Der politische Dichter


L'attivismo politico e il ruolo di poeta politico.

Nell'ambito di un movimento così complesso come quello espressionista la figura di Ludwig Rubiner, una delle voci più autentiche del tempo, nel tentativo appassionato di coniugare quelle che per tradizione sono considerate schematicamente le due direttrici dell'espressionismo, l'indirizzo attivista e la tendenza eternista, ha avuto minor fortuna rispetto agli altri rappresentanti di questa corrente letteraria. Il silenzio intorno a Rubiner si spiega non solo con lo scarso interesse dimostrato dalla critica, affrontando un autore il cui significato non può essere sottovalutato, ma anche col mistero che circonda la sua vita. A questo proposito sono significative le parole di Kurt Pinthus nella sua appendice bibliografica a Menschheitsdämmerung:

"Ludwig Rubiner wünscht keine Biographie von sich. Er glaubt, daß nicht nur die Aufzählung von Taten, sondern auch die von Werken und von Daten aus einem hochmütigen Vergangenheits-Irrtum des individualistischen Schlafrock-Künstlertums stammt. Er ist der Überzeugung, daß von Belang für die Gegenwart und die Zukunft nur die anonyme, schöpferische Zugehörigkeit zur Gemeinschaft ist."

E sembra proprio che anonimamente abbia trasmesso un messaggio che incarna l'essenza più autentica dell'espressionismo stesso, identificando la propria autobiografia con i numerosi e appassionati appelli rivolti all'umanità.Il giudizio su Rubiner nella letteratura critica è stato finora subordinato alla valutazione politica del movimento espressionista. Si può esprimere un giudizio positivo o negativo sull'autore partendo dalla posizione assunta nei confronti del movimento stesso. Coloro che nell'espressionismo scorgono un serio impegno di rinnovamento morale e spirituale dell'uomo, oppure l'alternativa a un determinato ordinamento sociale, non possono che vedere in Rubiner un difensore dei diritti dell'uomo e un iniziatore di una letteratura proletaria in Germania. Coloro che al contrario rilevano il fallimento dell'espressionismo, attaccando i suoi obiettivi da un punto di vista ideologico, denunciano la responsabilità dell'autore in qualità di attivista per l'irrealtà e l'inconsistenza dell'attivismo da lui promosso.

Il rimprovero mosso da Lukács agli espressionisti di essere Scheinrevolutionäre, di non aver saputo tradurre le proprie visioni sociali in azione politica e di non aver superato le loro posizioni bohémien coinvolge anche Rubiner. L'impossibilità di assumere una concreta posizione politica è ascritta da Lukács alla tendenza all'astrazione degli attivisti come Rubiner, che identificano la rivoluzione dello spirito con l'opera di redenzione dell'uomo trasferendo la loro realtà in una dimensione utopica. Gli espressionisti credono pertanto di iniziare la lotta contro le condizioni politico-sociali dell'epoca guglielmina e le sue convenzioni ideologiche senza staccarsi dal terreno borghese da cui prendono le mosse.

L'originalità di Rubiner è connessa al suo carattere versatile che si esprime in molteplici direzioni. I primi lavori giornalistici in qualità di collaboratore alle riviste "Die Aktion" e "Die weißen Blätter" testimoniano la sua natura di giornalista e di pubblicista che si avvicina in seguito alla poesia ispirandosi in questo senso al verso lungo di Walt Whitman. Nel clima di instabilità sociale e politica della prima guerra mondiale egli formula e cerca di realizzare il programma di una letteratura attivistica in primo luogo come critico, traduttore ed editore. Chiarisce il concetto di Politischer Dichter, rivendicando la necessità da parte del poeta di intervenire direttamente nel mondo della politica. Il saggio Der Dichter greift in die Politik è indicativo soprattutto perché risponde alle aspirazioni di una generazione di giovani autori. L'impegno politico dell'autore che si rivela pubblicamente con questo saggio ha la sua preparazione teorica negli anni giovanili, come riferisce Wilhelm Herzog, editore della rivista "Das Forum", e compagno di studi universitari di Rubiner, parlando dei loro ideali comuni nel periodo compreso tra il 1902 e il 1906.

La conoscenza di personalità come Wilhelm Herzog, Heinrich Mann, René Schickele, Franz Blei e Ferdinand Hardekopf fa di Rubiner un protagonista di una schiera minoritaria di letterati che negli anni dell'impero si impegnano nella formazione di un movimento letterario democratico borghese di tradizione liberale. La loro ammirazione è rivolta alla Francia, esaltata come la patria dello spirito e della libertà. Rubiner condivide questo stesso entusiasmo e in quasi tutti i suoi articoli scritti in Francia tra il 1912 e il 1913 lascia trasparire anche emotivamente la sua adesione alla situazione francese.

La critica all'arretratezza morale della Germania guglielmina e all'assenza dello spirito di vero cameratismo tra gli intellettuali tedeschi viene mossa dall'autore fin dai primi lavori giornalistici. Rubiner, dalle file del gruppo creatosi intorno a Franz Pfemfert, rappresenta una delle voci più entusiaste dell'epoca, esortando gli uomini di cultura a propagandare la loro attività come azione politica.

La suddivisione in attivisti ed eternisti, canonicamente accettata come la linea di demarcazione tra due tendenze tipiche dell'espressionismo, la tendenza politico-sociale degli attivisti e quella mistico-cosmica degli eternisti, può considerarsi già pienamente formulata fin dalla nascita delle due riviste più rappresentative dell'espressionismo non ancora cristallizzato in corrente: "Der Sturm" di Herwarth Walden, il cui primo numero vede la luce il 3 marzo 1910 e "Die Aktion" di Franz Pfemfert, pubblicata a partire dal febbraio 1911.

Berlino ricopre in questo periodo un ruolo di primo piano in campo letterario e artistico. Come nessuna altra città tedesca è animata da un intenso desiderio di novità e diventa il trampolino di lancio di giovani poeti ancora sconosciuti, mossi da un'esuberante energia di trasformazione della società. A Berlino vengono fondate le due riviste che non rimangono un esempio isolato nel diffuso clima di innovazione che coinvolge la capitale, e in generale la Germania intera, e proprio a Berlino si consolida la fama di Rubiner come attivo collaboratore della rivista di Pfemfert.

L'autore afferma il ruolo fondamentale del poeta politico strettamente connesso con la rivoluzione morale promossa dall'uomo spirituale cui riconosce il diritto inalienabile di non sottostare a nessuna legge materiale, ma di elevarsi libero ed eterno, unzufällig, unzeitlich, unbesitzlich, come la più vera e la più nobile qualità umana. In questo senso Rubiner si allinea ad altri espressionisti, condividendo pertanto quella stessa ansia di rinnovamento che li ha portati a vedere nella liberazione dai vincoli materialistici l'azione morale per il riscatto dell'individuo.

La potente e brillante società guglielmina del periodo compreso tra il 1910 e il 1914 non trova riscontro nei testi letterari dei giovani scrittori espressionisti che tracciano dei bilanci privati alquanto negativi dell'epoca. Essi richiamano l'attenzione sulla desolazione della società umana, tedesca in particolare, che dopo quaranta anni di progresso economico, tecnico e sociale, conclude intorno al 1911 la sua parabola ascendente avviatasi con troppa eccessiva repentinità. Rubiner si propone di denunciare la repressione morale, le tensioni sociali e la svalutazione cui si è ridotto l'uomo nell'epoca imperialistica, affermando il ruolo positivo del poeta che, come una sorta di annunciatore profetico, incarna la speranza della generazione espressionista di inaugurare un'epoca nuova. Il letterato diventa pertanto l'artefice della rinascita spirituale del singolo e della società, proclamando i valori morali che negano il principio d'autorità del vecchio mondo patriarcale.

Rubiner stabilisce fin dall'inizio della sua attività letteraria stretti rapporti confidenziali e professionali con i fondatori del movimento attivista Franz Pfemfert e Kurt Hiller, direttori dei due più influenti organi di pubblicazione "Die Aktion" e "Das Ziel". Hiller manifesta una precisa volontà di denuncia sociale e politica a partire dal periodo universitario, conducendo una polemica contro il diritto penale tedesco in cui intravede l'espressione di una falsa morale borghese e l'intervento dello Stato nella personale libertà dell'individuo. Nel 1909 fonda insieme a Georg Heym e Jakob van Hoddis il Neopathetisches Cabaretche riunisce i giovani studenti animati dal vivo desiderio di apportare alla lirica tedesca un cambiamento radicale. Le sue aspirazioni sfociano in due concezioni basilari per la poesia da lui promossa: quella di un nuovo pathos inteso come la più elevata forma di dirompente vitalità psichica, insofferente di ogni restrizione formale, e quella di una nuova Gehirnlyrik, di una lirica cerebrale, espressa in tutta la sua complessità intellettuale. Non si tratta più di una poesia-confessione in cui l'io lirico esprime con immediatezza le proprie emozioni, ma l'impegno e la volontà di azione si manifestano indirettamente nella mescolanza apparentemente insensibile, spesso divertita, di grandi e piccole apocalissi, in cui sconvolgenti catastrofi conferiscono ai testi di questi poeti un carattere cinico e bizzarro e la forma di una parodia aggressiva e provocatoria. Si pensi a questo proposito alla poesia di van Hoddis Weltende, apparsa nel 1911 su "Der Demokrat", composta di brevi versi che presentano i dettagli di una catastrofe beffardamente preannunciata e sentita come la fine di un mondo che non ha più alcuna possibilità di salvezza:

"Dem Bürger fliegt vom spitzen Kopf der Hut, in allen Lüften hallt es wie Geschrei. Dachdecker stürzen ab und gehn entzwei, und an den Küsten - liest man - steigt die Flut. Der Sturm ist da, die wilden Meere hupfen an Land, um dicke Dämme zu zerdrücken. Die meisten Menschen haben einen Schnupfen. Die Eisenbahnen fallen von den Brücken."

Il contributo di Rubiner a questo genere di produzione lirica è rappresentato dai Kriminalsonette. Quando nel 1915 fonda la rivista "Das Ziel" Hiller stabilisce un programma in cui confluiscono gli ideali che già negli anni giovanili lo hanno portato a difendere il pacifismo, il socialismo e il liberalismo quali presupposti necessari per la realizzazione di concreti obiettivi politici e sociali. L'attivismo di Hiller, dal contenuto molto più aristocratico di quello promosso da Rubiner, prende le mosse dalla convinzione che la felicità sulla terra sia realizzabile solo attraverso il predominio dello spirito. La consapevolezza del carattere astratto e utopico di questa pretesa non gli impedisce di concepire un attivo programma politico. Il postulato espressionista di una realtà definita come realtà spirituale trova nell'attivismo di Hiller un preciso riflesso politico. Egli rifiuta il concetto della realtà materialistica, definendo antirealisticamente la nuova spiritualità, la realtà interiore dell'uomo e identifica la politica con un programma di attuazione dello spirito riferito alla vita sociale e politica, convinto che solo uno sconvolgente uso della lingua sia il mezzo più adatto per il miglioramento del mondo.

Il termine attivismo definisce un movimento sviluppatosi nell'ambito dell'espressionismo nell'arco di circa cinque anni, dal 1915 al 1920 e che ha come maggiore rappresentante Kurt Hiller. Questo movimento, estraneo a qualsiasi classificazione dogmatica, è in stretto rapporto con il socialismo etico promosso da Gustav Landauer. La funzione dello spirito nella rivoluzione, il ruolo del singolo e della collettività sono aspetti condivisi da Rubiner e Landauer. Landauer scrive in Aufruf zum Sozialismus (1911):

"Wir Dichter wollen im Lebendigen schaffen, und wollen sehen, wer der größere und stärkere Praktiker ist, (...) und die Menschen, die mit uns sind, sammeln zu einem Keil, der vorwärts dringt, immer weiter im Tun, im Bauen, im Wegräumen."

L'inizio del movimento attivista è fissato al 1915 per una ragione di ordine pratico. Nel 1915 Hiller inizia la pubblicazione della rivista "Das Ziel" che si costituisce come centro di raccolta degli appelli attivistici, su cui Rubiner pubblica l'anno successivo il manifesto Die Änderung der Welt. Il contenuto del messaggio attivista promosso da Hiller non è tuttavia nuovo. Nel 1910 Rubiner inizia la collaborazione alla rivista "Der Demokrat" redatta da Pfemfert a cui partecipa anche Hiller. Si tratta di un settimanale a sostegno di una politica e di una letteratura liberali, in stretto rapporto con la Demokratische Vereinigung, l'unico partito borghese che già prima del 1914 lotta contro il militarismo e per il riconoscimento dei diritti democratici. Pfemfert sospende la sua attività a "Der Demokrat" in seguito al rifiuto da parte dell'editore Georg Zegler di pubblicare un articolo di Hiller. Sempre nello stesso anno Rubiner collabora alla rivista diretta da Wilhelm Herzog "Pan" che accoglie oltre ai suoi contributi critici e poetici il saggio di Heinrich Mann Geist und Tat, concepito, usando l'appropriata definizione di Wolfgang Rothe, come Initialzündung dell'attivismo.

Nel 1911 Pfemfert assume la direzione della rivista "Die Aktion" il cui titolo sottintende già un'evidente impostazione programmatica incentrata sul valore assoluto dell'azione. "Die Aktion" contribuisce alla diffusione delle idee anarchiche, pubblicando saggi di Michail Bakunin, Pjotr Aleksjewitsch Kropotkin e Pierre-Joseph Proudhon. L'attività di Rubiner giornalista e critico letterario assume un tono decisamente più politico nel momento in cui inizia la collaborazione a "Die Aktion" che si protrae fino al 1918. Con "Die Aktion" l'autore realizza un vero e proprio connubio di idee e di aspirazioni: la rivista rappresenta veramente il suo organo personale di espressione e di esposizione del concetto di una politica umana, colta nella sfera astratta e filosofica sulla scia di ciò che sostiene Pfemfert. Rubiner pubblica su "Die Aktion" i più importanti scritti programmatici del periodo prebellico e acquista presto una posizione di primo piano.

All'interno della rivista si crea un clima di solidarietà e di partecipazione agli stessi principi che sotto la direzione di Pfemfert trovano la loro compiuta espressione nella polemica contro gli eccessi nazionalistici e militaristici della politica di governo e il loro riflesso in una stampa falsa e corrotta. La sua instancabile abnegazione e il suo comportamento coerente e preciso fanno di Pfemfert il sostenitore di un radicalismo pacifista che, sebbene non possa trovare una completa adesione tra i suoi collaboratori, riesce a infondere nei giovani seguaci un sentimento di comunione e di cameratismo, necessario per infrangere le barriere dell'isolamento e per affermare il ruolo attivo del poeta politico. Pfemfert non aspira tanto a una diretta politicizzazione della poesia, ma ripone fiducia e speranza nella sua capacità di promuovere un'azione di critica sociale. Si può intravedere l'influsso esercitato da Pfemfert sul programma attivistico di Rubiner e sulla missione rivoluzionaria da lui annunciata dello spirito nello svolgimento della pratica politica.

Negli scritti programmatici del periodo compreso tra il 1912 e il 1914 l'autore fissa la rivolta così tipica della fase iniziale dell'espressionismo contro la Zivilisation, intesa come l'unione di ogni forma di condizionamento dell'essere umano, osservata attraverso la storia, le norme sociali e le conquiste tecniche e scientifiche che isolano l'uomo e vincolano la sua volontà di scelta, paralizzando la sua capacità creativa, tanto che finisce per non possedere più il controllo su se stesso e sul mondo cui appartiene e in cui deve agire come individuo libero. L'autore scrive su "Die Aktion":

"Es gilt zu überzeugen, daß ein Jahrhundert, dessen Aufgabe war, uns Eßnäpfe, Einheitsstiefel, Wagnerpartituren herzustellen, nicht mehr als ein Hindernis für den Geist besteht."

Già la scelta delle riviste cui egli affida la pubblicazione dei saggi e delle poesie mostrano l'evoluzione della sua posizione politica. Gli articoli critici apparsi fino al 1911, vale a dire fino all'inizio della collaborazione a "Die Aktion", non sono ideologici in quanto il giudizio si mantiene ancora su un piano di valutazione estetica, conforme agli ideali delle riviste con cui Rubiner inizia a ottenere il riconoscimento ufficiale.

I contenuti propagandati dai fautori del movimento attivista si collocano nell'ambito europeo della migliore tradizione umanistica e illuministica e configurano l'attivismo non solo come un movimento sorto all'interno dell'espressionismo, ma come espressione di una concezione vitalistica mirata a trasformare il processo storico. L'attivismo promosso da Rubiner supera i limiti della realtà politica contemporanea e si caratterizza per la sua eterogeneità.

L'insofferenza per il dogmatismo ideologico e politico si coniuga con la componente mistica che vede nell'uomo un Lichtmensch, un Uomo-Luce, l'attivista che realizza il programma politico come missione redentrice in forza dello spirito, definito come la qualità dinamica dell'uomo. L'attivismo di Rubiner nasce dall'idea rivoluzionaria dello spirito puro che diventa il motore dell'azione umana. Questo concetto è elaborato dall'autore all'inizio in senso etico e filosofico e poi viene applicato alla realtà sociale e politica del tempo. Anche se non appare evidente l'influenza della filosofia hegeliana sulla concezione dinamica dello spirito, si può supporre lo studio degli scritti hegeliani durante gli anni universitari. D'altra parte le scarse notizie biografiche non permettono di dimostrare la portata di questa conoscenza. Lo studio del pensiero di Hegel può essere avvenuto forse indirettamente attraverso Landauer con il quale l'autore rimane in contatto anche durante l'esilio svizzero. Landauer si richiama ai principi della filosofia hegeliana, influenzando in questo modo il pensiero politico di Rubiner.

L'apoliticità dell'attivismo così concepito si configura, secondo il giudizio di Bozena Choluj, come astratto entusiasmo che mira con l'intensità dell'azione a raggiungere un risultato rimasto tuttavia imprecisato, la Gemeinschaft di uomini liberi rinati nello spirito. L'attivismo di Rubiner si spiega come reazione al contingente clima politico e come riflesso di ideologie politiche rivoluzionarie alle quali egli fa riferimento in molti scritti programmatici. Le delusioni provocate dal sistema politico guglielmino lo spingono a guardare al passato, alla rivoluzione francese, ai moti liberali del 1848 e all'estero, alla Francia e alla Russia con la speranza di poter trovare i modelli e gli stimoli necessari per avviare il processo di democratizzazione.

Fino al 1914 una chiara componente anarchica contribuisce al consolidamento dell'ideologia attivistica promossa dall'autore, soprattutto per l'influenza esercitata dal filosofo Max Stirner, definito nel saggio Brief an einen Aufrührer (1913), come der gedrängteste Bauherr des Bewußtseins vom Aufruhr. L'individualismo anarchico di Stirner nega i valori e i doveri che legano gli uomini gli uni agli altri e si basa sulla certezza che solo con l'uso della forza si possa costituire una comunità umana in grado di sostituire sia lo Stato, sia la società e tutte le istituzioni che favoriscono l'oppressione politica. Stirner esclude ogni subordinazione nei riguardi del divino e ogni schiavitù nei riguardi dell'umano: l'uomo deve affermarsi nella sua piena singolarità e nel suo egoismo illimitato. Il contenuto di questa concezione è inconciliabile con la visione di una Gemeinschaft, di una comunità orientata verso i valori morali del disinteresse e dello spirito di sacrificio auspicata da Rubiner.

La rivoluzione promossa da Stirner per la liberazione dell'uomo dai vincoli che lo legano alle leggi naturali e sociali è condivisa dall'autore per quanto concerne l'emancipazione dell'individuo come essere spirituale. Nella sua protesta antisociale Rubiner stabilisce il primato assoluto del valore etico nei confronti del quale l'atto rivoluzionario deve affermarsi solo come gesto simbolico. L'astrattezza della sua posizione politica e l'incapacità di superare il semplice rifiuto dell'ordinamento borghese è spiegato con quel sentimento di impotenza e di disinganno che porta gli intellettuali tedeschi a disperare della possibilità di realizzare in Germania una società democratica. Di fronte all'isolamento in cui si trova il letterato nel periodo precedente lo scoppio della guerra, Rubiner accetta la rivoluzione e la componente anarchica maturata all'ombra di Stirner, ma respinge sempre la violenza come strumento di lotta. Egli precisa nel corso della guerra i contenuti dell'attivismo politico, passando dall'analisi iniziale delle condizioni sociali ed economiche alla valutazione esclusiva dei valori spirituali, i soli che permettono il rinnovamento della vita dell'uomo:

"Wir können unsere Ideen im Leben außer uns wirkend machen, als seien sie reale Organismen."

Queste parole possono essere assunte come il principio dell'attivismo di Rubiner che si caratterizza come die entschiedene Konzentration auf das Ethische. L'esposizione di questo punto di vista idealistico-religioso investe le dichiarazioni politiche dell'autore in modo decisivo dopo il 1914. Se prima della guerra abbraccia le idee anarchiche non si riscontra mai in Rubiner l'adesione alla lotta di classe e al rovesciamento delle istituzioni politiche, ma solo l'accettazione dell'idea della lotta come principio innovatore dei valori etici che regolano il comportamento umano. La rivoluzione auspicata da Rubiner si colora di tinte messianiche e rappresenta il perfezionamento di un piano divino di creazione universale, di Erdballgesinnung, guidato non più dall'anarchico che abbraccia la causa del proletariato contro la borghesia, ma dal rappresentante dell'idea, il nuovo poeta politico.

Il 22 maggio e il 5 giugno 1912 Rubiner pubblica in due parti su "Die Aktion" il saggio programmatico Der Dichter greift in die Politik composto durante il periodo parigino che segna la consacrazione definitiva dell'autore alla critica sociale. Il titolo registra un dato di fatto ed esprime al tempo stesso una confessione: il poeta cui egli si riferisce è Alfred Kerr che si dà alla politica perché in un saggio descrive le condizioni politiche della Germania guglielmina incontrando l'approvazione dell'autore per l'evidente rapporto tra letteratura e politica che un simile gesto implica e richiede come regola.

Rubiner delinea la figura attiva del poeta politico, prendendo come modello Alfred Kerr, la cui concezione della letteratura animata da un serio impegno morale, politico e sociale non differisce dalla sua posizione. Come Rubiner, Kerr tratta in modo generico delle condizioni politiche e sociali della società tedesca del periodo, concentrando i suoi sforzi nell'assunzione di quell'aggressività verbale che si propone di provocare la reazione dei lettori.

L'anno precedente la pubblicazione di questo saggio l'autore risponde all'inchiesta promossa da Pfemfert su "Die Aktion" riguardo alla concezione che Kerr aveva della letteratura contemporanea, con un articolo Was bedeutet Alfred Kerr für die zeitgenössische Literatur?. Rubiner riconosce che il merito di Kerr consiste nella capacità di esporre in forma chiara e divulgativa i suoi contenuti. Nello stile aggressivo, patetico e arguto di Kerr, l'autore vede l'espressione della sittliche Kraft der Destruktiven indispensabile per la liberazione dello spirito. Il poeta preso come esempio da Rubiner crea la figura del Politischer Dichter che diventa rivoluzionario per mezzo dell'uso sovversivo della parola:

"Wir lieben diesen politischen Dichter so, weil er es nicht aushalten kann. Wir waren noch Schuljungen, da hat uns dieser Europäer gelehrt, daß man nicht zu warten braucht. Und daß "Geduld, alles wird sich schon entwickeln", eine Stammtischparole ist."

Il giudizio espresso da Rubiner su Kerr nel 1911 trova riscontro nella valutazione degli intellettuali che rispondono alla domanda posta da Pfemfert, ma per l'autore Kerr diventa quasi una figura eroica, che egli paragona a Garibaldi per l'arditezza di aver osato avvicinare un ambito estraneo al ruolo tradizionale del poeta. A Rubiner non basta tracciare la fisionomia del poeta, ma intende annunciare la decisione di trasformarsi in poeta politico pronto ad attuare un programma di lavoro in virtù del quale il letterato orienta la sua attività verso un obiettivo politico.

Il titolo indica lo svolgimento di tre temi conduttori: del poeta, del suo modo di agire e della politica. All'inizio Rubiner precisa la sua concezione della politica: Politik ist die Veröffentlichung unserer sittlichen Absichten. Questa dichiarazione sanziona l'impegno e la volontà dell'uomo come una questione di ordine morale che supera l'ambito della letteratura e dell'alternativa estetica perché la morale è sempre collegata secondo Rubiner con il comportamento umano. Il saggio procede con l'esposizione della nuova morale, o meglio della politica sorta dalle nuove intenzioni morali dell'uomo. Il tema della politica, intesa nel senso immediato del termine, è affrontato solo per smascherare coloro che non partecipano alla nuova morale, vale a dire i politici dell'età guglielmina, contro i quali è diretta la rinnovata condotta morale del nuovo politico, il poeta. L'autore segnala un ulteriore processo di sviluppo: il letterato come il politico, presenta una precisa dichiarazione di intenti e permette la conoscenza pubblica delle sue intenzioni morali, agendo in funzione della loro conseguente realizzazione. L'obiettivo cui è destinato il letterato è il rinnovamento dell'uomo e della società per mezzo dello spirito e dell'intensità della forza morale. Rubiner formula un giudizio inconfutabile:

"Ich weiß, daß es nur ein sittliches Lebensziel gibt: Intensität, Feuerschweife der Intensität, ihr Bersten, Aufsplittern, ihre Sprengungen."

Il concetto di rinnovamento umano coinvolge solo la forza esplosiva delle idee. Questa morale della catastrofe assegna allo spirito il ruolo di demolitore che per Rubiner implica sempre la distruzione della Zivilisation e del mito dell'esperienza che immobilizza gli uomini su delle certezze indiscusse. Si tratta di una lotta combattuta su due fronti, contro il concetto di progresso e la visione materialistica del mondo su cui si fonda e contro uomini e istituzioni, che hanno costruito la civiltà moderna, sia in senso tecnologico, sia in senso politico. L'autore ricorre spesso alla metafora della crosta terrestre per definire il concetto di Zivilisation, dalla cui distruzione risorge l'essenza primigenia dell'uomo, lo spirito:

"Ich kenne die Kanonaden der Erdkruste, Staub zerfliegt, alte Dreckschalen werden durch-schlagen, heraus siedet das Feuerzischen des Geistes. Ich weiß, daß es keine Entwicklung gibt. Ich weiß, daß das Anhäufen von Massen nicht die Motive dieses Anhäufens (im Menschen) ändert."

L'unica classe in grado di compiere questa rivolta sembra essere costituita da quella bohème, da quella Ungesellschaft composta dal quinto stato, come viene definito dagli anarchici, uniti dall'indigenza e dall'assenza di ogni prospettiva di riscatto sociale e che l'autore arricchisce ironicamente di ulteriori categorie, scelte con l'intenzione di provocare il pubblico borghese:

"Wer sind die Kameraden? Prostituierte, Dichter, Zuhälter, Sammler von verlorenen Gegenständen, Gelegenheitsdiebe, Nichtstuer, Liebespaare inmitten der Umarmung, religiös Irrsinnige, Säufer, Kettenraucher, Arbeitslose, Vielfrasse, Pennbrüder, Einbrecher, Erpresser, Kritiker, Schlafsüchtige. Gesindel. Und für Momente alle Frauen der Welt. Wir sind Auswurf, der Abhub, die Verachtung. Wir sind die Arbeitslosen, die Arbeitsunfähigen, die Arbeitsunwilligen."

Anche se l'autore considera il proletariato parte integrante del sistema capitalistico nella Germania guglielmina del periodo prebellico, la rivoluzione da lui auspicata non presenta alcun contatto con il principio della lotta di classe, ma assume un tono religioso che la fa apparire piuttosto come la redenzione dell'essere spirituale per opera del poeta politico. Rubiner non intende offrire pertanto un modello di propaganda politica, ma si propone di chiarire la missione pedagogica dell'intellettuale nella società tedesca.