Glied dieser Partei zu gelten! (…) So verliess ich das Haus mit dem Entschluss, meine Beziehungen zum Verlage Cassirer zu lösen. (...)

Berlino, 15 marzo 1919 - Caro! (...) In primo luogo la casa editrice Cassirer è una casa editrice politica. Riceve gli incarichi di stampa in parte dal governo che li fa pubblicare con il marchio della suddetta casa editrice solo per il commercio librario. In secondo luogo è una casa editrice ancora più politica in quanto rappresenta l’organo di sostegno intellettuale del cosiddetto “partito socialista indipendente”, ed è, allora, una casa editrice di partito talmente politica che tutto quello che oggi (…) esce presso la casa editrice Cassirer, viene considerato automaticamente appartenente al “P.S.I.” (partito socialista indipendente). (…) Primo, non appartengo a questo partito (come a nessun partito!) e, secondo, anche se volessi farne parte, dovrei difendere il mio diritto di poterlo fare a modo mio, e non di passare automaticamente per membro di questo partito in base a un contratto editoriale svantaggioso e da sfruttamento! (…) Così lasciai l’edificio con il proposito di troncare i rapporti con la casa editrice Cassirer. (...) (la traduzione è mia)

Nell'originale sia il sostantivo „Partei“ che l'aggettivo „politischer“ sono sottolineati per esplicitare il concetto chiave del rifiuto della collaborazione.

Sorta a Weimar nel 1909 la casa editrice Kiepenheuer si occupa fino alla prima guerra mondiale della conservazione del patrimonio culturale classico, trascurando la letteratura dei giovani scrittori emergenti. Verso la fine del 1918 Kiepenheuer trasferisce la sede a Potsdam. Rubiner inizia la nuova attività, pubblicando per la seconda volta il saggio programmatico "Der Mensch in der Mitte", in prima edizione due antologie "Kameraden der Menschheit" e "Die Gemeinschaft" e il dramma "Die Gewaltlosen". Il suo punto di partenza è di modificare il programma editoriale conservatore del periodo bellico, ispirandosi all‘orientamento socio-culturale di “Zeit-Echo”. Egli intende pertanto proseguire il percorso ideale indicato con il suo organo di stampa per affermare di nuovo il ruolo che lo spirito assume nell’elaborazione dell’azione rivoluzionaria.

Durante il periodo del governo rivoluzionario comunista a Monaco di Baviera, Rubiner alloggia nel quartiere berlinese di Schöneberg, nell’antica abitazione di Busoni sulla Viktoria-Luise Platz 11, e inizia l’attività come lettore presso la casa editrice Gustav Kiepenheuer. Da Berlino scrive a Busoni tre lettere il 15, il 30 marzo e l‘11 aprile 1919.

Frida Ichak-Rubiner svolse un ruolo decisivo nella commissione di propaganda e del traffico della repubblica monachese e fu arrestata dopo la sconfitta del movimento rivoluzionario. Il 9 aprile 1919 anche il grafico Hans Richter arriva a Monaco e partecipa al comitato d’azione degli artisti rivoluzionari.

25.3.2018

Gli opali indiani

"Classici da (ri)scoprire": è uscita la traduzione in italiano del romanzo poliziesco di Ludwig Rubiner "Gli opali indiani" presso LA BOTTEGA DEI TRADUTTORI. La traduzione è curata da Roberta Fausta Ilaria Visone.

6.7.2017

Buckeljucker

Ho scelto di tradurre Buckeljucker con "grattaschiena" cercando di rendere l’idea sia di der Buckel = il groppone, la groppa che di jucken = prudere, das Jucken = prurito. Con grattaschiena si intende ironicamente la frusta.

30.6.2017

Conoscere Berlino attraverso una storia poliziesca del 1910

Sulle tracce dello scrittore per visitare Berlino. Il lettore del romanzo "Gli opali indiani" si trasforma in visitatore dei luoghi storici della capitale tedesca: Potsdamer Brücke, Friedrichstraße, Oranienburger Tor, Kranzlerecke, Siegessäule, Siegesallee, Potsdamer Straße, Potsdamer Platz, Leipziger Straße, Unter den Linden, Tiergartenstraße. Una lettura di viaggio da non perdere!

7.3.2017

Eine europäische Anschauung: come un'eco nel tempo

Rubiner era un europeo convinto. "Europeismo" significa superamento del nazionalismo. vd. "Società europea" (Zeit-Echo 1917). Nel 1917 aveva auspicato gli Stati Uniti d'Europa, rifiutando categoricamente il nazionalismo. 1) progetto europeo, 2) utopia politica, 3) patria comunitaria rappresentano il fulcro della sua visione del mondo.

3.3.2017

Rubiners Geburtsdatum zweifelsfrei geklärt

In meiner Dissertation habe ich mich an die Angaben von Wolfgang Haug und Klaus Petersen gehalten. Damals hatte sich gezeigt, dass die Forscher sich nicht ganz einig über Rubiners Geburtsdatum waren.

Der Briefwechsel zwischen Rubiner und Busoni gibt nun Aufschluss: im Brief vom 29.3.1918, den er aus Muralto (Locarno) an Busoni schrieb, heißt es:

Ich bin am 12. Juni geboren und habe zweimal im Leben Geburtstag zu Pfingsten gehabt.

Die Zweifel um den Geburtstag Rubiners sind damit endgültig beseitigt.

18.8.2016

Nikola Tesla (1856-1943), Houdini (1874-1926) und die Kriminalsonette (1913)

Rubiner hat Ereignisse aus der damaligen Zeit in traditionellen, lyrischen Formen, wie z.B. zum Sonett (Vierzeiler-Vierzeiler-Terzine-Terzine) verarbeitet.

Die wissenschaftlichen Erfindungen des Physikers Nikola Tesla werden zum Thema des Gedichts "Die Hinrichtung":

DER FREUND sitzt im Gefängnis von Sing-Sing.

Der Priester kommt, der ihn zum Tod bereitet.

Er wird auf den Elektrostuhl geleitet,

Da man ihn jüngst bei einem Morde fing.

FRED, der als Techniker zur Rettung schreitet,

Ist am Zentraldynamo in Verding.

Er transformiert durch einen Tesla-Ring

Den Wechselstrom, daß er vom Körper gleitet.

Der Henker knipst, bis er die Platze kriegt.

Der Freund summt sich ein Walzerlied in Moll;

Als der Plafond lautlos in Splitter fliegt.

Von oben saugt die Vacuum-Maschine,

Und schlürft den Freund mitsamt dem Protokoll.

Im Blau verschwinden gelb zwei Zeppeline.

Die Entfesselungs-Darbietung des Zauberkünstlers Houdini (1874-1926) wird zum Thema des Gedichts "Der Kettensprenger":

Houdini ringelt sich aus seinen Ketten.

Das Zuchthausgitter auf der Bühne bricht.

FRED, im Parkett mit höhnischem Gesicht

Beginnt die Handgelenke einzufetten.

Als Amateur steigt er ins Rampenlicht.

DER FREUND entriert nie dagewesne Wetten.

Fred knickt die Stäbe durch wie Zigaretten:

Die Welt durchfliegt der Sensationsbericht.

Fred mietet in New York ein Variété.

Am Eingang, wo sich stets die Menge rauft,

Steht schon am frühen Morgen: "Ausverkauft".

Houdini stürzt sich in den Bodensee.

Krupp-Essen laboriert im Prüfungssaal,

Und sucht verzweifelt einen neuen Stahl.

27.6.2016

Zwei Grundkonzepte: Ideologie und Utopie. Warum? Die Ideologie spiegelt das wirtschaftliche, soziale und politische Leben der damaligen Zeit (proletarische Forderungen) wider, die Utopie stellt den visionären Aspekt dar. Rubiner war ein Visionär.

Die humanistische, antimaterialistische und mystische Weltanschauung bildet die Basis seiner utopischen Konzeption.

Die Utopie stellt sich als dialektische Spannung dar, die zum kulturellen Umdenken und zum Wiederaufleben einer verlorengegangenen Idealwelt beitragen soll. Die Utopie stellt das Grundkonzept für eine bessere zukünftige Gesellschaft dar.

Und mehr:

Die Utopie ist eine revolutionäre Idee und bedeutet sowohl einen Bruch mit der Vergangenheit und der Tradition als auch einen Bruch mit der Gegenwart und den engen Grenzen der bürgerlichen Gesellschaft.

Die Freiheit des Denkens: die Utopie als Drang des menschlichen Denkens weit über das Vorstellbare hinauszugehen – über das Dasein – um sich frei von festgelegten Kategorien zu entfalten.

Die Utopie als Sieg des freien Geistes über die Tyrannei der Macht, die im weiteren Sinn als Unterdrückung gemeint ist.

Die Utopie als Projektion in die Zukunft, die Utopie als Sozialprojekt in erster Linie europäisch und folglich universell. Rubiner übt Kritik an den politischen und wirtschaftlichen Zuständen seiner Zeit und fördert den Einzelnen und die Gesamtheit bei der Entwicklung des menschlichen Zusammenlebens, das von sozialer Verantwortung geprägt ist.

Die Utopie als Suche nach einem Idealgesetz, das die politische Sphäre und die öffentlichen Institutionen regeln sollte, als Suche nach einem Moralgesetz, auf dem sich die „Gemeischaft“ von freien, nicht assimilierten Individuen stützt. Die Menschen werden zu Schöpfern ihres eigenen Lebens und Miteinanderlebens.

Die Utopie als Ideal der menschlichen Perfektibilität, als Drang zur moralischen Vervollkommnung unserer Selbst: der Mensch wird für fähig gehalten, sich selbst zu erziehen und weiterzuentwickeln, wenn er sich in einem bestimmten Kontext befindet.

Die Utopie als Feststellung eines neuen Gesichtspunktes, einer neuen Sichtweise der Welt, als Wendepunkt: die Veränderung des Menschen ist die Voraussetzung für die Veränderung der Gesellschaft und der Politik. Ein Paradigmenwechsel ist im Gange: die politische und soziale Tätigkeit profiliert sich grundsätzlich als moralische Pflicht, als pädagogisch-kulturelle Praxis, die nach dem Erwachen des Menschen strebt.

Die Utopie als Glaube an die planetarische Revolution. Der kosmische Vitalismus des amerikanischen Dichters Walt Whitman und die moralisch-philosophische Lehre Tolstois stellen den Anhaltspunkt seiner utopischen Anschauung dar; Rubiner verbindet das neue Pathos, das das ganze Universum im Sinne von W.Whitman durchdringt, mit dem ethischen Sozialismus, der auf die universelle Bruderschaft und die Nächstenliebe im Sinne Tolstois baut.

Tolstois Theorien prägen den Begriff von “Gemeinschaft”, die das freie Miteinanderleben der Menschen darstellt. In diesem Begriff gehen die Prinzipien der Gewaltlosigkeit, des ethisch-religiösen Sozialismus und der moralischen Selbstvervollkommnung des Menschen ein. Mit dieser Auffassung lehnt er strikt das kapitalistisch-industrielle System und den wirtschaftlichen Sozialismus ab, die dem Menschen und seinen Bestrebungen nicht gewachsen sind.

In dieser Vision liegt die Priorität sowohl auf dem Menschen – Der Mensch in der Mitte! – der sich seiner Entwicklung bewusst ist, als auch auf seinem Reifungsprozess in der Zeit, der zum Erwachen seiner intuitiven Einsicht hinführt. In der Gemeinschaft wird der Mensch dazu getrieben, sich seiner spirituellen Seite bewusst zu werden; der Mensch wird nicht nur als irdisches, biologisches Geschöpf betrachtet, der zufällig ins Leben gerät, sondern hauptsächlich als kosmisches Wesen. Der Mensch in der Mitte des Kosmos ist sich seiner Transzendenz und seinem schöpferischen Willen bewusst. Siehe diesbezüglich auch den Abschnitt: Rubiner und Chagall waren befreundet.

In seiner utopischen Auffassung geht auch die Licht-Symbolik ein, die das Losgelöstsein des Menschen von materiellen Zwängen und seine geistige Entwicklung zum Ausdruck bringt. Siehe diesbezüglich auch den Abschnitt: Rubiner und Chagall waren befreundet.

Die Utopie von Politik: der Politiker findet seine Berufung und wird zum „politischen Dichter“, der imstande ist, über seine eigenen Interessen zu blicken und sich für die öffentliche Sache einzusetzen. Das öffentliche Tun des „politischen Dichters“ wird in Zusammenhang mit höheren, moralischen Werten gebracht, er setzt sich für das Gute und die Gerechtigkeit der Menschen ein.

Die Vereinigten Staaten von Europa, Mythos oder Wirklichkeit? Die Überwindung des Nationalismus – der Nationalstaaten – und die Schaffung der Vereinigten Staaten von Europa. Siehe diesbezüglich auch den Abschnitt: Rubiner und die Überwindung des Nationalismus = der Europäismus.

15.6.2016

Die indischen Opale: eine Berliner-Kriminalgeschichte mit türkischem Hintergrund. Rubiner lässt die Handlung in Berlin - seiner Geburtsstadt - spielen, in der am Anfang des Jahrhunderts ein bemerkenswerter industrieller Aufschwung und ein technischer Fortschritt begonnen hatten.

Die indischen Opale: ein Begleiter auf Entdeckungsreisen durch Berlin. Die erwähnten Ortsnamen führen den Leser durch das historische Berlin und verweisen auf seine Sehenswürdigkeiten: Potsdamer Brücke, Friedrichstraße, Oranienburger Tor, Kranzlerecke, Siegessäule, Siegesallee, Potsdamer Straße, Potsdamer Platz, Leipziger Straße, Unter den Linden, Tiergartenstraße.

Rubiner verurteilt die Stadt als Ort menschlicher Entfremdung:

Berlin! - Ein Summen, Klirren und Stampfen steigt in die Nacht auf, und das schillernde Netz der Lichter spannt sich über das tönende Dunkel. Licht und Lärm sind untrennbar vereint in dieser gewaltigen Stadt der Arbeit und der Lust; und wenn die Massen durch die geraden Straßen der jungen Großstadt hasten, weiß man nie, ob es zur Arbeit geht oder zu irgendeiner hastigen, schnell beschlossenen, schnell genossenen und schnell erledigten Vergnügung.

5.3.2016

Im März 1919 beim Cassirer-Verlag/Nel marzo 1919 dall'editore Cassirer:

Berlin, d.[er] 15. März 1919 - Lieber! (...) In Zürich haben Sie mir merkwürdig richtig prophezeit, abgeraten vom Journalismus und angedeutet eine Existenz, die nicht von der Produktion des Talents abhänge. Ich, sonst ein sehr schlechter Boden für Lebensregeln, bin doch diesem Rat, der starken Eindruck auf mich machte, gefolgt. Ich fand, dass meine Angelegenheiten sich so wendeten, dass ich als geistiger Leiter in einen grossen Verlag eintrat, und zwar mit einem so hohen Honorar, wie es wohl selten ein deutscher Schriftsteller für eine solche - freie - Tätigkeit je bekommen hat. Materiell geht es mir also gut! (Ich hoffe, dass Sie ein solches Wort in allen Briefen, die Freunde von irgend einem Punkte der Welt an Sie schreiben, antreffen könnten!). Ich schreibe Ihnen das - so unwichtig es für die Hauptdinge ist - weil ich weiss, dass es Sie erfreuen wird. ------------- Die Geschichte, wie ich Leiter dieses Verlages wurde, ist aber wiederum seltsam. Ich suchte den Verlag Cassirer auf. Und da erlebte ich den aller, aller, allerschlechtesten Eindruck, den ein Mensch in der Welt bekommen kann. Mir wurde sofort klar, dass wir in der Schweiz alle ganz ungenügend unterrichtet waren. Erstens ist der Verlag Cassirer ein politischer Verlag. Er bekommt seine Druckaufträge z.[um]T.[eil] von der Regierung, die sie nur des Buchhandels wegen mit der Marke dieses Verlages herausgeben liess. Zweitens aber ist er ein noch mehr politischer Verlag insofern, als er auch noch der geistige Unterstützungsverlag der sog.[enannten] „Unabhängigen socialistischen Partei“ ist, und er ist also ein politischer Parteiverlag, dermassen, dass alles was heute (wo die Regierung die diesbezügl.[ichen] Druckaufträge voraussichtlich nicht mehr geben wird, d.[as] h.[eißt] die mehrheitssocialistische Regierung) im Verlage Cassirer erscheint, automatisch als zugehörig zur „U.S.P.“ (unabhäng.[igen] soc.[ialistischen] Part.[ei]) gerechnet wird. So blüte mir die unerbetene Überraschung, gerade an dem Tage, als ich nach Berlin kam, grosse Teile meines Voltaire - Aufsatzes aus den „Weissen Blättern“ ohne meine Erlaubnis abgedruckt zu finden in der Tageszeitung „Freiheit“, dem Partei - Organ der Unabh. Soc. Mein Einspruch wurde mit Befremden abgewiesen. Die „Weissen Bl[ätter]“ erschienen im Verlag Cassirer, der Verlag Cassirer sei Parteiverlag, und was da erschiene könne abgedruckt werden. Nun gehöre ich erstens dieser Partei nicht an, (wie keiner Partei!) und zweitens, selbst wenn ich ihr angehören wollte, müsste ich mir doch das Recht wahren, dies nach meinem eigenen Willen tun zu können, nicht aber auf Grund eines schlechten und ausbeuterischen Verlagsvertrages mechanisch als Glied dieser Partei zu gelten! Dies war das eine im Verlage Cassirer. Das andere aber war mein wiederholter Eindruck, dass ein Autor, der im Verlage Cassirer erscheint, zwar gelegentlich ein Honorar bekommt, aber in der Tat zum Vergessen verurteilt ist. In diesem Verlage ist keine Person, die etwas von Büchern versteht, oder sich dafür interessiert. Cassirer ist politisch interessiert, er ist seinem Talent nach ein Bilderhändler ersten Ranges und beschäftigt sich mit dem Verlag überhaupt nicht, er schiebt alles auf Kestenberg ab. Kestenberg ist lediglich für seine Person interessiert, er giebt Musikunterricht, er sitzt in der Volksbühne, er sitzt täglich im Kulturministerium, und er macht auch Fettflecke im Verlag Cassirer - aber seine Tätigkeit besteht darin, seine Person möglichst gut zu sichern. (...)

Berlino, 15 marzo 1919 - Caro! (...) Quello che mi aveva profetizzato a Zurigo, sconsigliandomi il giornalismo e suggerendomi un'esistenza libera dalla produzione di talento, si è rivelato stranamente esatto. Ma io, solitamente insofferente alle regole di vita, ho seguito il Suo consiglio che mi ha fatto una forte impressione. Mi sembrò che le mie faccende prendessero una svolta, allorché subentrai alla direzione culturale di una grossa casa editrice, percependo per di più un onorario quasi mai avuto da uno scrittore tedesco per una libera attività di questo genere. Materialmente sto, quindi, bene! (Spero che possa trovare parole simili in ogni lettera amica giuntaLe da un punto qualunque del mondo!). Glielo scrivo, perché so che Le farà piacere - sebbene sia di nessuna importanza per le cose fondamentali. ------------- La storia di come sono diventato direttore di questa casa editrice è a sua volta singolare. Mi recai alla casa editrice Cassirer. E là ebbi la peggiore, ma la peggiore impressione che si possa mai avere al mondo. Mi fu subito chiaro che noi, in Svizzera, non eravamo sufficientemente informati. In primo luogo la casa editrice Cassirer è una casa editrice politica. Riceve gli incarichi di stampa in parte dal governo, che li fa pubblicare con il marchio della suddetta casa editrice solo per il commercio librario. In secondo luogo è una casa editrice ancora più politica in quanto rappresenta l'organo di sostegno intellettuale del cosiddetto "Partito Socialista Indipendente", ed è allora una casa editrice di partito talmente politica che tutto quello che oggi (presumibilmente il governo non darà più gli incarichi di stampa al riguardo, cioè il governo a maggioranza socialista) esce presso la casa editrice Cassirer, viene considerato automaticamente appartenente al "P.S.I." (Partito Socialista Indipendente). Così mi trovai di fronte all'indesiderata sorpresa, proprio lo stesso giorno del mio arrivo a Berlino, di veder stampate senza la mia autorizzazione ampie parti del mio saggio su Voltaire, apparso sui "Fogli bianchi", sul quotidiano "Libertà", l'organo di partito dei socialisti indipendenti. Rimasi sorpreso nel veder respinta la mia obiezione. I "Fogli bianchi" uscivano presso la casa editrice Cassirer, che è una casa editrice di partito, e ciò che usciva presso Cassirer, poteva essere stampato su "Libertà". Primo, non appartengo a questo partito (come a nessun partito!) e, secondo, anche se volessi farne parte, vorrei poter difendere il mio diritto di farlo a modo mio, e non di passare automaticamente per membro di questo partito in base a un contratto editoriale svantaggioso e da sfruttamento! Questa è stata una cosa della casa editrice Cassirer. L'altra, poi, è stata la mia impressione vivissima che, sebbene un autore pubblicato da Cassirer riceva occasionalmente un onorario, in realtà è condannato all'oblio. In questa casa editrice non c'è nessuno che capisca qualcosa di libri o che se ne interessi. Cassirer è interessato politicamente, è un mercante d'arte di prim'ordine in base al suo talento e non si occupa per niente della casa editrice, scarica tutto su Kestenberg. Kestenberg si interessa unicamente di sé, dà lezioni di musica, ha il suo posto nel teatro popolare e tutti i giorni nel ministero della pubblica istruzione, e lascia anche macchie d'unto nella casa editrice Cassirer - ma la sua attività consiste nel salvaguardare se stesso nel migliore dei modi possibili. (...) (la traduzione è mia)

Beim Kiepenheuer-Verlag in Potsdam/Dall'editore Kiepenheuer a Potsdam:

Berlin, d.[er] 15. März 1919 (...) Er (Kestenberg, Anm.d.Ü.) tut nichts und schiebt wiederum alles ab auf einen Herrn Reif, den engagierten Buchhändler des Verlages, der jung, langsam, untätig und ungebildet ist wie alle neueren Buchhändler. So kommt es, dass Sie in den Buchhandlungen nur jene vier politischen Schriften aus dem Verlag Cassirer sehen, die in der Novemberrevolution die Regierung dort herstellen liess, und für deren Vertrieb und Propaganda wohl auch die Regierung selbst sorgte. Von den Dichtungen des Verlages sieht man nichts, von ihnen singt kein Lied, kein Heldenbuch. Den allerschlechtesten Eindruck machte mir aber Kestenbergs Verhalten, als ich ihn über Ihren „Faust“ interpellierte. Er tat, als wisse er nichts. Er grunzte erst “Das interessiert mich! (Wie gütig: das interessierte ihn!) Als ich aber ernst wurde und den Schwindel mit der angeblichen Bestellung neuer Typen festnagelte, wurde er unruhig und musste sich plötzlich von Prof. Gaul verabschieden, der sich in irgendeinem Raume des Hauses aufhielt. Da ich nun sicher bin, dass sich in ernsten Angelegenheiten stets ein Gaul oder ein anderer Esel im Hause befinden wird, der gerade im passenden Moment die Dinge nicht zur Klarheit kommen lassen wird, so verliess ich das Haus mit dem Entschluss, meine Beziehungen zum Verlage Cassirer zu lösen. Diesen Entschluss führte ich dieser Tage auch aus, sandte Cassirer das Geld, das ich plötzlich, nach Monaten von ihm erhielt, zurück, und war ihm nur noch eine Summe schuldig, die ich in der Schweiz von ihm erhalten hatte. Sie können sich denken, dass mich diese ganze Sache recht deprimiert hatte. In dieser Stimmung traf ich mit dem Verleger Kiepenheuer zusammen, über den wiederum ich nicht richtig informiert gewesen war, trotzdem ich den Voltaire für ihn gemacht hatte. Der Verlag Kiepenheuer hat nämlich nicht allein eine sehr grosse Menge ausgezeichneter Bücher erscheinen lassen, sondern auch das kostspielige „Kunstblatt“ eine Zeitschrift, die in glanzvollen Reproduktionen sich mit ältester, mit exotischer, indischer, aegyptischer und neuester Kunst beschäftigt, und vor allem auch eine Reihe von ganz kostbaren Luxusdrucken. Kiepenheuer empfing mich, wie der Legende nach in alten Zeiten Verleger Künstler empfangen haben sollen: Alles Pecuniäre war ihm selbstverständliche Nebensache, die ebenso schnell wie klar - nach dem Wunsche des Autors! – erledigt wurde. Die Hauptsache war ihm ein reizender Empfang nach dem andern, ausgezeichnete Bewirtung und leicht phantastische Diners. Kurz ich fühlte mich im Paris der Goncourt-Zeit, in der ein Verleger es als eine menschlich interessante Ehre betrachtet, mit dem Autor kostspielig speisen zu dürfen. Dabei erzählte ich dem Kiepenheuer meine Unzufriedenheit mit Cassirer, setzte ihm auseinander, warum die Sünden solcher Dinge bestehen, sprach auch über Unterlassungen seines Verlages mit ihm, und der Schluss war seine Idee: kommen Sie in meinen Verlag. Das nahm ich an, denn erstens war ich nach den Erfahrungen des Hauses Cass. aufgeputscht und ich fühlte das Bedürfnis, dass nun endlich ein Verlag da sei, der über grosse Mittel verfügt, auf den man wirklichen Einfluss hat, so dass kein Unsinn geschehe, dass nur künstlerisch wertvolle Werke mit internationalem Weltgesicht erschienen, und dass man für diese Werke „etwas tut“ - wie der Ausdruck heisst. Nämlich dies ist doch der Sinn. Auch wenn in den kommenden Jahren in der Welt überall alles drunter und drüber geht, mit Hülfe dieses Verlages - unabhängig von jeder Conjunctur – die Werke zu halten und durchzusetzen. – Andererseits sah ich auch in dieser Möglichkeit die Lösung meiner eigenen finanziellen Fragen, da ja der Eintritt in den Verlag unabhängig von meiner Produktion ist, und so besprochen wurde, dass ich reiche Zeit und Kraft zu meiner eigenen Arbeit behalte. Wiederum mit meinen Vorstellungen von einem modernen Verlage war Kiepenheuer völlig einverstanden. Ich komme nun zu einem sehr wesentlichen Punkte, der Sie betrifft. Ich habe mir erlaubt Kiepenheuer das Kestenberg - Cassirersche Verbrechen gegen Ihren „Faust“ zu berichten. Kiepenheuer wäre sehr froh, ich darf sagen: glücklich! - in seinem Verlage dieses Werk als vorbildlicher Luxusdruck erscheinen zu lassen. Er betrachtet es als selbstverständlich, das Honorar, das Sie eventuell mit ihm vereinbaren würden, zu zahlen, und ausserdem die Ablösung jener Summe, die Cassirer Ihnen dafür gab, zu übernehmen! (Rita sagte mir etwas von 3000 Frcs. betr.[effend] Cassirer. Wenn Ihnen das irgendwie passte, bitte natürlich genaue Angaben). Ich, Ludwig Rubiner, übernehme die moralische Garantie, dass der Luxusdruck nicht nur sofort in Angriff genommen wird, sondern auch nach Ihren Wünschen ausgeführt. Weiter bitte ich Sie: Haben Sie Lust, und haben Sie soviel Vertrauen zu mir, dass Sie diesem Verlage - unter der Garantie der Aufsicht durch meine Person - für eine wundervolle, international hochstehende und unnaturalistische dramatische Bibliothek (die als einzelnes Buch schon wunderbar wird) Ihren Arlecchino und Arlecchino II und Ihren Parnass zur vorbildlichen Herausgabe anvertrauen würden? Und ferner: Ihre literarischen Schriften ------- ------ Alle in bleibenden Ausgaben nach Ihrem Wunsch und nach Ihren Honorarforderungen. ------------ Ich wäre sehr froh, wenn Sie bald Zeit fänden, mir darüber ein paar Worte zu schreiben. Um Ihnen einen Begriff vom Verlage Kiepenheuer zu geben, wollte ich Ihnen erst die Luxusausgaben selbst senden lassen. Es stellte sich heraus, dass sie vergriffen sind, und so werden Sie sich mit einem Verlagsverzeichnis begnügen müssen. Was meine eigenen Wünsche angeht, so will ich, dass dieser Verlag der erste, anständige moderne Verlag Deutschlands wird: Nicht so eisern langweilig und staubnaturalistisch wie S.Fischer; nicht so liederlich und mit Amerikanismus in der Reklame wie Kurt Wolff, und nicht so indifferent und tatenlos wie Cassirer. Und überdies hat er grosses Kapital, und der Verleger verspricht sich selbst nur etwas davon, sein Geld in so etwas hineinzustecken. Und noch eins: Würden Sie selbst im Verlag K. eine Hoffmann-Ausgabe machen wollen-Auswahl Ihrer Lieblingsnovellen-in einem dicken Band? Nicht vergessen! (...)

Berlino, 15 marzo 1919 (...) Non fa niente (Kestenberg, N.d.T.) e scarica a sua volta tutto su un signor Reif, il libraio impegnato della casa editrice, che è giovane, lento, inerte e incolto come tutti i librai nuovi arrivati. Quindi, è per questo che Lei trova nelle librerie solo quei quattro scritti politici della casa editrice Cassirer, che il governo vi ha fatto pubblicare durante la rivoluzione di Novembre, provvedendo personalmente alla distribuzione e alla propaganda degli stessi. Di poesia della casa editrice nemmeno l'ombra, non un solo Suo canto intonato, nessuna epopea. Il comportamento di Kestenberg, comunque, mi ha fatto l'impressione peggiore, quando l'ho consultato circa il Suo "Faust". Mi è sembrato come se non ne sapesse niente. Ha grugnito solo "mi interessa! (che gentile: gli interessa!) Ma quando sono diventato serio e ho incastrato la truffa con la presunta ordinazione di tipi nuovi, ha cominciato a inquietarsi e si è congedato all'improvviso dal Prof. Gaul che si trovava da qualche parte nell'edificio. Siccome sono sicuro che, per le questioni serie, nella casa editrice si troveranno sempre un ronzino o un altro asino, che proprio al momento giusto non chiarirà niente, ho lasciato l'edificio con il proposito di troncare i rapporti con Cassirer. In questi giorni ho messo in pratica la decisione presa, ho rispedito a Cassirer il denaro che mi aveva mandato inaspettatamente dopo mesi, e gli dovevo ancora una somma che mi aveva dato in Svizzera. Come si può ben immaginare, l'intera faccenda mi ha depresso moltissimo. Con questo stato d'animo mi sono incontrato con l'editore Kiepenheuer sul quale, comunque, non ero stato ben informato, sebbene avessi fatto per lui il Voltaire. La casa editrice Kiepenheuer, infatti, ha al suo attivo non solo un gran quantitativo di libri eccellenti, ma anche il costoso "Foglio d'arte", una rivista che, con riproduzioni splendide, si occupa di arte più antica, esotica, indiana, egizia e più moderna, e soprattutto anche una serie di pregiatissime stampe di lusso. Kiepenheuer mi ha accolto come ai vecchi tempi, così narra la leggenda, gli editori devono aver ricevuto gli artisti: considerando l'aspetto pecuniario, ovviamente, una questione di secondaria importanza, da sbrigare nel modo più veloce e chiaro possibile secondo il desiderio dell'autore! - dando la massima importanza a una bella accoglienza alla volta, a un'ottima ospitalità e a una cena semplicemente fantastica. Per farla breve, mi sono sentito come nella Parigi di Goncourt, quando per un editore era un grande onore umano poter pranzare sontuosamente con l'autore. Inoltre, ho raccontato a Kiepenheuer di quanto fossi scontento di Cassirer, esponendogli le ragioni per le colpe di questo tipo di cose, gli ho parlato anche delle omissioni della sua casa editrice, e alla fine la sua idea è stata: venga nella mia casa editrice. Ho accettato, innazitutto perché l'esperienza con Cassirer mi ha dato la carica e ho avvertito il bisogno di trovare, finalmente, una casa editrice economicamente prospera, sulla quale poter influire realmente, in modo da evitare di fare sciocchezze, che pubblichi solo opere di valore artistico e di richiamo internazionale, e che "faccia qualcosa" per queste opere, come si suol dire. Infatti è questo il punto. Anche se nel mondo, negli anni a venire, ci sarà ovunque un totale scompiglio, questa casa editrice servirà a sostenere e a imporre le opere, indipendentemente da ogni congiuntura. D'altro canto, questa opportunità ha rappresentato per me la fine delle mie difficoltà economiche, perché la collaborazione è indipendente dalla mia produzione, e come d'accordo, mi restano tempo ed energia più che sufficienti per il mio lavoro. Kiepenheuer si è mostrato anche pienamente d'accordo con la mia concezione di casa editrice moderna. Adesso giungo a un punto fondamentale che La riguarda. Mi sono permesso di riferire a Kiepenheuer il crimine kestenberghiano-cassireriano commesso nei confronti del Suo "Faust". Kiepenheuer sarebbe molto contento, addirittura: felice! - di pubblicare quest'opera come stampa di lusso esemplare. Considera ovvio pagarLe l'onorario, eventualmente concordato con lui, e rilevare, inoltre, il riscatto di ogni somma che Cassirer Le avrebbe dato! (Rita mi ha parlato di qualcosa come 3000 Franchi in riferimento a Cassirer. Se è in qualche modo d'accordo, prego di fornirmi i dettagli). Il sottoscritto, Ludwig Rubiner, si assume la garanzia morale che, non solo si provvederà subito all'edizione di lusso, ma che questa verrà realizzata secondo i Suoi desideri. Ho ancora una preghiera: vorrebbe, e ripone abbastanza fiducia in me, affidare a questa casa editrice, certamente sotto la mia tutela, i Suoi Arlecchino, Arlecchino II e Parnasso per una pubblicazione esemplare nell'ambito di una splendida biblioteca di alto livello internazionale, non naturalistica e drammatica (già meravigliosa in volume singolo)? E inoltre: i Suoi scritti letterari ----- ----- Tutti in edizione permanente secondo il Suo desiderio e le Sue richieste di onorario.-------- Sarei molto contento se trovasse tempo di scrivermi presto alcune righe al riguardo. Per darLe un'idea della casa editrice Kiepenheuer, mi ero proposto in un primo momento di farLe avere io stesso le edizioni di lusso. È risultato, però, che fossero fuori stampa e quindi dovrà accontentarsi di un catalogo delle pubblicazioni. Per quanto riguarda le mie aspirazioni, voglio che questa casa editrice sia la prima casa editrice tedesca moderna e decorosa: non così inflessibile fino alla noia e polverosamente naturalistica come S. Fischer; non così sciatta e con americanismi negli annunci pubblicitari come Kurt Wolff, e non così indifferente e inerte come Cassirer. E oltre a ciò, che disponga di un capitale elevato e che l'editore dal canto suo auspichi solo questo, di investirci denaro. E ancora una cosa: vorrebbe creare per la casa editrice K. un'edizione di Hoffmann - una selezione delle Sue novelle preferite - in un volume grosso? Non se lo dimentichi! (...) (la traduzione è mia)

23.2.2016

Due concetti fondamentali: ideologia e utopia. Perché? L'ideologia riflette la vita economica, sociale e politica del tempo (rivendicazioni proletarie). Il substrato visionario è l'utopia di un umanesimo socialista. Rubiner era un visionario.

Alla base della visione utopica di Rubiner si trova una concezione del mondo umanistica, antimaterialista e mistica.

L'utopia deve essere intesa come la tensione dialettica - generatrice di fermenti culturali innovativi - che miri al recupero di un Luogo Ideale andato perduto. Rappresenta l'Idea regolatrice di una società futura migliore.

E ancora:

L'utopia come concetto rivoluzionario di rottura sia con il passato e la tradizione sia con il presente e i limiti della società borghese.

L'utopia come spinta ad andare oltre l'immaginabile - oltre la realtà esistente - per spingere il pensiero umano verso una totale liberazione da strutture predefinite.

L'utopia come trionfo dello spirito libero sulla tirannia del potere inteso in senso lato come oppressione.

L'utopia come proiezione nel futuro, come progetto sociale prima europeo, poi universale, come azione di critica nei confronti delle istituzioni politico-economiche del tempo, e come guida per il singolo e la collettività con il fine di realizzare la convivenza umana, civile e responsabile.

L'utopia come ricerca di una legge ideale che regoli la sfera della politica, delle istituzioni pubbliche, una legge morale su cui si fondi la "Gemeinschaft", la comunità di individui liberi, non assimilati, creatori del proprio vivere e con-vivere sociale.

L'utopia come ideale della perfettibilità umana, come spinta all'autoperfezionamento morale dell'uomo: l'uomo è ritenuto capace di educare se stesso, e di evolversi, se collocato in un determinato contesto.

L'utopia come affermazione di un punto di vista nuovo, di un nuovo modo di concepire il mondo, come punto di svolta: la trasformazione dell'individuo è il presupposto della trasformazione della società e della politica. Si afferma un paradigma nuovo: l'impegno politico e sociale si profila principalmente come dovere etico, come l'attività pedagogico-culturale che mira alla rinascita dell'individuo.

L'utopia come fede nella rivoluzione planetaria. I punti di riferimento del pensiero utopico di Rubiner sono il vitalismo cosmico del poeta americano Walt Whitman con l'affermazione di un nuovo pathos che pervade tutto l'universo, e la dottrina filosofico-morale di Tolstoj ispirata alla fratellanza universale e al socialismo etico.

Le teorie di Tolstoj influenzano il concetto di "Gemeinschaft" - la libera comunità degli uomini - un concetto in cui Rubiner fa confluire i principi della non-violenza, del socialismo etico-religioso e dell'autoperfezionamento morale dell'individuo. Questa concezione si concretizza in un rifiuto radicale del sistema capitalistico-industriale e del socialismo economico, ritenuti insufficienti a spiegare l'uomo e le sue aspirazioni.

In questa visione la priorità spetta sia all'uomo - Der Mensch in der Mitte! - inteso come soggetto consapevole della sua evoluzione, sia all'esigenza della sua crescita interiore, intesa come l'attenzione posta al risveglio della sua capacità intuitiva. Nella "Gemeinschaft" l'uomo è portato a prendere coscienza della realtà della sua dimensione spirituale; l'uomo non è visto solo come creatura terrena, entità biologica "gettato per caso nella vita" ma soprattutto come entità cosmica - Der Mensch in der Mitte des Kosmos - consapevole delle proprie aspirazioni trascendenti e della propria volontà creatrice. Vd. a questo proposito il paragrafo "Rubiner e Chagall erano amici".

Nella sua concezione utopica confluisce anche il simbolismo della luce con cui intende rappresentare la liberazione dell'uomo dai vincoli materiali e la sua evoluzione spirituale. A questo proposito vd. il paragrafo "Rubiner e Chagall erano amici".

L'utopia della politica come vocazione e del politico come "politischer Dichter", cioè come colui che, trascesi gli interessi individuali ed egoistici, si mette al servizio della causa pubblica, e identificandosi in valori etici più elevati, opera per il Bene e per la Giustizia degli uomini.

Gli Stati Uniti d'Europa, mito o realtà? Il superamento del nazionalismo - degli stati nazionali - e la creazione degli Stati Uniti d'Europa. Vd. a questo proposito il paragrafo: Rubiner e il superamento del nazionalismo = l'europeismo.

29.11.2015

Ein Beispiel von Ekphrase/Ekphrasis (Ekphrase = literarische Beschreibung eines Werkes der bildenden Kunst).

Rubiner und Chagall waren befreundet: Rubiner verwendet die Lichtsymbolik als Sinnbild für immaterielle Kräfte im Menschen und für die Erweckung des Geistes. Das Schweben von Körpern versinnbildlicht die aller Schwerkraft entbundenen Menschen, die wie in einem Chagall-Bild in der Luft hängen. Das Interesse für die Lichtmetaphorik und für das Unsichtbare zeigt den Einfluss der Theosophie und die Beschäftigung des Autors mit dem esoterischen Symbolismus und der Mystik, die in seine Studienzeit zurückreicht.

Rubiner hat die Visionen aus Chagalls Traumwelt in dramatischer Form umgesetzt. In der dreizehnten Szene des ersten Aktes erfährt die sadistische Tochter des Wächters – Anna - die Läuterung der Seele, die sich folgendermaßen ausdrückt: Anna: Mir ist so sanft. Wer bin ich? Ich bin ganz allein. Ich schwebe hinauf, ich fliege, ich bin so leicht. Um mich ist nur weißes Licht. Ich will hinaus in das Licht, hinauf. (aus dem Drama "Die Gewaltlosen")

29.11.2015

Esempio di ecfrasi, cioè di descrizione di un'opera d'arte in un testo letterario.

Rubiner e Chagall erano amici. Rubiner impiega la simbologia della luce come metafora del risveglio dello spirito umano, delle forze spirituali latenti nell'uomo. Il fluttuare dei corpi simboleggia l'essere umano sottratto alla forza di gravità che, come in un dipinto di Chagall, resta sospeso nell'aria. L'interesse per la simbologia della luce e per l'invisibile mostra l'influsso della teosofia, del simbolismo esoterico e della mistica, a cui Rubiner si dedicò durante il periodo universitario.

Rubiner ha trasposto in forma letteraria - il dramma - le suggestioni evocative del mondo di Chagall. Nella tredicesima scena del primo atto la sadica figlia della guardia, Anna, vive una sorta di catarsi-rigenerazione dell'anima, esprimendosi in questo modo: Anna: Mi sento sopraffatta da non so che emozione. Chi sono? Sono sola. Mi libro verso l'alto, volo, sono così leggera. Intorno a me solo luce bianca. Voglio andare nella luce, salire. (dal dramma "I non violenti"). La traduzione del dramma "Die Gewaltlosen" è sotto Textbeispiele.

16.11.2015

Warum, fragt man, nicht der direkte Weg zur Menschheit, warum nicht unmittelbares Bekenntnis, hindernisloses Handhinreichen den Brüdern? Warum der versickernde Umweg über das Ghetto eines neuen Nationalismus?

Perché, ci si chiede, non mettersi in cammino per andare incontro agli uomini, perché non professare una fede immediata, tendere la mano ai fratelli senza forzare la mano? Perché deviare disperdendosi per il ghetto di un nuovo nazionalismo? (la traduzione è mia)

aus dem Aufsatz "Legende vom Orient"

15.6.2015

Eksperimentalnost v Kosovelovi pozni poeziji ali podtalni pritoki »Krvavečega vrelca«

Il saggio sulle fonti ispirative rubineriane nella poesia di Kosovel è stato redatto in lingua slovena dal signor Ravel Kodrič e pubblicato nel giugno 2014 sulla rivista slovena di letteratura comparata Primerjalna knjizevnost. (email del 16.7.2014 a me indirizzata dal signor Kodrič)

3.6.2015

Europäisches Projekt, Politische Utopie, Gemeinsame Heimat: drei Schlüsselwörter in seiner Weltanschauung -

Zu welcher Zeit, wenn nicht jetzt, hatte das Wort Europa seinen tiefsten, aufwühlend nachhallendsten Klang! Niemals schwangen so hellste Erdparadiesbilder in den Wünschen der Menschen, die an Europa dachten. Vielleicht war erst heute, nach der Krisis, Europa möglich. Vielleicht schreitet erst heute - in allzugroßem Inkognito noch - der Europäer vor uns her. Wir Europäer wissen, mehr als andere, daß die Forderung "Europa" die geringste von allen ist. Wir wissen, daß Europäismus ein Zustand ist, der nur die allererste Voraussetzung und selbstverständlich ist für ein Bewußtsein von der Rundung des Erdballs, auf dem überall fühlende, denkende, sprechende Menschen leben. (Europäische Gesellschaft - Zeit-Echo)

In der Zeitschrift des Demeter-Verlags herrscht Anonymität. Ist es möglich, ein Wort auszudenken, das nur etwas von dem Umschüttelnden, von aller Seligkeit dieser real erfüllten Utopie mitteilen könnte? Es gilt zu überzeugen, daß ein Jahrhundert, dessen Aufgabe war, uns Eßnäpfe, Einheitsstiefel, Wagnerpartituren herzustellen, nicht mehr als ein Hindernis für den Geist besteht. Wie soll man es mitteilen, wie soll man andere zum Schreck und zum Entzücken bringen? In einer neuen Zeitschrift herrscht die Anonymität: das heißt, es herrscht nach einem Jahrhundert wieder die Verpflichtung und die Beziehung. (Die Anonymen)

Die Gemeinschaft als geistige Heimat . (Die Gemeinschaft - Dokumente der geistigen Weltwende)

15.5.2014

Zwei Porträts von Rubiner

Die holländische Künstlerin Adya van Rees-Dutilh (Rotterdam 1876 - Utrecht 1959) hat 1913 Ludwig Rubiner porträtiert. Rubiners Porträt wird im Gemeentemuseum in Den Haag aufbewahrt. Rubiner-Porträt von Adya van Rees.

Der ungarisch-französische Maler Alfred Reth (Alfred Roth, Budapest 1884 - Paris 1966) hat 1912 Rubiner porträtiert. Rubiner-Porträt von Alfred Reth.

19.1.2014

Órgano

Una revista carece hoy de cualquier sentido vital. Ha devenido un medio de conversación, como hace cien años lo era el diccionario. Pasatiempo con contemplación. Pero lo escrito, dibujado, impreso tiene solamente valor, cuando su formulación es extrema necesidad; cuando es tan imprescindible, que irrita mediante el arrojo de la frase hecha; cuando a su productor le es tan importante el darse, que no recula ante la sencillez de la vulgaridad. O sea lo contrario de bibliofilia. Una revista tiene además, en el mejor de los casos, la mala suerte de ostentar un carácter bibliófilo, de no ser inmediata. Concedido. Pero precisamente el contenido, el valor, lo espiritual, la palabra, que obliga a los hombres a elegir incondicionalmente, debe distribuirse entre los hombres de la manera menos mediata, más directa posible. El ideal es: el volante, el papelucho que carece totalmente de valor bibliotecario, el trozo de papel sencillamente impreso, que uno se pone en el bolsillo. O uno lo arroja, pero, y de ello se trata, uno no podrá olvidarlo jamás, si le ha echado una mirada: tan profundo ha tocado. Una revista es llamada a menudo un "órgano". Pero el único, el solo único derecho a existir que hoy puede tener una revista es ser un órgano. Un verdadero órgano, dicho sin simbolismo. Un órgano como cabeza, ojos, boca, brazos, piernas del hombre, una continuación y ampliación de los miembros humanos hasta el contacto vital con otro hombre. Una revista no existe para el conocimiento. Ni para la contemplación o para el placer. Tampoco es una tribuna donde se discuten opiniones. Tiene sólo derecho a vivir si es movimiento, asidero y ofrenda de estos últimos, incondicionales y desesperados hombres, que están dispuestos a identificar su asunto completamente con su persona; que quieren imponer el objetivo de sus espíritus con cualquier medio de sus cuerpos; a quienes hablar, actuar y escribir no representa ninguna diferencia, sino apenas diferentes formas de exteriorización de la tarea amatoria humana. Y que por fin sólo son impresos no por lo publicado en sí, sino porque así llegan a más y más diferentes personas que a través de la palabra hablada en pequeñas habitaciones. Todos saben hoy que en todos los países los hombres callan porque creen que los demás no los escuchan. Pero se trata de darles una señal, que el latir de sus corazones es sentido allá entre los lejanos, desconocidos hermanos, que su lenguaje llega como un apretón de manos, que ante el espíritu las distancias nada son: Y fronteras, alambres de púa, ejércitos pertenecen al pasado.

Ludwig Rubiner, “Organ”, en Zeit-Echo 3, cuadernos 1-2, mayo de 1917, p. 1-2. Trad.: Carlos García (Hamburg). Fuente: Thomas Anz/ Michael Stark (Eds.). Expressionismus. Manifeste und Dokumente zur deutschen Literatur, 1910-1920. Stuttgart, Metzler, 1982, p. 427-428.

La traduzione in spagnolo del saggio di Rubiner "Organ" mi è stata gentilmente inviata via e-mail dalla professoressa Patricia M. Artundo dell'Università di Buenos Aires.

8.10.2013

Anlässlich des 52. Geburtstages von Busoni schrieb Rubiner/In occasione del 52° compleanno di Busoni, Rubiner scrisse:

Muralto-Locarno, Villa Rossa 27. März 1918. Lieber Verehrter! (...) Freitag, d. 29. März. (...) Diese Tage hätte ich nie überstanden, hätte ich nicht für die Nacht Manzoni, für den Tag Dante bei mir. Ich habe mich am Paradiso wahrhaft aufrechterhalten. Und ich glaube, gerade das Paradiso war während des ganzen 19. Jhdts. als lagweilig verrufen, nur darum, weil es voll von der ungeheuersten Weisheit ist, die freilich den Herren Naturwissenschaftlern zu mühevoll ist. (Warum ich Tolstoi liebe? Nicht wegen seiner Fehler, sondern weil der ebenso ursprünglich aus genau denselben urchristlichen Quellen geschöpft hat. "L'amor che muove il Sole e le altre stelle" - um nur das Einfachste zu nennen. Unbegreiflich ist mir, wie ganze Generationen diese absolut helle, übernaturwissenschaftliche Gotteserkenntnis haben missverstanden, fälschen und ins elegant Salonmässige haben umbiegen können). - Und bei der Gelegenheit Dante gleich die Frage von dem Zusammentreffen Ihres Geburtstages mit dem Ostersonntage. Habe ich die Frage nun einfach zu verstehen oder mit einer geheimnisvolleren Beziehung? Sie ist, wie Sie wissen, eine astronomische Frage; unabhängig von der Person könnte sie heissen: "Wie oft fällt der erste Vollmond nach dem Frühlingsaequinoctium (21. März) in die letzte Märzwoche?" (Da, wie Sie ja wissen, der Ostersonntag der 1. Sonntag nach dem Vollmond ist, der auf die Frühlings-Tag und Nachtgleiche folgt. Der Ostersonntag verschiebt sich also, auch der Pfingstsonntag; ich bin am 12. Juni geboren und habe zweimal im Leben Geburtstag zu Pfingsten gehabt.) Aber über das Kalendermässige werden Sie ebenso gut bescheid wissen wie die von Ihnen Aufgefragten. Hätte ich nur geringsten astronomischen Hilfsmittel bei der Hand, so könnte ich doch leichtlich finden, wann der 1. April wiederum auf den 1. Sonntag nach Vollmond der auf d. 21. März. folgt, treffen wird. Sollte nun aber Ihre Frage etwa lauten: wie steht das Zusammentreffen in Verbindung mit den Zahlen:

11. 22. 33.

(11 + 22 = 33.

33 + 33 = 66.

1866.

Quersumme: 1 + 8 + 6 + 6 = 21, Quersumme 2 + 1= 3

3 x 11= 33

Quersumme von 33 = 6

Dazu Ihre Monatszahlen

1. IV

1 + 4 + 6 = 11) !!!

so muss ich Ihnen sagen, dass ich trotz Ihrer äusserst interessanten kabbalistischen Quersummen ohne astronomische Hilfsmittel nicht weiss, in welchem Verhältnis Ihre Hauptzahlen zum Mondumlauf stehen. Es ist aber sicherlich eine Beziehung da. Wenn ich in Zürich bin, stürze ich mich in Ihr Horoskopisches! Wollen Sie aber, zur Steuer der Gewissenhaftigkeit, bemerken, dass meine Arbeit mit den Quersummen, durch die ich zu jenen verblüffenden Bestätigungen Ihrer Grundzahlen gekommen bin, nicht naturwissenschaftlicher Art sind, sond[ern] lediglich phantastisch - kabbalistischer. ------ Ich persönlich glaube, dass nur ganz einfache Zahlenverhältnisse eine tiefere Bedeutung haben. Alle Jahreszahlen sind aber ungeheuer kompliziert, das heisst sie sind schon sehr willkürlich. Denn wenn wir solche Vorgänge, wie Umlauf der Erde um die Sonne, und Umlauf des Mondes um die Erde u[nd] überdies noch um die Sonne, dazu noch die Stellung, die der Mond zum Kreuz am Himmel (das die Frühlings -Tag-und Nachtgleiche bildet) einnimmt, betrachten, so erscheint uns eine Jahreszahl wie „1918“ als etwas recht wirres und willkürliches. Die Welt hat nicht erst vor 1919 Jahren angefangen, die Juden haben eine höhere Jahreszahl, die Buddhisten eine noch höhere, die Veden rechnen nach Millionen Jahren, und die Mohammedaner haben eine viel niedrigere Zahl als das heutige Europa. In Wirklichkeit ist jede Jahreszahl ganz willkürlich, es kommt nur darauf an, auf welchem Turm man steht und nach ihr blickt. Nicht ganz so willkürlich sind die Zahlen unserer Lebensjahre, denn sie richten sich ja nach dem Umlauf der Erde um die Sonne, sie sind aber auch nicht wahrhaftgenau, sondern nur zur Bequemlichkeit abgerundet. Ist man aber an einem kalendermässig so auffallenden Tag geboren, wie Sie, am 1. April, das heisst an dem berühmtesten der merkwürdigen Tage der antiken Mythologie (der in Urzeiten wirklich der erste Ostertag war, nicht, wie heute, nur durch gelegentliche Combination), so hat man schon ein sehr seltsames Prognostikon. (Prognostikon bezieht sich bei Menschen von bewusstem Willen ja stets auf den Willen, denn das Können wird vorausgesetzt.) Der 1. April ist nämlich nicht zufällig der Tag der Scherze geworden; sondern nach meiner heutigen Einsicht alter Quellen und privater Erkenntnis hat das einen tiefen, mythologischen Sinn. Ich persönlich vermute auch, dass der erste April, der Festtag für die antike Komödie, das Satyrspiel war; (der Dionysostag, d.[ass]h.[eißt] auch der Bockstag,) und, das in der Götterlehre Zerfleischung und Auferstehung dasselbe ist: Der Tag des Lachens und der Wiedergeburt. Ostern hat es, als uraltes Fest dieses Sinnes schon lange vor der Zeit Christi gegeben; damals - und bis in die ersten Jahrhunderte der christlichen Kirche, fiel es mit dem ersten April zu[sa]mmen, weil dies der natürliche Erd = Mond = Sonnen = zusammenklang ist. Erst seit dem gregorianischen Kalender ist Ostern verschiebbar. Ginge es also natürlich in der Welt her, so müsste Ihr Geburtstag in jedem Jahr auf den Ostersonntag fallen. Dass er das nicht tut, ist Willkürlichkeit der heutigen Zeitrechnung. Und so ist überhaupt die ganze Welt. Immerhin kann man sich gratulieren, dass es einen Menschen giebt, dessen Geburtstag vom 1. April wenigstens einige Male im Leben auf den Ostersonntag fällt, der also, mit meinen Begriffen ausgedrückt, in dieser wirren und willkürlichen Welt wenigstens noch in der Tradition steht, der höchstes Lachen und höchstes Wissen dasselbe ist. Und dies sind meine Gedanken zu Ihrem diesjährigen Geburtstag, die Sie durch Ihre interessante Zahlenfrage angeregt haben. -------- Frau Gerda, sagen Sie mir, ist in ihrer Krankheit ungeduldig. Lieber Verehrter – die Erkrankung Ihrer lieben Frau Gerda dauert schon lange, und ich frage mich, ob sie nicht am Ende die Krankheit vernachlässigt. Nämlich: vielleicht ist, umgekehrt, die Krankheit mit der Patientin ungedulgig, läuft auf kurze Zeit davon, kommt wieder, macht neuerdings Miene zu verschwinden – und bleibt im ganzen Grossen. Habt Ihr auch einen sehr sehr guten Arzt? Vielleicht wird das nun doch wichtig. Ich wünsche Frau Gerda, dass sie Ihre Erkrankung wie einen Nebel, der am Abend da lag, los wird, bald, schnell, im Hauch, in schönem, trockenem, hellen[m] Wetter. Und dass sie zunächst schon über die Ostertage nichts mehr davon merke! ------- (...)

Muralto-Locarno, Villa Rossa 27 marzo 1918. Caro stimato! (...) venerdì 29 marzo. (...) Non avrei mai superato questi giorni se non avessi avuto con me Manzoni per la notte e Dante per il giorno. Mi sono tenuto su con il paradiso, nel verso senso della parola. E credo che proprio il paradiso durante tutto il 19° secolo avesse la fama di essere noioso, solo perché pieno di quell'immensa sapienza che senza dubbio è troppo ardua per i signori naturalisti. (Perché amo Tolstoj? Non per i suoi difetti, ma perché ha attinto esattamente alle stesse fonti paleocristiane, altrettanto originarie. "L'amor che muove il sole e le altre stelle" - tanto per citare la cosa più semplice. Per me è incomprensibile come intere generazioni abbiano potuto fraintendere, falsificare questa gnosi assolutamente luminosa, che va ben oltre le scienze naturali, piegandola in un elegante virtuosismo da salotto). E già che siamo a Dante, veniamo alla domanda del perché il giorno del Suo compleanno coincida con la Pasqua. La domanda è da intendere semplicemente o è da porre in relazione con qualcosa di più misterioso? Come Lei sa, è una domanda astronomica; indipendentemente dalla persona potrebbe essere: "quante volte cade la prima luna piena dopo l'equinozio di primavera (21 marzo) nell'ultima settimana di marzo? (Poiché, come Lei sa, la domenica di Pasqua è la prima domenica dopo la luna piena che segue l'equinozio di primavera. La domenica di Pasqua è perciò mobile, anche la domenica di Pentecoste; sono nato il 12 giugno e per due volte in vita mia il compleanno è caduto di Pentecoste.) Ma sarà bene a conoscenza sia del calendariale che della questione da Lei sollevata. Se solo disponessi dei minimi strumenti astronomici, allora potrei fare un semplice calcolo per ritrovare un 1° aprile, la prima domenica dopo la luna piena che segue il 21 marzo. Forse la Sua domanda dovrebbe essere: che connessione c'è tra la coincidenza e i numeri:

11. 22. 33.

(11 + 22 = 33.

33 + 33 = 66.

1866.

somma: 1 + 8 + 6 + 6 = 21, somma 2 + 1= 3

3 x 11= 33

somma di 33 = 6

e poi i Suoi numeri del mese

1 IV

1 + 4 + 6 = 11) !!!

Così Le confesso che la somma cabalistica dei Suoi numeri è estremamente interessante, ma senza strumenti astronomici non so che rapporto ci sia tra i numeri cardinali e la lunazione. Ma sono di sicuro in relazione tra loro. Ogni volta che mi trovo a Zurigo, mi precipito nel Suo oroscopo! Ma Le sia concesso di notare, per amor di scrupolo, che non ho pretese scientifiche e che ho parlato di questi calcoli solo dal punto di vista fantastico-cabalistico, giungendo a una conferma strabiliante dei Suoi numeri. Personalmente credo che solo rapporti numerici semplicissimi abbiano un significato più profondo. Ma tutti i numeri dell'anno sono incredibilmente complicati, cioè, sono già di per sé molto arbitrari. Se osserviamo questi processi, come l'orbita della terra intorno al sole e l'orbita della luna intorno al sole e alla terra, e anche la posizione assunta dalla luna alla croce del cielo (che forma l'equinozio di primavera), allora una data come il "1918" ci appare come qualcosa di veramente confuso e arbitrario. Il mondo non è iniziato solo 1919 anni fa, gli ebrei hanno un numero maggiore di anni, i buddisti ancora di più, i Veda calcolano in milioni di anni e i maomettani hanno il numero più basso dell'Europa odierna. In realtà, ogni data è arbitraria, dipende solo dalla torre su cui saliamo per osservarla. I numeri dei nostri anni di vita non sono così arbitrari perché si orientano sull'orbita della terra intorno al sole, non sono nemmeno veritieri, ma sono arrotondati solo per comodità. Ma se si è nati in un giorno particolare del calendario come Lei, il 1° aprile, cioè in quel giorno della mitologia antica che, tra i più bizzarri, era celeberrimo, allora si ha già un pronostico molto stravagante (in tempi remoti era veramente il primo giorno di Pasqua, non come oggi per una combinazione casuale). (Pronostico si riferisce sempre alla volontà, nelle persone di volontà cosciente, perché la capacità è presupposta.) Non è un caso che il 1° aprile sia diventato il giorno degli scherzi; ma da quanto personalmente appreso in questo periodo studiando le fonti antiche, ha un senso profondo, mitologico. Presumo anche che il 1° aprile fosse un giorno di festa per la commedia antica, il dramma satiresco; (il giorno di Dioniso, detto anche il giorno del caprone) nella dottrina divina flagellazione e resurrezione sono la stessa cosa: il giorno delle risate e della rinascita. Pasqua, come festa antichissima con lo stesso significato, esisteva già da molto prima del tempo di Cristo; a quel tempo - e fino ai primi secoli della chiesa cristiana, coincideva con il 1° aprile, laddove c'è la corrispondenza naturale di Sole = Torre = Luna. Soltanto con il calendario gregoriano la data della Pasqua è diventata mobile. Se le cose al mondo girassero per il verso giusto, allora il Suo compleanno dovrebbe cadere, ogni anno, la domenica di Pasqua. Ma il fatto che non sia così, è arbitrarietà dell'era moderna. E questo è il mondo. Dopotutto si può essere contenti che ci sia qualcuno il cui compleanno, il 1° aprile, cada la domenica di Pasqua almeno qualche volta nella vita, e che quindi, secondo la mia opinione personale, in questo mondo confuso e arbitrario, rientri perlomeno nella tradizione, quella per cui le risate più fragorose e il sapere supremo sono la stessa cosa. Grazie alla Sua domanda interessante sui numeri ho potuto esprimerLe i miei pensieri riguardo al giorno del Suo compleanno di quest'anno. La signora Gerda, come mi dice, è una malata impaziente. Stimatissimo, la malattia della Sua cara Gerda dura già da molto tempo, e mi chiedo, alla fine, se non sia lei a trascurarsi. Oppure: forse è vero il contrario, è la malattia a essere impaziente con la malata, se ne va per un po', ritorna, fa l'atto di di sparire, come di recente - e resta per sempre. Avete un medico molto molto bravo? Adesso ci vorrebbe proprio. Auguro alla signora Gerda che il Suo malessere si dissolva presto come la nebbia serale, nel respiro, nel tempo bello, caldo e sereno. E che per Pasqua non ne abbia più sentore! (...) (la traduzione è mia)

2.10.2013

1919 zog Ludwig Rubiner in die Berliner Wohnung von Ferruccio Busoni am Viktoria-Luise-Platz ein. Er begrüßt seinen neuen Lebensabschnitt mit Worten der Begeisterung/Nel 1919 L. Rubiner si trasferisce nell'appartamento berlinese di Busoni sulla Viktoria-Luise-Platz. Saluta con entusiasmo la nuova fase della sua vita

Berlin, d.15. März 1919 - Lieber! Dieser Brief wartet mit einigen Überraschungen auf. Die erste ist, dass meine Adresse nun lautet: Berlin W.30. Viktoria Luiseplatz 11 IV. Dass ich in Ihrem grossen Zimmer bei der Arbeit sitze, und dass Emma Fital soeben im Nebenzimmer denkbar peinlich rein macht. - Bald nachdem ich Rita wieder gesehen hatte, schien es dieser (ernstlich ganz ausserordentlichen) Verwalterin Ihres Haushaltes während Ihrer Abwesenheit - und schien es auch mir - aus mehreren Gründen am besten zu sein, wenn ich in Ihre Wohnung zöge, bis auf Weiteres, das heisst: bis auf Ihre hoffentlich baldige Wiederkunft, oder bis auf Ihr Veto. - Ich tat dies zunächst ohne Bedenken, weil Sie selbst mir in Zürich die Schwierigkeiten als mehr berlinischer Art und vor allem durch Rita zu entscheiden dargelegt hatten. Die drei Gründe waren 1.) der persönliche Grund: Dass Ihre Wohnung der herrlichste Arbeitsplatz von der Welt ist, voll von Wundern: draussen vor den Fenstern, wobei immer wieder das merkwürdigste von allen die Kuppel der peterskirklichen Gasanstalt der Augsburgerstrasse ist. Die Wohnung ist überhaupt merkwürdig. Ich wohnte erst im Hôtel, dann bei Bekannten, äusserst traurig, so dass es nichts mit der Arbeit war und ich krank wurde. Kaum zog ich endlich (nach sorgfältigster Vorbereitung durch Rita und Emma) in Ihre Wohnung, wurde ich gesund und arbeitete darauf los. Der 2.) Grund: im Haus (wie auch in Ihrer Wohnung, dort glücklicherweise ergebnislos) war mehrmals eingebrochen worden. Alle Beteiligten atmeten auf, als sie hörten, es bestehe die Möglichkeit, dass ein (zuverlässiges) männliches Individuum sich in der Wohnung aufhalten werde. 3.) Es besteht die Möglichkeit, sogar die Wahrscheinlichkeit, dass in nächster Zeit schon grosse Wohnungen, vor allem solche, von denen mehrere Räume leerstehen an obdachlose Familien aufgeteilt werden. Und so halte ich die jetzige Kombination (wie Rita auch) für eine ausgezeichnete Fürsorge - da man ja nicht wissen kann, ob nicht der gerade zufällige Dezernent über das betr.[effende) Viertel böswillig ist, oder schlecht geschlafen hat, oder irgendetwas dergleichen, z.[um] B.[eispiel] nationalwahnsinnig. Ich jedenfalls glaube, die Dinge sichern zu können. ----- (...)

Berlino, 15 marzo 1919 - Caro! Questa lettera si presenta con una serie di sorprese. La prima è che il mio indirizzo ora è: Berlino W.30. Viktoria Luiseplatz 11 IV, che sto lavorando seduto nella Sua spaziosa stanza e che Emma Fital sta pulendo meticolosamente nella camera accanto. Subito dopo aver rivisto Rita, la soluzione migliore sembrò sia a me che a lei, amministratrice (eccellente sul serio) delle faccende domestiche in Sua assenza, quella di venire ad abitare nel Suo appartamento, per diverse ragioni, fino a nuovo avviso, cioè fino al Suo ritorno, che spero sia prossimo, oppure fino al Suo veto. Ci sono venuto subito senza esitare, perché Lei in persona, a Zurigo, mi aveva esposto le difficoltà come una questione tipicamente berlinese da sbrigare soprattutto con Rita. I motivi erano tre 1°) il motivo personale: che la Sua abitazione è il posto più splendido al mondo in cui lavorare, pieno di meraviglie: fuori dalle finestre, la cosa più curiosa di tutte è la cupola del serbatoio del gas nella Augsburgerstrasse che sembra la chiesa di San Pietro. L'abitazione ha un che di singolare. Dapprima ho abitato in hotel, poi da conoscenti, estremamente triste, al punto da non riuscire a lavorare e da ammalarmi. Non appena mi sono trasferito nel Suo appartamento (dopo minuziosi preparativi da parte di Rita ed Emma), sono guarito e ho ripreso a lavorare. Il 2°) motivo: nel palazzo (come anche nella Sua abitazione, fortunatamente senza sottrarvi niente), sono entrati più volte i ladri. Gli inquilini si sono sentiti sollevati, quando sono venuti a sapere che un individuo maschile (affidabile) si sarebbe stabilito nell'appartamento. 3°) È possibile, persino probabile, che prossimamente ampi appartamenti, soprattutto quelli con diverse stanze vuote, verranno distribuiti a famiglie senza tetto. E perciò ritengo che per ora questa combinazione sia una soluzione premurosa e ideale (anche per Rita) - poiché non si può sapere se l'assessore di turno abbia delle intenzioni malevole riguardo il quartiere in questione oppure se abbia dormito male oppure una roba del genere, per es. se sia un pazzo nazionale. A ogni modo, io credo di poter garantire una certa sicurezza. (...) (la traduzione è mia)

Le lettere di Rubiner a Ferruccio Busoni mi sono state gentilmente inviate dal Sig. Dott. Laureto Rodoni e da me trascritte fedelmente.

Rubiner-Briefe an Ferruccio Busoni sind mir freundlicherweise von Herrn Dr. Laureto Rodoni überreicht worden und von mir originaltreu umgeschrieben worden.

30.4.2013

Rubiner war ein überzeugter Europäer. Die Überwindung des Nationalismus = der Europäismus. 1917 hatte er sich die Vereinigten Staaten von Europa herbeigewünscht und hat den Nationalismus strikt abgelehnt.

Aus "Zeit-Echo" - Europäische Gesellschaft

Wir leben noch.

Es ist kein Stolz, kein Ruhm, keine Ehre. Auch dies nicht, daß uns nichts anderes übrig bliebe. Sondern es ist unsere letzte Selbstverständlichkeit. Unsere erste Forderung.

Es gab die langen Zeiten, denen der wissende Gang zum Tode Märtyrertum war. Es kann eine Frage sein, ob Märtyrertum heute noch den Wert des Wirkens hat. Aber die Zusammenballung zum Leben, der unaufhörliche Widerstand gegen das Vergleiten im willenlosen Tod, der alltägliche Gang auf dem schmalsten Grat des Lebens, die einfache Bewahrung des Lebenbleibens, das ist das Märtyrertum dieser Zeit. Wir legen Zeugnis ab für das Leben. Und selbst wenn wir umstellt und niedergemacht werden: unser Wille wird weit in die Jahrhunderte greifen, unvergeßbar.

Unsere Brüder zum Leben sind da. In allen Ländern wissen wir sie. Niedergeschrien, mundtot, scheu gemacht von künstlich aufgeblähten Majoritäten, deren Massengeschrei schlau verstärkt wird durch die amtlichen Schallrohre der Informations-Schlagworte.

Unsere Brüder vom Leben sind da, man umstellt sie mit stacheldrähtigen Nationalwänden, man schlägt ihnen die Augen blind wie gemarterten Pferden, aber dennoch wissen sie von uns. Und sie sind jederzeit bereit, uns die Hand zu drücken.

Es kommt einzig darauf an, daß niemand von uns den Mut sinken läßt. Es kommt darauf an, jederzeit eingedenk zu bleiben, wie viele der Geistesbrüder in allen Ländern da sind und aufeinender warten. Es kommt darauf an, manchen Versprengten Mut zu machen, Mut zum Widerstand, und ihnen zu zeigen, daß sie nicht allein sind.

Wir werden nicht warten, bis die Wissenden dieser Zeit alle tot sind und eine neue Generation erwachsen, die der Kriegsdinge von Kindheit auf gewohnt ist! Das Einzige, das Geringste und das Schwerste, was uns auferlegt sein muß, ist, aus diesem Krieg hervor, durch ihn hindurch den Menschen zu retten.

Es wird nicht sein, daß das Geistige - welches allein den Menschen formt unter allen Wesen der Erde -, daß die göttliche Würde des Menschen überkarrt werde von den Rädern der Kriegsmaschinen. Das wird nicht sein. Aber wir alle, die wir wissen, daß dies nicht sein wird, die wir wissen, daß unser Ziel ist, den Menschen für den Menschen zu bewahren, uns darf das bloße, heimliche Wissen nicht mehr genügen. Wir müssen es laut aussprechen!

Man kennt die Formel einer vorgegangenen Künstlerepoche, die Forderung l'art pour l'art, die Kunst für die Kunst.

Aber unser neuer Ruf für die kommende Zeit über alle Länder hinweg ist die Forderung: L'homme pour L'homme, der Mensch für den Menschen!

Die vergangenen Jahrhunderte sahen drei Epochen, in denen man versuchte, die Grenzen der Völker geistig zum Verschwinden zu bringen:

Das Weltbürgertum, den Kosmopolitismus, den Internationalismus.

Das Weltbürgertum war eine Sache der persönlichen Einsicht. Der Versuch, den Angehörigen derselben geistigen Klasse des fremden Landes als gleichberechtigt zu erkennen.

Der Kosmopolitismus war schon eine Sache der aktiven Bemühung. Der Versuch sich im fremden Land durch Angehörigkeit zu einer bestimmten Klasse als gleichberechtigt erkennen zu lassen.

Der Internationalismus war die höhere Einheit seiner beiden Vorgänger. Er war endlich die bloße Technik, Weltbürger und Kosmopolit zu sein.

Aber diese drei grenzüberschreitenden Zustände sind jeder doch nur Konstatierungen einer subjektiven Einzelsituation. Sie verpflichten zu nichts. Sie sind Mitteilungen aber keine Forderungen. Wie innerlich leer, relativ bedingt, ungeistig materiell und nicht bindend die letzte, nächste Phase, der Intenationalismus, ist, sieht man aus der bekannten Tatsache, daß gerade die nationalistischen Führer aller Länder miteinanader befreundet, verwandt, Ehrenregimentskameraden, also mit einem Wort so international verbunden sind, wie sonst nur das Kapital. Wie müssen die unter Tränen kichern! Der Internationalismus hat uns nicht geholfen, nicht einmal zur Aufrecherhaltung des Internationalismus.

Dennoch ist das Erste, Dringendste die Verbindung der Menschen eines Volkes mit denen des andern, unabhängig von den Grenzen und der Aktualität des Krieges. Und welche ist die Forderung, wenn selbst der Internationalismus versagt hat?

Die Forderung der neuen Zeit heißt: Erdballgesinnung! Es handelt sich um nichts anderes, als daß im Moment des Kriegsendes die Übervölkischen, die Panhumanisten, die Menschgesinnten auf der Erde zusammenstehen. Die Geistigen. Hier aber kommt es auf die Reinheit an. Diese Armee wird niemals durch die bloße Zahl siegen - weder durch die Wucht einer Übermasse, noch durch das Mysterioso der Minorität -, sie wird allein durch die ewige Sprengwirkung der unzweideutigen, öffentlichen Gesinnung der Menschen helfen können.

Wer ist unser nächster Freund? Der wahrhaft Geistige. Der Mensch, welcher ohne Veranlassung durch natürliche Familieninteressen, Geburtsbande, Geschäftsangelegenheiten: nur durch seine Überzeugung, durch seinen Entschluß und seine Entscheidung die Menschen der andern Länder für seine Brüder hält.

Mit ihm im Bunde, mit dem Reinen, werden wir die Gesinnung des neuen Zeitalters nach dem Kriege heraufführen.

Zu welcher Zeit, wenn nicht jetzt, hatte das Wort Europa seinen tiefsten, aufwühlend nachhallendsten Klang! Niemals schwangen so hellste Erdparadiesbilder in den Wünschen der Menschen, die an Europa dachten. Vielleicht war erst heute, nach der Krisis, Europa möglich. Vielleicht schreitet erst heute - in allzugroßem Inkognito noch - der Europäer vor uns her.

Wir Europäer wissen, mehr als andere, daß die Forderung "Europa" die geringste von allen ist. Wir wissen, daß Europäismus ein Zustand ist, der nur die allererste Voraussetzung und selbstverständlich ist für ein Bewußtein von der Rundung des Erdballs, auf dem überall fühlende, denkende, sprechende Menschen leben.

Und ist das etwa neu? Ist das etwa nur ein weltgeschichtliches Aperçu? Ist das ein Trick von Modeköpfen? - (Wie man es in der Idiotenpresse lesen kann!)

Nein, es ist nur so unendlich selbstverständlich! Es kommt nicht darauf an, daß diese drängendste aller geistigen Notwendigkeiten auch Ahnen habe. Aber käme es nur auf Stammbaum an? O, wir Europäer haben auch das, eine Vorläuferschaft der Edelsten unter den Aktiven zweier Jahrhunderte. Der Schweizer Muralt, der um 1700 das Denken der Schweiz mit seinen Briefen aus England europäisierte. Rousseau, der zwei Jahrhundertdrittel später Europa selbst zur Besinnung rief. Der deutsche Anacharsis Cloots, der inmitten der französischen Revolution den europäischen Gottesstaat durch Frankreich verwirklichen wollte. Schweigen wir von den großen ringenden Denkern des neunzehnten Jahrhunderts, die noch in aller Gedächtnis sind. Nur er noch sei erwähnt, der selbst den Versuch anstellte, die europäische Idee in vollster Realität zu verwirklichen: Mazzini, unter dessen Auge von Genf aus das Junge Italien, das Junge Deutschland, das Junge Frankreich entstand, und 1834 das Junge Europa. Mißglückte Handstreiche waren das, mißglückte Welten, zu früh geborene Ideenstaaten, aber von denen, trotz der endlichen Verjournalisierung eines kleinen Haufens der Mitläufer, ungeheure Energiekräfte zu den Bewegungen der vierziger Jahre strahlten. Es war zu früh. Auch der sozialistische Europäismus Mazzinis verlief zuletzt in einen modernen Nationalismus.

Aber heute ist es nicht mehr zu früh. Das Erfühlen Europas, das liebende Zusammenhangswissen mit diesem zerhungerten, zerhackten, zerbluteten Erdland ist heute bis in die starrsten Bürgerherzen gedrungen. Nichts ist schlimmer, als daß es erst einer überirdisch-unterirdischen Riesenfleischermaschine berdurfte, um die Herzen der Menschen für die europäische Idee zu erschüttern. Doch obwohl der letzte Antrieb Abscheu vor dieser Zeit ist: Wert und heilig ist uns, daß Europa sich durchsetzte. Der letzte, unabweisbare Augenblick ist da, nichts brennt stärker auf unserer Haut. Wir alle sind bereit. Alle sind bereit. Trennen wir uns nicht mehr. Im Wissen, daß wir nach der höchsten Todesgefahr da sind für

Das Junge Europa!

Warum, fragt man, nicht der direkte Weg zur Menschheit, warum nicht unmittelbares Bekenntnis, hindernisloses Handhinreichen den Brüdern? Warum der versickernde Umweg über das Ghetto eines neuen Nationalismus? (Legende vom Orient)

3.2.2013

Die Gewaltlosen und das Johannes-Evangelium

Der Dialog zwischen dem Gouverneur und Klotz in der achten Szene des ersten Aktes von Rubiners Drama "Die Gewaltlosen" erinnert an den Dialog zwischen Pontius Pilatus und Jesus im Johannes-Evangelium. Pilatus sagt zu Jesus: "Du sprichst nicht mit mir? Weißt du nicht, daß ich Macht habe, dich freizulassen, und Macht, dich zu kreuzigen?" (Johannes-Evangelium, 19,10). Der Gouverneur zu Klotz: "Ich lasse Sie jetzt abführen!" (Die Gewaltlosen, erster Akt, achte Szene). Jesus antwortete Pilatus: "Du hättest keine Macht über mich, wenn es dir nicht von oben gegeben wäre; darum liegt größere Schuld bei dem, der mich dir ausgeliefert hat." (Johannes-Evangelium, 19,11). Klotz zum Gouverneur: "Sagte ich denn, daß Sie, Sie, die Macht haben? Sie selbst sind doch ein Werkzeug der Macht, ein Sklave der andern sind Sie, wie die Wächter draußen Ihre Sklaven sind." (Die Gewaltlosen, erster Akt, achte Szene). Zwei gegensätzliche Prinzipien stehen hier im Widerstreit: das Prinzip der Macht und das Prinzip der menschlichen Freiheit, die durch den Gouverneur-Pilatus und Klotz-Jesus versinnbildlicht sind. Durch die Konfrontation gerät die Innenwelt der Gouverneurs, der sich bemüht, sie zu verdrängen, langsam ins Wanken.

13.12.2012

Rubiner e le avanguardie artistiche europee: la Slovenia e Srečko Kosovel (1904-1926)

Le affinità tra i due autori sono di varia natura: riguardano sia la Weltanschauung sia lo stile delle poesie. Per quanto riguarda la Weltanschauung entrambi si rifanno al socialismo umanista di Rolland e di Tolstoj e pongono l'accento sulla rivoluzione etica dell'individuo e sulla centralità dell'Uomo, sul valore dell'umanesimo già evidente nel titolo dell'antologia di Rubiner "Der Mensch in der Mitte". Utopia della nazione cosmica, utopismo sociale: la visione di Rubiner di un socialismo utopico, del superamento dei nazionalismi nella concezione di un socialismo planetario, che Rubiner esprime con il neologismo "Erdballgesinnung", accomuna i due autori. Per questo motivo ho intitolato la mia tesi "Ideologia e utopia" per sottolineare la forte componente utopica contenuta nell'ideologia. Per quanto riguarda la poesia e lo stile: nei versi di entrambi echeggiano suggestioni mistiche, profetiche, visioni da scenario apocalittico. Affrontano temi sociali. Nelle poesie di Rubiner manca l'aspetto intimistico-autobiografico, mancano i riferimenti alla sua vita personale; dalle poesie di Kosovel si capisce, senza aver letto l'autobiografia, da dove viene. Lo stile di entrambi è patetico, estatico, visionario, biblico, prevale il noi collettivo sull'io lirico individuale. Mi ha colpito molto l'affinità dell'enunciato come proclama politico, come slogan. In Kons: Z di Kosovel (S. Kosovel, Ostri ritmi - Aspri ritmi, pubblicato da ZTT - EST, Editoriale Stampa Triestina, Trieste, 2011, p. 186) si legge: "Nuova cultura: umanitarismo - Nuova politica: umanitarismo - Nuova arte: per l'uomo". In "Costellazioni dello spirito" di Kosovel si legge: "Evo antico (geocentrico) - l'uomo (egocentrico) - medio evo (eliocentrico)- l'uomo (teocentrico)". Questo stile rimanda a quello usato da Rubiner nei manifesti pubblicati nel saggio "Der Mensch in der Mitte", come per es. nell'epilogo "Neuer Beginn" (vedi sotto Textbeispiele "Der Mensch in der Mitte"). Anche Rubiner usa la stessa terminologia: geocentrico, eliocentrico, umanocentrico. (email del 15-10-2012 da me indirizzata al signor Ravel Kodric). Fonte di riferimento per la comparazione è la già citata raccolta bilingue di poesie di Kosovel "Ostri ritmi - Aspri ritmi", curata dalla signora Jolka Milič. La sua traduzione delle poesie di Kosovel dallo sloveno in italiano mi ha reso accessibile la comprensione e il rilevamento delle strette analogie.

1.12.2011

Rubiner als Regisseur: am 29.7.1903 führte Rubiner Regie

Ludwig Rubiner war der Vorsitzende der "Berliner freien Studentenschaft". Die Schriftstellerin Bess Brenck-Kalischer spielte die Sulamith anläßlich der Waldspiele der "Neuen Gemeinschaft", unter der Regie von Ludwig Rubiner, in einem Stück von Peter Hille "Hirtenliebe". Erich Mühsam berichtet: "Ein großes Verdienst bleibt den Brüdern Hart und ihren Schlachtenseer Gefährten. (...) Die literarische Abteilung der Berliner freien Studenschaft hatte das Freilichtspiel veranstaltet, und ich war zusammen mit ihrem Vorsitzenden Ludwig Rubiner ausersehen worden, Regie zu führen. Die Hauptrollen wurden von dem damaligen Studenten, dem jung gestorbenen Dichter Siegmund Kalischer, und seiner späteren Frau Beß Brenk gespielt. (...) Heinrich und Julius Hart machten die Honneurs als Gastgeber, und Peter Hille war glücklich. Ein Photograph aber wollte ihn für ein illustriertes Blatt aufnehmen und durfte es erst, als Rubiner und ich aus dem Walde herbeigerufen waren. Denn Peter Hille erklärte, daß wir als Mittäter mit auf dem Bild müßten." (vgl. Erich Mühsam "Unpolitische Erinnerungen", Edition Nautilus Verlag, S.24-25)

2.7.2011

Der Nachlass von Rubiner

Der Nachlass von Ludwig Rubiner besteht aus Autographen - Briefen, Postkarten - die in verschiedenen Bibliotheken verwahrt sind: Bonn, Schwerin, Marbach, Köln, Berlin, München und Neuss. Es handelt sich um Briefe an seinen Vetter Siegfried Nacht (vgl. Werner Portmann "Die wilden Schafe"), an Schrifsteller und Verleger wie: Hans Franck, Eugen Diederichs, Carl Einstein, Hermann Hesse, René Schickele, Alfred Wolfenstein, Franz Blei, Axel Juncker, Herwarth Walden, Else Walden (Else Lasker-Schüler), Konrad Müller-Kaboth, Emil Faktor, Kurt Hiller, Salomo Friedländer. Der größte Teil des Nachlasses besteht aus den Briefen an Ferruccio Busoni. (Staatsbibliothek - Berlin)

9.1.2011

Ludwig Rubiner und sein Cousin, Siegfried Nacht

Die Dichterin Else Lasker-Schüler stand in Briefkontakt mit Ludwig Rubiner. In dem Brief vom 29.11.1904 sprach Rubiner von einigen Prozessen, in die er als Zeuge verwickelt wäre. (Email vom 29.11.2010 an mich adressiert aus der Bergischen Universität Wuppertal). Es ist mir nicht bekannt, dass Ludwig Rubiner 1904 in Prozesse als Zeuge verwickelt war. Ich kenne nur seine Verwicklung 1918 in den Prozess gegen seine Frau, Frida Ichak, zur Zeit der Münchner Räterepublik. Ich vermute aber, dass er für seinen Cousin, Siegfried Nacht, aussagte. Siegfried war ein radikaler Anarchist, zur Zeit des Prozesses wurde er vermutlich wegen gewerkschaftlicher Tätigkeiten oder Ausbreitung von anarchistischen Zeitungen verhaftet. Er hatte, zusammen mit seinem Bruder Max Nacht, die anarchistischen Ideen von Stirner übernommen, sie waren die Hauptvertreter der anarchistischen Sozialutopie jüdischen Ursprungs und widmeten ihr ganzes Leben, sie in Europa und in den USA durchzusetzen. Das hatte zur Ursache eine ständige Auseinandersetzung mit der Polizei und den örtlichen Behörden (auch Verhaftungen). Diese Informationen stammen aus der ausführlichen Biographie über die Gebrüder Nacht von W. Portmann "Die wilden Schafe". Auf Seite 44 wird der starke Einfluss erwähnt, den Siegfried Nacht auf seinen Cousin ausübte. Rubiners Sympathien für die anarchistischen Gedanken gehen auf seine Universitätszeiten zurück. Auf Seite 100 der oben genannten Biographie ist ein erkennungsdienstliches Foto von Siegfried Nacht um 1903 zu sehen. Über dem Foto steht handschriftlich Donnerstag/Freitag 5/6 novem und unter dem Foto n°1903 Deutsches Fahndungsbl. Man kann einen Zusammenhang zwischen diesem Foto und den damit verbundenen Ereignissen, und den Prozessen, in die Ludwig Rubiner 1904 als Zeuge verwickelt war, feststellen.

3.3.2010

Germaine van der Bogaert: eine Widmung Thomas Manns

Im Laufe meiner Forschung ist der Name Germaine van der Bogaert aufgetaucht. Sie war die Stieftochter des Physikers Dr. Peter Pringsheim. Für sie hat Thomas Mann in ein Buch (?) eine Widmung geschrieben. Ich bin auf den Eintrag 4.8.39 Germaine van der Bogaert (POT. B69 2) Kat, 244 c auf der Website der Universitätsbibliothek zu Augsburg gestoßen; dieser Eintrag verweist auf einen Auktionskatalog, wo ein Werk mit Widmung Thomas Manns an Germaine angeboten und abgedruckt ist. Ich frage, ob jemand mir weiterhelfen kann, zu verstehen, um welche Veröffentlichung es sich handelt.

17.11.2009

Ludwig Rubiner e Carl Einstein

L'amicizia tra Ludwig Rubiner e Carl Einstein risale al periodo universitario (1905). Rubiner era allora presidente del comitato artistico della libera società studentesca Finkenschaft. Entrambi si interessano della mistica ebraica, della cabala e del pensiero anarchico di Max Stirner. Al periodo universitario seguono due soggiorni parigini, nel 1907 e nel 1912, durante i quali entrano in contatto con l'ambiente artistico della capitale francese, conoscono Picasso e Braque e sono assidui frequentatori del Café du Dôme, punto d'incontro degli intellettuali e degli artisti dell'avanguardia parigina. A Parigi si autodefiniscono Klub der Neophytagoräer. Lo scoppio della prima guerra mondiale segna la rottura per divergenze ideologiche: mentre Einstein si unisce all'entusiasmo patriottico e si arruola volontario, Rubiner rifiuta il bellicismo e si rifugia in esilio in Svizzera. L'amicizia si ristabilisce nel 1919, quando Einstein accoglie la richiesta di Rubiner di rivolgersi alle autorità per chiedere la scarcerazione della moglie. Einstein intercede a favore di Frida Ichak-Rubiner tramite la contessa Aga von Hagen - la sua compagna di vita dal 1916 al 1928 - e i suoi contatti con il governo, ma viene arrestato a Norimberga il 14 giugno 1919 per aver manifestato pubblicamente a favore della liberazione dei partecipanti alla repubblica monachese. Nel 1919 Rubiner pubblica il saggio di Einstein Primitive Kunst nella sua antologia Die Gemeinschaft. (Cfr. Werner Portmann Carl Einstein (1885-1940), dunkler Aufklärer zwischen Gott und Nichts. Eine Spurensuche in: Ja, ich kämpfte. ; cfr. Klaus Petersen Ludwig Rubiner. Eine Einführung mit Textauswahl und Bibliographie. ; cfr. Wolfgang Haug Ludwig Rubiner. Künstler bauen Barrikaden. Texte und Manifeste 1908-1919. ; cfr. il dossier Frida Ichak-Rubiner conservato all'Archivio di Stato di Monaco di Baviera.

Ludwig Rubiner und Carl Einstein

Ludwig Rubiner und Carl Einstein haben sich an der Berliner-Universität kennen gelernt (1905). Rubiner war damals Vorsitzende der Kunstgruppe der freien Studentenschaft Finkenschaft. Beide interessieren sich für die jüdische Mystik, die Kabbalistik und die anarchistische Lehre Max Stirners. Auf die Studienzeit folgen zwei Pariser Aufenthalte, 1907 und 1912. In Paris knüpfen sie Kontakte zum Künstlerkreis der französischen Hauptstadt, lernen sie Picasso und Braque kennen und sind Stammgäste des Café du Dôme, das als Treffpunkt der Intellektuellen und Künstler der Pariser-Avantgarde gilt. In Paris bezeichnen sie sich als Klub der Neophytagoräer. Als der erste Weltkrieg ausbricht, gehen sie unterschiedliche Wege aus ideologischen Gründen: Einstein schließt sich der patriotischen Begeisterung an und meldet sich freiwillig zum Einsatz in den Krieg; im Gegenteil lehnt Rubiner die Kriegshetze ab und flieht ins Exil in die Schweiz. 1919 ist die Freundschaft wiederhergestellt: Einstein nimmt Rubiners Bitte um Haftentlassung seiner Frau an und setzt sich für sie ein, dank den Beziehungen zur Regierung seiner damaligen Lebensgefährtin - die Gräfin Aga von Hagen. Am 14.6.1919 wird er aber verhaftet, weil er für die Befreiung der Teilnehmer an der Münchner - Räterepublik öffentlich demonstriert habe. 1919 veröffentlicht Rubiner Einsteins Aufsatz Primitive Kunst in seiner Anthologie Die Gemeinschaft. (Vgl. Werner Portmann Carl Einstein (1885-1940), dunkler Aufklärer zwischen Gott und Nichts. Eine Spurensuche in: Ja, ich kämpfte. ; vgl. Klaus Petersen Ludwig Rubiner. Eine Einführung mit Textauswahl und Bibliographie. ; vgl. Wolfgang Haug Ludwig Rubiner. Künstler bauen Barrikaden. Texte und Manifeste 1908-1919. ; vgl. die Akte Frida Ichak-Rubiner, Bayerisches Hauptstaatsarchiv München.

23.10.2009

Die wilden Schafe

L'opera di Werner Portmann "Die wilden Schafe", uscita presso la casa editrice Unrast, offre un quadro interessante ed esauriente della vita rocambolesca dei due anarchici d'origine galiziana Siegfried e Max Nacht, i cugini di Rubiner da parte paterna.

Die wilden Schafe

Das hochinteressante Werk von Werner Portmann "Die wilden Schafe" - erschienen beim Verlag Unrast - beschreibt das waghalsige Leben zweier Anarchisten, der Brüder Siegfried und Max Nacht, Rubiners Cousins väterlicherseits.

24.3.2009

Ludwig Rubiner e Salomo Friedländer

Lo scrittore satirico e filosofo Mynona alias Salomo Friedländer (1871-1946) fu amico di Rubiner. Discende da una famiglia di medici ebrea. Dal 1885 al 1887 vive a Berlino. Nel 1890 è ricoverato in un sanatorio a Nervi (Genova) a causa di un'asma cronica. Nel 1906 si trasferisce a Berlino-Halensee nella Johann-Georgstr. 20. Rubiner lo incoraggia a scrivere racconti grotteschi. La lettera del 15 gennaio 1910 con cui Rubiner entra in contatto epistolare con Busoni reca nell'intestazione, oltre alla data, il nome della stessa strada Johann-Georgstr. dove ha abitato Friedländer a Berlino, ma al numero civico 24. Poiché presumo che anche il soggiorno di Rubiner in Liguria sia avvenuto per motivi di salute, vorrei sapere di quale sanatorio-ospedale si tratta e sarei grata per ogni informazione che mi potesse aiutare a scoprirlo.

Ludwig Rubiner und Salomo Friedländer

Der satirische Schriftsteller und Philosoph Mynona alias Salomo Friedländer (1871 - 1946) war Freund von Rubiner. Er stammte aus einer Familie jüdischer Ärzte. Von 1885 bis 1887 lebte er in Berlin. 1890 wurde er in einem Sanatorium in Ligurien (Genova-Nervi) wegen chronischen Asthmas untergebracht. 1906 zog er nach Berlin-Halensee in die Johann-Georg-str. 20 um. Rubiner ermutigte ihn, Grotesken zu schreiben. Die Korrespendenz mit Busoni fängt mit dem Brief vom 15.1.1910 aus Berlin an, dessen Adresse Johann-Georgstr. 24 lautet. Es handelt sich um die gleiche Straße, wo auch Friedländer gewohnt hat, aber mit einer unterschiedlichen Hausnummer. Da ich vermute, dass auch Rubiner sich in Ligurien aus gesundheitlichen Gründen aufhielt, möchte ich erfahren, um welches Sanatorium es sich handelt. Deswegen wäre ich dankbar für jede Hilfe.

20.10.2008

Alla Biblioteca Filosofica di Firenze in Piazza Donatello 5

Nel clima culturale un po’ anticonformista che anima Firenze nel primo decennio del Novecento, con i circoli filosofici sorti intorno a Papini e Prezzolini e la loro rivista “Leonardo”, un posto particolare spetta alla Biblioteca Filosofica, il cui nome originario era Biblioteca Occultista.

La Biblioteca Filosofica di Firenze aveva origini teosofiche, fu fondata da una teosofa americana benestante, Julia H. Scott, e rappresentava con la sua raccolta di libri, riviste, con le sue lezioni, discussioni e conferenze un istituto in aperto contrasto con la tradizione accademica ufficiale. La Biblioteca, detta anche “Philosophical Library”, intendeva incrementare il dialogo filosofico - religioso su basi spiritualistiche.

Il 29 marzo 1918 Rubiner scrive a Busoni una lettera, in cui la coincidenza del 52 ° compleanno del compositore con la domenica di Pasqua, offre lo spunto per una serie di argomentazioni di carattere astronomico - cabalistico particolarmente interessanti che presuppongono delle conoscenze approfondite sull’argomento, mutuate, forse e non solo, durante il suo soggiorno fiorentino nel 1908, frequentando la Biblioteca Filosofica nella sua prima fase di vita, quando prevalgono i toni mistici, teosofici e magici. (Per queste informazioni sulla biblioteca filosofica cfr. Papini Giovanni - Prezzolini Giuseppe, Carteggio 1: 1900-1907. Dagli “Uomini Liberi” alla fine del “Leonardo” a cura di S. Gentili e Gloria Manghetti; E. Garin “Le biblioteche filosofiche italiane Firenze, Palermo, Torino”; Giovanni Papini “Passato Remoto 1885-1914”)

An der Philosophischen Bibliothek zu Florenz auf der Piazza Donatello 5

Im kulturellen Klima des ersten Jahrzehntes des 20. Jahrhunderts, das die toskanische Hauptstadt durch nichtkonformistische, literarische Tendenzen kennzeichnet, spielt die Philosophische Bibliothek eine wichtige Rolle. Ihr ursprünglicher Name war Okkultistische Bibliothek.

Die Philosophische Bibliothek zu Florenz wurde von einer wohlhabenden, amerikanischen Theosophin, Julia H. Scott gegründet, und stellte mit ihren Sammlungen von Büchern und Zeitschriften, mit ihren Vorlesungen, Diskussionen und Vorträgen ein Institut dar, das im offenen Kontrast zu der offiziellen, akademischen Tradition stand. Die Bibliothek wurde auch „Philosophical Library“ genannt und strebte danach, den philosophisch-religiösen Dialog auf mystisch-spiritualistischer Ebene zu fördern.

Am 29. März 1919 schreibt Rubiner an Busoni einen Brief, in dem das Zusammentreffen des 52. Geburtstages des Komponisten mit dem Ostersonntage den besonders interessanten Anlass zum astronomisch-kabbalistischen Argumentieren anregt. Das setzt vertiefte Kenntnisse auf diesem Gebiet voraus, die Rubiner, vielleicht und nicht ausschließlich, während seines Florentiner-Aufenthaltes durch den Besuch der Bibliothek hat bekommen können, als Mystizismus, Theosophie und Magie der Bibliothek den Ton angaben.

7.7.2008

Der ideale Sozialismus von Ludwig Rubiner und Anatolij Lunatscharskij (Volkskommissar für das Bildungswesen in der Sowjetunion)

Der ideale Sozialismus von Ludwig Rubiner und Anatolij Lunatscharskij: zwischen Ideologie und Utopie. Ihre Ideen stimmen überein. Sie vertreten die philosophische Weltanschauung, die sich auf die spirituelle Lebensauffassung stützt. Sie erkennen den höchsten Wert des Geistes - das Gefühl, den tiefsten und lebendigsten Teil der Seele, die aktive Kraft des Menschen, der auf dem Weg zu seiner ethischen Vollkommenheit ist; und sie erkennen den Sinn, den der Mensch der Gemeinschaft gewährleisten kann, indem er dazu fähig ist, als Individuum sein psychisches Potential zu verstärken und ein dialektisches Verhältnis zwischem ihm und der menschlichen Kollektivität besteht.

7.7.2008

Il socialismo ideale di Ludwig Rubiner e Anatolij Lunatscharskij (Commissario del popolo all'istruzione nella Russia post-rivoluzionaria)

Il socialismo ideale di Ludwig Rubiner e di Anatolij Lunatscharskij: tra ideologia e utopia. Tra le loro idee emergono evidenti coincidenze. La loro concezione filosofica converge in una visione spirituale della vita. Concordano nel riconoscere il valore supremo dello spirito - il sentimento, la parte più profonda e più viva dell'anima, la forza attiva dell'uomo in cammino verso il suo perfezionamento morale; e riconoscono il senso che, come individuo capace di accrescere il suo potenziale umano, l'uomo garantisce alla "Gemeinschaft", al consorzio umano di cui fa parte e con la quale è legato da un rapporto dialettico.


10.5.2008

In Florenz 1908

Das Florentiner Kulturleben ist 1908 reich an vielfältigen Impulsen: Künstler treffen sich in den Literaturcafés (Gambrinus und le Giubbe Rosse), Prezzolini gründet die politisch-literarische Avantgardezeitschrift „La Voce“, mit der Absicht, die italienische Kultur zu erneuern, und zu deren Mitarbeitern der französische Schriftsteller und Dramaturg Romain Rolland zählte, und das erste französische Kulturinstitut, das ein Jahr zuvor von Julien Luchaire, Professor für Italienische Sprache an der Universität zu Grenoble, gegründet wurde, fördert den künstlerischen Austausch und die Begegnungen mit den Vertretern der kulturellen florentinischen Szene.

Florenz beherbergt in dieser Zeit eine dichte Schar ausländischer Intellektuelle, unter denen sind: der polnische Schriftsteller und Philosoph Stanislaw Brzozowski, der die Philosophische Bibliothek auf der Piazza Donatello 5 besucht, der russische Schriftsteller Maksim Gorkij und der sowjetische Kulturminister Anatolij Lunatscharskij.

Von April bis Juni 1908 ist Rubiner in Florenz, nachdem er drei Monate in Ligurien verbracht hatte, vermutlich aus Gesundheitsgründen.

Die Auffindung in den Literaturquellen, Zeitschriften, Briefwechseln von Hinweisen zu den Kontakten mit den kulturellen Persönlichkeiten der Zeit, die Rubiner kennengelernt haben und mit ihm verkehrt haben, könnte unveröffentlichte Informationen seines Florentiner Aufenthaltes ans Licht bringen und einen neuen Weg zu weiteren Forschungen und Vertiefungen bahnen.

Ich bedanke mich bei jedem, der mir weiterhelfen kann.


5.4.2008

A Firenze nel 1908

Nel 1908 il panorama della cultura fiorentina è caratterizzato dai ritrovi artistici nei caffè letterari della città (Gambrinus e le Giubbe Rosse), dalla rivista politico-letteraria d’avanguardia “La Voce”, fondata da Prezzolini con il proposito di rinnovare la cultura italiana e che annovera fra i suoi collaboratori anche lo scrittore e drammaturgo francese Romain Rolland, e dall'attività del primo istituto culturale francese, fondato l'anno precedente da Julien Luchaire, professore di italiano dell’università di Grenoble, con l'intento di promuovere gli scambi artistici e gli incontri con i rappresentanti della scena culturale fiorentina.

Firenze ospita in questo periodo una folta schiera di intellettuali stranieri tra i quali si distinguono lo scrittore e filosofo polacco Stanislaw Brzozowski che frequenta la Biblioteca Filosofica in Piazza Donatello 5, lo scrittore russo Maksim Gorkij e il ministro sovietico della cultura Anatolij Lunatscharskij.

Rubiner arriva a Firenze nell’aprile del 1908 e vi rimane fino a giugno, dopo aver trascorso tre mesi in Liguria, si può presumere per motivi di salute e perché attratto dalle tradizioni anarchiche e socialiste qui radicate.

Il rinvenimento in qualche fonte letteraria, rivista, epistolario, di nomi di persone dell’ambiente culturale fiorentino che in quei mesi del 1908 hanno conosciuto e frequentato Rubiner, potrebbe gettare una luce inedita su questo periodo trascorso dallo scrittore nel capoluogo toscano, aprendo pertanto nuovi percorsi di ricerca e di approfondimenti.

Ringrazio chi mi potrà fornire qualche informazione.


3.3.2008

Der Briefwechsel Busoni-Rubiner/Il carteggio Busoni-Rubiner

Der Briefwechsel Busoni-Rubiner ist auf Deutsch verfasst und chronologisch zugeordnet. Er beinhaltet Briefe, die in der Zeitspanne 1910 bis 1919 geschrieben wurden: die ersten Briefe aus Berlin, eine Postkarte aus Paris, der größte Kern aus der Schweiz (Zürich, Locarno, Spiez) der Jahre 1916, 1917 und 1918 und die letzten Briefe aus Berlin 1919.

Rubiner war 29 Jahre alt, als er die ersten Briefkontakte mit Busoni knüpfte, Busoni war 44 Jahre alt. Er erkennt die Gleichgesinnung zu Busonis Anschauung der Musik schon beim Besprechen seiner Musikästhetik 1910.

Rubiners Tätigkeit als Kulturkritiker für verschiedene Zeitschriften entfaltet sich in diesem Briefwechsel durch eine Vielfalt an kulturellen Anregungen zu musikalischen und literarischen Themen (Arlecchino, Mozart, Wagner, Goethe, Faust II, Zauberflöte, Farbenlehre, Dante, Tolstoj, Bruno Goetz), wertvollen Denkanstößen, Kommentaren über die soziopolitische und wirtschaftliche Lage der Zeit, Anekdoten, Bemerkungen über die Schweiz, eine ausführliche Kritik an seine anfängliche Verlagstätigkeit bei Cassirer, die er beendete, als er als Lektor zum Kiepenheuer Verlag wechselte.

Rubiner verwendet gern literarische Zitate (Busoni, Goethe, Dante) in seinen Briefen, sowohl auf Deutsch als auch auf Italienisch und einige Wörter auf Französisch.

Der literarische und musikalische Gedankenaustausch, die Leseempfehlungen von Büchern und die Gratulationsglückwünsche zum 52. Geburtstag von Busoni verleihen dem Briefwechsel eine intime und vertrauliche Note und geben Anlass zum Kennenlernen von Rubiners Interessen z.B. für die Kabbala und die Astronomie und zum Vertiefen seiner Persönlichkeit.

-------------------------------------------

Il carteggio Busoni-Rubiner è redatto in tedesco ed è ordinato cronologicamente. Comprende le lettere che sono state scritte nell'arco di tempo che va dal 1910 al 1919: le prime da Berlino, una cartolina da Parigi, il nucleo più cospicuo dalla Svizzera (Zurigo, Locarno, Spiez) negli anni 1916, 1917, 1918 e le ultime lettere da Berlino nel 1919.

Rubiner aveva 29 anni, quando entra in contatto epistolare con Busoni, Busoni aveva 44 anni. Nel 1910 recensisce l'Estetica Musicale di Busoni al quale si sente legato da un'affinità intellettuale e umana.

L'interesse per questa corrispondenza privata risiede nella varietà dei motivi trattati e nel valore dei giudizi espressi in materia musicale e letteraria (Arlecchino, Mozart, Wagner, Goethe, Faust II, il Flauto magico, la Teoria dei colori, Dante, Tolstoj, Bruno Goetz) che rivelano l'attitudine di Rubiner critico culturale per le più importanti riviste del tempo. Il carteggio comprende, tra l'altro, preziosi spunti di riflessione, commenti sulla situazione sociopoltica ed economica del tempo, aneddoti, osservazioni sulla Svizzera e una critica nei confronti della casa editrice Cassirer, presso la quale inizia la sua attività editoriale prima di passare a Kiepenheuer.

Non mancano le citazioni letterarie, sia in tedesco che in italiano (Busoni, Goethe e Dante) e anche momenti di carattere più intimo e familiare, come lo scambio di suggerimenti e punti di vista sulle opere di autori condivisi, e di auguri in occasione del compleanno di Busoni, che ci offrono l’occasione per approfondire la personalità di Rubiner e i suoi interessi particolari per la cabala e l’astronomia.


28.2.2008

Rubiner und der flämische, expressionistische Dichter Paul van Ostaijen (1896 Antwerpen - 1928 Miavoye-Anthée): haben sie sich in Berlin (1918-1919) kennengelernt?

Im Oktober 1918 fuhr van Ostaijen mit seiner belgischen Freundin Emma (Emmeke) Clément nach Berlin. Während seines Berlin-Aufenthalts (1918-1921) stand er mit vielen Malern, Literaten, und Kritikern aus dem expressionistischen Kreis in Verbindung: unter ihnen sollte sich auch Ludwig Rubiner befunden haben. Mit ihm soll Ostaijen in Briefkontakt gewesen sein.


18.12.2007

Frida Ichak Rubiner und die Münchner Räterepublik: Der Beschluss des Volksgerichts zu München vom 9. Dezember 1919 und der soziopolitische Hintergrund des Prozesses gegen Frida Ichak-Rubiner

Dieser Aufsatz ist auf Italienisch unter dem Titel "La delibera del tribunale popolare di Monaco di Baviera del 9 dicembre 1919 e il retroscena politico-sociale del processo contro Frida Ichak Rubiner" verfasst und ist ins Deutsche unter dem Titel "Der Beschluss des Volksgerichts zu München vom 9. Dezember 1919 und der soziopolitische Hintergrund des Prozesses gegen Frida Ichak-Rubiner" übersetzt worden.


30.05.2007

Il nome Rubiner e la doppia accentazione

L'etimo del nome è incerto, l'accento può cadere sulla prima o sulla seconda sillaba.

La famiglia di Rubiner era originaria della Galizia, una regione strorica della Polonia orientale, corrispondente all'odierna Ucraina.

30.05.2007

Der Name Rubiner und die Doppelbetonung

Es ist nicht sicher, wie der Name Rubiner betont wird, ob auf der ersten oder auf der zweiten Silbe.

Die Familie Rubiners kam ursprünglich aus Galizien, aus einer historischen Region Ostpolens, die der heutigen Westukraine entspricht.


17.05.2007

Weiterer Beleg für Rubiners Geburtsdatum

Dieses weitere Dokument, das in der Prozessakte gegen seine Frau enthalten ist, bestätigt das Geburtsdatum von Rubiner:

Der Polizeipräsident zu Berlin.

Berlin, 24. Oktober 1919.

Dem Schriftsteller Dr. Ludwig Rubiner, 12. Juni 1881 in Berlin geboren, Staatsangehörigkeit Österreich, hierselbst W.30, Viktoria-Luise-Platz wohnhaft, wird auf seinen Wunsch bescheinigt, dass gegen seine Ehefrau Frau Dr. Frida Rubiner, geb. Ichak, 28. April 1879 Mariampol geboren, seit ihrer Mitte Juni 1919 aus München erfolgten Rückkehr bis zu ihrer Verhaftung Nachteiliges hier nicht bekannt worden ist, insbesondere nicht, dass sie an politischen Veranstaltungen, Versammlungen oder Demonstrationen der Kommunisten, Spartakisten oder Unabhängigen teilgenommen habe.

I.A. Ehlerding


17.11.2006

Rubiners Geburtsdatum zweifelsfrei geklärt

In meiner Dissertation habe ich mich an die Angaben von Wolfgang Haug und Klaus Petersen gehalten. Damals hatte sich gezeigt, dass die Forscher sich nicht ganz einig über Rubiners Geburtsdatum waren.

Der Briefwechsel zwischen Rubiner und Busoni gibt nun Aufschluss: im Brief vom 29.3.1918, den er aus Muralto (Locarno) an Busoni schrieb, heißt es:

Ich bin am 12. Juni geboren und habe zweimal im Leben Geburtstag zu Pfingsten gehabt.

Die Zweifel um den Geburtstag Rubiners sind damit endgültig beseitigt.


16.11.2006

Website unter neuer Domain

Die Ludwig Rubiner Website geht unter der neuen Domain www.rubiner.de online. Das Layout der Seiten wurde vollständig überarbeitet.